One Shot Per Il Contest DI @_BlondeAttitude_

A me non è mai piaciuto dipingere, sapete?

Non mi è mai piaciuto perché non sono mai stata molto brava e facevo solo degli schizzi quando mi annoiavo.

Ma quando accadde quell'evento così meraviglioso questo mio punto di vista cambiò radicalmente.

Era un giorno qualunque delle vacanze di Natale: avevo appena finito di studiare e mi trovavo seduta sul mio comodo divano in pelle grigia con una buona cioccolata calda tra mani mentre guardavo alla televisione il mio episodio preferito di Doctor Who in cui il Dottore, l'Undicesimo insieme alla sua compagna di viaggio Amy, incontrano Van Gogh.

Non ero molto brava nel dipingere però amavo moltissimo studiare l'arte in tutte le sue forme e mi sarebbe piaciuto incontrarlo.

Appena finii di vedere l'episodio misi immediatamente il prossimo ma un suono particolare attirò la mia attenzione: assomigliava a una chiave che raschiava sulle corde di un pianoforte.

Ero a casa da sola e andai nella mia camera a vedere che cosa fosse: mi trovai davanti una cabina blu notte della polizia da cui sbucò un uomo.

Quell'uomo indossava una giacca di tweed beige con delle toppe sui gomiti, papillon, bretelle, una camicia bianca e dei pantaloni neri. Aveva un volto molto allungato incorniciato da corti capelli castano scuro e gli occhi verdi.

L'uomo stava osservando tutta la mia stanza curioso soffermandosi, in particolare, sulla piccola sveglia a forma di TARDIS che avevo sul comodino:

- Ciao, tu devi essere il Dottore, giusto? L'ho notato dalla tua cabina. Io sono Rebecca - mi presentai allungandogli la mia mano.

- Sì, sono il Dottore e tu devi essere una mia fan dagli oggetti che possiedi - disse osservando la stanza.

Quell'uomo era un tipo allegro e stravagante, entusiasta di natura, ma facilmente incline alla noia. Possedeva inoltre un debole per i bambini e non era capace di rifiutare loro aiuto. Aveva un carattere eccentrico e si dimostrò in alcuni casi goffo, particolarmente in fatto di questioni romantiche, unitamente all'abitudine frequente di gesticolare quando si trovava in situazioni di tensione. Anche se molto intelligente, l'Undicesimo Dottore spesso si rendeva conto di essere lento di comprendonio quando non riusciva a trovare la soluzione giusta sul momento.

Mentre lui si aggirava per la stanza, curioso di scoprire tutto, io entrai dentro la sua navicella e vidi che era veramente più grande all'interno: nella sala di controllo c'erano molti più pulsanti e manovelle e la pavimentazione andava dall'arancione al grigio. Ero meravigliata.

All'improvviso il Dottore entrò all'interno della sua navicella e vedendomi mi domandò con il suo tono allegro e spensierato:

- Allora, Rebecca, c'è un personaggio che vorresti incontrare? -

- Sì, mi piacerebbe incontrare Van Gogh - gli risposi sorridendo e facendo brillare i miei occhi marroni contro i suoi verdi.

Lui a questa mia richiesta fece partire la sua astronave e, dopo vari sballozzolamenti, arrivammo alla nostra meta: Arles in Provenza.

Dopo aver camminato tra le bellissime strade di quella cittadina francese arrivammo alla casa di Vincent e bussammo. Ci venne ad aprire un uomo con i capelli corti biondi, gli occhi verdi e con una maglietta sporca di qualche colore.

Noi ci presentammo e io gli spiegai la mia grande passione per l'arte ma che, purtroppo, non ero molto brava nel dipingere.

Vincent mi portò all'esterno dove stava pitturando e mi insegnò a dipingere.

Dopo qualche ora, orgogliosa della mia opera, lo ringraziai e tornai al TARDIS insieme al Dottore.

Felice come una Pasqua ma triste a dover tornare alla monotonia della realtà, abbracciai il Dottore e guardai svanire la sua navicella. Una volta svanita completamente attaccai la mia opera sulla parete.

Avevo provato a dipingere la " Notte Stellata".

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