-Progetto vida-



(La terra un giorno potrebbe trovarsi in pericolo e così l'intera umanità verrebbe estinta... e tutto per un tragico scherzo del destino...)

La cometa "Artadeus" era ormai pericolosamente vicina al pianeta terra.

Dall'Osservatorio Nazionale di Neartylle, due uomini, luminari nel campo scientifico, constatavano la preoccupante traiettoria che l'astro stava seguendo.

-Se continua di questo passo, si schianterà sulla terra! L'impatto è inevitabile! -sudore grondante bagnava la fronte assai spaziosa del dottor Brown.

-È assurdo! -sbatté i pugni sulla scrivania il dottor Gilbert, molto più giovane del primo. -Solo un mese fa pareva seguisse una rotatoria intorno a Giove... e adesso ci ritroviamo questo ammasso di ghiaccio, gas e anidride carbonica che si dirige verso di noi! Com'è possibile?!

-Non lo so. Ma pare che abbia deviato!

-È matematicamente impossibile! Potrebbe accadere solo se qualcuno volontariamente avesse usato un claudorato magnetico...! Ma so che tu lo tieni ben nascosto! Non credo che qualcuno possa averlo rubato! È ben custodito nel sotterraneo!

-Sì è così! Nessuno avrebbe potuto prenderlo! Ma... O mio Dio! In base ai miei calcoli la cometa ha anche acquistato velocità...! Una velocità assurda! -esclamò Gherard Brown inserendo i dati nel computer.

-Talmente assurda che... -si bloccò Robert Gilbert guardando fuori. -Eccola... si vede ad occhio nudo. -la indicò scioccato.

Il dottor Brown corse nel sotterraneo seguito dal suo collega.

-Presto! Mettiamo al sicuro il "progetto vida"!

D'un tratto un forte rombo tuonò così forte da rompergli i timpani.

I due scienziati non fecero nemmeno in tempo a scambiarsi lo sguardo di terrore piombato nei loro occhi che l'astro penetrò nell'atmosfera prendendo fuoco. Si divelse violentemente in mille squarci infuocati riversandosi come una pioggia mortale sull'intero pianeta. L'esplosione fu enorme e incredibilmente potente e sarebbe stato impossibile che una qualche forma di vita fosse sopravvissuta.

Campo Calytta. Dieci anni dopo lo schianto di Artadeus.

Le tende ormai logore e usurate, attestavano che un popolo era accampato lì da molto tempo. Troppo.

-Sono stanco di scavare...

-Lo so Kevin... me lo ripeti tutti i giorni. Ma l'estetonite gassica non si estrae da sola.

-È che... non voglio... non la voglio...

-So anche questo, figlio mio. Dovrai assumerla invece... è la nostra unica fonte di nutrimento. Purtroppo sai che...

-Che gli esseri umani si stanno estinguendo e che sulla terra siamo rimaste poche decine raggruppate qui... attorno a questo cratere. -finì lui la frase. -A volte preferirei essere perito quel giorno maledetto quando la cometa ha distrutto ogni cosa!

-E invece... proprio grazie all'estetonite gassica siamo sopravvissuti. Se non fossimo stati a duecento metri sotto terra saremmo morti. È stata una fortuna!

-Dipende dai punti di vista, papà. Tanto moriremo lo stesso.

-Ne sono consapevole... Non possiamo preservare la razza umana senza donne ma... finché ci sarà l'estetonite, avremo tutto il sostentamento di cui abbiamo bisogno... ma quel che resta dell'umanità, i pochi superstiti... cioè noi... lo so... spariremo completamente dal pianeta...

-Forse la razza umana ha fatto la fine che meritava. Ma a te che importa?! Tu non ci sarai più allora... Mi spiace soltanto del fatto che odio la solitudine e questo deserto disabitato sarà così vuoto e desolato che non vorrò esserci neanche io! Chissà... forse impazzirò al punto di togliermi la vita...

-Kevin... Io sono molto vecchio e così tutti gli altri operai sopravvissuti... e per quel che sappiamo i giacimenti di estetonite gassica esistono solo in questo posto. Tu hai solo trent'anni e dovrai essere forte. Forse dovrai vivere da solo per molti anni ma... ti prego... non voglio pensare che ti arrenderai e smetterai di trovare una ragione di vita...!

-Papà... la mia unica ragione di vita sei tu. Quando non ci sarai più... che altri motivi avrò...?

L'uomo sospirò. E sul soffio di quel sospiro stanco passarono altri trentanni.

Kevin seppellì l'ultimo corpo spirato su quella terra deserta, crivellata da mille crateri di ogni dimensione. Quanto gli mancava la bellezza dell'erba, di un albero, di un fiore. Di un animale... Suo padre era venuto meno già da sette anni o forse più, non era facile tenere il conto del tempo che passava in un mondo come quello.

Lo spirito di sopravvivenza lo spinse a calarsi ancora in quel terreno argilloso per recuperare ciò di cui si cibava ormai da molto tempo. Quella disgustosa estetonite, un liquido gassoso che conteneva vitamine, sali minerali, proteine, carboidrati e acqua, per quanto odiata, era paradossalmente ormai, l'unica ragione di vita per Kevin.

Quando avevano scoperto quel giacimento, lui e suo padre non sapevano che di lì a poco la terra avrebbe avuto quella triste sorte. Con un gruppo di operai si preparavano ad estrarla per farci un lauto guadagno. La loro gioia era durata poco però. La cometa Artadeus non era stata clemente in nessun angolo della terra. L'aveva devastata completamente, senza pietà.

Grazie all'estetonite, i sopravvissuti erano scampati a una morte più lenta e sofferta rispetto al resto dell'umanità spazzata via in un attimo. Una morte di stenti... la morte di fame.

Quando era sottoterra, gli sembrava quasi di essere in un'altra dimensione, si sentiva al sicuro. A volte per assurdo trovava resti di altre specie estinte, persino fossili di dinosauro.

Quel giorno risalì in superficie con una strana scatola di vetro opaco e graffiato. Era un cubo di 50 centimetri per 50. Aveva sessant'anni ormai l'uomo, anche ne portava sulle spalle il peso di almeno dieci in più, ma un oggetto mantenutosi così integro non l'aveva mai trovato.

Curioso come non mai si era seduto sulla polvere rossa che ricopriva l'intero suolo terrestre e si preparava a scoprire cosa vi fosse riposto. Ripulì la targhetta argentata: "progetto vida" c'era scritto, ed era riportato un logo: ONN, il logo dell'Osservatorio Nazionale di Neartylle.

Il cuore prese a pulsargli in modo irregolare. Conosceva bene quel posto. Suo zio lavorava lì. Era un dottore. Il dottor Gherard Brown. Per un istante gli parve di ritornare a vivere. Non stava più nella pelle. Quella scatola conteneva qualcosa che forse era passata tra le mani di suo zio...

Non l'aprì immediatamente, per assaporare l'attesa, poi non resisté più.

Quello che c'era all'interno destò la sua curiosità. Ampolline minuscole di due colori. Blu e rosso. Ne prese una per vedere da vicino cosa potesse essere. C'era un liquido oleoso, denso, come un gel. Scrutò ogni angolo della scatola per farsi un'idea di cosa potessero essere quelle strane "provette". Si convinse che non servissero proprio a niente. Deluso la gettò in aria con un gesto che rivelava tutta la sua rabbia e l'angoscia per non aver trovato nulla di interessante o utile. Alcuni di quei piccoli recipienti caddero al suolo frantumandosi. Li fissò seccato mentre quella strana sostanza bicolore si mescolava creando una schiuma violacea che sembrava sprigionare ossigeno, poi qualcosa attrasse la sua attenzione. Un foglio svolazzava e volteggiando si posò sul suo piede. Dopo averlo preso, notò che erano istruzioni. Lesse una per una le parole riportate. Sembrava un progetto per dar vita ad una specie, anche se Kevin non capiva quale. Il nome del progetto, pareva confermare questa ipotesi.

L'uomo sapeva che suo zio era uno scienziato con qualche ambizione un po' strana e assurda. Da tempo tentava di creare la vita. O almeno, questo gli aveva confidato una volta, ad una cena di famiglia. Che fosse proprio quella l'invenzione del secolo, che tanto aveva agognato...?

"Progetto vida"... rilesse sul bordo del contenitore. Che si trattasse di una specie di "kit di vita"? Che quelle provette contenessero il nuovo inizio per la razza umana?

Kevin iniziò a camminare avanti e indietro mentre valanghe di idee gli balenavano nella testa. Su di giri immaginò di dare vita a delle creature di cui lui stesso sarebbe stato il padre. Questo lo inebriò completamente. Ripensò al suo amato papà e alle parole che gli aveva detto un giorno. Finalmente aveva trovato uno scopo per vivere, una ragione per andare avanti nonostante i suoi sessant'anni che fino a quel momento l'avevano fatto sentire un vecchio che aveva finito i suoi giorni.

Ora si sentiva il Creatore Onnipotente. Su una terra primordiale, avrebbe potuto dar vita a una nuova generazione di cui sarebbe stato l'Iddio assoluto.

Le istruzioni parlavano chiaro e confermavano le sue teorie. Aveva ragione.

Le ampolline con il gel rosso davano vita a creature della razza umana femminile, quelle blu erano maschili. Occorreva solo agitarle, aprirle e lasciarle a contatto con l'aria, giorno e notte, e il miracolo si sarebbe verificato da sé. Sembrava assurdo ma Kevin si fidava di suo zio, ed era convinto che nulla era impossibile se era stato lui ad inventarlo.

Così mentre passava il tempo, i mesi e gli anni... ciò che c'era nelle provette prese vita senza alcun intervento da parte dell'uomo, pareva che le sostanze e gli enzimi presenti nell'aria facessero il resto.

Lui si preoccupava solamente di controllarle giorno dopo giorno finché quelli che all'inizio erano cellule, diventarono embrioni poi feti e poi veri e propri neonati. Le ampolline si erano dilatate man mano che le piccole creature crescevano e si sviluppavano e formavano intorno ai piccoli una sorta di sacca che offriva loro nutrimento e protezione.

Arrivò il tanto atteso giorno della "nascita". Una ventina di piccoli uomini e donne erano pronti per venire al mondo. Le sacche si ruppero e Kevin piangendo come un bambino, assisté alla nascita dei suoi "figli".

I timori che avevano attraversato la mente di Kevin nei nove mesi di "gestazione" diventarono per lui realtà mentre prendeva quei piccoli bambini e sentiva per la prima volta le loro voci. Come li avrebbe nutriti? Cosa sarebbe accaduto se avesse dato anche a loro l'estetonite gassica?

Tormentato e impaurito per la sorte della sua "prole", si vide costretto a provare quale reazione avessero, porgendo loro quel liquido gassoso. I neonati assumevano senza problema l'estetonite. Anzi sembrava piacergli, così l'uomo passò gli ultimi anni della sua vita a crescere una progenie di cui era il proprietario e ne sentiva tutto il peso e la responsabilità.

Il campo Calytta non era mai stato così rumoroso da più di trent'anni.

Sulla soglia degli 80, Kevin immobilizzato sul telo su cui aveva dormito negli ultimi cinquant'anni si preparava a salutare i suoi figli, appena ventenni.

-Dovete procreare... dovete ripopolare la terra, non dovete permettere che la razza umana si estingua come stava per succedere... e ricordatevi... non perdete mai la speranza... -disse ripensando alle parole del padre. -Trovate sempre una ragione per vivere...

-Padre... -disse Freddy, uno dei suoi figli. -Prima di morire, per favore, dicci: sei soddisfatto della vita che hai avuto? Di quello che sei riuscito a fare anche se per trent'anni sei rimasto l'unico uomo sulla terra?

-Sì figlio mio... posso dirlo con certezza. Era questo quello che mio padre voleva insegnarmi da quando sono nato... ed io l'ho capito solo quando ho avuto la possibilità straordinaria di "mettere al mondo" voi... i miei adorati figli... Devo ringraziare voi...

-No padre... non solo noi. Ringrazia anche tuo zio...

Kevin lo guardò sorpreso.

-È vero padre. -continuò Marta, la sua figlia prediletta. -Abbiamo nel nostro cervello dei ricordi, sappiamo per certo che il dottor Brown, tuo zio, ha fatto in modo che tu imparassi la lezione.

-Ma... ma che state dicendo?! -esclamò con tutte le sue forze l'uomo mentre sentiva crollare il terreno sotto di sé.

-Padre, non potevamo svelarti tutto prima. -proseguì Donovan. -Siamo stati programmati per tenere ogni cosa segreta fino ad un attimo prima che tu morissi.

-Programmati?! ...Ma cosa volete dire...?

-Siamo dei robot. Nella nostra memoria sappiamo di per certo che tuo zio Gherard ce l'aveva con te. E così ti ha preparato un bello scherzo. Tu fin da giovane hai sempre avuto una visione negativa della vita. Eri pessimista e sempre scoraggiato e così ha pensato a come fare per insegnarti che nella vita c'è sempre un motivo per andare avanti, per farsi forza e coraggio. D'accordo con tuo padre ha macchinato questa messa in scena. Ha fatto in modo che la cometa Artadeus deviasse dall'orbita che seguiva intorno a Giove e che quindi si schiantasse sulla terra. Ha riposto noi in provette, protette da un contenitore indistruttibile e ha creato lui stesso l'estetonite gassica. Tuo padre ha finto di trovare il giacimento e in quel giorno dell'apocalisse ha fatto in modo che voi con altri operai foste sotto terra per preservarvi in vita.

-È incredibile... Ma mio zio ha perso la vita! Tutto questo per dare una lezione a me?!

-Lui era disposto anche a sacrificare sé stesso per te. Credeva nella sua "missione".

-Io invece non credo alle mie orecchie...! Era pazzo?! Questo è un incubo...! -esclamò tossendo faticosamente.

-No padre. Perché è riuscito nel suo intento.

-Ma... ha sterminato l'intera umanità! ...Ha distrutto la terra!

-Era un rischio che valeva la pena di correre!

Incredulo Kevin si portò una mano alla fronte elaborando tutte quelle scoperte appena fatte che l'avevano lasciato allibito.

D'un tratto scoppiò in una fragorosa risata interrotta solo dalla tosse e dal mancato ossigeno giacché i suoi polmoni stavano per smettere di funzionare.

-...Quello è pazzo...! -e rideva. -...ha fatto tutto questo per insegnarmi una lezione...! -e tossiva. -...non posso crederci...! ...che imbecille...! ...non può nemmeno godersi la sua vittoria...!

La progenie di Kevin lo fissava mentre con poche energie si dimenava e si teneva la pancia e il petto non riuscendo a smettere di ridere.

-...è un pazzo!... l'ho sempre detto io...! -e spalancando gli occhi esalò l'ultimo respiro della sua insignificante vita che aveva imparato ad apprezzare solo alla fine.

-Almeno è morto contento! -disse Marta sorridendo.

-Se erano tutti così, ha fatto bene il dottor Brown a sterminarli! -concluse Donovan.

I venti robot si diressero proprio lì dov'erano nati. Si disposero in cerchio.

Freddy iniziò il conto alla rovescia.

-Cinque secondi prima dell'autodistruzione del progetto vida. Quattro... tre... due... uno...
...........


Due sagome spuntarono dal giacimento di estetonite.

-Finalmente possiamo uscire allo scoperto! -disse la prima con le sembianze di una donna.

-Stupidi robot programmati per essere ubbidienti! -disse la seconda, simile ad un uomo.

-Ok... progetto vida innescato. Ripopolazione della terra. Abbiamo un gran da fare qui, eh? -domandò la donna.

-Sì... diciamo che noi siamo i nuovi Adamo ed Eva...

Senza saperlo Kevin aveva dato inizio a nuova vita sulla terra, quando scaraventando le ampolline a terra aveva fatto sì che si mescolassero e creassero una nuova specie. Grazie a loro il pianeta si sarebbe ripopolato.

Ma per il bene o per il male della terra?

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