L'orologio del nonno

《My grandfather's clock...》

Era notte fonda. Dormivamo tutti. Poi un suono grave e profondo ci risvegliò.
Era l'orologio del nonno che suonava la mezzanotte.
Ci alzammo, meravigliati.
Io e i miei tre fratelli, insieme ai nostri genitori e la Nonna, ascoltammo, con grande gioia.

Perché un evento così ci suscitò quella reazione, sarà meglio spiegarvelo.
Il fatto era che quell'orologio era del nonno.
Era più alto di un uomo di statura media, e abbastanza largo.
Era di un bel legno bruno e liscio.
E ogni singolo ingranaggio di ferro brillava.

Era, perché ora è tarlato, arruginito e fermo. Ma non riusciamo a buttarlo via. Non è che è l'unico oggetto rimasto del nonno. Il nonno ci lasciò un'abbondanza di cose. Ma l'orologio era il più speciale di tutti. E tuttora lo è.

L'artigiano che lo lavorò non volle nemmeno dire il suo nome, quando il padre del nonno decise di acquistare l'orologio.
Disse solo che quel l'orologio era speciale: frutto di nove mesi di lavoro, e aveva suonato il primo vero e proprio rintocco alle sette in punto di quella stessa mattina. Non accettò soldi e regalò quell' enorme affare al bisnonno.
Il bisnonno, appena portò a casa l'enorme acquisto, sentì bussare alla porta.
Andò ad aprire e si ritrovò davanti un parente.
《Complimenti! Tuo figlio è nato questa stessa mattina. Alle sette precise precise. Ehi, cos'è quello?》
L'orologio batteva il tempo con il suo allegro e ovattato tic tic.

L'orologio era sempre stato l'orgoglio e la consolazione del nonno. Ci era davvero affezionato.  Passava ore a contemplarlo, e sembrava tornare giovane. E anche l'orologio sembrava tornare nuovo.
Anche se dopo la morte del nonno, deperì velocemente. Eppure, nonostante la decandenza, sentivamo il suo meccanismo e il suo spirito stare fermi, con grande dignità.

Il pendolo dondolava allegramente e spensieratamente. Quante ore aveva passato il nonno da ragazzino a fissarlo! E intanto cresceva.
L'orologio sembrava cosciente di ogni cosa che succedeva al ragazzino, e condividere ogni cosa, nel bene e nel male.
Un episodio impressionante dimostrò la solida partecipazione dell'orologio alla vita del nonno.
Un pomeriggio, il nonno era a scuola.
I bisnonni lo aspettavano in salotto, quando l'orologio vacillò come spinto da qualcuno, e colpì la libreria. Barcollò, poi recuperò l'equilibrio. Il pendolo dondolò con spavalderia. Gli sportelli cominciarono a sbatacchiare e colpire il vuoto.
Il vetro che proteggeva il quadrante si incrinò vicino le ore tre, senza avere urtato niente. I bisnonni erano terrorizzati.
E veloce com'era successo, finì.
Poi la porta si aprì e il bisnonno con sollievo vide il figlioletto entrare in quel momento.
Subito notò che era malconcio.
Dei compagni più grandi lo avevano fermato all'uscita e spinto addosso il cancello. Lui si era difeso bene, ma gli era rimasto un occhio nero. Quello destro. Lo portava con fierezza, come una medaglia vinta in battaglia.
L'occhio guarì lo stesso giorno in cui il vetro venne riaggiustato. E a ogni pendolìo, l'orologio traboccava di orgoglio. Avevano vinto.

Per novant'anni il pendolìo si era mantenuto regolare. A volte suonava forzato e stanco, altre ancora pieno di energia e fretta. Ma effettivamente non alterava mai la sua scansione del tempo della vita del nonno.
Solo l'ultimo anno di vita aveva preso a disfunzionare, fino ad arrestarsi alle 11.59 precise. Cioè quando il nonno smise di respirare.

Il momento più triste per il nonno e l'orologio fu quando morì il bisnonno, lasciando in eredità la casa al figlio. Il nonno era già un uomo adulto. Solo il pacato e comprensivo lavorare degli ingranaggi aiutò il nonno trovare stabilità. La bisnonna non ebbe la stessa fortuna e pochi mesi dopo lo lasciò orfano. Furono tempo duro, in cui l'uomo e la macchina di sostennero reciprocamente.
Ma il momento più felice, fu il matrimomio con quella che poi divenne nostra nonna.
Una foto mostra i due appena entrati in casa dopo la cerimonia. L'orologio era lì, e sembrava traboccare di gioia, quasi più del nonno.
Se vi mostrassi la foto, direste che si sente quasi il ticchettio felice.

Il nonno lo conobbi solo da anziano. Lo stesso per l'orologio. Quando al nonno comparirono le rughe, il legno dell'orologio presentò pure lui delle rughe.
Il nonno cominciò a perdere i capelli. L'orologio cominciò a perdere scheggie.
Poi il nonno si ammalò e alle 11.59 precise, il cuore del nonno e dell'orologio smisero di palpitare.

Il nonno diceva che di tutti i suoi servitori, l'orologio era il più fedele e efficiente. Non perdeva mai tempo, e il suo unico bisogno era quello di venir ricaricato con la molla una volta a settimana. Lavorava sempre, non si lamentava mai e stava sempre al suo posto.

Smise di lavorare, come sappiamo, solo quando il nonno non ci fu più.

Ma ecco. Le undici e cinquantanove, dopo un anno, è diventato le dodici in punto.
Il pendolo lavora per un minuto, poi si ferma per la seconda e ultima volta. Auguriamo ai loro spiriti di riposare in pace.
Ora sapete la storia dell'orologio del nonno.

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