Capitolo 10 - una presenza importante
Caro diario, ieri rileggendo le ultime pagine mi sono resa conto che ho raccontato solo la mia piccolissima storia e del ragazzo di cui sono colata, ma non mi sono preoccupata di raccontarti della mia migliore amica!
Sonia e io ci conosciamo da praticamente tutta la vita, siamo le classiche "migliori amiche da sempre", le nostre madri si conoscevano già da tempo e fortuna non voleva che io e lei abitassimo a due case di distanza.
Seppure ci conosciamo da sempre, io e lei siamo l'esatto opposto in tutto, soprattutto caratterialmente: io sono istintiva e dannatamente orgogliosa, lei calma e sobria in tutto ciò che fa; a me piace vestirmi un po' fuori dal normale, il mio stile è più particolare, mentre lei è la classica ragazza della porta accanto con la coda castana che indossa camicetta e jeans; io ribelle e testarda, lei obbediente e premurosa.
Sebbene litighiamo tutti i giorni, molte volte i nostri caratteri così diversi ci aiutano a far riflettere l'altra, a renderci conto che il mio punto di vista può essere giusto come il suo, seppure diverso.
Lei ha due grandi occhioni tondi castani, una carnagione chiarissima che risalta ancor di più quando si contrasta con la mia. Le sue lentiggini spruzzate sul viso le danno quel tocco di dolcezza in più e risaltano più che mai i suoi zigomi e le sue guance rosse. È leggermente più alta di me, con i capelli castani scuri e un fisico magro e asciutto che io invidio tanto, date le mie forme.
Di lei ho sempre apprezzato il fatto che sa essere sempre presente nella mia vita, in ogni momento io so che se ho bisogno, lei c'è. E non lo dico tanto per, ma è sempre successo così, mi è bastato fare una chiamata a casa sua per ritrovarmela cinque minuti dopo da me. Non importa cosa lei stia facendo, appena sente il mio tono di voce strano, lei molla tutto e si precipita per sapere cosa succede.
Ogni volta passiamo ore a parlare, non importa se ci siamo viste tutto il giorno, noi qualcosa per cui parlare la troviamo sempre. Molte volte quando rientriamo a casa, dopo scuola e dopo un intero pomeriggio passato insieme, rubiamo il telefono di casa e passiamo ore ed ore a parlare, fino a quando uno dei nostri genitori non se ne accorge e ci obbliga a chiudere, con un "ma cosa state a parlare per ore? Non vi siete viste poco fa? Siete tutto il giorno tutti i giorni insieme!"
Entrambe facciamo spallucce e ci dileguiamo. Troppo complicato da spiegare.
Mamma! Ma la tua migliore amica era proprio zia Sonia?»
Le chiedo sbucando da dietro la porta
«ebbene sì, proprio lei»
«quindi lei sa tutto di te?»
«diciamo di sì, sa molto. Lei ha vissuto gran parte di quei giorni con me»
«che bella un'amicizia così. Mi immagino voi che crescete insieme...»
In quell'esatto momento vedo il volto di mia madre incupirsi, diventa seria tutto in una volta e con una voce ferma la sento dire «non è tutto come sembra»
Aggrotto le sopracciglia «che vuoi dire? Ti ha mentito?»
Fa un sospiro «diciamo che non è stata sincera in ogni momento con me. Forse perché eravamo ancora molto piccole, ma certe cose non sono mai riuscita a perdonargliele. Le avrei capite da una persona qualsiasi, da un'amica "X", ma non da lei e non dopo tutto quello che eravamo»
«mi stai incupendo»
Tradotto nella mia lingua: non capisco quello che mi stai dicendo, spiegamelo grazie.
La vedo alzare gli occhi al cielo e sbuffare «Irene te l'ho già detto, se vuoi sapere devi leggere. Non ha senso altrimenti. Tanto valeva che te lo raccontavo io non credi?»
Do finalmente sfogo al mio pensiero che mi attanaglia «ma scusa, non avresti fatto prima? Cioè, perché hai aspettato così tanto? E perché non vuoi parlarmene tu?»
La vedo abbassare il viso «perché certi ricordi non riesco più a reggerli»
Quando rialza il suo bel faccino, lo sguardo scrupoloso che aveva prima da spazio a due occhi lucidi, sento il suo tono di voce più flebile, e la sua figura si è fatta tutta un tratto fragile e delicata.
Cosa le è successo? Che fine ha fatto questo ragazzo? Cosa ha fatto zia Sonia per non avere il perdono totale di mia madre? E perché dice che certi ricordi sono troppo dolorosi?
Non capisco, davvero non capisco perché non me ne aveva mai parlato prima. Eppure per ora sembra davvero la vita di una qualsiasi tredicenne. Cosa le sarà mai capitato di così tanto terribile?
Sentiamo entrambe il suono del cancello che si chiude. Questo vuol dire solo una cosa: papà sta rientrando dal lavoro.
Corro in camera a nascondere il diario mentre vedo mamma che si sistema e riprende con nonchalance a buttarsi nel divano con il telecomando in mano e fare zapping sulla tv a caso.
Quando papà mette piede in cucina io sono appena spuntata dalla porta della mia camera. Si avvicina prima a mia madre per stamparle un bacio a stampo, e poi a me lascia un bacino dolce sulla fronte.
Mio padre, a differenza di mia madre, è un uomo così tanto dolce da sorprenderci sempre. Il modo in cui ci dimostra il suo amore nei nostri confronti è tanto banale quanto essenziale: mi dimentico la merenda a casa? Lui è pronto a portarmela a scuola, perché "la sua bambina non deve stare senza mangiare", allo stesso tempo, però, anche dolcemente severo al punto giusto.
La complicità che ha con mia madre, poi, è talmente grande che sembra si conoscono da sempre.
A differenza sua, però, mio padre è molto più impulsivo, agisce senza pensare e dice di avere sempre diciotto anni dentro, in contrasto con la severità e la rigidità assurda di Hitler.
«com'è andata oggi a lavoro?»
Si gira verso di lui con fare interessato, e mentre lo vede sistemarsi la borsa da lavoro, gira velocemente la testa verso di me schiacciandomi un occhiolino.
«tutto bene, il mio titolare mi ha avvisato dicendomi che questo fine settimana abbiamo cena aziendale»
Vedo mia madre girare la testa da una parte all'altra come un robot «io ti avviso già da ora»
Si muove gesticolando con fare minaccioso, mentre il mio caro papà si gira verso di me facendomi una smorfia «se torni a casa ubriaco come sempre, litighiamo!»
«ma no Juli tranquilla, è una cena tranquilla niente alcol»
Li guardo così complici, belli e diversi che mi scappa un risolino. Io così simile caratterialmente a mio padre, con la testa tra le nuvole e una voglia di divertirmi sfrenata, ma con l'aspetto del soldato Julia.
«ecco qui, le ultime parole famose! Ire mi raccomando l'hai sentito anche tu»
Così belli e così dannatamente imperfetti.
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