17. I against I
Steve salta dal letto quando sente dei rumori provenire dal piano di sotto. Acciuffa la mazza sotto il letto e stringe la presa sul manico, pronto ad affrontare il pericolo imminente. I suoni continuano, non riesce a identificarli veramente, sembrano tintinnii e colpi. Forse un ladro?
Dà un ultimo sguardo a Billy. Il ragazzo dorme tranquillamente, totalmente indisturbato, un braccio sotto il cuscino e il suo ventre premuto sul materasso, dando la vista della schiena abbronzata e definita.
Steve sospira e decide, per qualche ragione, che può affrontare tutto da solo. Inizia lentamente a scendere le scale, mentre i rumori diventano sempre più chiari e vicini. Poi, la vista improvvisa di sua madre lo fa saltare di sorpresa. Anche lei urla, istintivamente, spostando una mano sul suo petto. Infine, dopo essersi riconosciuti, sospirano, riprendendo fiato dopo lo spavento.
"Steve, tesoro... cosa stai facendo con quella mazza?" chiede, gesticolando verso di lui con un cipiglio drammatico sulle sopracciglia. Steve sussulta e abbassa l'arma, sentendosi infinitamente idiota.
"Pensavo foste dei ladri" sua madre gli afferra il braccio.
"Oh, tesoro..."
"Non sapevo che foste tornati" dice Steve, non sembrando esattamente contento dell'improvviso ritorno. Per fortuna, sua madre non sembra infastidita da questo. "Abbiamo concluso i nostri affari prima di quanto ci aspettassimo. Siamo qui per una settimana. Non volevo dirtelo per farti una sorpresa. Quindi, sorpresa!"
Sì. Sorpresa.
Steve ridacchia nervosamente, strofinandosi la nuca. "Oh. Wow. È incredibile. Wow, sono assolutamente entusiasta" sua madre non percepisce la sua tensione e gli dà un abbraccio schiacciante.
"Oh tesoro! È così bello vederti". Sì. Perché non sono quasi mai a casa. Steve è abituato a questo, e va bene così. Può farcela, a stare da solo. Ha imparato a gestirlo, quindi... ora che improvvisamente irrompono in casa, gli dà uno strano senso di... fastidio? Certo, la casa è loro. Tuttavia, non ci sono mai.
"Sì... fammi indossare qualcosa e sarò subito da te". Steve guarda il suo vestito, che consiste esattamente in un paio di pantaloni della tuta. Sua madre annuisce e gli accarezza la guancia. "Certo, tesoro. Prenditi il tuo tempo".
Sale le scale quasi di corsa e si precipita nella sua stanza, sbattendo la porta dietro di sé. Poi, si blocca: Billy non c'è. Per un momento, pensa che forse il ragazzo ha fatto una fuga all'ultimo minuto dalla finestra, ma poi, sente il rumore della doccia che scorre. "Merda" sibila tra i denti, si precipita in bagno ed entra di corsa.
"Le buone maniere, Harrington!" Billy urla dalla doccia, dietro le tende. "Avrei potuto essere occupato a cagare, qui. Impara a bussare"
"Sta' zitto". Steve apre le tende con un serio cipiglio sulla faccia. "I miei genitori sono qui". Spiega brevemente, lasciando Billy a sbattere le palpebre in confusione, sotto il getto caldo della doccia.
"Devo- uscire dalla finestra o...?" Steve ha pensato a quella ipotesi, ma la verità è che non potrebbe mai perdonarsi se Billy finisse con una gamba rotta per colpa sua. Quindi, sospira in segno di resa. "No, no... non preoccuparti di questo. Mi inventerò qualcosa. Solo- " esita, alzando una mano mentre cerca le parole giuste. "...Comportati bene, ok?"
Billy rotea gli occhi irritato. "Non sono un animale del cazzo, Harrington. Inoltre, le mamme mi amano, ricordi?" Steve grugnisce.
"Questo è esattamente quello di cui sto parlando. Non provare a flirtare con mia madre. Capito?" alza un sopracciglio e punta un dito con quella che dovrebbe essere un'espressione severa, ma Billy sembra solo divertito. "Capito. Cavolo, principessa..." Steve lo ignora e tira maleducatamente le tende, lasciando Billy senza aggiungere nulla. Accidenti, l'improvvisa apparizione dei suoi genitori lo spaventa a morte.
Si mette una camicia semplice e scende le scale, cercando di inventare una buona storia nella sua mente. Certo, non c'è niente di strano nell'ospitare un amico per la notte. Lui e Tommy lo facevano spesso, ma avere uno che si fa la doccia nel suo stesso bagno in un giorno infrasettimanale, suona sicuramente sospetto. Cosa può dire? Forse che Billy è stato cacciato? Nah, getterebbe immediatamente cattive vibrazioni sulla persona di Billy... forse che avevano dei compiti insieme e lui era rimasto perché avevano perso la cognizione del tempo ed era già troppo tardi? Maledizione, è stupido, non va nemmeno più a scuola!
La sua mente si sente stordita e sopraffatta quando entra in cucina. Suo padre è lì, seduto al grande tavolo di granito, a leggere il giornale, mentre sua madre armeggia ai fornelli, preparando frittelle con la ricetta speciale tramandata dagli Harrington.
Suo padre si alza in piedi e lo saluta educatamente, stringendogli la spalla senza mettere troppa passione nel gesto. "Buongiorno, figliolo"
"Ehi, papà" Steve disegna il sorriso più falso che ci sia sulla sua faccia. "Come stai? Quando sei arrivato?" "A tarda notte. Il volo è stato anticipato"
"Non ci si può mai fidare di quelle compagnie aeree..." La mamma di Steve si intromette, girandosi leggermente verso di loro.
Steve è in piedi davanti al tavolo, come se fosse pronto a bullarsi da un momento all'altro, quando suo padre torna a sedersi, spostando di nuovo lo sguardo sul giornale, evidentemente esaurendo la sua capacità di attenzione per il figlio.
"Uhm... ho una persona che è rimasta qui stanotte". Steve sparla frettolosamente.
"Oh! Questa persona è una lei che dovremmo conoscere o...?" chiede sua madre, tutta allegra.
"NO". risponde a voce troppo alta, poi si schiarisce la voce in modo imbarazzante. "Lui è... è un amico"
"È Tommy? Oh, quel ragazzo è così dolce. Ho saputo da Stephanie che è stato ammesso al college! Un ragazzo così intelligente, l'ho sempre detto..."
"Non è Tommy" Steve le dice, non riuscendo a trattenere il veleno nella sua voce. "È un nuovo amico".
"Oh. Come mai si è fermato a dormire di mercoledì?" chiede sua madre, mentre suo padre lo sta fissando con sospetto per tutto il tempo.
Steve alza le spalle con disinvoltura. "La sua casa ha una... infestazione di muffa, quindi stanno tutti fuori per qualche giorno mentre lo specialista... la disinfesta".
Infestazione di muffa?! Come può essere così stupido? Steve vuole schiaffeggiarsi per la propria idiozia.
"Così hai accolto un randagio in casa nostra?" suo padre sputa, abbassando di nuovo lo sguardo sul suo giornale.
Sua madre scoppia in una risata finta. "Henry! Oh, conosci tuo padre. Sempre a scherzare".
Sì... certo, lui scherza.
Steve sospira e finalmente decide di sedersi al tavolo. "Come si chiama?" chiede suo padre, non spostando lo sguardo dal giornale. "Billy Hargrove". Steve gli dice, quasi in un sussurro. Merda.
Spera davvero che suo padre non lo conosca. Quella città è piccola ed è impossibile non conoscere nessuno, ma lui non ha mai fatto la spia su Billy quando lo ha picchiato, e lui è ancora un po' nuovo lì, dopo tutto, quindi...
"Il cognome non mi dice niente" sputa, sollevando un sopracciglio. Steve si strofina la nuca. "È nuovo in città... si è trasferito qui un anno fa"
"Da dove?"
"San Diego. California"
"Oh, che bello!" cinguetta sua madre, mentre è impegnata nella preparazione delle frittelle.
"Amo la California! Così soleggiata e fa sempre caldo. Dovresti venire con noi nel nostro prossimo viaggio lì".
Steve si pizzica il ponte del naso, cercando disperatamente di non arrabbiarsi dopo così poco tempo che ha rivisto i suoi genitori.
"Non posso. Ora ho un lavoro, mamma"
"Intendi quello del negozio di video?" Il padre di Steve non si sforza di nascondere il suo scetticismo. Come al solito, quando si tratta di parlare della sua vita, è quello in prima linea a lamentarsi di quanto sia un fallimento.
Prima che la conversazione possa diventare ancora più imbarazzante, Billy entra in cucina, appoggiandosi prontamente allo stipite della porta, con i capelli ancora umidi e un sorriso sicuro stampato in faccia. Steve salta in piedi e parla ad alta voce, gesticolando verso di lui. "Oh, Billy! Posso presentarti i miei genitori?" è troppo formale, ma non è che possa davvero nascondere quanto sia davvero a disagio, a differenza di Billy, che sembra perfettamente adatto alla situazione. Stringe la mano di suo padre, una virile stretta da "vero uomo", e non batte ciglio nemmeno quando sua madre si sporge in avanti per dargli i due "baci italiani" sulle guance.
"Adorabile!" esclama, troppo entusiasta come al solito. Accidenti, lei e papà sono esattamente l'opposto. Steve non riesce proprio a capire come mai stiano insieme. "Siediti, Billy! Unisciti a noi per la colazione, sto preparando il preferito di Steve!"
"Grazie, signora Harrington" si siede accanto a Steve, e se è nervoso, sta fingendo molto bene. Il padre di Steve mette finalmente giù il giornale e comincia a guardarli con un cipiglio pensieroso.
"Oh, sembri un surfista californiano... Ohh, fa così caldo in California, mi ricorda Napoli..." dice la mamma di Steve, con una voce sognante. Billy si lascia scappare una piccola risata. "Non sono mai stato a Napoli, per essere onesto però il tempo è più clemente, devo dire. E sì, facevo surf in California".
"Davvero?!" Steve scatta, sorpreso. Che figata! Quante cose belle non sa di lui! Billy solleva un sopracciglio. "Sì, è vero... Stevie". risponde, con la voce piena di ironia pungente.
Il padre di Steve passa improvvisamente una tazza piena di caffè a Billy con un movimento brusco, facendolo strisciare sulla superficie del tavolo. "Caffè" dice solo, senza alcuna traccia di gentilezza. Billy fa un piccolo sorriso non molto sincero. "Grazie, signor Harrington".
Infine, la madre di Steve serve frittelle per tutti e si unisce a loro. "Ohhh... la California! Ricordo le estati a Santa Cruz. Le fiere d'arte a San Francisco... ci sono un sacco di grandi università, lì. Steve, tesoro, forse dovresti provare a fare domanda per un college in California". A queste parole, Steve stringe la presa sulla sua forchetta e serra i denti. Sta per parlare, quando suo padre lo precede.
"Steve non è interessato al college, Anna. È contento del suo mediocre lavoro sottopagato al Family Video". Billy quasi soffoca con il proprio boccone, e Steve non può fare a meno di sorridere alla scena. Sì. Suo padre è sicuramente uno stronzo, benvenuto nel club!
"Comunque" il patriarca riprende, mangiando tutto composto la sua colazione. "Ho notato che qualcuno era in casa nostra, Steve, quando ho visto la Camaro blu parcheggiata nel mio cortile". Billy arrossisce un po'.
"Mi dispiace per questo, signor Harrington, se avessi saputo..." Il padre di Steve lo congeda con un gesto della mano.
"Beh, è troppo tardi per questo, no? Tuttavia, devo dire che è una bella macchina. Apprezzo quel modello, anche se sono fedele alla BMW". È un complimento? Billy fa una piccola risata.
"Grazie. In realtà, era un rottame quando l'ho comprata, ho dovuto fare alcune riparazioni, alcune delle quali ho gestito da solo, risparmiando un po' di soldi". I genitori di Steve diventano tesi e silenziosi, masticando il loro cibo senza dire nulla. Steve sa cosa stanno facendo, lo stanno giudicando, cazzo, dentro i loro crani spessi e vuoti. Billy non sembra notarlo.
"Questo è molto... pratico, da parte tua". La mamma di Steve commenta, dopo un tempo imbarazzante. Steve vorrebbe solo poter sbattere la testa sul tavolo in questo momento.
Riescono a sopravvivere alla colazione con piccole e banali chiacchiere. Poi, Billy dichiara ad alta voce che si sta facendo tardi e che deve tornare a casa a prendere sua sorella, facendo cadere drammaticamente la storia inventata da Steve.
Steve lo accompagna alla porta, poi, quando l'altro ragazzo è sullo stipite, gli sussurra che gli dispiace. Ma Billy lo ignora completamente e si limita a sorridere, fingendo di non aver sentito nulla.
"Ci vediamo, Steve" lo saluta, lasciandolo ammutolito. Quel atteggiamento è strano. Strano in un modo che Steve non riesce a decifrare, che gli lascia un buco pesante nel petto. È pazzo? Certo, i suoi genitori sono stati stronzi con lui, ma non sembrava affatto preoccupato.
Quando torna in cucina, suo padre lo sta aspettando per fargli una specie di ramanzina. Steve stringe i pugni con fastidio. Non è proprio dell'umore giusto per questo.
"Steve, non credo che quel ragazzo sia la persona giusta con cui essere amico" dichiara, solenne, perché, cazzo, è tornato da meno di un'ora e ha già iniziato a decidere cosa è bene per lui.
Steve incrocia le braccia e si mette prontamente di fronte a lui, fissandolo con uno sguardo di sfida.
"Perché lo pensi, papà? Lo conosci appena"
"Ma conosco il tipo. Non va bene per te. Sto cercando di prendermi cura di te, figliolo". Sì, certo. Che uomo generoso! Steve guarda interrogativamente sua madre, che li ignora completamente, impegnata a lavare i piatti. Come al solito, la decisione finale spetta al patriarca. Lei non ha voce in capitolo.
"Devi imparare chi sono le persone migliori con cui uscire, Steve. E quel ragazzo... quella gente si attacca a te come sanguisughe, se glielo permetti".
Naturalmente è una questione di soldi, come tutto il resto del mondo. Solo perché Billy viene da una famiglia non ricca come la sua, deve essere una specie di mendicante. Steve stringe i denti e si pizzica il naso, non riuscendo più a trattenere la sua irritazione.
"L'ho invitato da me. Non ha chiesto nulla, papà. E, in realtà, mi ha aiutato. Mi ha aiutato molto, perché ero depresso, mi sentivo una merda, e voi non c'eravate!" dice le ultime parole ad alta voce, quasi urlando, ed è strano, perché non si arrabbia mai, accumula e accumula finché non è pronto a scoppiare.
"So che non eravamo qui per te" il padre sospira. "Ma lo stiamo facendo per te, per creare un futuro per questa famiglia"
"CAZZATE!" Steve grida di rimando, sorprendendo anche se stesso per la sua rabbia crescente. "Tu fai questa vita perché ti piace! Ci sono certe persone che vivono per i soldi, la carriera, il successo, e, indovina un po', io non sono uno di loro!" ora è andato troppo oltre e non può più tornare indietro. Quindi può solo seguire la corrente. "Io non sono come te! Là fuori c'è più dei soldi! Non puoi pensare di comprare la tua felicità con quelli. E sono fottutamente stanco di sentirti dire cosa è meglio per me! Tu non mi conosci, papà. Ma lui..." Gesticola verso l'esterno, riferendosi implicitamente a Billy. "...sì. E sa anche cosa sia meglio per me. Quindi, la prossima volta che decidi di giudicare una persona senza nemmeno conoscerla, prova ad andare oltre alla tua coscienza zozza".
E questo è tutto. Steve lascia suo padre a bocca aperta per la confusione e si precipita fuori dalla stanza. Sa di essersi spinto troppo oltre, ma non gli importa. Ha davvero raggiunto il suo limite di sopportazione. Sente che suo padre lo chiama dalla cucina, ma non ha intenzione di tornare indietro. No, d'ora in poi, ha deciso di cominciare a godersi la vita come vuole.
Family Video? Sì, forse è un lavoro di merda e sottopagato, ma almeno lo ha scelto, lo ha trovato da solo.
Billy Hargrove? Sì, forse è un ragazzo difficile, ma è stato sicuramente la scelta migliore che abbia fatto negli ultimi tempi.
Quindi, che si fottano, come direbbe Billy.
Billy stringe la presa sul volante, trattenendo le lacrime nei suoi occhi mentre guida furiosamente per le strade vuote di Hawkins.
È stato oltremodo umiliante, giocare la carta dello scemo con i genitori di Steve, fingere di non sentire i loro commenti sarcastici, i loro sguardi giudicanti su di lui.
Billy conosce quel tipo di persone. Ha interagito con loro per tutta la sua vita. Ricchi stronzi compiaciuti che sparano sentenze solo perché sono ricchi, come se fosse sufficiente a dare il diritto di trattare l'altra metà come pezzi di spazzatura.
Steve non è come loro. Steve non è sicuramente come loro. Ma comunque... sono sempre i suoi genitori, e sicuramente hanno una certa influenza su di lui. Nathan era l'opposto di suo padre, ma alla fine era completamente sotto il suo controllo. E se Steve fosse lo stesso? Non può davvero permettersi di ripetere di nuovo quella storia di merda, no. È stato già abbastanza difficile raccontarlo a Steve, il giorno prima...
Da quando è arrivato in quel buco di merda dell'Indiana, ha evitato forzatamente di pensare agli eventi che hanno causato il loro trasferimento, decidendo di superarlo una volta per tutte. Certo, non era stato molto efficace. Si era detto che non avrebbe più commesso gli stessi errori, che si sarebbe comportato, questa volta, evitando a tutti i costi la vera fonte dei suoi problemi: il suo orientamento sessuale.
All'epoca, Nathan era stato il primo e ultimo ragazzo della sua vita, ma la loro turbolenta relazione gli aveva fatto capire alcune cose di lui, e una di queste è che in realtà non gli piacevano le ragazze.
Era stato con ragazze prima di lui, ma era sempre stato una finzione, stava solo recitando la parte che avrebbe dovuto fare. Così, dopo tutta la merda che gli era capitata, si era detto che sarebbe tornato a recitare di nuovo, per cercare almeno di mascherarsi come il ragazzo più etero della terra.
Ma non era passato molto tempo che i primi problemi avevano fatto la loro comparsa. Precisamente, durante una festa merdosa e sfigata a casa di una ragazza che nemmeno si ricorda chi fosse. Billy aveva già superato la gerarchia sociale, battendo uno stupido record di fusti e mostrandosi come il leone alfa del branco. Non aveva trovato nessun tipo di resistenza, da nessuno. Era stato così noioso, ma comunque, cosa poteva aspettarsi? Poi, l'aveva visto. Da quando era arrivato in quel buco di merda aveva sentito parlare del famigerato Steve Harrington, una volta re della scuola, ora decaduto per una stupida ragazza.
La prima volta che Billy l'aveva visto, un brivido di eccitazione aveva invaso la sua spina dorsale. Il suo corpo aveva reagito da solo, mentre lui aveva sentito l'impulso di spaccare via la smorfia compiaciuta e infastidita di quel fottuto figlio di papà. Aveva un'aria annoiata, totalmente indifferente. Così, la mente di Billy aveva iniziato a reagire di conseguenza. Aveva bisogno di essere notato da lui. Aveva l'impossibile, irrefrenabile bisogno di essere visto, di essere guardato dal ragazzo.
Così, aveva fissato Harrington, gonfiandosi con le mascelle serrate, nel suo atteggiamento da alfa, sfidando Steve, facendosi più grande e più importante, mentre la sua mente poteva solo pensare: Cazzo, ci risiamo.
Nei mesi successivi, Steve era stata la sua ossessione pungente e crescente: non poteva fermarsi a pensare al profumo del ragazzo, ai suoi capelli lisci, ai suoi occhi. Non riusciva a smettere di chiedersi come fossero le sue labbra, come fosse la sensazione dei suoi capelli tra le dita.
Ma poteva solo trasformare il contatto fisico di quelle aspirazioni in spintoni violenti in campo, pacche virili sulla spalla e spinte nei corridoi. Billy non poteva farci niente e, onestamente, non lo voleva nemmeno. Voleva solo l'attenzione di Steve, un riconoscimento impossibile. In quella scuola, in quel buco di merda, Steve era l'unico che non mostrava alcun segno di impressione su di lui.
Poi, era arrivata la notte infame. Steve lo aveva notato, lo aveva guardato, ma con disgusto e repulsione.
Billy si era comportato di conseguenza. Aveva evitato Steve, esattamente come Max gli aveva ordinato. Ed era riuscito persino a raggiungere una sorta di equilibrio incasinato, tra le feste con quella folla di bifolchi, gli appuntamenti con le vacche e il lavoro in piscina. Era riuscito a togliersi Steve Harrington dalla mente, a togliersi Nathan dalla mente. A togliersi i ragazzi, in generale, dalla testa.
Ma, naturalmente, Steve doveva essere quello coinvolto in tutta quella merda con il Mind-Flayer. Doveva essere quello a trovarsi a casa dei Byers, quello che aveva iniziato a prendersi cura di lui senza che glielo chiedesse, quello che aveva dimostrato quanto gli stesse a cuore, facendogli dimenticare se stesso, per un breve, dolce, momento.
Parcheggia rapidamente la Camaro davanti a casa sua e salta giù, una nuvola di cattivo umore quasi visibile sulla sua testa.
Trova tutti in cucina a fare colazione a tavola. Gli danno un'occhiata curiosa, Neil solleva lo sguardo dal giornale.
"Buongiorno a tutti". Billy dice educatamente, appoggiandosi allo stipite della porta, cercando in tutti i modi di non mostrare quanto sia effettivamente incazzato. Neil lo fulmina con lo sguardo. "Dove sei stato?"
"Da Robin. Scusa se non vi ho avvertito, signore. Abbiamo perso la cognizione del tempo e ieri era un po' tardi. Sono venuto a prendere Max".
Max si gira verso di lui, con la bocca mezza piena del suo toast. Neil rimane in silenzio per un po', come se stesse cercando di decidere se arrabbiarsi o meno. Alla fine, sembra sconfitto. Beh, aveva adempiuto alle sue responsabilità, dopo tutto, venendo lì, solo per Max.
"Molto bene" dice, alla fine. "Hai fatto colazione?"
Billy sbatte le palpebre e allarga gli occhi in risposta. Non è che a suo padre sia mai importato che lui facesse colazione. Quindi perché? Preoccuparsi del proprio figlio è una moda per le persone della sua specie? Perché sicuramente non era mai successo prima. Ora riconosceva la sua esistenza solo perché pensava che si stesse scopando una ragazza? Patetico.
"L'ho fatta. Grazie, signore" risponde, con voce piatta, mentre internamente sta urlando. Per qualche ragione, suo padre che gli fa quelle strane domande 'paterne' glielo fa odiare ancora di più, se possibile.
Guarda Max, che ora ha finito il suo toast. Lui le chiede se è pronta, mettendo tutti i suoi sforzi per sembrare educato e gentile.
Una volta in macchina, la puttanella non perde l'occasione di infastidirlo.
"Eri da Steve?" chiede casualmente, premendo la testa sul finestrino, guardando gli alberi distrattamente. "Non sono cazzi tuoi" Billy risponde, cambiando completamente il suo atteggiamento da quello assunto 'davanti a Neil'.
Max fa una smorfia di fronte al solito fratellastro stronzo, ma non sembra offesa, probabilmente troppo abituata alle maniere di Billy.
Lei inizia a fissarlo. E, dannazione, questo è piuttosto maleducato, per non dire fastidioso. "Cosa?!"
Billy sibila, aspirando una lunga boccata di fumo nei polmoni, gli occhi fissi sulla strada. Lei continua a fissarlo.
"Hai un aspetto strano. Va tutto bene?" Billy geme, stringendo la presa sul volante e accelerando per l'irritazione. "Solo tu, Maxine. Tu e le tue cazzo di domande. È troppo chiederti di stare zitta una volta nella tua vita?" rantola, questa volta con l'aria ferita. "Perché fai così all'improvviso?!" "Perché sono così. Ficcatelo in quella tua testolina. Non siamo amici, Maxine, e non lo saremo mai. Non hai il diritto di ficcare il naso nei miei affari, discorso chiuso".
A queste parole, Max tace, girando la testa dalla parte opposta a lui per nascondere le lacrime.
Quando arrivano al parcheggio della scuola, lei afferra il suo skate, apre la porta laterale della macchina e gli urla contro poco prima di saltare giù dalla Camaro.
"Non sei cambiato per nulla. Ti odio!"
Sbatte la porta alle spalle e inizia a correre verso la scuola. Billy sospira, passandosi una mano tra i riccioli per la stanchezza. Non ha davvero il tempo di occuparsi di questa merda ora.
Riesce a passare tutto il giorno in solitudine, evitando Robin a tutti i costi, addirittura pranzando da solo nella sua auto. Non può interagire con nessun altro essere umano in quelle condizioni, cazzo. Ha paura di fare qualcosa di cui si pentirebbe presto. È di nuovo come prima, i suoi sensi sono sovrastimolati, le sue nocche pronte a scattare, desiderose di combattere.
Steve ha detto che c'erano due Billy. Quello che lo ha colpito e quello che stava iniziando a imparare a fidarsi delle persone e a oltrepassare i propri limiti. E se non ci fosse mai stato un secondo Billy? E se Max avesse ragione e non fosse cambiato affatto? E se fosse stata tutta un'altra stupida illusione?
Ha smesso di credere alle favole?
Questa infinita giornata di merda è quasi arrivata alla fine.
Billy guarda continuamente il suo orologio da polso in officina, aspettando febbrilmente che arrivino le 6:30, così può finalmente andare a farsi fottere, tornare a casa e strisciare nel suo letto.
Sono le 6:10, quindi quel momento dovrebbe arrivare a breve. Anche se sembra che siano le 6:10 da mezz'ora.
Il tempo passa incredibilmente lento quando sei un relitto depresso.
Frank gli dice di cambiare le gomme di un pick-up e lui risponde con un rantolo. Oggi ha parlato raramente. Frank è abbastanza intelligente da farsi gli affari suoi ed evitare di chiedere quale sia il suo problema, finché continua a fare il lavoro.
Ha appena finito il compito quando sente dei passi alle sue spalle. Non si degna di girarsi per affrontare il cliente, troppo occupato a organizzare alcuni attrezzi sugli scaffali. Parla con una voce piatta.
"Spero sia una cosa veloce. Stiamo per chiudere"
"Oh, non ci vorrà molto, no" scatta alla voce conosciuta, le sopracciglia aggrottate per la sorpresa.
Henry Harrington sta prontamente in piedi con le mani infilate nella tasca del suo trench; un'espressione priva di senso dell'umorismo intonsa sul suo viso. Billy recupera la calma e sospira. Sì, non c'è niente di cui sorprendersi, dopo tutto. Poteva aspettarselo. Ora questo ricco stronzo gli farà 'il discorso', magari aggiungendo una sottolineatura di minaccia.
"Signor Harrington, buona sera. Cosa posso fare per lei?". Billy parla in modo educato e freddo, mantenendo il contatto visivo con l'uomo alto, come se fosse sotto una sorta di sfida. "Solo una parola" dice l'uomo, con la faccia immobile come una pietra.
Frank appare dalla cabina e lo saluta con eccessivo entusiasmo. Sì... Naturalmente quest'uomo è amato e temuto da ogni anima di quella città di merda. Con il potere arriva il rispetto.
"Posso rubarti il ragazzo per un minuto, Frank?" chiede il signor Harrington, con un tono che non lascia spazio alle obiezioni. Frank manda solo un rapido sguardo quasi preoccupato a Billy, probabilmente chiedendosi se è nei guai o qualcosa del genere, ma poi ovviamente acconsente.
"Certo. Billy, puoi finire prima oggi. Posso pulire l'officina da solo".
A queste parole, Billy prende solo la sua roba in pacifica resa ed esce dal laboratorio silenziosamente seguito dal vecchio di Steve. La brezza esterna raffredda piacevolmente la sua pelle, dandogli un breve ma piacevole sollievo. È come una fornace dentro quella cazzo di officina e probabilmente puzza di sudore, ma non è che gliene possa fregare un cazzo. Il signor Harrington è meglio che vada a farsi fottere.
Guarda l'uomo, con un braccio incrociato, un sopracciglio leggermente sollevato, aspettando che parli. Non vuole nemmeno provare a fingere cordialità con quell'uomo, non ne ha voglia e, comunque, sembra che entrambi vogliano andare dritti al punto.
"Sarò chiaro, Billy". Henry Harrington annuncia, risoluto. "Non voglio che tu sia amico di mio figlio".
Billy reprime l'impulso di ridere. Sì, certo che non vuole. È una cattiva compagnia per Steve. Era una cattiva compagnia anche quando aveva il cazzo di Steve in gola, la settimana precedente? Quando aveva lo sperma di Steve sulle nocche, qualche giorno prima?
Si gratta il mento con totale nonchalance. Poi, si limita ad annuire. "Uhm. È tutto?" Il signor Harrington si tende un po' in risposta. "Sono serio. Stai lontano da Steve. Non è capace di fare buone scelte e, in quanto suo padre, devo indirizzarlo a frequentazioni e decisioni di vita migliori. Si può facilmente credere che sia un facilotto da poter prendere in giro, ma non è così. Non con me in casa. Non ci sarà più spazio per i randagi".
Randagi. Anche il padre di Steve ha usato la stessa parola quella mattina. Allora, è questa la sua idea? Che Billy sia una specie di povero senzatetto che sta approfittando dell'ingenuità di Steve? Beh, almeno non sospetta che suo figlio sia un finocchio. O forse quello stronzo non ha nemmeno il coraggio di ammettere questo pensiero a se stesso, il che è molto probabile.
Billy non reagisce affatto. Fissa gli occhi neri e profondi dell'altro uomo con una faccia da poker. Ci sono alcuni secondi vuoti di silenzio, poi, l'uomo parla di nuovo. "Ho fatto alcune domande sulla tua famiglia in giro e, indovina un po'? Trovo molto strane le circostanze del tuo improvviso trasferimento qui a Hawkins. Ho deciso di proposito di non approfondire la mia ricerca, ma devi sapere che è molto facile per me risalire a qualsiasi tipo di informazione sensibile. Come puoi vedere, è stato molto facile trovare anche il tuo posto di lavoro".
Allora, è questa la parte minacciosa? Sì. Totalmente prevedibile. Quest'uomo è un tale cliché.
Billy sospira di nuovo, stanco e seccato. "Ok." sputa.
"Ok?"
"Ok. Ha vinto, signor Harrington. Lascerò suo figlio in pace. Avevo già questa intenzione, ad essere onesti. Non sentirà più parlare di me, mai più. Posso andare a casa ora?"
Il signor Harrington scruta Billy con evidente sospetto. Non gli crede, chiaramente, ma non è che Billy possa farci qualcosa. Qualsiasi cosa dica, qualsiasi cosa faccia, è sbagliata. Non sarà mai giusto. Conosce troppo bene la situazione, vero?
"Molto bene. Spero che farai quello che mi hai detto. Sii ragionevole, non c'è niente che tu possa fare. Buona serata, Billy". Henry Harrington parla velenosamente. "Sì, buona giornata". Billy gli dà un ultimo, lungo sguardo, poi, si precipita verso la sua macchina e sbatte la portiera.
Aspetta che l'altro sparisca nella sua grande BMW, poi, finalmente, comincia a tirare pugni al volante e impreca tra i denti, lasciando uscire la rabbia bollente troppo a lungo repressa.
"Cazzo, cazzo, cazzo! Fottuto stronzo!"
Preme la fronte sul volante e stringe la presa, stringendo i denti. Un bussare alla finestra lo fa trasalire. Scatta verso la fonte, trovando Frank che lo guarda con uno strano sguardo empatico sul viso.
"Tutto bene, ragazzo?"
Abbassa frettolosamente il finestrino e parla all'uomo con una voce rauca. "Va tutto bene, Frank. Solo una brutta giornata"
"Oh, beh, sai che tutti hanno dei momenti di depressione. Se vuoi..."
"Va tutto bene. Ci vediamo la prossima settimana". Prima che l'uomo possa aggiungere altro, avvia il motore e si precipita via con uno stridore di gomme. No, non vuole parlare con lui, non vuole parlare con nessuno.
Questa è esattamente l'ultima cosa che vuole fare ora. In realtà, ha solo bisogno di un posto sicuro dove isolarsi e crogiolarsi nel proprio dolore, lontano da qualsiasi essere umano, se possibile.
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