Ti amo

Una bomba quando esplode, esplode.

Non c'è niente da fare.

Se ti salvi bene.

Se non ti salvi...

-GIULIO TI AMO!-

Un urlo.

Un'esplosione.

Tutto va a fuoco, tutto è cenere.

Sirene in lontananza.

-Ti amo...-

Tre settimane dopo

Apri lentamente gli occhi cercando di abituarli alla forte luce che proviene dall'alto.

Non capisci nulla.

Non senti nulla.

Hai un sapore amaro in bocca ma non riesci a muoverla.

-Giulio!- senti una donna urlare.

Tua madre. Ti sembra tua madre.

-Per fortuna stai bene! Come stai?-

Provi a parlare. Non ci riesci.

-Si allontani signora. Ha bisogno di riposare.-

Senti una porta chiudersi.

Richiudi gli occhi, ti senti stanco.

Quattro settimane dopo.

Piano piano ti alzi. Continua a farti male la schiena ma non ci badi.

Prendi il freddo cucchiaino e lo immergi nella brodaglia che ti hanno dato.

Poi un altro flashback, lo stesso da ormai cinque giorni.

-Giulio ti amo!- senti ma non capisci da dove proviene.
-Ti amo!- capisci di chi è la voce, è di... di...

Di... di chi? Poi l'esplosione.

Molte volte ti capitano questi flashback.

Ti ricordi dolore, ti ricordi sangue e ti ricordi quel grido.

Quel "ti amo".

La voglia di mangiare ti è passata.

Cinque settimane dopo.

Uno. Due. T-tre.

Stai imparando a camminare come un neonato.

Dopo cinque settimane chiuso in quella stanza hai voglia di uscire, correre e perfino andare a scuola se ciò ti facesse evadere dall'ospedale e da tutti quei controlli.

Cadi.

Tua madre velocemente ti viene incontro ma la terapista la ferma dicendole che ce la devi fare da solo.

Con le mani ti appoggi ad una sbarra e facendo forza lentamente ti alzi.

Ce la stavi per fare quando... cadi di nuovo.

Un nuovo flashback.

Tutti si stanno facendo gli affari propri quando senti un ticchettio strano.

Molto strano ma lo ignori.

La curiosità ti divora. Alla fine appoggi l'orecchio. È strano.

Chiami un'insegnante e subito quello dice che non è niente.

Ti alzi dal tuo posto e, con la scusa dei capogiri, ti vai a mettere vicino a Federico, il tuo migliore amico.

-Giulio ti amo!-
-Ti amo!-

Poi tanto dolore.

Un nuovo lampo di determinazione lampeggia nei tuoi occhi ti alzi e inizi a camminare.

Qualche ora dopo, nella stessa giornata.

-Mamma?-

-Sì?-

-Come sta Federico?-

-Bene, sono andata a trovarlo ieri. Lo rilasceranno tra due giorni. Ti saluta.-

Annuisci e ti corichi nel letto dell'ospedale.

Sei settimane dopo.

-Mamma?-

-Sì?-

-Nell'incidente...-

-Non ne parliamo per favore.-

-Non c'è stato nessun morto?-

Tua madre indugia.

-L'importante è che tu stia bene.- dice.

-Non c'è stato nessun morto?- ripeti, determinato.

Sospira...

-Una ragazza. È riuscita a coprire la bomba con il suo stesso corpo prima che esplodesse salvandovi tu e i tuoi compagni.-

Rimani senza parole.

-C...come si chiamava?-

-Anna.-

Un nome. Quattro lettere. Un ricordo.

-Ti amo!- la voce di... Anna.

Ti senti vuoto. Completamente.

Sette settimane dopo.

Sei lì.

Davanti a quella lapide.

Davanti a quel nome.

Davanti a quello che ora quasi è un ricordo.

Ti sei rimesso in sesto. Come tutti i tuoi compagni. Ora sei vivo mentre lei è... morta.

Stupido autobus.

Stupida bomba.

Stupida Anna.

Ammiravi il suo coraggio ma detestavi la sua stupidità.

Perché Anna? Perché?

Perché non sei fuggita?

Perché ti sei sacrificata per me, per noi?

Calde lacrime ti solcano il viso.

-Anch'io ti amo.-

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