Epilogue.
A quelli che hanno amato, perso tutto, e amato di nuovo.
Camminavo spedita tenendo saldamente la valigia con una mano, mi guardavo intorno in quel posto che tanto mi era mancato, sembrava non essere mai cambiato niente, sembravo ancora la ragazza di diciassette anni impaurita che tornava a casa tanti anni prima.
Il tempo era passato veloce anche per me, dopo essere tornata in Italia ed aver pubblicato un libro tutto mio, la mia casa editrice si era trasferita ad Adelaide, e per uno scherzo beffardo del destino, mi avevano chiesto di cominciare a lavorare sodo con loro.
Dopo aver soffiato le venticinque candeline mi sentivo più matura, ero cresciuta, ero diventata una donna.
L'Italia era bella, ma niente avrebbe mai potuto superare la mia amata Australia.
Arrivai davanti alla mia vecchia casa color cielo, sentii salire le lacrime agli occhi tanto mi era mancata. Non l'avevo venduta, ne affittata a nessuno proprio per quel motivo, c'ero troppo legata.
Mi guardai ancora una volta intorno incredula, quello era il posto in cui avevo pianto, gioito, il posto dov'ero cresciuta.
Era la mia casa, forse più impolverata, ma pur sempre la mia casa.
Entrai e lasciai la valigia in soggiorno, mentre camminavo per le stanze rendendomi conto che lì dentro il tempo si era fermato a quattro anni prima, quando me n'ero andata.
Mi passò un brivido per tutta la schiena, quando entrata in cucina, notai un foglio stropicciato sopra al tavolo. Lo presi tra le mani e sentii una stretta allo stomaco quando riconobbi la calligrafia tremolante.
Avevo cercato quella lettera per tutti quegli anni, credevo di averla persa, e forse quel pensiero mi sollevava. Fatto sta che la presi e la misi in tasca, diretta in soggiorno ad aspettare i miei amici.
- - -
Quando aprii la porta mi ritrovai in un abbraccio di gruppo che durò per cinque minuti. Delle volte sentirsi a casa non è trovarsi dentro quattro mura, posso confermare che bastano anche un paio di occhi e un batticuore. Quella sensazione mi travolse quando scovai lo sguardo di Luke in quel grande abbraccio.
-mi sei mancata tanto.- disse stringendomi forte.
Non era cambiato affatto in quel tempo, aveva il suo solito ciuffo biondo, qualche muscolo in più, e gli occhi trasparenti che mi guardavano con sincerità. Mi era mancato il suo sguardo, la sua stretta, senza di lui mi sentivo vulnerabile.
Michael aveva messo la testa apposto decisamente, il suo colore di capelli era di un bel biondo chiaro da un bel pezzo ormai, da quando il piccolo Daniel aveva iniziato la scuola, lui era diventato un genitore ancora più premuroso di quanto non lo fosse stato prima. La nostra amicizia, che durava da quando eravamo alti nemmeno un metro, era più solida di prima.
Emma ed Ashton, tornati insieme, si stringevano la mano, un bel anello di fidanzamento sul dito di lei mi risaltò agli occhi, la abbracciai forte a me, il suo profumo mi era mancato molto.
Oliver invece, si era trasferito a Londra da qualche anno, mi mancava, ma ci sentivamo spesso, quel ragazzo in qualche modo avrebbe sempre fatto parte della mia vita.
Eravamo tutti, ed io mi sentivo bene.
- - -
Rimasta sola, mi sdraiai sul letto e presi gli occhiali da vista. Tirai fuori dalla tasca quel foglio in cui c'erano scritte delle parole che mi ero ripetuta per giorni, quasi le avevo imparate a memoria. Ma col tempo, inevitabilmente, erano rimaste soltanto uno sfocato ricordo.
Presi un respiro profondo e l'aprii.
«Cara Elizabeth,
io non sono un bravo scrittore come lo sei tu, ne tantomeno uno bravo con le parole, ma vorrei che questa lettera ti rimanesse, vorrei che un giorno, riaprendo il cassetto dei ricordi la rileggerai con gioia. Credimi Liz, avrei preferito parlarti, dirtele in faccia queste cose. Ma la verità è che temo i tuoi occhi, perchè l'ho visti troppe volte guardarmi con delusione, con disprezzo e con malinconia. Ma l'ho visti anche guardarmi come se fossi l'unica persona al mondo, e quando ti ho vista la prima volta, su quelle scale del Modbury High School, ho subito capito che la mia vita sarebbe stata stravolta per sempre, da un paio di occhi azzurri che nascondi con quella riga d'eyeliner fin troppo lunga, ma tu non devi nasconderti, perchè sei una poesia che respira, Liz, sei così bella e fragile e neanche te ne accorgi. Hai raccolto in silenzio i cocci della mia vita e li hai ricomposti, come un puzzle di quelli complicati, sei riuscita a completarmi in così poco tempo accettando tutti i miei errori. Dopo aver riflettuto sulle tue parole, ho preso questa decisione, per quanto amara sia, e per quanto dolore ci causerà, sono l'unica persona in grado di farti del male, quindi abbandono il campo, perchè tu meriti di sorridere ogni secondo della tua vita. Mi piace pensare che un giorno ci ritroveremo e ci chiederemo perchè abbiamo permesso alla paura di vincere su tutto, persino su di noi. Ti prego di perdonarmi, se ce la fai, per l'ultima volta. Perchè quando guarderai il cielo e penserai a tutti quei momenti che abbiamo passato insieme, io starò facendo la stessa cosa, non importano gli oceani e i chilometri che ci separeranno...»
Il vento fece sbattere la finestra ed io sussultai, decisi di accartocciare di nuovo la lettera e appoggiarla sul comodino, senza leggere le ultime righe, un pò come per non abbandonare del tutto il ricordo. Io l'avevo guardato, il cielo, quando mi sentivo crollare, e che lui lo stesse facendo a sua volta o no, mi era indifferente, perchè io lo volevo con me, ma lui non c'era.
Con quell'amaro ricordo, mi addormentai.
- - -
Passeggiavo tranquilla per la spiaggia, mentre Luke e Michael mi raccontavano qualche aneddoto che mi ero persa negli ultimi tempi.
-e così Michael è inciampato sui suoi piedi, ma senza fare un fiato è uscito da quella stanza correndo.- disse Luke ridendo.
Io risi a mia volta mentre il viso di Michael si dipinse di un rosso acceso.
Arrivammo a una piattaforma proprio sul mare, era stata creata da poco, così mi avevano detto. C'era un bar e una grande terrazza con dei tavoli dove si respirava la brezza marina.
Mentre i miei amici prendevano posto, io mi diressi ad ordinare. Appoggiai i gomiti sul bacone mentre mi guardavo intorno, era cambiato tutto, mi sentivo strana, quasi impaurita. Quella spiaggia racchiudeva così tanti ricordi passati, sentii un nodo nella gola mentre guardavo il mare.
Per un attimo pensai di vivere nel passato, nei miei ricordi più lontani. Ricordi di quando, tornata dall'Italia, ero ritornata a scuola e lo avevo visto in lontananza. Ma quello non era un flashback, lui era davvero a pochi metri da me.
Sentii il mio respiro diventare irregolare, mentre notavo quanto era cambiato, aveva una maglietta nera che faceva risaltare il suo fisico scolpito, le braccia lungo i fianchi piene di tatuaggi, mentre le mani erano infilate nelle tasche dei skinny jeans neri. Sorrideva mentre parlava con un ragazzo dai capelli chiari dietro al bancone.
Mi sembrò ancora di vivere nei miei ricordi più offuscati, quando lo vidi girarsi e smettere di sorridere.
Spalancò i suoi grandi occhi neri e rimase con la bocca socchiusa dallo stupore per qualche secondo. Mentre io tremavo, letteralmente, le gambe, le mani, ma soprattutto il cuore. Sentii una sensazione addosso che non sentivo da tanto, da troppo tempo.
Alla fine però, accennò un sorriso, uno di quelli veri, quelli che solo una persona che sa cosa vuol dire amare con tutto se stesso può fare. Fece qualche passo, vedevo che era agitato come lo ero io. Strinse le sue mani in due pugni.
-sapevo che sarebbe arrivato questo giorno.- disse con un nodo in gola.
-oh, Liz.-
Mi abbracciò forte a se, e quel gesto parlò per noi.
-Calum.- sussurrai.
«...e qualcuno ha detto che anche le grandi storie d'amore finite, prima o poi si dimenticano. Ma la nostra, Liz, rimarrà sempre, sinceramente, e completamente nel mio cuore.
Addio, ti amo.
Calum.»
FINE
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