CAPITOLO 5

La sera scende, e l'aria si fa fresca ed umida. Jeff è in piedi davanti allo specchio rotto del bagno ed osserva il proprio volto con un'espressione indecifrabile in viso. Sfiora la cicatrice sulle sue guance con la punta delle dita, fino nel punto in cui, in prossimità della bocca, è rimasta aperta. Sorride lievemente, ed un barlume di follia si accende nei suoi occhi chiari. Ha bisogno di uccidere, lo sente. La sete di sangue preme contro la sua cassa toracica, quasi come se quel desiderio potesse impedirgli di respirare.
Il ragazzo si fionda verso l'uscita, assicurandosi di avere con sé il fidato coltello.
-Non muoverti da qui!- esclama voltandosi in direzione del cane, pochi attimi prima di chiudersi la porta dietro alle spalle.
La bestiola è ancora adagiata sul divano, ed ora poggia la testa su un vecchio cuscino. È evidente che stia soffrendo, probabilmente la ferita brucia; tuttavia, sembra sopportare il dolore con modestia e coscienza.
È un cane vecchiotto, ormai. Quante cose ha già visto nella sua vita; di quante persone cattive si è fidato, e quante poche persone buone ha avuto la fortuna di incontrare. Dovrebbe aver imparato a riconoscere il cattivo dal buono ormai, ma allora perché si fida in così di Jeff? Possibile che abbia visto qualcosa di buono, in un assassino psicopatico?

...

Passano diverse ore, e quando Jeff rientra sono le quattro di notte. Apre la porta spingendola debolmente, ed entra a passo lento.
Sembra stanco, oppure triste. Forse entrambi.
Il suo sguardo non ha niente a che fare con quello che aveva quando è uscito da quella porta. Si sente sempre così, dopo aver ucciso; l'entusiasmo e la soddisfazione iniziale si tramutano in una tristezza infinita.
La sua felpa bianca è ricoperta di schizzi rossi di sangue, alcuni dei quali hanno macchiato anche la pelle chiara del suo volto.
Il ragazzo chiude la porta e cammina ciondolante in direzione del divano. Sospira e si butta sulla stoffa morbida, accanto al cane.
La bestiola si volta verso di lui e lo osserva con le orecchie rizzate. Adesso Jeff ha le braccia incrociate dietro alla nuca, ed il suo sguardo spento punta sul soffitto. Sembra pensare.
Toy guaisce per attirare la sua attenzione, e poggia una zampa sulla sua pancia.
Il ragazzo si volta di scatto, innervosito. -Sta dalla tua parte- dice spingendo il cane giù dal divano.
Toy atterra malamente sul fianco ferito, emettendo un guaito, e si rannicchia a terra strizzando le palpebre per sopportare il dolore.
Jeff sospira, e torna a fissare il soffitto. Non voleva spingere via il cane, l'ha fatto senza pensare. Ed ora si rende conto che lo vorrebbe lì accanto a lui, invece. Vorrebbe sentire il calore di un corpo, di qualcuno che gli vuole bene.
"Che pensiero stupido" pensa "Io non ho bisogno di cose del genere".
Tuttavia, si gira ed osserva la bestiola sdraiata a terra.
Perché non si lamenta mai?
Perché non scappa via?
Perché non tenta di morderlo?
-Puoi salire, Toy- esclama allargando un lieve sorriso. Sbatte le mani sulle ginocchia per incitare il cane ad avvicinarsi a lui, e Toy salta sul divano, anche se con una certa fatica. Si sistema affianco a Jeff, con il muso sotto al suo braccio e la schiena premuta sul suo fianco.
A quel punto per Jeff è più che chiaro: Toy è molto più di un giocattolo per lui.

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