Sono incazzata, nervosa e pure ferita: questa giornata al mare si è rivelata un vero schifo.
Non oso neppure guardarmi il fianco, mi brucia e sono certa che un solo sguardo al sangue mi farebbe svenire. Attraverso la spiaggia a passo svelto per evitare che qualche sconosciuto mi offra fastidiosamente il suo aiuto, non vedo l'ora di farmi medicare e chiudermi in casa ad insultare le mie amiche. Sempre se posso ancora considerarle tali. Quest'ultima cosa è stata proprio la goccia che fa traboccare il vaso: sono davvero stufa di tutte le critiche che mi hanno sempre mosso soltanto perché non ho un fottuto ragazzo, evidentemente non hanno ancora capito che voglio godermi la mia vita da ventiquattrenne da sola. Io non ho mai criticato Taissa e il suo fidanzato super ricco né Jasmin per tutte le corna che girano nella sua relazione, mi sono fatta gli affari miei e le ho supportate in tutte le scelte che hanno fatto! A questo punto credo d'aver sbagliato io.
Le scale della torretta centrale non mi sono mai sembrate così difficili e quando arrivo in cima sono costretta a dare un'occhiata alla gamba, con una smorfia mi rendo conto che ho un'abrasione sanguinante. Stringo i denti e cerco di restare concentrata, non ho bisogno di ruzzolare giù dalle scale.
«Salve» dico tentando di farmi notare. Sto per proseguire quando un uomo sulla cinquantina fa cenno ad un ragazzo di venire da me, capisco che non ho bisogno di dare alcuna spiegazione e mi sposto dall'entrata.
«Scogli, non è vero?» domanda il giovane con un sorriso divertito.
«Purtroppo» borbotto guardando ovunque tranne che lui. Sarà strano, ma anche se non lo conosco mi mette a disagio. È come se ci fosse un'assurda complicità tra noi.
Mi fa cenno di aspettarlo e subito se ne va: adesso che è di spalle non posso non fissarlo torva, chi è?
«Guarda che non ti mangio» dice ridacchiando mentre poggia la scatola del primo soccorso sopra ad una sedia. «Anche se mi piacerebbe.»
Mi fa l'occhiolino e istintivamente alzo gli occhi al cielo, perché non fa il suo lavoro e basta? Altro motivo per innervosirsi!
«Sei pessimo, Jacob!» gli grida dietro un guardaspiaggia e mi scappa una risata.
Ha detto Jacob. Che sia il mio Jacob?
Il ragazzo poggia un batuffolo di cotone imbevuto di disinfettante sulla ferita e a stento trattengo un mugugno di fastidio.
«Spero di non farti troppo male.»
«Tranquillo, dopotutto me lo merito, potevo evitare di andare sugli scogli.»
A dirla tutta vorrei insultare Taissa e Jasmin, ma non mi sembra un'ottima idea farlo con uno sconosciuto.
Il ragazzo, inginocchiato accanto a me, alza la testa e i nostri sguardi si incrociano: sembra che sia incuriosito da me. Mi sorride appena e poi torna a dedicarsi alla mia gamba.
«È una ferita superficiale, basta che la tieni disinfettata e in pochi giorni guarirà.»
«Perfetto, un motivo per non tornare presto qui» sibilo e subito mi sento in colpa, non dovrei parlare così a vanvera.
«Non ti piace il mare» mi risponde, ma non faccio in tempo a dire nulla perché lui con un sorriso mi spinge verso la porta. «Per la tua incolumità, spero di non rivederti.»
«Allora spero di non scivolare ancora, Jacob.»
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