8.6 Dentro la tempesta

Questa mattina è la mattina nella quale scoprirò le materie che dovrò seguire: sono nervosa anche se tutti dicono che non dovrei visto che le mie lezioni saranno solo cose che mi piacciono e nelle quali sono brava.
Mi alzo dal letto per aprire le finestre, ma qualcosa di scivoloso mi fa ritrovare con il sedere a terra.
Rimango qualche attimo spaesata, senza sapere se ridere o piangere per tutto quello che mi succede, prima di iniziare a sentire del bruciore sul fondo schiena, finendo così per esclamare a mezza voce un verso di dolore.
Mi guardo intorno e ancora attaccato al mio piede c'è ancora il pezzo di carta che mi ha impedito una bella mattinata senza cadute e quando lo prendo, per buttarlo direttamente nel cestino noto che si tratta di una busta.
Una busta della scuola.
Sono già arrivati i risultati?

Con l'ansia che inizia a prendere possesso del mio cuore, che ora rimbomba come un tuono tra le pareti di questa stanza, mi alzo per sedermi sul letto, tenendo lo sguardo fisso sulla busta.
Le mani tremanti non ne vogliono sapere di riuscire a farmi leggere queste righe in cui si esprime il mio corso di studi per quest'anno.
E anche l'unico anno che frequenterò qui.
Guardo le pareti bianche attorno a me, per calmarmi e ricordare a me stessa che non devo essere così entusiasta né affezionarmi troppo, visto che non starò qui per molto.
Prendendo qualche respiro riesco a calmarmi e non sento più rombi del mio cuore, anche se assomigliavano molto più a tuoni.
Do tutta la mia attenzione ai fogli davanti a me.

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Vago come uno zombie per il campus, ancora frastornata da quel che ho letto.
Sono felice, ma anche un po' sconvolta: come posso frequentare una lezione chiamata "Come avere il controllo dei propri poteri"?
Qui devono essere impazziti, non c'è altra soluzione.

Continuo a vagare fin quando non vado a sbattere contro qualcosa, anzi no, è un qualcuno visto che lo sento lamentarsi per il dolore e questo le cose inanimate non lo fanno.
Quando alzo lo sguardo incontro gli occhi verdi di Ayelet che mi sorride quando mi appresto a porgerle le mie scuse.
-Sconvolta dalle lezioni anche tu?- chiede con un piglio divertito sul volto, quasi che le mie disgrazie la divertano.
Mi limito ad annuire alzare la testa per vedere quante matricole vagano per il campus chiedendo informazioni sui corsi, ma nessuna di esse lo fa: sembro essere l'unica a essere così spaesata.
-Tu che lezioni dovrai seguire?- chiedo per distrarmi dai soliti tuoni che ormai ho imparato a capire essere solo il mio cuore che rimbomba nelle mie orecchie.

Chiacchierare con Ayelet sulle lezioni mi è servito, soprattutto perché sembrava avere una spiegazione logica per tutto e ha detto che tutti quelli che sono qui sono contenti delle lezioni, quindi non saranno sicuramente traumatiche.
È uscito fuori che abbiamo qualche lezione in comune, come Letteratura Italiana, una delle poche materie normali qui dentro e Corso di sopravvivenza base.
Dopo qualche ora ci siamo separate per raggiungere ognuna la propria camera e poi ritrovarci per andare a cenare insieme in uno dei tanti posti del campus.
Quando arrivo, davanti alla mia porta trovo due sorprese, una è la pila di libri di testo che saranno adottati dai docenti nel corso dell'anno e l'altra è Robert, il quale tiene tra le braccia i miei libri.
Non lo vedo da tre sere...

Mi avvicino cautamente, come se mi stessi avvicinando a una bomba visto che non so quale sarà il suo umore quando inizieremo a parlare e apro la porta, rimanendo però sulla soglia, con la schiena verso l'interno della stanza e con le braccia incrociate davanti al petto per nascondermi dagli sguardi che potrei ricevere da lui.
Le maglie a maniche lunghe che sto usando per nascondere quella sottospecie di tatuaggio che mi ritrovo sul polso stanno finendo, devo trovare al più presto la lavanderia.
-Scusa, sai dirmi dove trovo qualche posto per lavare i panni?-
La domanda che qualcuno sta ponendo pare proprio leggermi nel pensiero.
-Non ci vediamo da giorni e prima ancora di salutarmi mi chiedi se so dov'è la lavanderia?-
No, non dirmi che...

-Okay, aspetta che formulo una frase migliore: Ciao Robert, come stai? Che ci fai davanti alla mia stanza e con i miei libri di testo in mano?-
Mi appoggio allo stipite della porta pregando chiunque mi guardi da lassù di non farmi cadere per una mancanza di appiglio, sfidandolo con lo sguardo.
-Sto bene, grazie per l'interessamento Wendy. Tu, tutto bene? Sono contento che tu abbia capito che volevo farti il favore di non farti affaticare per prendere tutti questi libri da terra per portarli in camera tua.-
Un sorriso gli addolcisce i lineamenti e mi fa capire che non ce l'ha con me.
-Entra.- dico solamente mentre mi sposto e mi siedo sul letto, salutando mentalmente il tempo per rinfrescarmi e cambiarmi d'abito.

-Di cosa volevi parlarmi?- chiedo nello stesso momento in cui lui mi chiede come mai non ho personalizzato la stanza.
Non rispondo, fingendo di non aver sentito la sua domanda e continuando ad attendere la sua risposta, che non tarda ad arrivare:
-L'altra sera mi hai chiesto dei miei tatuaggi e da allora continuo a chiedermi che cosa ci fai qui se non conosci nulla di questo posto.-
Ma di che diavolo sta parlando?
-Aspetta, ti fermo subito: quanto hai bevuto prima di venire qui?-
La sua risata sincera, come se io avessi fatto una battuta mi spiazza.
Che cavolo ha da ridere?

-Mi spieghi che cosa hai guardato della scuola prima di iscriverti?-
Assumo un cipiglio infastidito e distolgo lo sguardo, puntandolo ovunque tranne che su di lui.
-Puoi farmi vedre il tuo polso destro?- chiede gentilmente.
Questo ragazzo mi sorprende ogni secondo di più.
Con esitazione allungo il polso nella sua direzione, senza alzare la mia maglia nera, cosa che si appresta a fare lui.
La sorpresa gli prende tutto il volto e lascia il mio polso come se avesse preso la scossa.

-Quindi eri tu.-
Un lampo illumina la stanza e il tuono che la segue subito dopo mi fa saltare per lo spavento.
Che cosa sta succedendo? 

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