L'ombra di mio padre
L'ombra di mio padre mi fa davvero paura. E quando parlo di paura, parlo di quella sensazione che la tua vita sia in pericolo, che ci sia un ghiaccio nelle tue ossa e gelatina nei tuoi muscoli, che faresti qualsiasi, qualsiasi cosa per sopravvivere, anche la più umiliante e disperata.
Mio padre non sa che la sua ombra mi fa paura. Mio padre sa che amo abbracciarlo, che amo quando facciamo qualcosa insieme e io riesco a sorprenderlo e a farlo ridere. Mio padre sa che lo ammiro, e gli fa piacere vedere che ho molte passioni in comune con lui e a me piace fargli piacere.
Però mio padre sa anche che a volte lui lascia che la sua ombra cada sopra di me, e che allora io comincio a tremare, e dopo mi rifiuto di parlargli e scappo a nascondermi. Anche se non capisce perché, lo vede ma lo interpreta solo come una mia stranezza.
L'ombra di mio padre appare abbastanza normale, di dimensioni di un adulto medio. Quando si staglia contro il cielo, l'ombra di mio padre occupa una piccola frazione di quello spazio azzurro, però è capace di succhiare il calore del sole tutto intorno a sé, lasciandomi al freddo e al buio.
Le altre persone non vedono l'ombra di mio padre. Non sanno che c'è. E anche se la cercassero, se abbassassero lo sguardo sui suoi piedi, vedrebbero solo una chiazza grigia, facilmente trascurabile.
Oltre a me, solo mia madre ha visto l'ombra di mio padre e lei è scappata via. Mio padre si chiede ancora perché, e mentre se lo chiede, gli vengono pensieri cupi, che rabbuiano la sua faccia e fanno crescere la sua ombra. Mio padre non si rende conto che è stata la sua stessa ombra, a far scappare mia madre; perché l'ombra copre anche i suoi occhi.
Forse mio padre ha paura che scappi via anche io; forse anche la sua ombra ha paura che io scappi, e allora si allunga, mi copre, mi avvolge, mi sottrae il respiro finché non mento tra le lacrime, e lo rassicuro che non stavo neanche guardando verso la porta.
A volte ho paura; paura perché vedo che anche la mia ombra sta diventando come la sua. Non quando siamo nella stessa stanza, l'ombra di mio padre assorbe tutto, non lascia posto per due ombre. Invece quando sono con gli altri, devo fare attenzione perché a volte la mia ombra salterà fuori e farà come quella di mio padre, riducendo la luce che cade sul volto dei miei amici, e uccidendo il loro calore.
L'altro giorno la mia ombra ha spaventato un bambino e l'ha fatto piangere. E io non ho potuto fare altro che raggelarmi, rendendomi conto che non avevo fatto attenzione, e che camminando per strada avevo lasciato che la mia ombra cadesse su di lui. Guardavo il bambino correre per farsi confortare dalla mamma, ma anche in braccio a lei, continuava a singhiozzare. Mi si stringeva il cuore perché sapevo, niente può confortarti dopo lo spavento di un'ombra.
Ho provato di tutto. Ho provato ad accendere una torcia per diminuire la sua ombra, ma lui si arrabbia. Si arrabbia perché non devo sprecare batterie, e poi, per cosa la sto usando, che non c'è niente che ha bisogno di luce?
Ho provato a usare un ombrello, come riparo dalla sua ombra. Però l'ombra appesantisce l'ombrello, rende il tessuto insopportabile come il piombo, lo spinge contro le mie braccia, lentamente e deliberatamente verso terra. E spesso sento la voce di mio padre, dall'altra parte dell'ombrello, che mi supplica di lasciargli vedere la mia faccia. E allora cedo, chiudo l'ombrello e subito dopo, sono vulnerabile davanti all'ombra. Sono vulnerabile perché amo tanto mio padre, farei mille cose per lui, come lui ha fatto mille cose per me. Ma è impossibile separarlo dalla sua ombra.
Certe volte, quando chiudo l'ombrello, l'ombra si è ritratta, come per sbeffeggiarmi, dirmi che mi stavo immaginando il pericolo, però è solo questione di tempo prima che si allunghi di nuovo e la sofferenza ricominci.
Ho provato a nascondermi. Mi chiudo in un armadio, mi infilo sotto il letto, tutti nascondigli un po' infantili, ma proprio per questo mio padre non mi cercherebbe mai lì, una persona aolescente, in questi posti. Però quando eventualmente devo uscire, e tornare da mio padre facendo finta di niente, spesso la sua ombra è più grande di prima, e stavolta non c'è modo di nascondersi.
Ho provato a scappare. Ma il contatto prolungato con l'ombra ha esaurito le mie forze e non so neanche se ce la farei. E una parte di me vuole continuare a restare vicino a mio padre, soffre all'idea di abbandonarlo, lasciarlo da solo con la sua ombra. Ho paura che se non ci fossi io, l'ombra lo inghiottirebbe completamente.
L'ombra di mio padre ultimamente, non solo mi terrorizza ma mi disgusta. Mi spinge a mentire a mio padre, all'uomo che mi leggeva le favole della buonanotte, che mi accompagnava a scuola e mi preparava da mangiare, per tenere il più possibile lontano la sua ombra da me. Mi spinge a sedermi al tavolo ogni sera, per cucire e confezionarmi una maschera, così lui vede solo un viso impassibile e non immagina che sotto la maschera, fiumi di lacrime mi scottano le guance.
L'ombra di mio padre mi lascia una brutta sensazione nello stomaco. Mi fa sentire come se qualcuno avesse introdotto dei cubetti di ghiaccio nella mia pancia, e le fitte del freddo mi chiudono i polmoni. Mi fa sentire come se una mano rovente gigantesca mi avvolgesse la pelle, e accendesse una febbre che toglie forza ai miei muscoli.
A volte, quando sono nel mio letto, a luci spente, sento il gentile suono di mio padre che russa nella stanza accanto. Provo sollievo perché quando lui dorme, so che anche la sua ombra dorme e non può farmi male. Poi il ricordo dell'ombra mi assale, e il malessere fisico ritorna.
Mi costringo a soffocare i singhiozzi, per quanto violentemente io abbia bisogno di piangere e gridare; perché il rumore farebbe accorrere mio padre, pieno di premure per me e la sua ombra, impaziente e minacciosa. E non so quale delle due sia peggio.
So solo che soffocare i pianti nel cuscino appesantisce il macigno che ho nel petto però almeno mi risparmia la vicinanza con l'ombra.
L'ombra di mio padre fa davvero paura.
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