8.7 Dentro la tempesta

-Che cosa sta succedendo?- riesco a mormorare dopo un tempo che mi è parso infinito, tempo che Robert ha passato nel cercare di creare un buco nel pavimento della mia camera.
Continua a sussurrare che è una cosa impossibile e cose simili, così mi guardo il polso: un polso normalissimo se non si sta a guardare il disegno di una nuvola completamente nera dalla quale scaturisce un fulmine e qualche goccia di pioggia.
Sì, questo tatuaggio misterioso che pochi giorni fa era solo un abbozzo di un fulmine ora è completamente formato.
Il mistero continua a infittirsi.  

Robert continua a voler creare un buco e io continuo a spazientirmi, riesco a innervosirmi talmente tanto che di punto in bianco esclamo a voce alta la stessa domanda che prima ho solo mormorato precedendo un forte tuono che proviene da dentro la stanza.
Robert salta dallo spavento e finalmente torna a guardarmi e a smettere di mormorare cose a me incomprensibili.
-Scusa, sediamoci e ti spiego tutto.-
Si siede sul letto come se questa fosse camera sua e mi fa segno, o mi dà il permesso, di sedermi accanto a lui.
Ma prego caro! Tanto questa non è camera mia, vero?

-Devi sapere che questa università non è come le altre, anche se penso che tu lo abbia già intuito- al mio cenno del capo continua il suo monologo -Bé, ecco, qui è differente anche per il fatto che in questa università si può iscrivere solo chi ha determinati prerequisiti, infatti chi non li ha non la trova nemmeno-
Ecco perché nessuno dei miei compagni di classe la conosceva! E io che da quando sono arrivata ho dato la colpa solo alla localizzazione geografica!
-La restante differenza è il fatto che questa università tira fuori i poteri che hai dentro di te-
Ok, ha fumato veramente qualcosa di forte!

Gli lancio la mia famosa occhiata sarcastica che chiede da sola che cosa sta dicendo e lui, dopo aver alzato i suoi occhi cerulei al cielo e avermene impedito la visione per pochi secondi, riprende a parlare.
-Hai qualcosa alla quale tieni poco che non ti interessa se si rovina o meno?- chiede guardandomi dritto negli occhi, i quali lo stanno sfidando a continuare con questa pagliacciata.
Distolgo lo sguardo e cerco nella stanza, fin quando non vedo la busta che questa mattina conteneva i miei corsi dell'anno nel cestino della spazzatura posto sotto la scrivania.
Mi alzo per prenderglielo e glielo porgo.
Di riflesso lui mi porge le mani, sussurrandomi di controllare che non ci sia niente di strano: le prendo tra le mie, saggiandone una delicatezza che non credevo possibile sulle mani di un ragazzo, ammirandone la forma affusolata e mi piacerebbe tanto ricevere carezze da queste mani.
Ma che cosa sto iniziando a pensare Wendy, torna con i piedi per terra!

Cerco di mascherare il mio imbarazzo, fingendo di fissare ancora le sue mani, come se fossi in cerca di qualcosa e poi gliele lascio, come a dare il mio ok.
-Bene. Hai appurato che non ho qualche marchingegno strano e cose simili e ora posso continuare con il mio discorso- dice prima di prendere un grosso respiro e tornare a guardarmi negli occhi.
-Come dicevo, questa scuola tira fuori il potere che è dentro di te: ovviamente non siamo tutti uguali, c'è chi controlla le menti, chi la terra, chi l'acqua, chi su tuoni e tempeste e molto altro. Io ho il controllo sul fuoco e i tatuaggi sul polso destro sono il marchio del nostro potere. Sono tatuaggi magici, ovviamente-
Se fossi meno educata gli riderei in faccia, ma lo sono troppo e c'è qualcosa dentro di me, o forse è solo quel tatuaggio sul polso che mi spinge a non fermarlo.

-So che detta così potrebbe sembrare solo il delirio di un pazzo, tranquilla. Ecco perchè ti ho chiesto di qualcosa al quale non tieni: voglio darti una dimostrazione pratica-
Chissà perché ma a me sembri solo ogni secondo più pazzo e sto pensando veramente di portare la mia famiglia in bancarotta per uscire da questa gabbia di matti!
Prende la busta tra le mani e con gli occhi mi invita a non fissarmi nelle sue pagliuzze verdi e marroncine per guardare che cosa succede tra le sue mani.
Abbasso lo sguardo, leggermente imbarazzata e vedo i palmi delle sue mani diventare di un colore più simile al rosso e comincia a uscire un leggero fumo, seguito poi dalla busta che prima si accartoccia e poi inizia a diventare nera, finendo per diventare cenere.
Alzo lo sguardo, sbalordita, su di lui che mi guarda divertito e fa uscire una piccola fiammata dalla sua bocca.
Spaventata e sconvolta faccio un movimento all'indietro, per evitare che il fuoco mi bruci e finisco con la schiena a terra che chiede pietà da queste continue botte.
Qualcuno mi dia un pizzicotto perché sono sicura che si tratta di un incubo!  

Vedo la sua testa fare capolino da sopra il letto e lo vedo mordersi le labbra, cercando disperatamente di non ridere, tentativo che non dura a lungo visto che dopo pochi secondi si lascia andare a una grassa risata.
Subito dopo lo seguo, scaricando la tensione che si stava accumulando sui miei poveri nervi.
Quando Robert mi aiuta per farmi sedere nuovamente sul letto, smetto di ridere ricordando tutte le sue parole e la mia mente cerca di elaborarle tutte per trovare una spiegazione logica.
-Non provare a cercare di far diventare la magia qualcosa di logico, finirai solo con il diventare pazza-
Penso di esserlo già, sinceramente

-Oh, cavolo! Si sta facendo veramente tardi e io inizio ad avere fame. Hai qualche strano impegno o vieni a mangiare con me così ti dico qualche altra cosa sulla scuola?- mi chiede con un sorriso angelico che farebbe fuori anche un cuore di pietra.
Sospiro e faccio per annuire, prima di ricordarmi di Ayelet e di farmi strillare per il senso di colpa.
-Che cosa succede? C'è una mosca nella stanza?- chiede, fingendosi allarmato per prendermi in giro.
Lo guardo male, smettendo di saltare da una parte all'altra della stanza per prendere quello che mi serve per raggiungere Ayelet, anche se continua a lasciarmi una strana sensazione addosso.
-Mi ero dimenticata di avere un impegno per cena con una ragazza che ho conosciuto in questi giorni e sono in mega ritardo!- spiego riprendendo a saltare come un coniglio per la stanza.
Quando apro la porta e mi volto per farmi raggiungere da lui mi pare di vedere una scintilla di delusione nei suoi occhi, ma subito si alza e con un sorriso sulle labbra mi raggiunge, sussurrandomi poi in un orecchio che mi accompagna al luogo dell'appuntamento così da spiegare che la colpa è sua, finendo con il dirmi che per oggi le rivelazioni sconcertanti sono terminate.

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