Capitolo 17 - lo scherzo non gradito

Caro diario,
Oggi mi sento terribilmente nervosa, questa domenica mi sono svegliata ancora frastornata da ciò che è successo ieri sera.

Una volta tornata da scuola mi vedo con Bea per darle il mio diario. In questo diario abbiamo deciso di scrivere poesie o semplicemente pensieri personali, e ogni tanto glielo presto così che anche lei possa trascrivere qualcosa.

So benissimo che qualsiasi cosa io le presti, Mirco gliela ruba e la fruga per poi rendergliela usata.
Così, per vedere se lui fa qualcosa, ho scritto una frase che diceva "se non è destino, non accadrà. Ma se lo è, che succederà?" E la "M" come finale.
Non vedo l'ora di vedere se farà qualcosa, se magari scriverà o lascerà qualche segno.

Nelle prime pagine ci sono trascritti i miei dati e sopra ho appiccicato la mia foto, ovviamente scelta meticolosamente.

Comunque, quando sono rientrata dal nostro incontro, ho visto mia zia con mio zio abbastanza accigliati. Mi hanno raccontato che è venuto a farci visita il padre di Mirco, arrabbiatissimo, incolpandomi del fatto che avevo fatto uno scherzo telefonico di cattivo gusto dove dicevo cose irripetibili del figlio.

Ovviamente questa cosa non è assolutamente vera, mai mi sognerei di fare una cosa del genere e mai avrei il coraggio. E poi, se davvero fossi io l'artefice, andrei a dire il mio nome?

Non so come, non so perché, ma qualcuno ha fatto quella chiamata dicendo chissà cosa e poi ha fatto il mio nome, incolpandomi.

Fortunatamente, mia zia con mio zio mi hanno difesa, immaginando che non avrei mai fatto una cosa del genere, e le mie parole per loro, come mi hanno detto, non sono state altro che una conferma.

Non capisco però, sinceramente, perché fare una cosa così spudorata e poi fare il mio nome.
Onestamente non ho nemmeno idea di chi possa essere, perché alla fine non ho mai fatto un torto a nessuno, sono sempre stata molto tranquilla con tutti. Si, magari a volte ho fatto un po' l'antipatica con chi mi scocciava, ma la cosa non è quasi mai partita da me, e poi cosa avrei mai potuto fare o dire per avere in cambio una cosa del genere?

Ora mi chiedo, chissà se Bea con Mirco sanno tutto, chissà se c'erano anche loro davanti a questa chiamata e chissà lui cosa avrà pensato di me.

Magari si è fatto un'idea totalmente sbagliata sulla mia persona?

Sento la necessità di parlargli, di dirgli la mia verità, perché mai, mai avrei fatto una cosa del genere.

Domani prenderò tutto il coraggio che ho in corpo e gliene parlerò. Spero solo che voglia ascoltarmi, che mi creda e che, se si è fatto questa idea su di me, che possa fare in modo di toglierla e di fargli capire che il mio essere stronza ha un limite, che non ha mai superato neanche lontanamente quel confine.

Posso stuzzicare, discutere e anche litigare quando serve, ma non così.

Non ti nego che al solo pensiero di parlargli mi tremano le gambe e il respiro diventa affannoso. Mi sono già preparata il discorso a memoria e spero che non mi esca la voce strozzata o di balbettare, o ancora peggio di rigirare sulle cose.

Non dovrò assolutamente guardarlo negli occhi, ma prendere un bel respiro profondo e concentrarmi solo sulle parole che ho già ripetuto un sacco di volte qui da sola.

Che poi magari mi sto facendo tutte queste paranoie e alla fine nemmeno mi vorrà ascoltare, o addirittura quando lo chiamerò mi ignorerà deliberatamente.

Però almeno potrò dire che io ci ho provato.

Vado da mia mamma ancora con il diario tra le mani e con la pagina segnata dalla mia stessa mano per non perdere il segno.

«Com'è andata? Ti ha ascoltata?»

Vedo mia madre ridacchiare «diciamo che era andata meglio di quanto io mi aspettassi»

Le sorrido «lo immaginavo»

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