Capitolo 1 - l'inizio

Sono finalmente arrivata al mio diciottesimo compleanno, e qui, davanti a tutti i miei parenti e amici, mi inchino per soffiare le candeline davanti a me.

Urla e schiamazzi riecheggiano nella sala mentre un sorriso a trentadue denti mi appare in volto, vedendo il mio ragazzo al mio fianco che mi tiene la mano. Mi avvicino a lui per stamparli un bacio a stampo e perdermi tra i suoi occhi verdi.

«Ire, vogliamo la torta!»

Sento voci indistinte che urlano il mio nome, incoraggiandomi a tagliare la torta con il mio volto sopra, sento la presa della mia mano allentarsi da quella di Alessio, che mi sorride e si allontana, per poi vederlo qualche secondo dopo con i piattini da torta in mano.

Allungo lo sguardo dietro di lui vedendo la figura di mia mamma, che si avvicina a me passandomi il coltello.

«La prima fetta la deve tagliare la festeggiata»

Le sorrido, mentre le prendo il coltello dalle mani per tagliare la torta e metterla nel piattino che mi passa Alessio.

L'euforia che mi trasmette l'alcol in circolo dentro me fa presto ad abbandonarmi, lasciando spazio a giramenti di testa e stanchezza. Quando mia madre mi vede in queste condizioni, mi guarda storto, mi avvicino a lei cingendole le braccia nella vita e godendomi il suo dolce profumo.

«Mi da fastidio vederti in queste condizioni, ti sembra il caso di ubriacarti in questa maniera?»

Stacca le mie braccia voltandosi continuando a rimproverarmi «mamma ti prego, non ora la ramanzina, lasciala a domani»

Mi appoggio una mano sulla testa chiudendo gli occhi.

«Guarda in che condizioni è tua figlia, lo sapevo che sarebbe finita così»

Vedo mio padre di fronte a lei, mentre alza gli occhi al cielo «lasciala divertire, le prende così perché non è abituata; tu piuttosto, ti vedo molto stanca... vai a casa, a lei la accompagno io più tardi come se ne vanno via tutti»

Mi lancia un'occhiata facendomi l'occhiolino, mentre accompagna mia mamma da mia zia per riportarla a casa.

La serata prosegue fino alle tre del mattino, ma non appena metto piede in auto per andarmene, sento tutto l'alcol risalirmi lungo la gola «papi, temo che sto per vomitare»

Lui accosta l'auto per fermarsi «se devi vomitare, vomita qui perché a casa tua madre non te la farà passare liscia»

Provo a scendere dall'auto ma nulla, così risalgo e arriviamo a casa, papà apre la porta e io mi dirigo subito in bagno, sento lui dirmi piano «Ire fai piano altrimenti chi la sente tua mamma»

Non faccio in tempo ad uscire dal bagno che subito sento la sua voce

«Brava! Complimenti Irene, già facciamo i conti domani mattina»

Sorrido mentre vado in camera per sdraiarmi nel letto, chiudo gli occhi non vedendo l'ora che sia domani.


Mi sveglio con la testa che pulsa, alzandomi dal letto, d'istinto, mi appoggio una mano sulla fronte chiudendo un occhio. Apro la porta della mia stanza per andare in bagno a lavarmi la faccia; dire che ho un aspetto orribile sarebbe un eufemismo.

«Beh, ti sei divertita ieri?» il viso di mia madre con la sua solita aria di severità mi viene incontro, continua a guardarmi storto aspettando una risposta che non arriva, alzo gli occhi al cielo sbuffando.

«Avanti Ju, non rompere, era il suo compleanno»

Come sempre, il mio adorato padre viene in mio soccorso.

«Guarda che se si comporta così è colpa tua! Sa di avere il tuo appoggio. Ma poi cosa mi confondo con voi due che siete uguali»

Continua a parlare da sola mentre mi avvicino al tavolo «vuoi una bustina?» mio padre ridacchia di mia madre, mentre io faccio di no con la testa. Al mattino, è molto raro che io risponda a qualcuno, dopo che mi sveglio deve passare almeno un'oretta prima che il mio cervello si svegli e inizi a funzionare.

Mio padre esce mentre io rimango seduta in una sedia, con i gomiti appoggiati al tavolo coprendomi gli occhi e continuando a sentire i borbottii di mia madre sempre più vicini a me, tanto da percepirla al mio fianco.

«Ti prego mamma, la ramanzina a più tardi»

Le dico, con la bocca ancora impastata dal sonno. Alzo la testa vedendola di fronte a me, con un braccio appoggiato al tavolo e le sopracciglia corrucciate; vedo che da dietro la schiena tira fuori un vecchio diario tutto sgualcito «questo è il diario di cui ti parlavo, il diario dove c'è scritta tutta la mia vita e alcune lettere»

La osservo con gli occhi luccicanti e un sorriso da ebete, afferro con molta cura il diario  iniziando a sfogliarlo.

«Tuttavia... non è l'unico che sono riuscita a conservare, però quello te lo darò solo dopo che sei arrivata a un determinato punto della storia»

Mi osserva con occhi pieni di nostalgia e un sorriso tirato, mentre la guardo incantata e impaziente.

«Mi raccomando, trattalo con cura... ci sono affezionata»

«Tranquilla» cerco di rassicurarla mentre mi alzo dalla sedia per andare in camera a leggere.

«Se hai bisogno di spiegazioni dimmelo, ma quando non c'è papà»

Annuisco chiudendo la porta alle mie spalle.

Mi posiziono nel letto a gambe incrociate e finalmente lo apro.

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