Capitolo 5 - modestia
"10 ottobre 1988
Caro diario, ti scrivo dalla mia cameretta, in preda a una vergogna assurda, con addosso il pigiama alle quattro del pomeriggio.
Oggi ho fatto una vera e propria figuraccia, anzi... mi ha fatto fare!
Praticamente oggi mancava una professoressa, così la mia classe è stata divisa nelle altre sezioni, indovina un po' in quale capito? Ma ovviamente! Proprio in quella del ragazzo che tutte parlano... si, sto parlando della classe di Mirco.
Tra me e me ho pensato «vabbè non sta succedendo nulla, basta non guardarlo e il gioco è fatto»
No, non sono stupida, solo che molte volte la mia faccia parla per me, e quando mi trovo in situazioni scomode come di imbarazzo, il mio viso prende il colore di un peperone rosso.
Quando entriamo con le sedie sotto mano, ci posizioniamo dietro e ovviamente chiacchieriamo tra di noi.
Inutile negarlo, ogni tanto il mio occhio cadeva sulle sue spalle, ma appena vedevo che si girava, distoglievo subito lo sguardo per non farmi beccare.
Come se mi avesse notata poi! Si, mi sarebbe piaciuto.
Comunque fatto sta che ad un tratto, proprio quando iniziavo a rilassarmi, sento il mio compagno dire a Mirco «ehi lo sai che quelle ragazze ti vogliono?» ridacchiando come un deficiente.
Lui non ci fa minimamente caso, non si è nemmeno girato per guardare, e non so se di questo sono felice o triste.
Ma non è finita qui!
Perché quando siamo usciti, finalmente, da quel posto che puzza come non so cosa, chiamato scuola, sento lo stesso mio compagno, da dietro. La conversazione ho iniziato a sentirla quando la voce di Mirco gli chiede «allora chi sono le tipe?»
Bah, che modi.
E poi il mio compagno, che sicuramente ci ha indicate, gli risponde «quella con i capelli corti e l'altra affianco»
Quella con i capelli corti sono palesemente io.
Ebbene, l'unica cosa che ho sentito uscire dalla voce di Mirco è semplicemente «ah va bene»
AH VA BENE
Ma che risposta è?"
Chiudo il diario e per oggi decido di smettere completamente di leggerlo.
Oggi devo vedermi con Alessio, gli avevo promesso di andare a casa sua a cena, così una volta che ho deciso cosa mettermi vado in bagno per prepararmi.
A contatto con l'acqua bollente non posso fare a meno di continuare a pensare a quel ragazzo dagli occhi neri descritto nel diario di mia madre. Ma chi è? Non me ne ha mai parlato, e per strada, quando esco con lei, non ho memoria di aver mai visto un uomo (ormai) così bello come lo descrive lei con cui ha scambiato qualche parola.
Magari si è trasferito da qualche parte.
Sono troppo curiosa di sapere cosa gli è successo, chi sia e come mai non me ne ha mai parlato.
Esco dalla doccia e finisco di prepararmi con la musica in sottofondo.
Quando sono finalmente pronta, sento il campanello suonare. Deve essere per forza lui.
Apro la porta e lo vedo davanti ai miei occhi, con un mazzo di rose in mano e il suo bellissimo sorriso che mi scalda l'anima.
«Sei bellissima»
Mi lascia un fugace bacio sulle labbra, urlo ai miei che sto uscendo e salgo in macchina lasciando le rose in un vaso a casa dei miei.
Appena metto piede in casa sua vengo assalita dalle sue due sorelline: Chiara, la più piccola, è ancora un topino, frequenta la seconda elementare ma è sveglia come poche bambine al mondo, vivace e affettuosa, con i capelli lunghi biondi che le incorniciano il viso e due occhioni enormi verdi come quelli del fratello, Alessio.
Marta, invece, è un paio d'anni più grande di Chiara, ed è l'esatto opposto, sia di carattere che di fisico. Lei, al contrario, ha un carattere chiuso e timido, se ne sta molto per i fatti suoi e si dimostra affettuosa solo con determinate persone e dopo che ha creato una certa confidenza. Ha la carnagione chiarissima con in viso alcune lentiggini che risaltano le sue guance paffutelle, i suoi capelli, neri come la notte ma lunghi come quelli della sorella e gli occhi castani grandissimi.
Appena mi vedono mi vengono incontro abbracciandomi, sono contenta di sentire il loro affetto così genuino, forse perché sono figlia unica e avere una sorella o un fratello per me è sempre stato un sogno lontano.
«Lasciatela stare e fatela entrare»
La voce di Giacomo, il fratello di Alessio, riesce a sovrastare le urla delle piccole assalitrici.
Quando alzo lo sguardo verso di lui mi accenna un sorriso. Anche lui l'opposto di Ale: un ragazzo alto e magro, con gli occhi e i capelli neri, esattamente come la madre.
Mi sento sempre a mio agio qui, in questa casa sempre piena di gente, bambini che urlano per tutta la casa e risate.
Ale dice che a lui invece è sempre piaciuto stare da solo, mentre io sono il contrario. Amo il caos, essere circondata dagli altri e avere sempre qualcosa da fare. Lui dice che è perché sono cresciuta in una famiglia con poche persone e senza fratelli o sorelle, io invece penso che faccia semplicemente parte del mio carattere.
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