Capitolo 25 - l'amore di una madre

«Ire tutto ok?»

Mi basta questa frase, mentre sono ancora davanti alla porta di casa, per farmi sprofondare in un pianto disperato. I miei occhi gonfi ora sono invasi da fiumi di lacrime che non riesco più a placare, mentre le mie gambe iniziano a cedere lentamente, portandomi ad inginocchiarmi per terra.

Sento le calde braccia di mia madre che mi avvolgono come una coperta calda, il suo profumo così famigliare mi trasmette quella sensazione di casa che mi lascia cadere ancora di più verso di lei.

Passa le sue mani tra una guancia e l'altra cercando di asciugarmi le lacrime, e dopo qualche minuto, mi solleva e mi porta piano piano in cameretta per stendermi nel letto.

«Ti va di parlarne?»
Sento che azzarda a chiedermi, quasi come un sussurro. Come se avesse paura che possa spezzarmi come prima.

Le faccio cenno di no con la testa, e quando sta per alzarsi riesco a malapena a tenerle stretto il braccio e a dirle sottovoce «non lasciarmi sola»

Lei mi sorride dolcemente, come solo una mamma può fare. «Non ti lascio sola, vado a prenderti un po' d'acqua»

Le faccio cenno di sì con la testa mentre la lascio andare.

Una volta aver bevuto, il mio battito inizia a tornare regolare, e una voglia di raccontarle tutto inizia ad assalirmi.

«Ho litigato con Ale» inizio

Lei continua a rimanere in silenzio, mentre io continuo «non ci vediamo mai, purtroppo non abitando tanto vicino siamo costretti a stare insieme solo il sabato e la domenica. Questo fine settimana mi ha dato buca perché ha detto che aveva da fare con il padre. Ci sono rimasta malissimo»

Lei mi guarda e azzarda «non è tutto qui, vero?»

Sospiro «no, io da lì mi sono arrabbiata e abbiamo iniziato a litigare. È arrivato a dirmi che se non mi andava bene, potevo anche mollarlo»

La vedo che aggrotta le sopracciglia «e tu cosa gli hai detto? Sappiamo entrambe quanto anche tu sia un peperino»

Sorrido «beh si, qualcosa gliel'ho detta» ammetto alzando le spalle

«Tutto si risolve, vedrai»

«Non lo so mamma, il fatto di essere arrabbiati e di non poterci nemmeno vedere fino a settimana prossima mi ha fatto star male»

«Lo so tesoro, la distanza è brutta, ma aiuta anche a capire in certi casi, e soprattutto l'attesa aumenta il desiderio»

«Ne sai qualcosa?»

«Si certo, ormai sei arrivata a capire qualcosa della mia giovane vita»

Ricordo quando tra quelle righe ha scritto che lei soffriva molto la distanza da tutti, e forse in questo un minimo la capisco. Solo che io ci sto insieme, so che lui mi vuole. Ma quanto deve essere stato angosciante stare lontano da tutti, compreso dal ragazzo che ti piace, e sapere poco e niente di lui?

Ma lui l'ha aspettata, il periodo che non c'era?

«Lui ti ha aspettata? Quando sei partita dopo la terza media, intendo»

Alza le spalle «non lo so»

«Come non lo sai»

Mi guarda vispa, si alza dal letto e prima di chiudere la stanza la sento dire «ora dormi un po', o comunque prova a distrarti. Tra un po' arrivo con un toast ok? Devi mangiare qualcosa, ma immagino che ora vorrai stare un po' sola. Per qualsiasi cosa chiamami»

Le faccio cenno di sì, mentre mi giro per cercare il suo diario e riprendere da dove ero arrivata.
Leggere mi distrarrà, almeno un po'.

"Caro diario,
Un paio di giorni fa in casa abbiamo ricevuto la chiamata brutta che purtroppo tutti ricevono: il mio adorato nonno ha un cancro terminale e non gli resta molto da vivere.

Vedere mia madre crollare a terra con ancora il telefono in mano è stato devastante, non l'ho mai vista così tanto fragile tra le braccia di mio padre che cercava di farla riprendere.

In quel momento così tanto confusionario, l'unica cosa che ho capito è stata che dovevo preparare la mia valigia con quella di mia sorellina, preparare sia me che lei e partire in Sardegna.

Non sapevo chi abbia fatto i biglietti, ero solo cosciente del fatto che mio nonno stava morendo e che volevo salutarlo prima di non poterlo vedere mai più.

I finali belli, con gli ultimi saluti però purtroppo non ci sono stati, perché mio nonno è morto quando noi eravamo ancora in viaggio.

Il tempo non c'è stato d'aiuto e il cancro terminale è stato molto più veloce di noi.

Questi giorni sono stati così tanto confusionari e terribili che non capivo nemmeno dove stavo. Sapevo solo che non avrei mai più rivisto quegli occhi colmi di dolcezza, che piangevano ogni volta che mi allontanavo da lui per partire.

Ora, nonno, non ci separeremo più, perché so che tu starai con me in ogni momento della mia giornata.

Il giorno dopo il funerale, mio padre riprende i biglietti per tornare nell'inferno. Inutile dirti che ho lottato con tutte le mie forze per restare lì, invano.

Ma proprio quando stavo per salire in macchina pronta alla ripartenza, mia nonna mi fa la promessa fino ad ora più bella e importante "Juli, abbi un'altro po' di pazienza, è appena morto nonno e nonna ha un paio di cose da sistemarsi, tra documenti e carta straccia. Dammi il tempo di mettere a posto queste cose, e ti prometto che ti chiamerò io stessa per venire a passare qualche mese qui da me, ok? Te lo prometto. Tu però adesso stai serena e tranquilla e promettimi che farai da brava.

Una promessa è una promessa, che io ho intenzione di mantenere, e sono sicura che lei farà lo stesso.
Sa benissimo che aspetterò quella chiamata con tanta ansia"

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