8.2 Dentro la tempesta
È passato qualche giorno e oggi ci sarà il giorno del Test, così lo chiamano qui e tutti ne hanno un timore quasi reverenziale.
Mi alzo presto per riuscire a entrare in doccia prima che arrivino le altre ragazze: ho bisogno di tempo per coprire quei due segni neri sul mio polso che non ne vogliono sapere di sparire.
Ogni giorno cerco di capire come me li sono procurata e come toglierli e ormai penso solo che siano dei lividi che andranno via da soli.
Una volta indossati un paio di jeans grigio tortora e un maglione leggero nero esco e torno in camera per prendere il mio orario e il materiale per seguire le lezioni.
La mia prima tappa è la caffetteria: non riesco a iniziare la giornata fino a quando non ho ingerito una tazza di tè.
Quando arrivo vedo gente in fermento, eccitata all'idea dei corsi che si tengono qui, corsi più unici che rari.
L'unica pecca è che non si possono scegliere i corsi da seguire, ma saranno assegnati a ognuno di noi in base alle proprie capacità.
Senza fretta ordino il mio tè nero aromatizzato ai frutti rossi con un muffin ai mirtilli e mi siedo al tavolo in cui sono sempre riuscita a far colazione in questi giorni.
L'aria che traspare dalle finestre aperte è fresca e frizzante, tanto che stringo la tazza tra le mani per tentare di riscaldarmi un po'.
Mi piacerebbe tanto sapere che cosa starà facendo mio fratello in questo momento, se starà tartassando mamma e papà con tutte le cose necessarie per la scuola elementare: è piccolo, ma già di una precisione incredibile!
Quando finisco la mia colazione riporto la tazza in ceramica al bancone ed esco, avviandomi nel grande auditorium nel quale si terrà il test, dopo un discorso del rettore.
Così ho sentito.
Quando arrivo la fiumana di gente davanti all'entrata non mi permette di vedere niente se non un continuo di teste e capelli che si mischiano tra di loro.
Chissà che se si stanno accalcando anche i loro pidocchi.
Decido di rimanere un po' trafilata rispetto a tutti, sia per il mio pensiero di poco fa che per l'inutilità: quando arriverà il momento di entrare entrerò senza spingere o farmi spingere, anche a costi di dovermi sedere in uno dei posti in cui non vuole sedersi nessuno.
Finalmente la gente comincia a entrare e io riesco a sedermi in uno dei banchi delle prime file, così riuscirò ad ascoltare e vedere meglio il corpo Docenti.
Ormai che sono qui tanto vale dare il tutto e per tutto nella carriera scolastica, dovrei riuscire a portare qualche esame nell'università che frequenterò l'anno prossimo.
Quando i due tecnici per l'impianto audio e delle luci escono, cominciano a entrare i professori parlando tra di loro e lanciando di tanto in tanto delle occhiate a noi studenti come per valutarci preventivamente.
L'attesa del rettore comincia a innervosirmi visto che non sono qui a perdere tempo e il mio ginocchio destro inizia a muoversi velocemente su e giù, facendo muovere l'acqua all'interno della bottiglietta che è poggiata sul banco.
Non dovremo usare neanche una matita portata da noi, ma tutto il materiale è fornito da loro: che carini!
Peccato che al posto di fare questo avrebbero potuto farmi ritirare l'iscrizione.
Pensieri velenosi stanno nuovamente prendendo il possesso della mia mente fin quando non sento qualcuno occupare rumorosamente e velocemente il banco di fianco al mio, mi volto e vedo una cascata di corti ricci neri come il carbone che mi paiono molto familiari e quando la proprietaria si volta per guardarsi intorno e io incontro i suoi occhi verdi capisco che è la ragazza che qualche giorno fa mi ha colpito la schiena con la porta.
Vedo i suoi grandi occhi spalancarsi, segno che anche lei mi ha riconosciuta, ma non fa in tempo ad aprire bocca per parlarmi che entra, preceduta da un ticchettio di tacchi piuttosto forte una donna di robusta corporatura, pantaloni neri a palazzo e una camicia leggera bianca.
Ma questa è pazza a essere vestita così leggera quando il meteo dà appena quindici gradi?
La mia sorpresa aumenta quando capisco che lei è la rettrice della scuola quando la vedo posizionarsi davanti al microfono e iniziare a presentarsi.
-Buongiorno a tutte le matricole presenti in questo Auditorium! Io sono la rettrice Backsmith e prendo molto seriamente il mio lavoro e l'istruzione di voi giovani menti-
Il suo discorso mi sembra quasi una sviolinata prima della tempesta, ma tutto sommato non sembra essere così severa.
-Se combinerete qualcosa che non va, lo scoprirò e vi punirò severamente ogni infrazione che commetterete e non accetterò nessuna scusa. Come si dice: uomo avvisato, mezzo salvato-
Le ultime parole famose, vero Wendy?
-È ora passiamo al motivo per cui siete stati trepidanti tutto il tempo: il test!-
Ecco, ora si ragiona.
-Avrete a disposizione un'ora e mezza e l'orologio sopra di me segnerà lo scorrere del tempo, così nessuno potrà chiedere ad altre persone quanto tempo manca, evitando così il solito brusio da esame-
Certo che ha pensato proprio a tutto!
-L'esito di questo test non potrà mai essere negativo, ma servirà solo a indirizzare il vostro percorso di studio su strade nelle quali siete più preparati e per le quali avete più propensione-
Magari fossero tutte così...
-Bene! Il materiale che vi serve è già tutto sul tavolo, quindi di vostro non servirà niente e i risultati li avrete il giorno prima dell'inizio delle lezioni, cioè nel weekend. Il tempo inizia, adesso!-
Senza prestare attenzione più a niente, inizio a leggere le domande del foglio che mi è stato consegnato da un professore mentre la rettrice faceva il suo discorso.
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