Cap8: Trasfusione

Gli amici di Mike si trovavano ancora in sala d'attesa ad aspettare la fine dell'operazione del ragazzo.

Tutti erano scoinvolti, e tutti non sapevano come si fosse procurato quelle ferite.

Lucas aveva appena finito di parlare con Dustin al telefono per avvisargli dell'accaduto, e poi andò verso gli altri.

<<Allora, come ha reagito Dust?>> gli chiese Max seduta su una di quelle sedie che si trovavano lì, con i gomiti poggiati sui bracciali.

<<Non molto bene>> rispose Lucas non guardandola in viso <<Si è preoccupato davvero tanto. E quando gli ho detto che se li è procurato in circostanze misteriose, ha ipotizzato che in questa storia c'entri il Mind Flayer>>

A quelle parole il silenzio calò e tutti non osarono dire nulla, poiché nessuno voleva parlarne.

<<Però io ho escluso questa possibilità>> continuò sempre Lucas <<Lo abbiamo sconfitto quindi è impossibile che sia ancora a piede libero>>

Tutti si guardarono incerti come per consultarsi, e come per esaminare ciò che era stato appena detto.

L'estate scorsa hanno chiuso la porta sconfiggendo così il Mind Flayer, era impossibile che fosse vivo.

E forse Mike era semplicemente caduto o stato ferito da un animale.

<<Non penso...>> disse Jonathan interrompendo il silenzio.

<<Sarà Mike a dirci tutto, tranquilli. Non appena si riprenderà>> affermò Nancy.

Gli altri annuirono per dare conferma.

Nel frattempo El era in disparte dall'altra parte del corridoio che camminava avanti e indietro per l'agitazione.

Le immagini del corpo sanguinante di Mike scorrevano nella sua mente e non poteva affatto evitare di versare qualche lacrima.

Si maledisse e si rimproverò da sola, perché se avesse avuto i suoi poteri sarebbero riusciti a trovarlo e soccorrelo in tempo.

Come aveva perso suo padre, non voleva perdere anche il suo ragazzo, soprattutto se era sua la colpa.

Sperava solo che Mike stesse bene.

Si soffiò il naso con un fazzolettino di carta e si sedette su una sedia mettendo il viso bagnato fra le mani.

Will la vide un po' da lontano.

La ragazza sembrava distrutta da quella situazione, e non aveva tutti i torti a sentirsi così.

Il ragazzo però, al contrario della sorella, non si sentiva solo triste per l'amico, ma anche... libero.

Quando era svenuto gli aveva confessato ciò che provava per lui e anche se non lo aveva ascoltato, glielo aveva comunque detto, e per lui questo valeva molto.

A quei pensieri si sentì in colpa però.

El stava soffrendo, e così anche Mike, non poteva pensare ed essere felice all'idea di essersi confessato, più o meno, al ragazzo che amava.

Così per consolare la sorella Will decise di andare verso di lei e parlarle.

<<El, tutto bene?>> le chiese avvicinandosi.

<<No>> rispose lei tra i singhiozzi <<Non va affatto bene>>

Si sentì uno scemo per averle rivolto quella domanda. Era ovvio che non stesse bene, non dopo quello che era successo.

<<Sono sicuro che Mike si riprenderà subito, tranquilla. Sii forte...>> si limitò a dire lui sedendosi al suo fianco e stringendole il polso con la mano.

<<Lo spero tanto. Ma non è solo questo quello che mi preoccupa>>

<<Cos'altro?>> chiese corrucciando la fronte.

<<Che sarà mia la colpa se non ce la farà>> rispose lei quasi sottovoce e chinando il capo verso il basso.

Si morse la guancia dall'interno per via delle parole che aveva detto.

<<Perché? Per via dei poteri?>>

La ragazza annuì cercando di trattenere le lacrime.

<<No El, non fare così. Non è affatto colpa tua. Non è colpa tua se non hai più i poteri, giusto? Non è colpa tua se Mike si è cacciato nei guai. E poi l'importante è che sia vivo>> replicò Will arrossendo.

Non aveva mai detto queste cose a lei, non la aveva mai consolata in quel modo perché El non si era mai aperta così con lui e fu davvero felice che finalmente ciò accadde.

E così, dopo averle detto quelle cose, la abbracciò e la ragazza seppellì il viso nella spalla del fratello.

Era felice di essere stata consolata da lui.

Tre medici uscirono finalmente dalla sala d'operazione.

Nancy, così come tutti, si alzò di scatto dalla sedia raggiungendoli.

<<Allora? Come sta? Possiamo vederlo?>> chiese lei.

<<L'operazione è andata abbastanza bene. Gli abbiamo curato la ferita alla tempia che era molto profonda ma che fortunatamente non ha danneggiato il cranio. E poi gli abbiamo cucito la ferita al ventre. Per quella non c'è da preoccuparsi, non era molto profonda, ma rimarrà comuqnue una bella cicatrice per un po'. Ha perso però molto sangue e c'è bisogno di una trasfusione, altrimenti il ragazzo avrà spesso stanchezza e roba varia perché la mancanza di sangue porta a questo>> rispose uno di quei medici.

<<Ma possiamo vederlo?>> chiese Lucas.

<<Passate tra due giorni se volete vederlo perché ha bisogno di assoluto riposo>> rispose un altro medico aggiustandosi il colletto del camice.

<<E per la trasfusione?>> domandò Jonathan.

<<Ci serve del sangue di tipo AB+. Qualcuno è compatibile?>>

Fu a quel punto che calò il silenzio, che venne poi interrotto da Will.

<<Io>> intervenne lui facendosi avanti, mentre tutti lo fissavano, El soprattutto.

Era uno sguardo pieno di riconoscenza. Sapeva benissimo che il fratello ci teneva al suo ragazzo ed era felice all'idea che lui lo volesse aiutare.

Per cui gli sfoderò un sorriso come per ringraziarlo.

Gli altri invece lo guardarono incerti. Come faceva lui a ricordarsi del gruppo sanguigno di cui faceva parte?

Jonathan si avvicinò al fratello poggiando una mano sulla sua spalla.

<<Te lo ricordi davvero?>>

<<Sì>> rispose Will sospirando e puntando gli occhi verso il cielo.

Quando da piccolo aveva studiato il sangue nelle lezioni di scienze, chiese a sua madre il suo gruppo sanguigno con fare curioso. E quando sua madre glielo disse se lo ricordò bene.

AB+

Per questo Will si ricordava bene.

E inoltre voleva salvare a tutti i costi quello che lui considerava più di un amico ormai.

Un medico si avvicinò a lui e gli domandò:<<Sei sicuro di volerlo fare?>>

<<Sì>> replicò lui con tono deciso.

Per farlo, però, serviva il consenso della madre, Joyce.

Per cui Jonathan, quando la chiamò al telefono, accorse subito a autorizzò suo figlio per la trasfusione.

Eleven nel frattempo si allontanò.
Aveva la faccia schiacciata contro il vetro della stanza d'operazione nella quale si trovava Mike.

Il ragazzo era disteso con gli occhi chiusi su un letto con una fascia alla testa e dei tubicini attaccati alla fronte, al polso e al petto.

El lo guardava quasi terrorizzata dato che non lo aveva mai visto in quelle orribile condizioni. In un ospedale, ferito, su una barella e fasciato.

In quel momento avrebbe pagato qualsiasi cifra per poterlo riabbracciare come un tempo, ma avrebbe dovuto aspettare.

Inoltre, grazie alle parole di Will, si fece coraggio e decise di non darsi più alcuna colpa. Perché l'importante era che ora il suo ragazzo stesse bene, vivo e vegeto.

I suoi pensieri vennero interrotti da Max che si avvicinò a lei.

<<El, che ci fai qui?>>

<<N-niente io stavo solo...>> fece per dire la ragazza, ma la rossa la interruppe.

<<So che sei preoccupata per lui, ma non ci pensare. Ora è salvo e grazie alla trasfusione sarà come nuovo>>

Max mise le mani sulle sue spalle e le sorrise facendo cenno di farlo anche lei.

El obbedì.

<<Dai, andiamo adesso>>

<<Ok>>

Una volta che Joyce arrivò lì in macchina, passarono due ore e Will fu pronto per la trasfusione, dopo aver firmato varie carte per il consenso.

Il ragazzo si alzò in piedi.

Era nervoso. Non aveva mia fatto una cosa del genere, ma tutto per salvare il suo migliore amico.

<<Sei pronto tesoro?>> chiese la madre.

<<Sì mamma, lo sono>>

La donna la abbracciò davanti a tutti e Will si sentì così un tantino a disagio.

Non era la prima volta che Joyce lo abbracciava stretto davanti a tutti, ma la cosa rimaneva sempre e comunque imbarazzante.

Nel frattempo dietro di loro apparvero due medici.

<<Non si preoccupi signora, andrà tutto bene>>

<<O-ok>> disse lei.

Non voleva che qualcosa andasse male.

Will ne aveva sofferte di tante e di sicuro ci voleva anche un piccolo incidente per farla preoccupare.

Sia i medici che Will sparirono in fondo al corridoio arrivando in una stanza.

La trasfusione non durò molto, circa una mezz'ora e dopodiché Will uscì dalla stanza.

Andò tutto bene.

Appena lui compare di fronte ai suoi amici e alla sua famiglia, Joyce corse ad abbracciarlo.

<<Oh santo cielo!>> gridò lei <<È andata tutto bene, giusto?>>

<<Sì certo mamma. Io sto bene>> disse lui per tranquillizzarla.

<<Però sei pallido>> obiettò sempre la donna indicando il suo braccio.

In effetti la sua pelle era più candida e bianca del solito, ma era normalissimo. Dopo una trasfusione.

<<Va tutto bene mamma, sta tranquilla>>

Anche i suoi amici corsero ad abbracciarlo felici.

Soprattutto la sorella lo era.

Dei medici uscirono dalla stanza e uno di loro disse:<<La trasfusione è andata bene. Tra due giorni Micheal si sentirà meglio, però lo tratteremo in ospedale per un'altra settimana. I suoi genitori sanno di lui?>>

<<No>> rispose Nancy <<Ma li avvertirò io. Sono la sorella>>

I medici si diedero un'occhiataccia.

Dopodiché uno di loro disse:<<Ok. E comunque cosa gli è successo? Com'è accaduto?>>

Gli altri si guardarono incerti, quasi si vergognavano.

Non sapevano nulla, solo Mike lo sapeva per cui nessuno seppe rispondere.

Nessuno, tranne Jonathan che disse semplicemente:<<No, non lo sappiamo>>

I medici si guardarono stupiti mentre un altro sbuffò.

<<Ah>> fece uno <<In ogni caso ci vediamo tra due giorni allora>>

<<Ok >> disse Nancy stringendogli la mano.

Tutti uscirono dall'edificio ed entrarono in macchina.

Jonathan era alla guida, Joyce accanto a lui, Nancy, Lucas e Will erano dietro di loro, e Max ed El erano insieme nel serbatoio.

Eleven era abbracciata a Max che le accarezzava i capelli per consolarla su quanto accaduto.

Mentre Joyce era furiosa e cercava spiegazioni su quanto accaduto anche se gli altri non sapevano cosa risponderle.

E nel frattempo Will aveva la testa poggiata al finestrino che rimuginava su quanto accaduto.

Ormai non si preoccupava più del fatto che il suo migliore amico fosse in ospedale.

In fondo lo aveva quasi salvato facendo quella trasfusione.

Ciò che lo mandava in tilt e gli facevano venire le farfalle alla stomaco, era che riuscì a dire al ragazzo che amava ciò che provava.

Non gli importò se lo sentì o no. Lo aveva fatto comunque: questo era per lui l'importante.

Spazio Autrice:
Okay ragazzi, non pubblicavo da molto ma ehi... eccomi qui.

Spero vi sia piaciuto.

Alla prossima ❤

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