Capitolo 20 - non si finisce mai di conoscere una persona
Chiudo il diario un po' incredula di ciò che ho appena letto.
Ho sempre visto la mia mamma come una persona molto razionale, sempre calma e con una pazienza oltre ogni limite.
Ogni volta che deve prendere una decisione ci pensa per giorni, è sempre stata molto pacata e mai, e dico mai, l'ho vista fare qualcosa presa da un'impulso o dalla fretta.
A leggere queste righe non sembra minimamente che siano state scritte di suo pugno. Eppure quella calligrafia, che man mano che passano le pagine diventa sempre più elegante e raffinata, non mente.
Credevo di conoscerla, di sapere tutto di lei, ogni sfaccettatura del suo carattere.
E invece, ha proprio ragione il mio caro nonnino: non si finisce mai di conoscere una persona.
Però ora una domanda mi viene spontanea: perché è cambiata così tanto?
Cosa l'ha portata a modificare il suo carattere in questa maniera?
È passata dall'essere una ragazzina tutto pepe, euforica e impulsiva, a un'adulta sempre prudente in tutto ciò che fa e meticolosa su qualsiasi piccola imperfezione.
Vado in sala e, come sempre, controllo che non ci sia nessuno se non io e lei. Ho un paio di domande ora, alla quale mi dovrà rispondere per forza.
Esce dal bagno continuando a sistemarsi la sua folta chioma castana, racchiudendola in una coda alta
«ma non ti viene il mal di testa con quella coda tutto il giorno?»
«nah, ci sono abituata»
La osservo mentre noto con un pizzico di stupore la sua pelle delicata, iniziare ad essere contornata dalle prime rughe sugli occhi «perché non te li tagli a qui?» le propongo indicandomi le spalle
Lei spalanca gli occhi «assolutamente no! Li ho avuti e mi stavano malissimo»
«vabbè, comunque... ho giusto un paio di domande da farti»
«non l'avrei mai detto» accenna un risolino con un'aria sarcastica, poi si siede nel tavolo impaziente
«allora, te l'ha restituito il diario dopo lo schiaffo?» Inizio
Lei muove gli occhi da una parte all'altra cercando di ricordare «non ricordo se questo è scritto nel diario, ma si, me l'aveva reso il giorno dopo... non lui, ovviamente, ma Bea»
Mi siedo meglio ascoltandola, «non l'avevo aperto subito, ma quando ero seduta nel banco di scuola, quando avevo iniziato a sfogliarlo, avevo intravisto la prima pagina: aveva pasticciato la mia foto con rabbia. Non si vedeva nemmeno la mia faccia più»
«È la foto che c'è nel diario che sto leggendo io?»
Sorride «Sí, l'avevo spostata in quello, e meno male perché il diario dove mi fece la firma che occupava due pagine me l'aveva buttato mia nonna per sbaglio»
«avevi fatto vedere a Bea quello che aveva combinato il suo caro fratello?»
«certo, il giorno stesso. L'avevo aspettata fuori da scuola e le avevo detto testuali parole:"guarda cosa ha fatto Mirco", lei era scioccata, non ne sapeva niente e infatti non sapeva come chiedermi scusa. Io non le dissi il motivo, l'unica cosa che era uscita dalla mia bocca era "non è colpa tua, è lui. Abbiamo litigato ieri", poi avevo preso i piedi e me ne ero andata»
«Eri arrabbiata con lei?»
«Ma no Ire, lei non centrava nulla, e lui l'aveva fatto in un momento di rabbia»
«Come mai non ti confessavi con lei?»
«Non potevo, ero sicura che lei gliel'avrebbe ridetto subito»
«E riguardo lo schiaffo... lui cosa aveva fatto?»
Ridacchia, di nuovo «io lí l'avevo combinata grossa. Gli avevo dato uno schiaffo davanti a tutti. Prima, in quella piazzetta, c'era un bar che era sempre pieno di gente, ma principalmente era frequentato da ragazzi come noi. Io gli avevo dato uno schiaffo davanti a tutti, e lui all'inizio non sapeva cosa fare o cosa dire. L'avevo colto di sorpresa, poi dopo che aveva realizzato, ha iniziato ad essere gonfiato da quel coglione dell'amico che mi indicava e gli diceva "ti fai fare queste cose? Da lei?" Io sapevo che lui non avrebbe mai risposto allo schiaffo»
«Hai sbagliato lo stesso, però»
«Certo che ho sbagliato, e molto anche... però ti giuro che quello che ho scritto è vero: in quel momento ho sentito come un impulso, un diavoletto dentro me che mi diceva "fallo, ora o mai più!"»
Ad oggi, se avresti la possibilità di tornare indietro nel tempo, rifaresti tutto?»
«No Ire» il suo sguardo trema, quegli occhi color cioccolato stanno iniziando ad affondare in un mare che io non voglio vedere.
«Quegli occhi lucidi non mi piacciono»
«Stai tranquilla che non piango, le ho finite ormai le lacrime»
Di nuovo quella frase.
E con una forza incredibile, ricaccia indietro quelle che stavano iniziando a diventare lacrime, beve un sorso di acqua e riaggiusta la sua voce rotta, continuando «ho moltissimi rimpianti, sicuramente avrei dato più fiducia al mio istinto, mi sarei buttata»
Fa un minuto di pausa e poi riprende «però non so se sarebbe andata meglio o peggio»
«Vivi col dubbio?»
«Secondo te?»
Dopo tutta questa discussione, ho capito solo una cosa: non conosco affatto mia madre.
La vedo di nuovo tranquilla mentre parlottiamo tutta la sera.
Vederla così mi rassicura, ma non so cosa aspettarmi nelle prossime pagine.
Le sue parole non mi trasmettono tranquillità anzi.
Sento come due sentimenti contrastanti quando parlo con lei: da una parte sono tranquilla, perché ora la vedo felice e spensierata, però dall'altra mi pongo sempre un sacco di domande: come ha fatto a cambiare così drasticamente il suo carattere? È passata dall'essere la ragazzina che non pensa mai alle conseguenze, all'essere sempre così vigile e attenta, pensare e ripensare alla situazione prima di agire e a non rischiare mai nulla.
Cosa l'ha fatta cambiare così tanto?
Sarà l'età?
Oppure è successo qualcosa che l'ha obbligata a cambiare?
Un trauma?
Vorrei poter dar voce alle mie domande, ma tanto sono sicura che sarebbe tutto inutile, lei non mi dirà nulla.
L'unico modo per scoprirlo è andare avanti con la storia.
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