Prologo: " Strangers Like Me "
Ereri Tarzan!AU
Explorer!Levi x Wild!Eren
Inspired by one of Lena's awesome fanart
***
Somewhere, in the Amazon Forest...
Quel giorno, Kala, si spinse ben oltre il limite sicuro del territorio del proprio branco.
Non seppe neanche cosa la portò ad addentrarsi sempre più nel cuore della foresta, laddove la vegetazione si faceva sempre più intricata ed i raggi del sole riuscivano a malapena a filtrare tra le fronde degli alberi.
Glielo avevano detto, le sue compagne, di non inoltrarsi in quella zona ostile, ma lei non aveva dato loro ascolto, testarda com'era.
Saltando da un albero all'altro, con estrema precisione e agilità, ben presto la gorilla ebbe percorso un discreto tratto di quello spicchio di terreno tanto temuto, dove il verde brillante finiva col tramutarsi in nero.
D'un tratto, un rumore.
Kala si bloccò immediatamente, appesa per metà ad un ramo di ebano, ed ascoltò.
Era un pianto, tanto simile a quello dei cuccioli della sua specie quando - ancora troppo piccoli per mantenere il giusto equilibrio - cadevano rovinosamente a terra dagli alberi più alti.
Eppure c'era qualcosa di diverso, in quei singhiozzi tanto disperati, in quei lamenti di qualcuno chiaramente in... pericolo.
Senza attendere oltre, Kala si mosse, più rapida possibile, veloce, una macchia scura tra la flora rigogliosa.
Il pianto si faceva man mano più intenso, più bisognoso di aiuto: la gorilla accelerò ancora, afferrando liana dopo liana con metodica certezza.
Poi, il monotono susseguirsi di tronchi immensi e arbusti, s'interruppe di colpo, e un'insolita radura le si schiuse dinanzi; nel mezzo, un albero solitario e, addossata a questo, poco sopra la metà, una casa di legno scuro, traballante. Quel pianto disperato proveniva da lì.
Un ringhio. Di qualunque esserino si trattasse, non era solo, e Kala conosceva fin troppo bene quel suono: era lo stesso di Sabor, il maledetto leopardo che, non più di un anno prima, era riuscito a uccidere suo figlio, in un agguato inaspettato.
In un attimo era alla finestra di quell'abitazione di fortuna: una piccola stanza, delle coperte sporche gettate in un angolo, scarti di cibo e due figure distese a terra, in una pozza del loro stesso sangue
Umani, si ripeté mentalmente Kala: un uomo con il petto dilaniato e gli occhiali storti sul naso, ed una donna dai tratti gentili sul bel volto contorto dal dolore - un profondo morso sul fianco sinistro.
Un altro brontolìo, eccitato, e la gorilla si voltò immediatamente: dall'altro lato della stanza, Sabor - il manto fulvo che riluceva sotto lo spiraglio di luce - si muoveva sinuoso attorno ad una sorta di culla: gli occhi gialli colmi di aspettativa, famelici.
Kala non ci pensò due volte: in un batter d'occhio gli fu addosso, incurante dell'enorme divario di forza tra i due, ma l'effetto sorpresa fu dalla sua parte, e riuscì a scaraventare il felino qualche metro più in là, facendolo sbattere violentemente contro la parete.
Questo ringhiò infuriato e si mise in posizione, pronto ad attaccare: la gorilla tuttavia, fu lesta nell'afferrare il fagotto urlante nella culla e, con un balzo, si fiondò fuori dalla finestra, perdendosi nella vegetazione.
Un ruggito terribile si levò in lontananza.
Fu solo dopo aver percorso senza sosta una discreta porzione di territorio che Kala, soddisfatta, si convinse di esser riuscita a seminare quella bestia infernale.
La creaturina - che aveva smesso di piangere non appena ella l'aveva stretta contro la sua morbida pelliccia - si mosse piano al suo fianco.
Se l'era quasi scordata, immobile com'era fino a quel momento.
Kala se la portò in braccio, e scostò lievemente il telo bianco nella quale era avvolto.
Ancora una volta, quel pensiero le balenò nella testa: umani.
Era un piccolo cucciolo di uomo, quello che aveva tra le zampe frementi: la pelle delicata, leggermente ambrata, - ovviamente - priva di peli, il nasino arricciato, le palpebre calate in un sonno tranquillo.
La gorilla gli toccò leggermente la testa, percependo la consistenza morbida del ciuffo di capelli castani: il bambino mugolò piano.
Quando finalmente aprì gli occhi - occhi grandi, liquidi, di un verde così intenso, verde come la foresta che Kala tanto amava, verde come le radure in piena estate, verde come la fronda più rigogliosa - ella vi si perse dentro.
Eren - il sopravvissuto, nella lingua delle scimmie - crebbe così sotto la protezione di Kala e del suo branco che, dopo un primo momento di diffidenza e incertezza, finì con amarlo e rispettarlo.
Dovette attendere ben venticinque anni, prima di rivedere qualcuno strano come lui...
I want to know, can you show me
I want to know about the strangers like me
Tell me more, please show me
Something's familiar
About the strangers like me
Nota d'autrice: ooooookkey ennesimo delirio-ereri della sottoscritta 😂 ma quella fanart di Lena mi ha troppo ispirato! Non volevo iniziare anche questa visto che devo portare avanti l'AU di Harry Potter ma mi son detta: l'ispirazione c'è, approfittane! E vi assicuro che non capita spesso 😠
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