8.3 Dentro la tempesta
Dopo aver consegnato il test ed essermi guadagnata, per così dire, delle strane occhiate dal corpo docenti riesco a uscire e respirare finalmente aria pulita.
Ora ho la giornata libera e ne approfitto per portare avanti la mia esplorazione del campus che sostituirà la mia casa per molti mesi, visto che ieri mi ero fermata tutta la giornata in biblioteca senza che me ne fossi neanche resa conto.
Visito la mensa, le aule, i cortili e le gigantesche aule studio che mi disorientano un po', visto la quasi assenza di tavoli.
Mentre cammino penso ai corsi che mi piacerebbe studiare, come tempestologia e una delle tante materie riguardanti l'acqua, visto che sento l'acqua come mio elemento.
-Ehi! Scusa!-
Sento qualcuno gridare a gran voce per richiamare qualcuno e mi guardo intorno per gustarmi la scena: sono curiosa e adoro queste cose.
Oltre a me ci sono molte persone, tutte che sono voltate verso di me.
Che cos'hanno contro di me? Io non ho fatto niente!
Nel silenzio sento un respiro affannoso proprio davanti a me, catturando la mia attenzione e dimenticando di essere l'oggetto di quella altrui.
Davanti a me c'è la stessa ragazza che questa mattina era seduta al mio fianco e quella che mi ha colpita.
Che cosa vuole ancora da me?
La guardo con un misto di curiosità e attesa mentre cerca di riprendersi dalla corsa che deve aver fatto per raggiungermi.
-Eccomi, scusa-
Probabilmente attende una mia risposta, ma vedendo che non è quello che riceverà riprende il suo monologo:
-Ti stavo cercando da quando ho consegnato il test, ma sembravi sparita nel nulla-
Mi sembra di sentirla borbottare qualcosa di simile a un "non che qui sia molto difficile" e poi che inizia a blaterare scuse inutili per quel colpo di qualche giorno fa.
Tranquilla ragazza senza nome, cerco di starti lontana solo per una sensazione che ho. Il colpo l'ho già dimenticato.
-Ascolta-
Vengo interrotta subito da lei, per sentire il suo nome, Ayelet, per poi riprendere il fatto che non servono scuse perché quel colpo è già finito nel dimenticatoio e quando vedo la sua faccia appagata sento un peso in meno sullo stomaco.
-Allora ti va di andare a prendere qualcosa da mangiare? Sto morendo di fame.- chiede mettendo una mano sul suo stomaco per rimarcare il concetto.
-Se non vuoi venire non serve quella faccia impaurita come se avessi paura che potessi mangiarti. Sono vegetariana.-
Mamma mi ha sempre detto che la mia faccia è un libro aperto, ma non di quelli in una specifica lingua che capiscono solo in pochi. Lei mi ha sempre detto che la mia faccia è un libro per bambini aperto che possono capire tutti.
Forzo un sorriso, cercando di scusarmi e accetto l'invito.
In fondo potrei capire il perché della sensazione che sento dentro e che non vuole lasciarmi andare.
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Abbiamo mangiato insieme e chiacchierato e pare essere una ragazza a posto, nonostante la sensazione che io continuo ad avvertire dentro di me.
-Scusami ma adesso devo andare, rifacciamolo qualche volta!-
Fingo un entusiasmo che non mi appartiene, sperando che non traspara quanto preferirei non rivederla più e torno in camera.
Senza rendermene conto, immersa nei miei pensieri, arrivo davanti alla biforcazione dei dormitori e giro a sinistra.
La fortuna non dev'essere dalla mia parte perché un ragazzo evidentemente alticcio nonostante sia solo primo pomeriggio mi viene contro e continua per la sua strada ridendo.
Non avevo ancora mai visto un ragazzo nel nostro dormitorio, ma prima o poi sarebbe dovuto capitare...
Quando arrivo all'altezza della mia porta, questa mi si apre davanti paralizzandomi sul posto.
Chi è entrato nella mia stanza?
-Ehi, ciao bella bionda! Rob, non sapevo che fossero invitate anche delle ragazze!-
Il ragazzo davanti a me è a petto nudo, con indosso solo un paio di pantaloni della tuta verdi, di quelle larghe e strette alle caviglie.
I tatuaggi neri ricoprono quasi totalmente le braccia e la parte superiore del torace, mentre la folta barba nera associata a dei capelli scuri e occhi scuri potrebbero essere una calamita per molte delle ragazze che ho conosciuto alle superiori.
Si fa avanti un altro ragazzo, dai capelli di un bel biondo scuro luminoso e vestito con una maglietta bianca abbinata a dei pantaloni neri, presumo sia lo stesso Rob che ha chiamato questo che ancora blocca l'ingresso della mia stanza.
Rob mi squadra dalla testa ai piedi, soffermandosi molto sui miei pozzi scuri, poi un sorriso malizioso si fa largo sul suo viso.
-Torna pure a divertiti J, a lei ci penso io.- dice al suo amico senza mai staccare i suoi occhi cerulei dai miei.
Sembra quasi di vedere il mondo come si vede nelle immagini satellitari nei suoi occhi.
Rendendomi conto di quel che sto pensando scuoto la testa per tornare alla realtà e vedo che ci ha chiusi fuori dalla stanza.
Spero per lui che non abbia cattive intenzioni nei miei confronti.
-Che cosa ci fai da queste parti, matricola?-
Il suo tono è cambiato, è più sprezzante e sembra quasi non interessargli la risposta.
Apro e chiudo la bocca tentando di dire qualcosa, ma ogni cosa che penso sembra una cosa da manicomio, così alla fine decido di zittirmi.
-Sei qui per un qualcosa che ti faccia divertire o solo perché ti stavi annoiando?-
Incrociando le braccia al petto, le maniche della maglietta si alzano leggermente lasciando spazio dei piccoli tatuaggi sui polsi.
Devono piacere proprio tanto i tatuaggi qui.
Mi guardo intorno sentendomi spaesata: questo ragazzo sembra buttare giù tutte le mie certezze solo con lo sguardo.
Solo ora mi accorgo che i numeri delle stanze sono sbagliati, o più correttamente sono io che ho sbagliato svolta finendo nel dormitorio maschile.
Sento le guance scaldarsi come mai mi era successo in vita mia e inizio a balbettare qualcosa che dovrebbe assomigliare a delle scuse.
-Ci rivedremo presto, bambolina.-
A quella frase mi fermo, dandogli la schiena e inizio a contare fino a dieci.
L'ultimo che mi ha chiamato bambolina o cose simili è finito in ospedale con un naso rotto.
Riprendo a respirare regolarmente solo quando sento la porta chiudersi dietro di me, segno che lui sia rientrato in stanza. Spero.
Senza voltarmi indietro, riprendo il mio percorso e concentrandomi solo sulla mia meta, per riuscire ad arrivarci senza altri intoppi.
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