why?
-rimani qui per una notte e domani, se tutto andrà bene potrai tornare a casa.- mi disse il dottore.
Dietro di lui c'erano tutti i miei amici con sguardi amorevoli mi guardavano ridere e parlare come tanti mesi prima.
-la rompipalle è tornata!- urlò Michael prima di stringermi tra le sue braccia.
C'erano tante cose che mi erano mancate in tutti quei mesi di buio.
Il sorriso di Michael, la dolcezza di Ashton e di Oliver, la mia migliore amica Emma, mia madre, il viso di Luke.
Ed infine gli occhi di Calum.
Ormai erano una cosa astratta per me, li vedevo davanti ai miei, ma non ricordavo se fossero davvero loro o solo frutto della mia immaginazione.
Rimasta sola in camera con Luke, mi stavo facendo raccontare cosa mi ero persa in tutto quel tempo.
-insomma, vuoi che avverto Calum?- mi chiese.
-no.- sibilai.
Lui non si oppose.
-scopirò chi ti ha ridotto in quello stato Liz, per quello che conta avrai giustizia.-
Rabbrividii pensando alle parole di Philip.
Se i miei amici avessero saputo che era stato lui, non so neanche cosa gli avrebbero fatto.
Decisi di tacere, di tenermi il segreto dentro per tutto il tempo che bastava.
- - -
-wow!- urlai.
-mi mancava la luce del giorno.-
Luke sorrise di fianco a me.
-un gelato?- propose.
-gelato sia.-
Ci mettemmo seduti su una panchina del parco, mentre io mi guardavo intorno, come una bambina alle sue prime uscite.
-perchè non vuoi che lui lo sappia? non si merita di continuare a soffrire- sospirò.
-lui sta cercando di ricominciare, chi sono io per impedirglielo?-
-la ragazza che ama, a cui è stato fedele in più di sei mesi di coma.-
-no.- dissi secca.
-Liz, ha commesso un errore senza neanche pensarci, sai com'è fatto, adora quasi complicarsi la vita, ma tu non sai i discorsi che facevamo, tu non sai quello che ha provato, si sentiva colpevole e si odiava, tu non sai quello che ha passato.- disse tutto di un fiato.
-perfavore Luke, glielo dirò io.-
-e vabene.- disse.
Guardai il cielo, se glielo avessi detto lui avrebbe mollato il tour, ed io non potevo permettermi di rovinargli la vita, di nuovo.
- - -
Passavano i giorni ed io mi riabituavo alla vita di sempre, avevo riniziato a lavorare al giornale, la routine era riniziata e non mi era mai sembrata così bella.
Sdraiata sul letto presi il telefono in mano e digitai qualche numero.
-pronto..?- sentii rispondere dall'altra parte.
-chi è?- continuò.
Attaccai.
Nemmeno alle scuole medie avevo chiamato il ragazzo che amavo con l'anonimo, ma niente, amavo sentire la sua voce ma non potevo rivelarmi.
-ciao Calum, sono Liz, la tua Liz, sono sveglia da settimane ormai, e niente, ti amo.- sibilai.
-perchè non glielo dici davvero? sentii mugularmi alle spalle.
-Emma.-
-cosa c'è che non va?- mi chiese.
-voi eravate da invidiare.- continuò.
-vedi, è strano, quando diciamo di odiare tutti, ma ad odiare la persona che ci ha fatto più di ogni altra del male, proprio non siamo capaci.- dissi.
-se non lo chiami tu lo faccio io.-
-cosa?- urlai.
-ha il diritto di saperlo cazzo Liz!-
Mi misi seduta e presi la testa fra le mani.
-hai ragione.- sibilai.
Lei annuí e uscí dalla stanza.
-pronto?- sentii rispondere dall'altra parte della cornetta.
Aspettai qualche secondo e presi un'enorme respiro.
-ciao Calum.- sospirai.
-L-Liz?-
-sono io.-
-che cosa cazzo sta succedendo?- urlò.
-sono sveglia da tre settimane circa, scusami Cal, scusami, non ho avuto il coraggio di dirtelo, so che mi odierai, lo capisco bene.-
-perchè mi fai questo?- rispose.
-perchè?- disse con tono più convinto, e dopo poco attaccò.
Perfetto.
Mi misi dentro le coperte, ricordando quanto sono lunghe le notti quando c'è qualcosa che non va, quando non si sta bene.
Poi siamo finiti, certo, però siamo stati, ricordati che siamo stati.
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