Horror Story[Incompleta]
Correva, e correva, e correva: non aveva la minima intenzione di fermarsi. "Se ti prendono...tu muori!", continuava a ripetersi nella testa, mentre imboccava un vicoletto come scorciatoia. "È buio, se ti nascondi tra le ombre non ti riconosceranno...", esordì una voce nel suo pensiero. Essendo agile e molto magro (a scuola gli davano dell'anoressico...) poteva infilarsi dappertutto velocemente, senza destare sospetti. La sua figura di "ombra" gli permetteva di non essere notato: non amava mostrarsi in pubblico e la gente lo vedeva, ma non lo guardava. Lui lo sapeva da tempo, ed era pure diventata la sua frase preferita: "Vedere è osservare senza calcolare, guardare è prestare attenzione calcolando". Sentì dei passi davanti alla strada, e ciò lo spinse a nascondersi meglio. Si mise tra un bidone e delle scatole di cartone vuote, accovacciato e con le gambe al petto strette dalle braccia: quella era l'unica situazione in cui gli serviva maggiormente il "non essere notato". Perso nei suoi pensieri non fece caso al fatto che loro erano andati oltre al vicolo, non avendolo visto. Si alzò e, mettendosi le mani in tasca, si avviò verso l'altro capo della stradina. Appena uscì, si bloccò immediatamente, sentendosi scivolare su un qualcosa: cosa aveva sotto le suole? Alzò un piede, e vi notò che gocciolava una sostanza rossa scura e molto vischiosa. "Sangue?"fu il suo primo pensiero. Dovette ammetterlo: in quel momento era piuttosto perplesso...Si girò su sè stesso, e si spaventò:
-Dov'è finita la strada? Ed il vicolo? E la macchia?
Ah, no: quella c'era ancora...da quando in qua le macchie di sangue sono sabbie mobili?!
Quella chiazza lo stava letteralmente riscucchiando, eppure riusciva a vedere le parti risucchiate dalla macchia, anche se parevano coperte da un velo rosso semi-trasparente (la macchia, per l'appunto...). Quando il suo corpo fu risucchiato fino al mento, chiuse gli occhi, e si lasciò andare...
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Si svegliò (non avrebbe nemmeno lontanamente immaginato di svegliarsi...) in una landa desolata: l'erba sotto ai suoi piedi era grigiastra e secchissima, il cielo dipinto da pennellate di viola macabro e spruzzi di nero, gli alberi morti e pallidi. Fu spiazzato di fronte a quella scena, però decise una cosa: doveva tornare indietro!
Camminò per quasi un chilometro, continuando a guardarsi attorno e alle spalle, non aveva voglia di essere ucciso o finire vittima di un'imboscata...ad un certo punto si fermò: un bivio. "Fantastico...", pensò. Ma il problema non era scegliere dove andare, ma capire dove portavano quei due sentieri. Non ci pensò a lungo, e prese subito quello a destra. Camminò per una decina di minuti, senza pensare a qualcosa, perché l'unico chiodo fisso nella sua mente era sparire. Avrebbe dato di tutto e di più per svanire nel nulla...anche per un solo istante...gli sarebbe piaciuto un sacco se, all'improvviso, la terra si squassasse in due per non proteggerlo, oppure finire dentro a delle sabbie mobili, per nascondersi...Si destò dai suoi pensieri: non poteva permettersi di mostrarsi come un ragazzo con la testa fra le nuvole, doveva essere vispo e stare attento a non incappare in qualche pericolo. Sentì un rumore, anzi, dei rumori provenire da poco più avanti. Il che voleva dire solo una cosa: c'era una città a distanza di poco tempo e pochi passi. "Ci vorrà solo qualche minuto, probabilmente", pensò. "Appena arrivo in città per prima cosa chiedo come tornare a casa, poi mi faccio aiutare a raggiungerla", esordì nel pensiero. Si stupì che non gli facessero male le gambe, anche se aveva camminato per quasi due orette...
-Ah, eccola!-,
Esclamò felice.
Iniziò a correre verso quella metropoli, ma si inchiodò sul posto: l'aveva appena vista, ed era una città meravigliosa!
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