the game.
ELIZABETHS POV.
-e le cose stanno così, Calum, sei impresso nel mio cuore, fin dal primo giorno in cui sei arrivato, con i tuoi jeans troppo stretti, le tue terribili battute e la tua totale incapacità di trattenere le emozioni.- sussurrai allo specchio.
Alzai un sopracciglio.
-adesso parlo anche da sola.- commentai.
Era ormai passato un giorno da quando Calum era venuto in casa mia a parlarmi, ma quel giorno mi sembrò un'eternità.
Stavo lì in piedi davanti allo specchio a chiedermi come poteva una come me desiderare qualcosa di meglio, qualcuno migliore di quel ragazzo.
Forse era giusto così, forse ero io che non meritavo lui, nonostante tutte le sue paure ed i suoi errori.
- - -
Quella mattina uscii di casa per andare a lavoro, stranamente di buon umore, si stava avvicinando il periodo natalizio e ciò mi metteva allegria, tutte quelle luci, quell'aria di festa che si sentiva per la città.
-Liz!- sentii chiamarmi dall'altra parte della strada.
Sul marciapiede riconobbi Philip, mi ritornò in mente il discorso fatto in ospedale, così lo evitai.
-Elizabeth!- continuò lui.
Attraversò la strada e iniziò a camminarmi vicino in silenzio.
-posso parlarti perfavore?- mi disse fermando il mio cammino prendendomi una mano.
-cosa vuoi ancora?- chiesi.
Lui lasciò la presa e indietreggiò di qualche centimetro, mi scrutò e sorrise timidamente.
-sono contento che sei tornata tra noi.- commentò.
Annuii e feci per andarmene.
-aspetta.- mi richiamò.
Mi girai.
-tu..- sibilò.
-tu e Calum?-
-da quando le mie relazioni sentimentali ti riguardano?- chiesi.
-non state più insieme, capisco.- disse sorridendo.
Mi avvicinai a passo svelto e lo presi per un braccio, portandolo sul primo posto appartato vicino a quella strada.
-ascoltami bene.- iniziai.
-se i miei amici scoprono qualcosa, tu sei finito, capisci?-
-non parlarmi, non farti vedere con me, lo dico per te.-
-credi davvero che abbia paura di uno che si crede una rockstar, un biondino magro come una modella, uno con i capelli colorati e un riccio con sempre la stessa bandana tra i capelli..?-
-per non parlare di quello gay, Oliver o come si chiama.- commentò beffardo.
Scossi la testa e mi avviai il più possibile lontano da lì.
-non hai prove Drewing!- urlò.
-non puoi provare che sono stato io!-
Ero sempre buona con tutti, avrei voluto proteggerlo, ma aveva chiuso, iniziai a pensare al modo giusto per fargliela pagare, da quel momento le cose sarebbero cambiate.
- - -
-sono tornata!- urlai entrando in casa.
-Liz.- mi salutò Emma.
-devo parlarti.- sibilai.
-ma devi promettermi che resterà tra noi fino a quando avrò un piano.-
Lei mi guardò confusa.
-ti ricordi di Philip?- chiesi.
-no Liz cazzo non mi dire che..-
-no, tranquilla.- le risposi.
Lei fece un sospiro di sollievo.
-è stato lui Emma, quel giorno all'aereoporto, c'era lui nella macchina.-
-che cosa!?- urlò.
La vidi correre verso il telefono.
-dobbiamo dirlo a Luke, ad Ash, anzi no..-
Si girò verso di me come se fosse stata illuminata da un'idea geniale.
-a Calum!- urlò.
Le presi il telefono dalle mani e la vidi guardarmi male.
-so bene che dobbiamo dirglielo, ma non così, ci serve un piano, dobbiamo fargliela pagare.-
Lei sorrise.
-iniziamo con invitare tutti qui, adesso.- disse.
Sbuffai, aveva ragione.
-Ash?- disse.
-potete venire tutti qui, il prima possibile?-
La vidi girarsi e sorridermi entusiasta.
-a dopo allora.- commentò.
-...oh si, anche Cal.- aggiunse.
Mi presi la testa fra le mani.
-che il gioco abbia inizio.-
HEY
Badadabam!
Adesso inizio a divertirmi, chissà che succederà uhuhu.
Che ne pensate? Commentate come sempre se volete.
Alla prossima!
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