I was right.

La ragione.

Amavo avere ragione con Calum, dalle cose più inutili e sciocche, dalle scommesse da due adolescenti, amavo ripetergli "che ti avevo detto?" o "vedi, avevo ragione io!"

Per anni era andata avanti così, scommettevamo su tutto, sul tempo, sulla durata delle 'fiamme' di Luke, su quanto Michael avrebbe resistito a una nuova tinta, su qualsiasi cosa.

Adoravo sbattergli in faccia la mia piccola vittoria, adoravo i suoi sorrisi, i suoi "ti ho lasciata aver ragione."

Amavo tutto questo, ma quella volta, avrei preferito non averla, quella fottuta ragione.

Per una volta, avrei voluto che il mio sesto senso femminile fosse sbagliato.
Ma non lo era.

Quella mattina ero sotto la doccia, ad occhi chiusi sentivo le goccie che scivolavano sulla mia pelle, l'acqua diventava in poco tempo da calda a fredda e viceversa.

-diamine, Calum non ha ancora aggiustato la doccia.- imprecai.

Venni subito sorpresa da un sussulto.

Il mio autoconvincermi che la situazione non fosse come effettivamente era, mi stupiva, mi era successo anche qualche giorno prima.

Ero con Oliver e gli dicevo che il garage di casa era nel disordine totale, tra strumenti musicali e attrezzi.

Ma poi ci ripensavo alla fine.

Calum non poteva.

Calum non poteva mettere apposto la doccia, ne il garage, non poteva sedersi a vedere la tv con me, non poteva cucinare, non poteva mettere apposto niente, neanche la nostra relazione.

Io c'ero già passata, sapevo che voleva dire, lo sapevo benissimo.

Ma un conto era farlo quando sei un adolescente, quando non sai neanche che vuol dire, un conto è quando ormai sei un uomo, quando hai persone che ti amano, quando hai una carriera e mezzo mondo che ti stima.

Quanti "cambierò" avevo sentito.

Quanti "smetterò per te."

Tutto era cominciato da "solo una volta, giuro."

E poi era finito così.

Ennesima crisi, ennesima volta che io e Luke facevamo il tragitto insieme senza parlare, senza neanche guardarci negli occhi.

Il bello è che quella merda non ti ammazza, ma ti rende un'altra persona.

IL cantate rock, il cattivo ragazzo per eccellenza, quello che tutte vogliono, il trasgressivo.

Ma è questo il punto, nient'altro.

Appena entrati nella sala, Calum era seduto con le gambe a penzoloni sul lettino, sbuffava e si lamentava con l'infermiera.

-sto bene! perchè cazzo mi tenete qui!- urlava.

Lei ci guardò e scosse la testa, lasciandoci soli.

-questa è la ventesima volta che veniamo qui, o sbaglio?- dissi.

-nessuno ti obbliga Liz.- mi rispose a tono.

-smettila di dire cazzate.-

-smettila di far finta che ti importi.-

Luke si schiarì la voce.

-vi lascio un'attimo soli.- disse allontanandosi.

Mi ricordo che faceva male, guardarlo, faceva male.
Mi veniva da piangere ma non ce la facevo, provavo solo un'amara stanchezza.

-te l'avevo detto.- sussurrai.

Il suo sguardo quasi si addolcì.

-apri gli occhi.- disse.

-sono destinato a morire ormai.-

-a morire senza di te, intendo.-

-...sapessi quanto c'ho sperato, quante volte mi sono svegliata in piena notte sperando che non fosse vero, invece no, era verissimo.-

Presi fiato.

-tu eri lì.. alla mia porta.-

-con gli occhi limpidi, con le pupille dilatate, non eri neanche tu, ma io ti aprivo, ti lasciavo sempre tornare.-

-e questa volta, ce la farai a farmi tornare?- mi chiese prendendomi per mano.

-arriverà quel giorno in cui forse mi vorrò troppo bene per continuare ad aprirti, arriverà il giorno in cui non ci sarò più per te.-

Mi strinse a se e mi lasciò un piccolo bacio sul collo.

-non..-

-te ne approfittare.- dissi tutto d'un fiato.

Luke rientrò con tanto di caffè fumante.

-Calum.- disse serio.

-non puoi andare avanti così.-

-lo so.-

-perchè lo fai allora?-

-perchè mi fa sentire vivo, mi fa sentire giovane e felice.-

In quel momento il medico entrò nella stanza.

-dovete uscire, io e il signor Hood dobbiamo fare una bella chiacchierata.-

Annuimmo.

-Liz?- mi sentii chiamare.

-cosa?-

-grazie.-

Sorrisi. Un sorriso di circostanza, che rassicurava tutti, tranne che me.

- - -

Io non avevo il coraggio di parlare. Non avevo neanche la consapevolezza che volevo parlare. In quel periodo non avevo consapevolezza di nulla.

Luke mi stringeva la mano, mentre eravamo seduti vicini in sala d'aspetto, mollò la presa appena vide Calum girare l'angolo.

-andiamo?- disse quest'ultimo.

Ci separammo.

Io e Calum andammo a casa, e Luke tornò alla sua.

Mi stesi sul letto venendo avvolta dalle sue braccia, poco dopo si addormentò, dormì tutto il pomeriggio, e credo di aver passato tutte quelle ore a guardarlo.

Che cosa sei diventato, amore mio?

Come siamo finiti qui, io e te?

Finii con l'addormentarmi, ma al mio risveglio, come sempre ormai, non lo trovai al mio fianco.

HEY

ookay, scusatemi tanto.

Dovete sapere che quando sono triste scrivo, ecco, l'inizio di quest'anno sembrava quasi un'illusione di mezza felicità, ora è tornata tutta la solita merda quindi eccomi quaaa yuup, vi sono mancata?

A tutte le persone che mi hanno chiesto pubblicità, la farò nel prossimo capitolo don't worry!

Comunque, lasciate un commento come sempre.

aggiorno entro dopodomani.

xxx

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