I "ricchi" e i "poveri"

L’aula magna era immensa, le pareti erano piene di poster e sulla parete opposta alla porta, un palco accoglieva un altarino in legno, circondato da striscioni e bandiere. Le file di sedie rosse si riempivano di studenti che chiacchieravano emozionati con i loro amici, le notizie e i pettegolezzi volavano sopra le loro teste, rimbalzavano da una parete all’altra, ogni centimetro quadrato di aria si riempiva di brusii. Il preside non si vedeva ancora ma la voci su di lui e sul suo progetto segreto già riempivano la stanza. Il soffitto a volta era bianco come il latte, decorato con luci d’ atmosfera e altoparlanti, sembrava un vero e proprio teatro. Improvvisamente Natasha mi diede una spallata riportandomi alla realtà. “Benvenuta a Riccolandia.” Disse gettando un rapido sguardo alla folla di studenti. Quindi neanche lei era di quella scuola, c’era stato qualcosa in lei, nel suo modo di fare, nella sua gentilezza, lei non era una snob, proveniva dalla terra ai piedi del vulcano, come la chiamavano tutti. La parte povera della città. “Vai dai tuoi amici ricchi finché sei in tempo.” Esclamò poi allontanandosi da me. Lu era seduta nei primi posti, tipico di lei, la conoscevo da una vita e sapevo bene che non aveva mai assistito ad uno spettacolo se non in prima fila, a quanto pare le assemblee di istituto facevano lo stesso effetto. La raggiunsi e notai che mi aveva riservato un posto, almeno quello, accanto a Skyler, nobile da parte sua farmi sedere vicino al suo fidanzato, era molto possessiva con le persone a cui voleva bene, ma d’altra parte meglio che mi sedessi io vicino a lui piuttosto che una sconosciuta che ci avrebbe provato venti volte con lui. Mi sedetti sulla sedia libera e, per la prima volta da quando avevo messo piede lì dentro, mi sentii sollevata, nessuna ansia, nessun pensiero, libera come un soffio di vento. “Ehi Allison” esclamò tutto un tratto Skyler quando Lu fu distratta da una ragazza alla sua sinistra. “prima non ce n’è stata occasione, ma per caso ti ho già vista da qualche parte?” mi chiese sorprendendomi. “No, non credo, forse mi confondi con qualcun’altra.” “si, probabile.” Rispose lui vago. “La cosa sta diventando davvero strana, prima il segno di Isabel, ora questo, qui si respira troppo odore di soldi e poco ossigeno.” Pensai passandomi un dito sul polso nervosamente. Un fischio proveniente dal microfono sistemato sull’altarino del palco fece alzare un’ondata di brusii che mi colpii le orecchie e infine travolse la figura alta e asciutta del preside, in piedi davanti a noi. “Buongiorno studenti e colleghi, benvenuti ad un nuovo anno alla Eastwood.” Esclamò sistemandosi gli occhiali sul viso e portandosi una ciocca di capelli neri dietro le orecchie. Il ragazzo di fianco a me emise un sospiro sommesso e poi iniziò a muovere la gamba su e giù in una specie di tic nervoso, si girava di continuo ad ispezionare la folla e ogni volta, come se avesse appena visto un fantasma, si rigirava in direzione del palco e puntava lo sguardo sul pavimento di legno davanti a noi. “Saprete tutti la novità di quest’anno.” Continuò il preside e immediatamente una serie di commenti si levò dalla folla. Il ragazzo di fianco a me scosse la testa e per la prima volta guardò il preside con due occhi di ghiaccio. “Date il benvenuto ai ragazzi della West Hills High.” Annunciò indicando un gruppo di studenti della scuola dove andavo io prima, non potevo crederci. La fila in fondo alla sala si alzò in piedi in segno di protesta. “Sono dei delinquenti.” Urlò a gran voce una ragazza dai capelli biondi. “Che cosa succede? Perché questo cambiamento?” chiese Lu rivolgendosi al preside. “La nostra città è stata divisa per troppo tempo in “ricchi” e in “poveri” è ora di cambiare le carte in tavola.” Rispose lui schiarendosi la voce. “E c’è di più, per 10 fortunati di voi ci sarà la possibilità di andare due settimane in vacanza su un’isola, totalmente a nostre spese, faremo tutto il possibile per distruggere le barriere che ci hanno messo l’uno contro l’altro per anni.” Concluse il preside allontanandosi dal microfono e ignorando tutti i commenti odiosi che i ragazzi sputavano dalle ultime file. Nel giro di qualche secondo una donna con un tubino nero salì sul palco e si impossessò del microfono, trascinandosi dietro un carello di metallo su cui sopra era stato sistemato un cubo di vetro. Al suo interno centinaia di biglietti colorati giacevano inanimati pronti ad essere presi e letti a gran voce a tutta la folla.  “Su questi biglietti sono scritti i vostri nomi ma solo 10 prenderanno posto in questa avventura, buona fortuna.” Esclamò con uno strano accento francese. “Attenzione, i ragazzi che verranno chiamati sono pregati di salire sul palco.” Disse una voce metallica proveniente dagli altoparlanti della sala. Per qualche strano motivo mi metteva i brividi. Come un robottino la donna francese mise la mano all’interno del cubo ed estrasse il primo nome. “Eric Dempsey.” Disse passando lo sguardo vuoto lentamente sulla folla. Il ragazzo di fianco a me iniziò a tremare e con un filo di voce ammise di essere lui però non si mosse dalla sua posizione, anzi, piantò le unghie nell’appoggiabraccia della sedia, quasi volesse ancorarsi ad essa. “Tutti i ragazzi chiamati devono andare sul palco, ora.” Ripeté la voce metallica proveniente dagli altoparlanti. Tremando il ragazzo si alzò e salì sul palco dalle scalette laterali, c’era qualcosa in lui che non mi convinceva, del resto come in tutti gli altri ragazzi di questo posto. I suoi capelli biondo platino rasati quasi a zero riflettevano le luci del palco, notai che aveva un labbro spaccato e sopra il naso intravidi un profondo taglio, quasi avesse appena fatto a pugni. “Bravo ragazò” gli disse la donna con un forte accento francese questa volta. “Chanel Argento” Continuò aprendo il secondo biglietto. “Questa cosa deve durare tanto?” sentii Lu lamentarsi con Skyler. “Non lo so, sembra tutto così strano.” Rispose lui guardandosi intorno. “Tu che ne pensi Allie?” mi chiese Lu lanciandomi un’occhiata. “Sono d’accordo con lui.” Dissi distrattamente cercando qualcuno che si identificasse in Chanel Argento, ma tra la folla nessuno muoveva un muscolo. “Vai Chanel.” Sentii dire ad un ragazzo poche sedie dietro di me, mi girai di scatto e così fecero anche Skyler e Lu. “La mamma non accetterà mai lo sai-.” Rispose la ragazza piangendo e scuotendo i capelli rossi a ritmo con i singhiozzi. “E’ qui.” La interruppe ad alta voce il ragazzo di prima per poi sussurrarle: “Vai e divertiti.” Chanel gli lasciò un bacio sulla guancia e si alzò, percorse il corridoio di fianco alle file di sedie e salì sul palco senza guardarsi mai indietro. Non appena si sistemò di fianco ad Eric lo salutò ma lui le lanciò un’occhiata fulminante e si girò dall’altra parte. “Grayson Torres.” Annunciò la donna francese e subito un ragazzo castano e sicuro di sé si alzò di scatto dalla sedia e urlò: “Non c’è la festa senza di me.”  Si avviò verso il palco e lasciò dietro di sé una scia di ragazze che lo guardavano incantate. “E quello da dove spunta?” chiese una ragazza dietro di me alla sua amica mettendosi in mostra perché Grayson la notasse. La sua popolarità sarebbe finita in un millesimo di secondo se tutti avessero saputo che era nato nella parte povera della città, proprio come me. Facendo i conti per ora le persone chiamate erano: 2 snob e Grayson. “Nate Cooper” Esclamò la donna francese aprendo l’ennesimo biglietto. Lo stupore della folla riempì la stanza e un ragazzo seduto tra i nuovi arrivati si alzò in piedi, era l’unico a non indossare la divisa, a parte Isabel, che però in quel momento non era nella stanza. Indossava una canottiera che lasciava scoperte le sue centinaia di tatuaggi, decine di serpenti che si annodavano sui suoi polsi, punti e croci che segnavano le sue mani e i suoi gomiti. Fece un sorriso storto e si infilò qualcosa nella tasca dei pantaloni, poi, sostenendo il suo ghigno, si avviò verso il palco trafiggendo con i suoi occhi di ghiaccio ogni persona che osasse sfiorarlo con lo sguardo. “Quello è un delinquente. E’ appena uscito dalla libertà vigilata, non possono essere seri.” Esclamò Lu avvicinandosi a Skyler. Ora mi era chiaro il motivo per cui non me lo ricordassi affatto. Il quinto biglietto racchiudeva il nome di “Jessica Donovan.” Con calma una ragazza si alzò dalla sedia e si avviò verso il palco. “bei capelli.” Disse Grayson in tono ironico guadagnandosi un’occhiataccia dalla ragazza che ribatté: “Belle scarpe, le hai comprate così o le hai trovate sotto un ponte?” il ragazzo la ignorò ma non poté fare a meno di guardarsi le scarpe, erano consumate e sporche, da bianco candido avevano assunto una sfumatura grigiastra. “Mi piacciono i tuoi capelli.” Annunciò Chanel con un sorriso indicando le ciocche colorate e le sue due treccine piene zeppe di perline. “Si? Buon per te.” Rispose Jessica fissando i suoi occhi di ghiaccio in quelli di Chanel. “Isabel Mendoza.” Esclamò la donna francese ma non ottenne risposta, Isabel non c’era per quello che ne sapevo. “Isabel Mendoza.” Ripeté duramente la voce dell’altoparlante. “Qualcuno vada a scercare la ragazà.” Annunciò la donna francese agitandosi e guardando freneticamente a destra e sinistra in cerca della ragazza. “Se vuole vengo io al suo posto.” Scherzò un ragazzo da in fondo alla sala guardando la donna francese con un sorriso. Nessuna risposta. Nessun rumore in generale, come se la stanza si fosse ammutolita tutto d’un colpo. Mi girai verso l’entrata e vidi un’Isabel ansimante appoggiata alla colonna di marmo a destra della porta. “Ci sono.” Disse con un sorriso. Sembrava essere tornata in sé, ora sprizzava gioia da tutti i pori. Si mosse in sintonia con la sua tunica, saltellando di qua e di là, come fosse una bambina di cinque anni e, intenta a non inciampare nella gonna di seta, salì le scale e si appoggiò a Nate per stare in piedi. Mossa sbagliata ragazza. “E levati.” Disse Nate scrollandosela di dosso e facendola quasi cadere dal palco. “Tess Herondale.” Lesse la donna francese sul settimo biglietto. “Non ci penso nemmeno.” Urlò una ragazza dall’ultima fila. Mi girai di scatto e così fece tutta la folla, la stessa ragazza bionda che prima protestava per l’arrivo dei nuovi ragazzi era stata estratta per fare una gita su un’isola con alcuni di loro. Questa era bella. “Non ci penso nemmeno.” Ripeté la ragazza facendo innervosire la donna francese che aggrottava la fronte sempre di più a ogni parola di Tess. “Non esiste che io stia due settimane su un’isola piena di insetti con questi qua.” Continuò indicando il palco. “Lo strambo” disse guardando Eric. “Il festaiolo.” Continuò riferendosi a Grayson. “Quella aggressiva che sembra un cane rabbioso.” “Ehi vacci piano bella.” Le urlò Jessica dal palco. “il delinquente.” Alle sue parole Nate tirò su col naso e la guardò con uno sguardo di fiamme, a quanto pareva Tess ce l’aveva per tutti. “La cocainomane.” Continuò indicando Isabel che saltellava felice ai bordi del palco. “E soprattutto la principessina.” Concluse trafiggendo con lo sguardo Chanel e scatenando nel pubblico un brusio assordante. “Si ragazzi, Chanel ha sangue blu nelle vene, nessuno si è domandato perché non l’avevamo mai vista o perché cammina in quel modo come se guardasse tutti dall’alto in basso. La qui presente è discendente della famiglia reale di Scozia, non è così Chanel?” “Io non-” fece per dire Chanel cercando con lo sguardo il ragazzo con cui aveva parlato prima. “E’ abbastanza, Tess Sali sul palco.” Disse la donna francese incespicando sulle parole. Tess incrociò le braccia sul petto e piantò i piedi al pavimento, guardando la folla dall’alto della sala. “La ragazza deve salire sul palco immediatamente.” Annunciò la voce metallica dell’alto parlante. “Ora.” Si innervosì la voce. “Ok, ok. Tempo sprecato mia madre non mi lascerà mai con questi idioti.” Concluse lei avviandosi verso il palco e tenendo le mani in alto in segno di resa. “Skyler Lewis.” Annunciò la donna con un sorriso. Alle sue parole mi girai di scatto verso Skyler e così fece Lu. “No, ci dev’essere un errore.” Esclamò lei alzandosi in piedi e rivolgendo uno sguardo di fuoco alla donna francese. “E’ tutto ok-” ribatté Skyler cercando di alzarsi in piedi ma fu bloccato da Lu che urlò: “No, non è tutto ok, la barbie bionda lì aveva ragione, tutte queste persone sono-” “Lu, andrà tutto bene.” La interruppe Skyler prendendole la mano. “Che bella scenetta, ci muoviamo che qui sto invecchiando.” Commentò Jessica da sopra il palco. “Chiamami sempre, tutte le sere.” Concluse Lu stringendolo in un abbraccio nemmeno stesse partendo per una guerra. Skyler non rispose, si limitò a lanciarle un cenno di saluto prima di salire sul palco e di unirsi agli altri ragazzi. Lo guardai sistemarsi vicino a Chanel, era alto due teste più di lei e in confronto ad Eric, che era magro come uno stecchino, aveva un fisico atletico. Mi rivolse uno sguardo non appena si accorse che lo stavo fissando e sorrise costringendomi a staccare i miei occhi dai suoi per non arrossire. “Noah Myers.” Chiamò il penultimo nome la donna francese. Al lato del palco vidi la figura del preside irrigidirsi, fino ad allora si era limitato a guardare la scena, spostando il peso del corpo da un piede all’altro, in un movimento ipnotico, ora invece era saltato sull’attenti e aveva puntato lo sguardo su un ragazzo al lato della sala. “Noah Myers.” Ripeté la donna incerta rigirandosi il biglietto tra le mani come in cerca di un errore, ma l’errore non poteva esserci, era uscito il suo nome casualmente, punto. Un ragazzo alto dai capelli scuri si alzò in piedi e si avviò con un sorriso verso il palco, passò il suo sguardo dalla figura del preside a quella di Eric, in piedi di fianco a Skyler. I suoi occhi grigi si puntarono in quelli del ragazzo finché Eric non distolse lo sguardo e lo spostò sul pavimento. Mancava una persona. Sentivo la tensione nell’aria, nessuno voleva salire su quel palco con loro, ma allo stesso tempo tutti volevano una vacanza, la confusione era al massimo, gli sguardi saettavano da un ragazzo all’altro. Tutti si chiedevano chi sarebbe stato il prossimo ad essere chiamato. “Addison Monroe.” Disse la donna spezzando il silenzio.

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