CAPITOLO 14

Toy emette un flebile guaito ed appoggia il muso sul pavimento, respirando affannosamente. Il suo corpo ha leggeri tremiti, e la bocca aperta lascia fuori la lingua.
-Toy...-. Jeff lo stringe forte a sé, come questo bastasse a rimettere a posto ciò che ha appena fatto. Entrambi sono coperti di sangue; la povera bestia ne ha il muso pieno, ed il flusso di quel liquido cremisi non cessa di uscire dalle ferite sulle guance; mentre Jeff, ha il corpo pieno di tagli profondi. Le braccia ne sono cariche, ed ora anche le gambe. I loro copri tremano, io loro dolore è condiviso. Sembra che siano riusciti ad unirsi anche in questo: anche nel dolore.
Il moro continua a piangere, non riesce più a fermarsi; la disperazione è tanta da fargli perdere del tutto il contatto con la realtà. Il modo si è ridotto ad una stanza bianca e vuota, in cui il ragazzo si trova completamente solo a combattere contro ai propri sensi di colpa. La rabbia che porta dentro è in grado di manovrarlo, di fargli compiere gesti che vanno contro alla sua volontà.
È schiavo di sé stesso, dei suoi istinti, delle sue paure; ma soprattutto, è schiavo della sua crudele follia.
Emette un lamento, e all'improvviso torna alla realtà. Realizza in pochi istanti che Toy stà per morire dissanguato, ed è la forza del suo amore per quella bestia che gli permette di alzarsi in piedi.
Jeff afferra Toy con le braccia tremanti, e lo prende in braccio, stringendolo contro al suo petto. Le gambe traballano e la testa gira vertiginosamente, ma il ragazzo riesce a raggiungere la porta d'uscita. Seppur la sua mente sia completamente gettata nel caos, riesce a ricordare dove si trovi un ambulatorio veterinario nella città vicina, ed inizia a correre più forte che può in quella direzione.
-Non morire, Toy... Non morire!-.
L'erba secca frusta le sue gambe, protette soltanto dalla stoffa sottile dei pantaloni, mentre avanza compiendo lunghe falcate. La città non è molto distante, la raggiungerà presto.
Un ramo colpisce il suo volto, ed un lungo graffio rosso si allunga sulla sua guancia; ma il ragazzo non di ferma. La sua mano destra è avvolta sul petto tremante di Toy, e con le dita riesce a sentire il battito del suo cuore. La sua paura più grande è sentirlo fermarsi, e ciò lo spinge a correre ancor più forte.
-Non morire, amico mio...-.
I piedi di Jeff calpestano il primo tratto d'asfalto: è giunto in città.
Inizia a correre come un pazzo lungo il marciapiede, incurante degli sguardi spaventati e sorpresi dei passanti. Alcune gocce di sangue rosso cadono sull'asfalto.
Jeff compie mentalmente il percorso in modo da non sbagliare strada: una volta a sinistra, due a destra, ancora a sinistra, dritto, sinistra, destra. L'edifico si alza su due piani, è di colore azzurro spento ed ha una grossa insegna con sù scritto: Ambulatorio Veterinario.
Non può sbagliare, deve solo fare in fretta.
-Resisti, Toy...-.
Ma la testa del cane, poggiata sul suo gomito, si fà sempre più pensante.

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