Un morbido e piccolo orsacchiotto

Nella stanza della ragazza era buio. Il suo respiro era ritmato e tranquillo.
Ma in breve si fece affannoso e irregolare: stava facendo un incubo.

La porta traballò. Qualcuno l'aveva urtata da fuori.
Quel qualcuno continuò a dare spallate alla porta. Risuonarono dei colpi ovattati.
La porta si apriva per poco tempo prima di richiudersi. Entrarono delle folate di aria fredda.

La porta finalmente si spalancò.
Nella stanza entrò un morbido e piccolo orsacchiotto. Nonostante questo puzzava come se fosse uscito da un bidone.
Sentì subito nell'aria la presenza di un incubo.
Saltando i mucchi di vestiti abbandonati a terra, si affrettò verso il letto della ragazza.
'È a questo che servono gli orsacchiotti' borbottò, facendosi strada. 'A scacciare gli incubi. Anche se tu non sei più una bambina piccola.'
Aveva passato un sacco di tempo chiuso in un armadio.
Di conseguenza, aveva imparato il linguaggio degli insetti, e parlava spesso da solo e ad alta voce.
"Alta" per gli insetti.
Per un umano era appena percettibile.

Arrancando al buio, si avvicinò al letto.
Arduamente, si arrampicò. Afferrava lembi di coperta e cercava di tirarsi su. Era paffuto e rotondo, e le sue zampe non avevano presa salda. Era difficile per lui arrivare in cima. Inoltre, era troppo basso per arrivare su facilmente.
'Che fatica... Ma io so aspettare. Oh sì, di aspettare. Ho aspettato così tanto tempo e saprò aspettare ancora un pochino...' sibilò, mentre cadeva a terra e ritentava.

Oltre al tempo trascorso in armadio, l'orsacchiotto aveva atteso anche dentro un bidone di spazzatura.

E finalmente ne era uscito.

Non era stato molto contento di essere stato buttato via.

No, per niente.

Adesso si sarebbe vendicato.

Si guardò attorno.

Una sedia. Ecco la soluzione.

Spinse la sedia vicino al letto. Sogghignava di soddisfazione.

La ragazza ebbe un gemito, e nell'incubo, si mosse.

L'orsacchiotto adesso stava spostando una piccola scatola per salire sulla sedia.

Per tutta la stanza era sparso il suo odore sgradevole.

La scatola fece CLAC.

Un'altra scatola venne spostata.

L'orsacchiotto montò sulle due scatole e da lì arrivò alla sedia.

'Era qui dove mi mettevi sempre per giocare.' sibilò ancora.
Era così. L'orsacchiotto ricordava perfettamente.

Ricordava tutta la felicità passata.

'Mi hai abbandonato.' ringhiò l'orsacchiotto alla ragazza addormentata sul letto che respirava tesa. 'Mi hai abbandonato completamente, ah, maledetta! e quello che era dolce per me è diventato amaro e acido. Vendetta, ah, vendetta! Dolce vendetta...'

Saltò sul letto.

Ma aveva fatto male i calcoli e ruzzolò morbidamente a terra.

'Aspetto. Aspetto da sempre. Ma adesso ho fretta. Oh, issa! Ho fretta. Ho tanta fretta adesso.'

Risalì sulle scatole, ma anche queste lo delusero.

Cadde, stavolta di schianto.

Nella camera accanto, la mamma della ragazza aprì gli occhi.

L'orsacchiotto ringhiò, furioso.
La sua pazienza antichissima era esaurita.

Rimise a posto le scatole, sotto la sedia.

Salì con attenzione. Salì ancora.

Ora era sulla sedia, e mugghiando di rabbia saltò sul letto della ragazza.
Atterrò proprio sul suo petto, dove batteva il cuore.

L'orsacchiotto conosceva bene il battito di quel cuore.

'Sarebbe un peccato se non battesse più, eh?' sussurrò. 'Quante notti ho vegliato su questo cuore che batte... Adesso mi vendicherò. Tu hai un cuore che batte. Anch'io ce l'ho un cuore. Un cuore di polvere e stoffa che non batte. Anche il tuo non batterà più e tu sarai un pupazzo nelle mie mani. Sarò io a spezzarti il cuore adesso, a buttartelo in spazzatura. Capirai come ci si sente. E non potrai più spezzare il cuore ad altre persone.'
La ragazza si mosse ancora, e istintivamente, strinse il pupazzo ringhiante al petto.

Ma ora che ci penso' gracchiò l'orsacchiotto. 'come si uccide una persona?'
La ragazza si risvegliò urlando e lo mandò a rotolare a terra. Il suo incubo l'aveva svegliata.
La madre la sentì e accorse a vedere la figlia.
Appena aprì la porta storse il naso dalla puzza.
Sua figlia era seduta, nel suo letto e tremava. Soffriva disturbi nel sonno da quando era piccola.
'Mamma... oddio, scusami...'
'Stai tranquilla, era un incubo, non potevi mica... aspetta, cos'è questa puzza?'
'Non lo so... mamma!'
'Sì cara?' fece la mamma, mentre si avvicinava all'angolo più puzzolente della stanza.
'Era come nel mio incubo... La puzza nella stanza e poi...'
'Che ci fa qui il tuo vecchio orsacchiotto? Credevo che l'avessi buttato.'
'Non... Non lo so... portalo via, puzza da morire.'
La madre non solo lo ributtò nel cestino ma il giorno dopo, a causa della puzza tremenda, portò l'orsacchiotto in giardino e lo bruciò.

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