two weeks.
-il problema è che io lo accompagnerei ovunque, anche lontano da me.- affermai.
Luke mi strappò la sigaretta dalle dita mentre io cercavo di trattenere il pianto ripensando alle parole di Matthew.
Erano ormai due giorni che ero tornata ad Adelaide, e soltanto Luke e Michael sapevano cosa era successo.
-queste non ti serviranno.- affermò.
-so che vorresti proteggerlo, okay?- disse.
-ma sai anche tu che non puoi farlo, quindi, se lo ami davvero devi accettarlo, Liz.-
-è così stupido.- affermai.
-cosa?-
-se ripenso a quell'ultimo abbraccio mi tremano le gambe, eppure sono stata io a decidere.-
-dovevi vedere la sua faccia, i suoi fottuti occhi, quando gli ho detto che io me ne tornavo a casa.-
-sai Liz, hai ragione, è davvero stupido.-
Io sbuffai e mi presi la testa tra le mani.
-due settimane e tornerà, comunque.- continuò.
Dopo un'altra mezz'oretta, Luke mi lasciò tra me e me, Emma era a casa di Ashton ed io potevo avere pace.
Così, tra i miei pensieri mi addormentai.
- - -
5.31 AM
Non riesco a dormire perchè ti sto pensando e vorrei solo averti qui con me.
E ancora
Voglio solo che tu ti svegli sapendo che ti amo.
Non risposi, ovviamente, mai una volta che mi lasciassi andare.
-due settimane.- mi dissi
-due settimane.- affermai più decisa.
- - -
-Daniel vieni subito qui!- urlò Michael.
Il piccolo iniziò a correre verso le gambe del padre e le strinse.
-dove stavi andando?- chiese lui.
Daniel indicò il frigo e Michael scoppiò in una risata.
-hai fame?- chiese.
Lui annuì.
Michael mi guardò ancora sorridente, così mi recai ad aprire il frigo con Daniel tra le braccia, che si illuminò quando vide una scatola di gelato alla stracciatella.
Lo presi e glielo misi in una coppetta, lui soddisfatto si mise a mangiare seduto accanto a me e Michael sul divano.
-è dolcissimo in ogni cosa che fa.- affermai.
-già, tipo sorridere, camminare o semplicemente respirare?- disse lui.
-diciamo di si.- dissi ridendo.
-come stai Liz?- mi chiese tornando serio.
-non c'è male.- affermai.
-sincera.-
-forse un pò di merda.-
-io dico che lo devi chiamare.-
-io dico di no.-
-Liz?- mi riprese.
-uh?-
-fidati di me.-
- - -
Me ne stavo seduta accanto alla finestra, godendomi la scena, una delle poche volte in cui pioveva molto forte.
Guardai il telefono tra le mie mani e mi decisi, digitai le cifre e portai il telefono all'orecchio.
-pronto?- sentii rispondere.
-ciao.- dissi.
-Liz..-
-piove e mi manchi.- dissi tutto d'un fiato.
-scusa ma ora ho da fare.- disse
-ma cos..- dissi mentre lui attaccava.
-grande idea!- dissi a me stessa.
Il punto è che veniamo dimenticati,
messi da parte,
sostituiti.
HEY
eh niente, non mi uccidete vero?
SE MI UCCIDETE NON SAPRETE MAI COME FINISCONO I CALIZ, SAPPIATELO.
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