[SPECIALE] Bianca come il latte, rossa come il sangue (romanzo)







[Come sempre, le parti di testo della storia riportate sottolineate sono in corsivo nell'originale.]








Non si risparmieranno spoiler.








Qualora foste indecisi se leggere o meno il libro e voleste la mia immediata opinione: il tempo che impieghereste a leggere questa ciofeca sarebbe meglio usarlo per fare merenda, o una maschera facciale al mango, o un sonnellino.

L'accompagnamento musicale del giorno:

[Dovrebbe esserci un GIF o un video qui. Aggiorna l'app ora per vederlo.]




E ora, madame e messeri.





"Il libro è stato tradotto in diciannove lingue e ha raggiunto il milione di copie nei primi mesi del 2013, diventando così un bestseller internazionale. Al 2014, nella sola Italia ha venduto oltre 700.000 copie, 170.000 delle quali già nel primo anno di pubblicazione."


[dalla pagina Wikipedia del libro]





Ecco, in assoluta sincerità: fregacazzi#1.

Oggi attacchiamo un titolo noto a tutti: Bianca come il latte, rossa come il sangue, romanzo d'esordio di Alessandro D'Avenia. Un fuffaro come Baricco, ma senza la sua (vaga) eleganza. Sto esagerando? Sono invidioso? Voglio solo fare il bastian contrario?

Se pensate questo, cordialmente fregacazzi#2. Io sono qui a dare la mia opinione, se poi a voi sta bene bene, altrimenti quelle sono le scale per le segrete. Non me ne frega niente dei numeri fatti da D'Avenia, né delle critiche positive che ha ottenuto. Mi sono rotto il cazzo di vedere certi romanzi elogiati o difesi solo perché appoggiati su uno scaffale di libreria. ESSERE PUBBLICATI NON VI RENDE BRAVI SCRITTORI.

Vi rende fortunati, al massimo. Fortunati e favoriti da un mercato editoriale che – soprattutto in Italia – è sempre più ammuffito e putrescente, e che punta solo al guadagno certo.


La quarta di copertina:


Leo è un sedicenne come tanti: ama le chiacchiere con gli amici, il calcetto, le scorribande in motorino e vive in perfetta simbiosi con il suo iPod. Le ore passate a scuola sono uno strazio, i professori "una specie protetta che speri si estingua definitivamente". Così, quando arriva un nuovo supplente di storia e filosofia, lui si prepara ad accoglierlo con cinismo e palline inzuppate di saliva. Ma questo giovane insegnante è diverso: una luce gli brilla negli occhi quando spiega, quando sprona gli studenti a vivere intensamente, a cercare il proprio sogno. Leo sente in sé la forza di un leone, ma c'è un nemico che lo atterrisce: il bianco. Il bianco è l'assenza, tutto ciò che nella sua vita riguarda la privazione e la perdita è bianco. Il rosso invece è il colore dell'amore, della passione, del sangue; rosso è il colore dei capelli di Beatrice. Perché un sogno Leo ce l'ha e si chiama Beatrice, anche se lei ancora non lo sa. Leo ha anche una realtà, più vicina, e, come tutte le presenze vicine, più difficile da vedere: Silvia è la sua realtà affidabile e serena. Quando scopre che Beatrice è ammalata e che la malattia ha a che fare con quel bianco che tanto lo spaventa, Leo dovrà scavare a fondo dentro di sé, sanguinare e rinascere, per capire che i sogni non possono morire e trovare il coraggio di credere in qualcosa di più grande.


Riassumo: Leo è un coglione, Beatrice è la gnocca di turno, Silvia è la Migliore Amica innamorata del coglione, Beatrice è malata di leucemia, il tutto mescolato per bene e poi fatto cuocere a fuoco lento per un bel "romanzo di formazione" che riesce solo a formare voglia di spaccare qualcosa in me Lettore.

Daje giù con questo pappone mieloso.


Ogni cosa è un colore. Ogni emozione è un colore. Il silenzio è bianco. Il bianco infatti è un colore che non sopporto: non ha confini. Passare una notte in bianco, andare in bianco, alzare bandiera bianca, lasciare il foglio bianco, avere un capello bianco... Anzi, il bianco non è neanche un colore. Non è niente, come il silenzio. Un niente senza parole e senza musica. In silenzio: in bianco. Non so rimanere in silenzio o da solo, che è lo stesso.


Il bianco è un colore, ignorante.

Toh, cito Wikipedia: il bianco è un colore con elevata luminosità, ma senza tinta. Più precisamente contiene tutti i colori dello spettro elettromagnetico ed è chiamato anche colore acromatico. È l'opposto del nero, che rappresenta l'assenza di colori.

Per il resto noia assoluta. L'unica frase interessante è l'ultima.


Mi viene un dolore poco sopra la pancia o dentro la pancia, non l'ho mai capito, da costringermi a inforcare il mio bat-cinquantino, ormai a pezzi e senza freni (quando mi deciderò a farlo riparare?), e girare a caso fissando negli occhi le ragazze che incontro per sapere che non sono solo. Se qualcuna mi guarda io esisto.


Come rovinare l'approccio a una minima introspezione per lo sforzo di ricordare ai lettori che stanno leggendo le parole di un GGGiovane. Bat-cinquantino, imbarazzante. E se non ha i freni, come fai a guidarlo?

Leo spreca varie righe a spiegarci come ascoltare musica lo aiuti a sopportare la noia delle giornate, ovvero una cosa comune per tutti, grazie Leo, mi piace leggere banalità.


Così non resto solo: bianco. C'è qualcuno che mi accompagna e dà colore alla mia giornata.

Non che io mi annoi. Perché avrei mille progetti, diecimila desideri, un milione di sogni da realizzare, un miliardo di cose da iniziare. Ma poi non riesco a iniziarne una che sia una, perché non interessa a nessuno.


Non è perché non interessa a nessuno, è perché non interessa a te.

Sappiate che di questi millemila progetti non ci verrà detto più nulla. Milioni di sogni, seh. L'unica cosa a cui accenna Leo è l'idea di formare col suo amico Niko una band di nome La Ciurma. Sì, uhm, fa schifo come nome. Niko pensa che Leo dovrebbe cantare, ma lui si vergogna.


Con la chitarra cantano le dita e le dita non arrossiscono mai. Nessuno fischia un chitarrista, un cantante invece...


Non dire stronzate.

Altre pippe sul bianco, "quando la mia vita diventa bianca il mio computer la colora bla bla trovo sempre qualcuno con cui chattare bla bla il mio nick è il Pirata come Johnny Depp". Sei di un'originalità allucinante.

Quando non esce con Niko, Leo si incontra con gli altri amici alla fermata del bus davanti scuola perché a volte ci trova Beatrice, la gnocca roscia di diciassette anni per cui s'è preso 'na sbandata.


È strano: di mattina a scuola non ci vuoi stare e al pomeriggio invece ci trovi tutti. Ma la differenza è che non ci sono i vampiri, cioè i prof: succhiasangue che tornano a casa e si chiudono nei loro sarcofaghi, aspettando le prossime vittime. Anche se al contrario dei vampiri, i prof agiscono di giorno.


Tu meriti di andare a zappare nei campi.

Comunque lo stile è imbarazzante, Leo dovrebbe avere sedici anni ma sembra un dodicenne nel modo di ragionare. Questo bashing verso i professori non me lo rende più simpatico, ho avuto anch'io sedici anni e li ho avuti solo sette anni fa, quindi me li ricordo bene. I miei compagni di classe erano al 95% delle teste di cazzo ignoranti e arroganti e ci detestavamo cordialmente, ma dei ragionamenti così infantili e cretini non li ha mai fatti nemmeno il più caprone di loro. Al massimo si diceva "quanto mi sta sui coglioni Tal Professore", ma i paragoni coi vampiri manco un neonato.

Segue fuffa su Beatrice, ha gli occhi verdi, ha i capelli rossi, bla bla.


Se fosse cinema: genere ancora da inventare. Se fosse profumo: la sabbia al mattino presto, quando la spiaggia è sola con il mare.


Quindi odore di alghe e sale? Comunque è la descrizione più blanda del secolo, Beatrice resta solo una vaga nebulosa di presunta gnoccaggine. Tante parole per dire il nulla più assoluto. Tu sì che sei un grande scrittore, D'Avenia.

Segue altra pippa, Leo è convinto che gli basti trovare l'occasione giusta, la pettinatura perfetta, e quando dirà a Beatrice che sono fatti l'uno per l'altra lei lo capirà e sarà tutto perfetto come nei film.


Solo se Beatrice me lo chiedesse li taglierei. Ma se poi perdo le forze come quello lì della storia? No, il Pirata non può tagliarsi i capelli. Un leone senza criniera non è un leone. Il mio nome è Leo mica per niente.


D'Avenia, per curiosità: voi che siete stato adolescente e siete anche professore, come cazzo potete pensare che un sedicenne ragioni così?

Andiamo avanti con Leo e pippe, ripensa a quando ha visto un documentario sui leoni, paragona i suoi capelli "liberi e maestosi" alla criniera dell'animale, quant'è comodo non doverli mai pettinare, bla.


[...] come fossero tutti i pensieri che mi crescono in testa: ogni tanto esplodono e si disperdono. Io i pensieri li regalo agli altri, come le bolle della Coca appena aperta, che fa quel rumore così esaltante! Io con i capelli dico un sacco di cose. Quanto è vero. Quanto è vero questo che ho detto.


Ovvero? Cosa dici? Che sei capellone? Quali altri stracazzo di concetti potrai mai comunicare con dei capelli ricci? Fossero almeno tinti di un colore assurdo, toh. Almeno uno potrebbe pensare "quello è trasgressivo/dev'essere un artista/minchiate e stereotipi vari", ma così resti solo un ragazzo riccio come tanti. Il mio ex è riccio. Il mio ex migliore amico è riccio. In facoltà è pieno così di ragazzi ricci. Sei uno come tanti, Leo.

Secondo lui tutta la sua "ciurma" lo capisce dai capelli, ma i suoi genitori non approvano la sua capigliatura.


Ma perché fanno così fatica a capire i miei capelli? Prima ti dicono devi essere autentico, devi esprimerti, devi essere te stesso! Poi, quando cerchi dimostrarti come sei, non hai identità, ti comporti come tutti gli altri. Ma che ragionamento è? Bah, chi lo capisce: o sei te stesso o sei come tutti gli altri.


Certo. Due righe sotto:


Comunque se a Beatrice non piacciono dovrò darci un taglio a questi capelli.


La coerenza, questa sconosciuta!

Altre pippe su Beatrice perfettissima e bellissima, le ragazze se sono belle sono sempre avvantaggiate perché tutti le ammirano a prescindere da cosa facciano o mettano. Sì, uhm, viviamo in due mondi leggermente diversi, Leo. Evidentemente non hai mai sentito parlare di maschilismo.

Proseguiamo, Leo che in certi giorni si sente cesso e bianco, in altri si sente un figo e rosso e vorrebbe andare dalla prima venuta e invitarla a cena.


Che dio che sono! Che vita piena che ho. Non mi fermo un attimo. Se non fosse per la scuola sarei già qualcuno.


EXCUSE ME YOU FUCKIN DICKHEAD?

Se non fosse per la scuola, brutto deficiente, tu saresti analfabeta.


Probabilmente se non andassi a scuola sarei più riposato, bello e famoso. La mia scuola porta il nome di un personaggio di "Topolino": Orazio.


Non ci posso credere che un sedicenne al liceo classico non abbia mai sentito nominare Orazio. Also, credo proprio che Topolino sia ben oltre le tue capacità di comprensione, Leo. Esempio:




Segue altra fuffa, secondo Leo la scuola è utile solo perché c'è altra gente con cui parlare per dimenticare "i pensieri bianchi". E già mi vorrei tagliare le vene perché mi sono strarotto i coglioni del bianco. Sapete quante volte appare la parola bianco (o bianca, o bianchi) in tutto il romanzo? Circa centosessanta volte. Immaginate come mi possa sentire. Che poi mi starebbe benissimo, io adoro giocare con le parole e ripeterle talvolta, ma qui non ha alcun senso, questa roba del bianco non porta a niente! A niente, cazzo. Serve solo a dare una parvenza di profondità al personaggio di Leo, ma non c'è nulla sotto.


In un Mac che odora di Mac divoro le patatine calde, mentre Niko rumoreggia con la cannuccia dentro al maxi bicchiere di Coca.

«Non ci devi pensare al bianco.»

Niko me lo dice sempre. Niko ha sempre ragione.


LA NATURALEZZA™.

Trovatemi dei sedicenni che parlano così.

"Il Mac che odora di Mac" poi è la riga più culopesa che abbia mai letto. Della serie "non me ne frega un cazzo di descrivere l'ambiente, ci deve pensare il lettore. Sono uno scrittore, mica devo scrivere!".


Io i miei amici me li scelgo. Quello è il bello degli amici. Che te li scegli e ci stai bene perché te li sei scelti proprio come li vuoi tu. Invece i compagni non te li scegli. Ti capitano, e spesso è una vera rottura di palle.


Confermo, i miei compagni erano quasi tutti stronzi (me compreso), ma questo non rende comunque meno banale la tua osservazione. La scoperta dell'acqua calda.

Proseguiamo con una divagazione su alcuni dei compagni di classe, tra cui 'sto poraccio:


Giacomo, detto Puzzo. Un altro nome che porta sfiga! Perché è lo stesso di Leopardi, che era gobbo, senza amici e pure poeta.


TU SEI UN PEZZO DI CRETINO. Giacomo Leopardi numero uno gli amici ce li aveva, se studiassi lo sapresti, numero due non commento la cosa della gobba perché ti meriti gomitate sulle gengive da mane a sera, numero tre pure poeta? PURE POETA?!

Chiariamoci. A me non piaceva Leopardi quando avevo sedici anni. L'ho studiato poco e male per via di una prof che non ha fatto nulla per toglierci il pregiudizio "Leopardi è noioso e deprimente buuuh". Me ne vergogno, lo ammetto. Inoltre sono un grande ignorante in fatto di poesia in generale, non mi fa impazzire a parte poche eccezioni, quindi non ho fatto alcuno sforzo per comprendere Leopardi all'epoca. Il giovane favoloso – film che vi consiglio di guardare assolutamente – ha cambiato del tutto il mio modo di vedere Leopardi e pian piano lo sto recuperando, e goddamn penso sia un tesoro nazionale. Ma mai, mai mi sarei sognato di prenderlo per il culo in questo modo. MAI.


Nessuno ci parla con Giacomo. Puzza. E nessuno ha il coraggio di dirglielo.


Lo chiamate Puzzo. Direi che lo sa già.


Ma almeno la madre glielo potrebbe dire. Invece no. Vabbè, ma io che colpa ne ho? Mica posso salvare il mondo. Per quello basta Spiderman.


*SIGH*

Neanche un bambino pensa così, D'Ave'. Neanche un bambino.

Avanti veloce, altre seghe sui colori (stavolta il viola), deve arrivare la supplente perché una delle prof è malata, pippa su quanto siano sfigati i supplenti in quanto sostituti degli altrettanto sfigati professori. Come posso interessarmi al personaggio di Leo, se appena apre bocca viene voglia di menarlo a sangue? Accenniamo a Silvia, la migliore amica "azzurra" di Leo.


Però non è il mio tipo. Cioè, è una giusta: con lei puoi parlare di tutto e ti sa ascoltare e ti sa dare dei consigli. Però le manca quel tocco in più: la magia, l'incantesimo. Quello che ha Beatrice. Non ha i capelli rossi di Beatrice.


Capito? I capelli rossi sono l'incantesimo. Santissimo Galgano, apprezzerei di più Leo se dicesse onestamente "però m'attizza Beatrice".

Arriva la supplenza, un giovane professore mai visto prima.


Ha i capelli neri. Gli occhi neri. La giacca nera. Insomma, assomiglia alla Morte Nera di Guerre Stellari.


Sì, uhm, peccato che quello a cui tu ti riferisci sia Darth Vader, D'Avenia. La Morte Nera (Death Star in originale) è una stramaledetta stazione spaziale da battaglia, geniaccio. Il suo nome italiano non ha nulla a che fare col colore, è semplicemente un rimando all'epidemia di peste che decimò la popolazione europea nel XIV secolo.

Questo è ciò che succede a voler fare il GGGiovane che parla ai GGGiovani, senza informarsi.

Ah, non solo Leo è stupido, è anche un cafoncello maleducato da due soldi! Definisce il supplente un "adulto fallito", e gli chiede perché abbia scelto quel mestiere "da sfigato".

Detto da uno che nemmeno conosce Le mille e una notte.

Proseguiamo con il supplente – ribattezzato Sognatore da Leo, grazie per questa botta di miele – che parla come se avesse in bocca centinaia di biglietti Baci Perugina, e ovviamente Leo si dimostra anche un ipocrita del cazzo, perché se lui ha dei sogni imbecilli e senza fondamento allora va bene, se ce li hanno gli altri sono sfigati.


Non è male come frase, ma mi sembra la tipica frase da prof giovane e sognatore. Voglio vedere tra un anno come sei ridotto, tu e i tuoi sogni! Per questo l'ho soprannominato il Sognatore. Bello avere dei sogni, bello crederci.


Viene fuori che il marito della prof assente ha un tumore, ovviamente la cosa viene elaborata dal cervellino bacato di Leo con una superficialità che mi ha fatto venire voglia di spezzargli il collo.

Comunque il personaggio del Sognatore è insulso (e sospetto anche sia il self-insert di D'Avenia): per sua stessa ammissione dice di avere la medesima passione del professor Keating de L'attimo fuggente, ma a parer mio non riesce ad esserne neanche la brutta copia. Ho letto varie recensioni di questo libro e anche chi lo stronca spesso prende il "Sognatore" come unico elemento positivo. Sinceramente a me fa schifo. È troppo artificioso, troppo costruito, non ha nulla della genuina carica, del carisma di Keating (che comunque non è un professore perfetto, intendiamoci). Se D'Avenia si fosse limitato a due frasi meno banali sui sogni e sull'umanità, invece che riempire due pagine di nulla cosmico buono solo ad affascinare qualche pecorone, magari e dico magari avrei potuto prendere sul serio il supplente e provare curiosità nei suoi confronti, ma così mi viene solo da alzare gli occhi al cielo, prendere un cuscino e dormire. Io ce li ho avuti degli insegnanti simili a Keating, e vi assicuro che davanti a questo libro si metterebbero le mani nei capelli.

Altre pippe su come Leo non abbia scelto il liceo classico per volontà ma per inerzia, pippe su quanto sia infernale il liceo, noia. Solo una frase mi ha colpito davvero, tristemente.


E mai un professore è riuscito a farmi credere che ne valeva la pena. E se non ci riesce uno che ci dedica la vita perché lo dovrei fare io?


È una mentalità sbagliata ma riesco a comprenderla benissimo, io stesso ci sono passato a vent'anni all'università. È un discorso applicabile a qualsiasi ambito, peraltro. Finalmente, a pagina ventitré, riesco a provare un vago guizzo di empatia.

Proseguiamo, discorsi sulla reincarnazione e sulle vite passate, secondo il sommo cretino Beatrice dev'essere stata una stella perché è incandescente e luminosa. Posso ridere? Posso ridere.

Segue partita inutile di calcetto, stereotipo delle ragazze a cui non piace il calcio, il marito della prof assente muore.


Il Sognatore rimane con noi: i supplenti decisamente portano sfiga... pur di trovare lavoro fanno morire i mariti delle povere insegnanti.


Come rovinare un'occasione di introspezione e riflessione, lezione prima. Leo e i compagni vanno al funerale del poveraccio, Leo non perde occasione per dimostrare quale prodigio sia:


La parola condoglianze - si pronuncia così?


Questo ha sedici anni.

A questo sbratto di libro si aggiungono pure un paio di riferimenti cretini a Tolkien, giusto per far rivoltare il Professore nella tomba.

Leo – che d'ora in poi ribattezzeremo Cretino, ed è una gratifica – manda un sms a Beatrice per chiederle cosa farà per festeggiare il compleanno, lei non gli risponde, lui si deprime e chiama Silvia, parlano due ore. Cretino passa tutta la giornata seguente a girare a caso in motorino, felice perché passando davanti scuola ha visto Beatrice e lei l'ha guardato. Cretino torna a casa tardi e la madre incazzata lo incarica di portare tutti i giorni il cane a pisciare, come punizione. Ovviamente Cretino ne approfitta per rigurgitare altre stronzate:


I grandi non si ricordano com'è essere innamorati. Che senso ha spiegare qualcosa a qualcuno che non la ricorda più? Che senso ha descrivere il rosso a un cieco?





Andiamo avanti veloce, lezione col professore di religione, si parla del bianco e del rosso, noia e fuffa, fuffa e noia. Segue partita di calcetto, per un fallo di Niko quasi parte una rissa, il giorno dopo Niko si presenta a scuola con due occhi neri.


Niko mi fulmina con un lampo degli occhi semichiusi:

«Gli dai pure ragione! Sei diventato una checca... ma dove le hai lasciate le palle, a casa?»


Che bella l'omofobia. E sì, so dissociare l'autore dall'opera, ma è anche vero che questo termine non viene condannato da Cretino, anzi viene lasciato passare come un normale insulto. E mi sembra grave, considerando l'influenza di questo romanzo sugli adolescenti.

Si torna a scuola, dove il Sognatore – che d'ora in poi ribattezzeremo Smielatore – introduce gli studenti a Vita Nova, di Dante Alighieri.

Ovviamente Leo – che d'ora in poi ribattezzeremo Cretino, e sono generoso – si esalta tutto a pensare "omgosh Dante era innamorato anche lui e ha addirittura scritto un libro per la sua amata!". Cazzo oh, sei aggiornato sul mondo mi dicono.

Proseguiamo con altri orrori che mi hanno causato male fisico:


È incredibile: uno della preistoria che prova le stesse cose che provo io! Forse io sono la reincarnazione di Dante?

Ma vallo a dire alla prof Rocca, che definisce il mio modo di scrivere sciatto e contorto e non mi dà mai più di cinque meno meno, che è il peggiore dei quattro mascherati... Quindi non sono la reincarnazione di Dante! Anche se neanche Dante lo si capisce adesso, quindi forse se quello che scrivo non si capisce è perché ho un futuro da Dante...


Taci, ti prego. Taci.

Cretino manda a Beatrice un messaggio con scritto "Incipit Vita Nova" ("comincia la vita nuova"), convinto di conquistare la bella con questa minima citazione. Il momento quasi carino (per quanto scemo, ma penso parecchi di noi abbiano fatto 'ste minchiate) viene subito rovinato da Cretino, in quanto Cretino.


Solo una cosa mi dà fastidio. Agli occhi di tutti, il Sognatore sta uscendo prepotentemente dalla sua condizione di sfigato-cantastorie-portajella. E purtroppo sotto sotto anche ai miei occhi, e non lo sopporto... bisogna fare qualcosa per ridimensionarlo: scoprire il suo punto debole e sferrare lì l'attacco del Pirata...





Andiamo avanti, Cretino fa ragionamenti degni di lui sul T9.


Mi piace il T9. Chissà se Dante per comporre tutte quelle rime aveva qualcosa come il T9.


Sì. Il cervello.

Beatrice comunque non se lo incula di pezzo e lui ci resta malissimo, sentendosi come se lo stessero cancellando col bianchetto, pippe sul bianco. D'Avenia, capisco cosa tu stia cercando di fare, ma il tuopersonaggio resta comunque profondo come un ditale schiacciato.


Beatrice ha i capelli rossi. Beatrice ha gli occhi verdi. Beatrice ha.


Appunto.

Viene fuori che il numero di Beatrice gliel'ha dato Silvia, che a quanto pare è amica pure di Bea.


Lei sul mio cellulare è "Rossa". Stella rossa: sole, rubino, ciliegia.


Il nostro Sole è una nana gialla. Diventerà una gigante rossa, ok, ma solo tra cinque miliardi di anni. Comunque nonostante il silenzio stampa di Roscia, Cretino non cede al pessimismo.


Mi acquatto nella foresta e, al momento opportuno, salto fuori dalla boscaglia e ghermisco la mia preda tagliandole ogni via di fuga, dopo averla costretta in una radura senza ripari. Farò così con Beatrice. Si troverà faccia a faccia con me e dovrà scegliermi per forza. Siamo fatti l'uno per l'altra. Io lo so. Lei no. Non sa di amarmi. Non ancora.


Questa cosa è agghiacciante. No, il fatto che sia un adolescente a dirlo non la rende meno schifosa.

Il Cretino parla dei suoi pensieri col cane, perché il padre torna sempre stanco dal lavoro e vuole vedere la partita (stereotipo), di confidarsi con la madre non se ne parla perché... boh, Cretino si vergogna a farlo, perché "ormai ho la mia età". Niko da quando hanno litigato per la partita non gli parla più. Un altro fesso. Quindi Cretino parla col cane mentre lo porta a pisciare.


Mi piace avere dei desideri grandi. Un grande sogno. Non so ancora qual è, ma mi piace sognare di avere un sogno. Starmene lì a letto in silenzio a sognare il mio sogno. Senza fare altro. Passare in rassegna i sogni e vedere quali mi piacciono. Chissà se lascerò il segno? Solo i sogni lasciano il segno.





Andiamo avanti, Roscia non si vede a scuola da due giorni.


Torno a casa con Silvia. Le do uno strappo sul bat-cinquantino e lei mi chiede sempre di andare più piano. Donne.


Vai cortesemente a sfondarti la fronte sullo spigolo più vicino grazie.

Si parla di sogni, Niko vuole diventare dentista come il padre, Silvia vuole fare la pittrice perché è brava a dipingere. Dipinge copie di quadri. Che ok, dovrai essere bravo, ma non sarebbe meglio fare delle opere tue e trovare un tuo stile? Bah. Leo disprezza il sogno di Niko perché "si sa già tutto, il sogno deve avere una parte di mistero". Ovviamente non gli passa neanche per l'anticamera del cervello che quello sfigato del mucchio sia lui col suo sogno che "è talmente ignoto che mi emoziona il solo pensarci". No coccobello, è che non hai un minimo interesse o talento degno.

Seguono altre banalità sugli occhi che brillano parlando del sogno eccetera. Noia noia noia.

Roscia è assente da giorni e quindi tutto diventa bianco. Cretino parla con Smielatore per chiedergli come trovare il proprio sogno, Smielatore gli consiglia di pensare alle cose che gli piacciono e chiedersi il perché, Cretino ci pensa, Silvia, i genitori, Niko, Roscia. Quest'ultima ovviamente gli piace perché "in lei c'è qualcosa di misterioso". Che due palle.


Lei è il mio sogno e basta, per questo non lo si può spiegare. Roba da non dormirci. Mi guardo un film dell'orrore. Roba da non dormirci. Notte in bianco al quadrato.


Non so decidere quale stile faccia più schifo, quello ampolloso di Marika Lopa o quello sciatto e stupido di D'Avenia. Nel dubbio: allo Sbigozzatore.

Adoro anche come Cretino si preoccupi di risanare il rapporto con Niko non per affetto, perché gli manca, o altro. No. Perché "fra poco abbiamo un'altra partita e se noi due non giriamo bene i Pirati sono al naufragio". Ditemi perché dovrebbe fregarmene qualcosa di un personaggio tanto vuoto.

Proseguiamo, pippa su leucemia che deriva dal greco e significa "sangue bianco", Roscia è malata.


Silvia me lo ha detto in lacrime: «Beatrice ha la leucemia.»

E le sue lacrime sono diventate mie.


Vi aspettavate che l'Autore si prendesse il suo tempo per descrivere lo shock di Cretino, l'impatto della notizia, insomma almeno una pagina se non più di introspezione? AH! STOLTI.

No, quello che segue è un sesto di pagina in cui Cretino che fa? Riflette sulla malattia? Si interroga su come possa stare Beatrice? Macché! Lui lagna e rogna perché nel suo sogno c'è Roscia e se Roscia sta male allora non può avverarsi. Poi decide di tagliare le ruote della bici del prof (non lo farà, e la cosa mi dispiace) perché nel suo cervellino bacato 'sta storia del sogno è colpa di Smielatore. Poi gli viene fame e scrive a Niko per vedersi al McDonald's.

E ok, capisco che una persona – soprattutto un ragazzino – possa reagire in modo ingiusto, insensato e immaturo a una notizia del genere. Ma qua è scritto in una maniera che è semplicemente fredda. La colpa è di D'Avenia ovviamente. I pensieri di Cretino suonano sempre costruiti, non sto nella testa di un adolescente, sto nella testa di uno che cerca di imitare un adolescente. La scrittura suona stanca e inefficace, le emozioni che dovrebbero spiccare il volo se ne stanno a morire soffocate nella banalità.

I due stronzi si ritrovano al McDonald's, adoro come Cretino pensi a Niko come al proprio migliore amico e poi viene fuori che non gli ha mai detto niente di Roscia. Parlano della partita, della band, Cretino prova a spostare il discorso sulla morte, Niko ripete la stronzata del "non ci devi pensare al bianco", si salutano. Cazzo oh, begli amici che siete. Non so tu D'Avenia, ma io da adolescente mi preoccupavo dei miei migliori amici. Also, complimenti per il maschilismo:


«Dài, smettiamola di fare i fessi. I Pirati non litigano come le femminucce...»





Avanti, Silvia dice a Cretino che Roscia è ricoverata, Cretino va all'ospedale a trovarla – senza chiedere dove sia la sua camera perché "ho una bussola nel cuore che punta sempre dritta verso il suo Nord: Beatrice", e sì, la trova – vede Roscia e sua madre addormentate, se ne va senza svegliarle e alla reception chiede di poter donare il sangue per le trasfusioni di Roscia, si scandalizza quando gli fanno presente che essendo minorenne abbisogna del permesso dei genitori.



Uno vuole costruire un sogno, o salvarlo, e deve chiedere il permesso. Che cazzo di mondo! Ti spingono a sognare e poi ti impediscono di farlo quando hai appena cominciato: sono tutti invidiosi.


Sì, uhm, se al posto di "sogno" ci fosse "Beatrice" forse non ti confermeresti un egoista totale, Cretino. Mi fai cordialmente schifo. Cretino chiama Silvia per sfogarsi, lei gli dice "è normale che ti chiedano il permesso" e lui "quando c'è l'amore tutto è possibile! Non c'è bisogno di permessi" (sic!). La voglia che ho di prenderti a calci sulle gengive, Cretino.

Lezione di Smielatore, noia totale, Cretino non conosce nemmeno Ray Bradbury, D'Avenia ti chiedo: perché dovrei provare empatia o anche solo mero interesse per un individuo tanto ignorante e superficiale? Insomma, fosse almeno dotato di qualche talento particolare, o avesse una passione seria. Fosse almeno divertente. Avanti, pagine di noia totale, Cretino va in ospedale accompagnato dal padre, gli prelevano il sangue, va col padre a mangiare qualcosa al bar, segue resoconto banale e noiosissimo di come Padre e Madre si siano conosciuti, altro maschilismo perché tutte le ragazze non ascoltavano i racconti di Padre sulle stelle ma Madre sì, perkè lei è diversa dalle altre!!1! Altra noia, Roscia viene rispedita a casa dopo il primo ciclo di chemioterapia, che Cretino definisce "una specie di antibiotico contro il tumore". Sai caro, considerando tutte le volte che ti riempi la bocca di "amore" sarebbe il minimo informarsi sulla malattia che sta affliggendo la tua gnocca e sulla terapia. Invece no. Invece continui a parlare di bianco e rosso e infarcire le pagine di stronzate perché sei figlio di un autore che non esito a definire il gemello di Francesco Sole.

Cretino va a giocare a calcio dopo il prelievo, finiscono in pareggio, Niko lo guarda "schifato" e lo chiama di nuovo "checca". Senza preoccuparsi minimamente nel vedere Cretino piegato in due a bordocampo, senza neanche incuriosirsi alla spiegazione del prelievo. Cretino ovviamente ci resta male, ma è appunto un cretino: l'ha detto lui che gli amici li sceglie. Se sono di merda, la colpa è sua che continua a bazzicarli. Fool me once, shame on you; fool me twice, shame on me.

Roscia torna a scuola, Cretino si esalta un sacco.


Non lascerò che accada, perché tu sei molto più necessaria di me su questa Terra.


Domanda: perché? Insomma, sì, Cretino è una persona inutile, ma finora non mi è stato mostrato nulla che come lettore possa farmi pensare "ehi, questa Beatrice è fantastica, mi dispiacerebbe davvero se morisse!". Certo, mi dispiacerebbe perché è giovanissima. Ma oltre a questo? Che altro c'è, a parte la mera bellezza fisica?

Cretino decide di scrivere a Roscia una lettera d'ammòre, pugnette su come "sconfiggere" il bianco del foglio con un altro foglio sotto con stampate delle righe nere, per scrivere dritto. Perché tirare qualche linea dritta con matita e righello e poi cancellarle era troppo complicato. La lettera è breve e banale, in soldoni: ciao so che stai male ti ho donato il sangue mi piaci, io sto cercando il mio sogno, tu hai un sogno?

Devo essere io a evidenziare la mancanza di tatto e di intelligenza di un ragazzo che chiede "tu hai un sogno?" a una persona malata di leucemia? Cretino compra una busta per la lettera ma decide di consegnarla a mano perché non sa come si scriva l'indirizzo e si vergogna di chiedere a mamma. Magari usare Internet per cercare 'ste cose invece di fare il Pirata in chat. Poi va a casa di Silvia per chiederle l'indirizzo di Roscia, non capisco perché non mandarle un semplicissimo, comodissimo sms. Comunque mentre va col suo motorino scrauso lo tirano sotto. No, non muore. Lo so, è un peccato, ci ho sperato anch'io.

Si sveglia in ospedale con una vertebra incrinata e un polso rotto, c'è sua madre, si riaddormenta, c'è Silvia che gli ha portato il suo succo di frutta preferito, Cretino pensa che potrebbe quasi amarla.


Ma l'amore è un'altra cosa. L'amore non dà pace. L'amore è insonne. L'amore è elevare a potenza. L'amore è veloce. L'amore è domani. L'amore è tsunami. L'amore è rosso sangue.


Tu sei un imbecille e il tuo Autore è un incapace. Primo, questa sfilza di immagini non significa un cazzo di niente. Secondo, l'amore dà pace, cazzo. È per quello che è bello: perché ti senti in pace con la persona che ami. Terzo, ok, è ormai strapalese che Silvia faccia il filo a Cretino, e mi chiedo come faccia a esser presa di uno così scemo.

Pure Niko va a trovare Cretino, si scusa con lui ma sembra comunque che gli importi solo che Cretino torni a giocare a calcio. Che stupenda amicizia. Anche il resto della classe va a trovarlo, Silvia gli porta un quadretto col mare e una barca, Niko gli porta un cd, Cretino è tutto contento di essere coccolato e riverito dalla gente.

Avanti, va a trovarlo Smielatore e parlano di sogni, noia, la madre di Cretino gli ha trovato la lettera per Roscia nella tasca dei jeans e gliel'ha messa sul comodino anche se sporca di sangue, noia, va a trovarlo il prof di religione e parlano di Dio, noia, torna Silvia e gli dice che Roscia sta facendo il secondo ciclo di chemioterapia in quello stesso ospedale. Cretino rifletterà sulla malattia di Roscia? Dalla propria esperienza in ospedale trarrà riflessioni che cambieranno il suo modo di vedere la vita e/o il proprio futuro? Niente di tutto questo.

Cretino è felice perché stanno entrambi sotto lo stesso tetto. Chissene di come starà quella poraccia di Roscia, probabilmente impegnata a sbrattare l'anima.

Cretino decide di andare da Roscia, vaga a caso nel reparto di oncologia finché non la trova, lei dorme, lui resta a fissarla per una mezz'ora buona, se ne va solo quando arriva un'infermiera, a cui dice di essere il suo ragazzo.


Guarisci, Beatrice. Ho un sogno. E ti ci devo portare con me.


C'è qualcuno che riesce davvero a trovare romantico questo suo egoismo?

Cretino torna da Roscia un'altra volta, portandole una margherita rubata dal vaso nella camera di altri due malati, romanticissimo! Lei dorme, lui molla il fiore sul comodino e le canta sottovoce una canzoncina stupida. Torna di nuovo per lasciarle la lettera, ma trova il letto vuoto e ci si addormenta sopra. Il giorno dopo lo sveglia la stessa infermiera dell'altra volta, che gli spiega che Roscia è tornata a casa il giorno prima.

Cretino viene dimesso, torna a scuola, non studia una fava delle lezioni arretrate, Roscia, pensa a Roscia, Roscia è il mio sogno, tutti mi firmano il gesso al braccio ma Roscia la firma me l'ha lasciata sul cuore, noia noia noia. L'unico momento carino è quando sta studiando con l'aiuto di Silvia, ché da solo non sarebbe proprio capace 'sto coglione, lui si distrae e lei gli fa una carezza per riscuoterlo e lui si sente grato per il suo sostegno e il suo appoggio, e le dice che le vuole bene.

Ecco, il sentimento espresso qui in poche righe è mille volte più autentico delle pagine su pagine di "amo Beatrice" che ci siamo sorbettati finora. Possibile che Cretino non lo capisca?

Cretino si ricorda che ha ancora una lettera da spedire, ma ha bisogno di riscriverla e quindi va da Silvia, perché il polso che ha ancora ingessato è quello della mano dominante. Silvia è un angelo stupido come me quando sono davvero innamorato, quindi scrive zitta e buona sotto dettatura e dà pure dei consigli a Cretino. La lettera resta banale, ma c'è un momento carino sulla chiusura in cui a Cretino si incrina la voce, Silvia gli fa una carezza sul viso e lui le dice in lacrime "ho ancora paura del buio", e questo momento mi è sembrato umano, per quanto comunque un po' studiato.

Cretino va all'ospedale da Roscia per darle finalmente 'sta cazzo di lettera, trova una Roscia dormiente scheletrica e senza capelli, ha uno shock e fugge, va al "posto magico" che condivide con Silvia, una panchina lungo il fiume, dove strappa la lettera e piange. Se non fosse per la totale incapacità di D'Avenia di scrivere le emozioni, la scena sarebbe buona. Cretino si addormenta lì e si risveglia nel cuore della notte trovandosi davanti Silvia e un carabiniere, viene riportato a casa e messo in punizione dai genitori. Avanti veloce perché mi sto scassando e non succede nulla di interessante (certo, magari potrebbe esserlo se questo libro fosse stato scritto da qualcun altro): Cretino reagisce allo shock con l'incazzatura, risponde male ai prof compreso Smielatore, dà appuntamento a Silvia al loro "posto magico" poi non si presenta, il giorno dopo lei scazzata non lo incula di striscio (giustamente), lui la insegue fin nei bagni delle ragazze, viene sgamato dal preside che lo sospende per un giorno, segue perculamento da parte di tutta la scuola. La sera Smielatore va a trovare Cretino, si prendono un gelato e parlano, Cretino gli racconta di Beatrice e di come si senta un vigliacco per essere scappato via, e si mette a piangere.

Tutte scene valide, non eccezionali ma valide, ripeto. In mano a un autore diverso, probabilmente questo libro sarebbe uscito fuori decente.

Comunque sia, Smielatore conforta Cretino, dialoghi discreti, Cretino torna a casa sollevato, il giorno dopo si presenta a casa di Silvia con tre rose bianche per chiederle scusa, lei lo perdona e gli svela di aver conservato la brutta copia della lettera per Roscia, lui chiede perché, lei risponde che vorrebbe che un giorno un ragazzo le dedicasse parole così belle (banali, dico io), poi si offre di aiutarlo a riscrivere un'altra lettera per Roscia, poi si mettono a studiare, il giorno dopo Smielatore interroga, Cretino si scazza perché gli fa domande che richiedono più delle rispostine a memoria dal libro, ma alla fine si mette d'impegno e prende un voto alto. Andiamo avanti, Roscia ritorna a casa dal secondo ciclo di chemioterapia, Niko si mette con una, Cretino sta andando a scuola e lo vede felice con la tipa quindi gli prende male e fa sega – o tappa, o come si dice dalle parti vostre – e se ne va al posto magico, dove incide le iniziali proprie e di Roscia su un albero, arriva Silvia che ha mollato scuola pure lei per il Cretino, insieme vanno a casa di Roscia, la madre li fa entrare. Roscia sta seduta nel letto e viene descritta come "un mix perfetto di Nicole Kidman e Liv Tyler". Perché descrivere davvero è troppo difficile.

A questo punto scopriamo che Roscia e Cretino non si sono neanche mai parlati. Grandioso. L'amore di Cretino si basa sul "Roscia è roscia e m'attizza", dunque? Cazzo oh, profondo! Comunque seguono pagine di dialoghi vani e inutili, Roscia è un personaggio piattissimo, sogni infranti, lacrime come perle, bla bla bla, sto accettando il mio destino e mi consola pensare che sarò vicina a Dio, bla bla bla.

Ora, io rispetto che si possa credere in Dio. Io credo in Pan, per dire. Ma il problema di questa scena, quello che mi irrita davvero, non è la rassegnazione di Roscia. Il problema è che Roscia è una diciassettenne malata di leucemia, e tutto il percorso interiore che deve aver fatto per forza per arrivare a quest'accettazione non ci è stato mostrato! Che cazzo, D'Avenia! Ma invece di scrivere un libro su quella sega a pedali egoista e ignorante di Cretino, non avresti potuto scrivere un libro su Roscia e basta? Così magari il personaggio che ci piazzi davanti ora non sarebbe un distributore automatico di banalità senza dolore e senza forza. Perché dovrebbe fregarmene qualcosa di Roscia? Non ha nulla di interessante. La sua malattia non è interessante, non nel modo in cui la scrivi tu, e comunque una persona non è solo la sua malattia. Non basta una tragedia a rendere affascinante un personaggio, carissimo.


Proseguiamo, Cretino dice a Roscia che la ama, lei non lo tratta come il coglione che è anzi è super gentile e gli ricorda che sta morendo, lui "non è giusto", lei lo conforta, io l'avrei preso a pizze in faccia. Si salutano e Roscia gli lascia il numero di cellulare, lui nota che è diverso da quello datogli da Silvia ma non ci pensa troppo, le dà un bacio sulla fronte e passa il resto della mattinata a passeggiare con Silvia, quando torna a casa i genitori – avvertiti della sua assenza, una prof l'aveva visto vicino scuola – lo cazziano e lo mettono in punizione, più tardi discorso con Padre che come sempre ha una storiella perfetta e costruita a tavolino da raccontare, "anche io ho marinato scuola una volta sai", noia noia, banalità, Cretino ottiene il permesso di tornare a trovare Roscia.

Avanti, Cretino passa i due mesi di punizione a studiare con Silvia, suonare con Niko, va a trovare Roscia e inizia a insegnarle a suonare la chitarra, grazie finalmente per una scena genuina e graziosa, Roscia alla fine piange commossa e riesce a sembrarmi un essere umano.

Anche se ovviamente Cretino deve sempre rovinare le cose belle:


e per un attimo la mia bocca è così vicina al suo collo che si chiede cosa aspetti il cervello a ordinarle di baciarlo.


Il consenso, Cretino. Il cervello delle persone intelligenti e/o rispettose aspetta il consenso dell'altro.

Su suggerimento di Silvia, Cretino inizia a pregare per Roscia anche se non crede, va a trovarla il più spesso possibile, ballano insieme, e di nuovo Cretino rovina il momento:


Tutto l'impeto di portarmela a letto che un tempo associavo al pensiero di lei è lontano: ma non sono diventato finocchio.


D'Avenia, sai quella vocina che ti dice "magari sto esagerando"? Ecco, tu non ce l'hai. Avessi troncato a "lontano" la frase sarebbe stata perfetta. Ma ovviamente dovevi pisciare fuori dal vaso.

Roscia continua a essere un personaggio banale e senza alcun approfondimento, ma almeno Cretino migliora per lei: studia, si applica, si interessa all'astronomia, inizia a preparare ricerche su città e paesi stranieri per parlarne con lei. È un'accozzaglia di stereotipi internazionali ma va bene, apprezzo lo sforzo.

Segue scena di Silvia e Cretino che guardano le stelle dal terrazzo di camera di lei, parlano di costellazioni, lei gli dice che potrebbe fare l'astrofisico o lo scrittore, lui inventa una storiellina scema su una stella bianca e rossa – che pugnetta – e le dedica la stella, si abbracciano. Tutta la scena è schifosamente romantica, mi sfugge come Cretino possa restare ignaro dei sentimenti di Silvia.

Torna da Roscia, scrive per lei sul suo diario, sono lettere a Dio, banalità e noia. Io vorrei davvero potermi interessare a Roscia, empatizzare con lei, ma così mi resta davvero difficile. Roscia non è una persona reale, che cazzo, è una donna-angelo stilnovista!

Almeno una cosa utile la fa, ed è dare una bella svegliata a Cretino e fargli capire che la persona che gli piace davvero è Silvia. Grazie, amen. Cretino si sente in colpa perché si è fissato con 'sta cosa del "amo Beatrice", ma ora inizia a vedere Silvia in una luce diversa. Cretino si consulta con Madre restando sul vago, lei consiglia "segui il tuo cuore", io faccio una capatina allo Sbigozzatore, Cretino decide di dichiararsi a Silvia e le dà appuntamento al posto magico, lei arriva e prima che lui possa parlare gli confessa di avergli dato un numero falso, per gelosia, stesso motivo per cui ha conservato anche la brutta della lettera di Cretino a Roscia. Lui s'incazza e se ne va, deciso a cancellarla dalla propria vita. Sei una testa di cazzo, considerando tutto quello che lei ha fatto per te e come poi s'è sbattuta per aiutarti con Roscia. Avanti, c'è una partita importante, Niko passa a prendere Cretino, arriva un sms di Roscia disperata, Cretino chiede a Niko di accompagnarlo da lei, Niko se ne va lasciandolo lì. Non so chi sia più merda tra i due.

Cretino riesce comunque ad arrivare da Roscia, scrive nel suo diario per lei, lei gli affida il diario, si salutano e da come è scritto è palese che non si rivedranno mai più, perché D'Avenia è cheap.

Il giorno dopo infatti Cretino torna da scuola, Madre lo abbraccia in lacrime e lui capisce che Roscia è schiattata. Funerale, discorsi su Dio e la morte che non commenterò perché non mi riguardano e non mi competono, sono una cosa troppo personale e soggettiva. Avanti veloce, finisce la scuola, Cretino ha sfanculato Niko (ma poi torneranno amici, uff), va in vacanza coi genitori in montagna, parla con la madre dell'amore, si convince a perdonare Silvia che intanto gli ha scritto una lettera, lui legge la lettera, va da lei a cantarle una serenata, in realtà lei non è a casa c'è solo la madre, lei torna, si abbracciano, si baciano, ritorno a scuola, lettera di Smielatore a Cretino come commento al romanzo.


Concludendo: questo libro non è il male. Ho letto di peggio, a livello sia di stile che di contenuti. Molto peggio. Non lo rende comunque un buon libro.

Uno dei miei autori preferiti in assoluto è Joseph Conrad, ma non significa che io non possa apprezzare una prosa meno complessa e più sobria, infatti un altro che adoro è Cormac McCarthy, che per alcuni potrebbe risultare fin troppo scarno e crudo.

Ecco, lo stile di D'Avenia non è onesto e semplice, no. È semplicistico, che è una cosa ben diversa. Tutte le frasi che mette in bocca a Smielatore/Roscia/Cretino implorano di essere considerate Aforismi Profondi, ma questo le rende ancor più banali e scevre di ogni nota genuina. Si scrivono le frasi per la storia e non il contrario, D'Ave'.

Quel che non cerca di essere materiale da citazione è semplicemente mediocre, se non bruttino. Non c'è stata una singola frase capace di colpirmi in positivo, e questo è davvero raro per me. È molto più facile di quanto sembri intrattenermi, ma per toccarmi ci vuole onestà e questo libro non ne ha neanche un briciolo. D'Avenia non è un furbone acchiappasoldi intortatore di ragazzini, è però ingenuo quanto i lettori che si sperticano in lodi di questo libro. I suoi tentativi di parlare ai giovani potrebbero quasi farmi sorridere, se solo non fossero così dannatamente irritanti e superficiali, con tutti quei riferimenti banali e cheap ai comics americani, ai film, insomma quelle cose che piacciono ai GGGiovani, giusto? Giusto un cazzo.


I personaggi sono dei cartonati: esistono solo quando gravitano vicino a Cretino, e questo è davvero da dilettanti. Da scrittori di fyccine. Riesco a provare al massimo solo pena per Silvia, e per me – che piango e rido per emerite stronzate il 90% del mio tempo – è una cosa inaudita. Roscia potrebbe benissimo essere l'amica immaginaria di Cretino e non cambierebbe nulla. Niko è un mentecatto con la sensibilità e il carisma di uno dei ratti morti che a volte vedo sul lungadige. Padre e Madre esistono solo quando devono intervenire un minimo sulla trama. Lo stesso vale per Smielatore. Nessun personaggio riesce a vivere davvero, non c'è nulla che mi faccia sinceramente ridere, o riflettere, o piangere. E ciò è peccato, perché cazzo, se io leggo è perché mi piace, e perché mi piace? Perché mi piace perdermi in vicende che siano reali e concrete per tutto il tempo che sto con la testa immersa tra le pagine, a leccare l'orgasmo che l'Autore ha riversato su carta, un orgasmo di personaggi che esistono e si muovono e palpitano con muscoli d'inchiostro.

Qua invece è come fare un cunnilingus a una bambola gonfiabile.


Ho visto definire sovente questo libro "romanzo di formazione". Permettete: solenni cazzate. Non c'è alcuna formazione. A meno che il vostro concetto di formazione non sia "tizio vuole una cosa → non può avere quella cosa → tizio decide di volere un'altra cosa → ottiene l'altra cosa". L'unico cambiamento notevole è che Cretino inizia a studiare. Beh, wow, rivoluzionario! Durante l'adolescenza non è raro che si cambi nettamente, anche senza infatuazioni per gnocche ginger malate di mezzo, ma ehi. Che percorso evolutivo.

Un po' come quelli che gridano al capolavoro davanti a Il giovane Holden. Notizia flash: è uno dei romanzi più sopravvalutati di sempre, insieme a Il piccolo principe (che peraltro mi piace un sacco, ma questo non m'impedisce di essere oggettivo). E sopravvalutato è anche Bianca come il latte, rossa come il sangue.


Posso dire una cosa? Per certi versi questo romanzo è peggio di La Stella del Giudizio, e tutti voi sapete benissimo cosa io pensi di quel coacervo di fuffate. Perché se da una parte LSDG era palloso, dall'altra almeno compensava con picchi di trash disumani, roba da ridere fino alle lacrime per l'assurdità di certe cose. O almeno roba da incazzarsi.

Qua invece no. Qua invece si passa il 70% della storia ad annoiarsi e talvolta provare il pigro desiderio di menare il narratore, e il restante 30% ad annoiarsi punto e basta. Va bene, questo mucchio di carta stampata sarà sicuramente meno dannoso di spazzatura dai messaggi sbagliatissimi come After e compagnia bella, ma resta comunque un libro noioso e brutto. E la prima cosa è persino peggio della seconda.


A chiusura, permettetemi dunque di consigliarvi due opere che vi daranno molto più di quanto possa mai darvi Banale come questa trama, Roscia come le lattine di Peroni che ho bevuto per sopravvivere alla rilettura di questa roba.

Un romanzo, in cui ritrovare il disagio di un adolescente come siamo, o siamo stati: Una barca nel bosco.





Quando ero al liceo, un supplente ce ne lesse un brano e mi rimase impresso. Lo cercai molto più tardi, mesi dopo un evento che mi ha cambiato drasticamente la vita. Questo romanzo mi diede un rifugio, un passatempo, ma col senno di poi mi diede anche da riflettere. Ogni tanto continuo a tornare a questo porto, a rileggerne le stesse righe. Ancora non me ne stanco.


Un film, tratto da un romanzo che non ho ancora letto, ma la sceneggiatura è dell'autore quindi penso sia una garanzia: Me & Earl & the Dying Girl (in italiano Quel fantastico peggior anno della mia vita).





Abbiamo degli adolescenti, abbiamo una ragazza malata, abbiamo un protagonista maschile narrante. Di questo film ho apprezzato tre cose: l'ironia, l'onestà, e l'equilibrio.

Ironia, che a volte aiuta a spezzare i silenzi imbarazzati, che a volte protegge dalla realtà fuori.

Onestà, perché la malattia non è una cosa da Personaggio Tragico e Romantico, ma è un fatto e per quanto tu possa accettarla, non avrai frasi fatte e non dirai sempre le cose giuste, anche nei momenti in cui servirebbero.

Equilibrio, perché si parla di trovare il proprio posto nel mondo mentre qualcuno sta perdendo il proprio, ma le due cose si formano a vicenda ed entrambe vengono trattate con la stessa importanza, e non c'è mai un momento di noia ma talvolta c'è la quiete e serve. Serve davvero.





"I guess maybe that's what Mr. McCarthy meant, about someone's life continuing to unfold. It was weird to be learning something new about Rachel after she died. But somehow it was reassuring as well."


[Dovrebbe esserci un GIF o un video qui. Aggiorna l'app ora per vederlo.]

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