CAPITOLO 12
La lama traballa nella mano di Jeff, mentre a passo lento si avvicina alla bestia. Un sorriso sadico si allarga sul suo volto, andando a coincidere con quello cicatrizzato sulle guance, ed i suoi occhi brillano improvvisamente di una follia crudele ed irrefrenabile.
Il cane lo osserva con aria curiosa, ma non scappa, né sembra spaventato. Perché dovrebbe? Jeff è il suo amato padrone, e si fida di lui.
Per questo non indietreggia, quando la lama del coltello compie un movimento rapido verso di lui, ed apre uno squarcio sulla sua schiena. Toy guaisce, e solo a quel punto si rende conto di essere in pericolo. Tenta di scappare, ma ormai è troppo tardi: Jeff lo blocca in una energica stretta con entrambe le mani, ridendo compulsivamente, e lo schiaccia con le costole contro al muro. Il cane inizia ad agitari come può, mentre una macchia di sangue scuro inizia a zuppare il suo pelo; tenta di mordere il suo aggressore, ma lui lo colpisce sul muso con il manico del coltello. Blocca tutte e quattro le sue zampe, premendole con forza tra loro, e punta i suoi agghiaccianti occhi azzurri in quelli scuri del cane. Vuole vedere la sua sofferenza, nutrirsi della sua paura.
Il killer ride follemente sollevando la testa, ed allenta la presa sulla bestiola. Toy ne approfitta subito per voltare le testa e mordere un braccio dell'aggressore, affondando i denti nella sua carne. Il ragazzo non grida, ma sembra iniziare a ridere più forte, come se quel dolore gli provocasse maggiore piacere. E probabilmente è proprio così.
Il killer scuote il braccio, ma Toy non molla: continua a stringere le fauci, ringhiando, consapevole del fatto che se lascia la presa quel pazzo lo ferirà ancora. Tuttavia, Jeff si passa il coltello nell'altra mano, e lo conficca ancora una volta nella schiena della bestiola.
Il cane guaisce ed apre le fauci, e prontamente il killer lo afferra per le mandibole, costringendolo a tenerle aperte.
-Perchè non sorridi, Toy?- dice con la sua inquietante voce folle, mentre appoggia la lama sulle guance dell'animale. Con sadico entusiasmo affonda il coltello nella carne, tenendo la testa del cane bloccata contro al muro, e squarcia la sua bocca da ambi i lati. La lama percorre la pelle del cane incidendo un sorriso, che arriva da ambi i lati fin quasi alle orecchie. Il sangue esce copioso, riempiendo la bocca di Toy e scendendo lungo il suo collo.
Il killer ride ancora, sollevando le spalle in modo scattoso, senza lasciare la presa sulla vittima. -Ecco, bravo. Sorridi!- sghignazza entusiasta del lavoro appena compiuto -Sei bellissimo, proprio come me!-.
Toy guaisce sempre più forte, ma smette di dimenarsi. Un lago di sangue si e allargato sul vecchio pavimento sotto di lui, ed alcuni schizzi macchiano la felpa di Jeff. Il dolore per la povera bestia è enorme, così come la paura. Il vecchio cuore nel suo petto batte all'impazzata, e la cassa toracica si alza ed abbassa velocemente.
Le mani del killer liberano il suo muso, permettendogli di chiudere la bocca, ma continuano a tenerlo stretto per il petto. Toy si trova costretto ad ingoiare il suo stesso sangue, che esce copioso dagli squarci sulle guance. Gli tremano le zampe, a causa della paura e del dolore, ed i suoi occhi sono profondamente terrorizzati.
Jeff di colpo smette di ridere. Improvvisamente si ritrova immobile, con le mani premute sulla bestia tremante e lo sguardo vuoto. Impiega parecchio a farsi una ragione di quello che è appena accaduto.
Subito molla la presa su Toy, che zoppicante e mugolante scappa fino ad accasciarsi a terra sul lato opposto della stanza, e resta immobile con le ginocchia poggiate a terra. Confuso e spaventato il ragazzo lascia cadere il coltello e guarda le sue mani coperte di sangue. Anche i pantaloni e la felpa ne sono pieni, e nelle braccia il sangue del cane si è unito a quello che esce dalle ferite che si è autoinflitto con la lametta. Il pavimento ne è pieno, di quella sostanza dal colore scarlatto.
Un'ondata di disperazione profonda avvolge l'anima di Jeff, e come una morsa la stringe, schiacciandola, frantumandola.
Ha appena distrutto tutto ciò che aveva.
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