Prologo
Germano Micca, venticinque anni e i segni di una incipiente calvizie, sedeva a occhi socchiusi sulla poltrona davanti alla finestra. Era un torrido pomeriggio di agosto e cinque perline di sudore principiavano a colargli sulla fronte.
Come era iniziato tutto? Stava chiedendosi Germano. Cosa era accaduto la primavera scorsa - cosa sarà stato, marzo? I primi di aprile? - da indurlo a ritrovarsi in un tale stato di...spossatezza?
Dunque, pensò Germano Micca, come era andata? Si concentrò e fece largo, nella torpida nebbia della sua mente prostrata, al pensiero degli strani fatti capitatigli pochi mesi avanti. Era stato davvero lui a fare tutto ciò? Quasi non riconosceva se stesso.
Un esaurimento. Sì, qualcosa del genere; un attacco nevrotico acuto lo aveva assalito e aveva perso il lume degli occhi. Doveva essere andata certamente così. Ma perché poi? Allora non se l'era chiesto, e adesso gli pareva di pensare con curiosità e condiscendenza alle mattane di un bambino iracondo e intemperante.
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