Rifiorire dalle ceneri
Questo racconto partecipa alla Challenge "Fiori della morte" del profilo WattpadBrividoIT
[790 parole]
Due giorni prima di morire, mia nonna mi regalò un narciso.
Era molto malata, non si alzava mai dal letto e da lì, dall'alto del suo trono di cuscini, spadroneggiava su di noi come aveva sempre fatto. Ma quel giorno scese in giardino e colse un narciso per me, la sua unica nipote. Lo estirpò dalla terra, con il bulbo e tutto il resto, lo mise in un vaso e me lo donò. Io lo accettai – non farlo era impensabile.
Poi un infarto le frantumò il cuore. Lei se ne andò e il narciso rimase.
A un occhio inesperto potrebbe sembrare un bel gesto, un pegno del suo amore per me, ma io non mi sono mai illusa: mia nonna non era una persona affettuosa, non dava baci né carezze, e al posto delle caramelle mi portava aspri mirtilli rossi.
Accettai il suo narciso, lo posai sul davanzale e sperai che morisse.
Non lo innaffiavo e lo lasciavo nascosto dietro le tende per privarlo della luce del sole, ma il fiore era resistente, sembrava fatto di pura forza di volontà, così come era stata mia nonna, quella forza di volontà che in una giornata di primavera l'aveva fatta alzare sulle sue gambe tremanti e uscire in giardino.
Evitavo di guardarlo, ma a volte avevo l'impressione che lui guardasse me. Il suo occhio orlato di morbidi petali scrutava ogni mio movimento con lo stesso cipiglio severo della nonna e quando incrociavamo lo sguardo riuscivo a scorgere all'interno il suo cuore velenoso.
Poi la stagione è finita, il narciso è sfiorito e io ho sentito la tensione allentarsi.
Ma ora la primavera è tornata e oggi, quando sono rientrata a casa, ho trovato il suo occhio giallo spalancato. Mi fissa, come se sapesse cosa ho fatto. Disapprova, lo so. La nonna disapproverebbe e lei e il fiore sono fatti della stessa sostanza.
Non che io abbia fatto chissà quale delitto: era solo una domanda in una verifica piena di domande, una minuscola risposta copiata dal libro nascosto in cartella. Milioni di studenti lo fanno e sopravvivono senza sensi di colpa. Ma quei milioni di studenti non hanno mai avuto una nonna come la mia. Se fosse viva, mi punirebbe – perché se fosse viva lo scoprirebbe di sicuro.
Anche da morta lo sa e mi giudica con il suo occhio di narciso.
Lancio lo zaino sul pavimento e in un moto di rabbia afferro il vaso. Non posso sopportare un'altra primavera così, e poi un'altra ancora l'anno prossimo, e quello dopo ancora, per tutta la vita.
Prendo un fiammifero, lo sfrego sulla striscia abrasiva liberando odore di zolfo e do fuoco al narciso. Brucia gemendo, e io lo guardo piena di orrore. Lo scricchiolio delle fiamme sembra una vecchia articolazione in movimento ed è come se stessi bruciando la nonna. Lei non approverebbe, ma ora non ho più nulla da temere perché lei non c'è più.
Quando però il giorno dopo rientro da scuola, la pianta è rinata e nel vaso sono sbocciati due fiori. Rimango paralizzata sulla porta mentre entrambi mi guardano ostili.
Non puoi sbarazzarti di noi, sembrano dire e nella mia testa hanno la voce della nonna.
Prima ancora di rendermi conto di quello che sto facendo, li brucio di nuovo entrambi, poi apro la finestra e disperdo le ceneri in giardino.
Il mattino seguente rimango a lungo con gli occhi chiusi, sdraiata a letto. Ho paura che durante la notte i narcisi siano nati un'altra volta e ora stiano solo aspettando che io mi accorga di loro. Sento già il peso del loro giudizio, ma quando finalmente sollevo le palpebre noto con un guizzo di gioia che il vaso sul davanzale è vuoto.
Ho vinto io.
Mi preparo per andare a scuola con la leggerezza di una farfalla, ma non appena metto piede in giardino mi sento morire. Sparpagliati per tutto il prato, come se fossero stati portati dal vento e abbandonati lì per dispetto, migliaia di narcisi puntano le corolle verso di me.
Tiro fuori dalla tasca i fiammiferi e li accendo tutti, lanciandoli nell'erba.
Il giardino si illumina delle fiamme dell'inferno. Urla spaventate si alzano intorno a me: da dentro la casa, dai giardini vicini, tutti vengono a vedere cosa sta accadendo. Piangono, mentre io rido.
Quando finalmente arrivano i pompieri, l'incendio ha ormai raggiunto la veranda, ma riescono a spegnerlo prima che intacchi la casa. Nessuno mi ha vista, nessuno capisce come sia potuto accadere. Ora intorno alla villetta si estende solo un deserto di polvere grigiastra: niente erba, niente fiori.
Non è rimasto nulla.
Do le spalle al giardino per rispondere alle domande del pompiere, ma un certo punto mi blocco. Lo sento, dietro di me.
Mi volto.
Un narciso occhieggia in mezzo alla cenere.
Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top