-Male e bene-
La tragica perdita di una madre è prendere una parte di cuore, strapparla in tanti pezzi e gettarla lì, dove nessuno può riprenderla. Non si può ritrovare. Devi solo fare finta che non sia vero. Che sia un sogno. Un incubo... Che non sia realtà. Altrimenti non vivi più, altrimenti il cervello impazzisce e non c'è via d'uscita. La pace la devi trovare dentro di te benché quella ricerca non sia facile. E continuare a vivere. Forse egoisticamente, perché è così che ci si condanna, perché non si può mettere da parte qualcuno che si è amato così tanto. Ma vivere di nuovo deve essere la priorità. Per non morire...
Era questo che doveva fare Frank e Marie lo sapeva bene avendo avuto la stessa sorte.
La lacrima che lui a stento aveva trattenuto, scese sulla guancia. Con un gesto veloce la fece sparire, tirando su con il naso ed espellendo un gemito soppresso.
-Frank... -sussurrò Marie mentre veniva corrosa dai dubbi.
-Sì lo so che sarebbe arrivato questo momento... il momento della verità...
Non voleva, davvero, non voleva aggiungere altra pena proprio mentre i ricordi si accalcavano e lo seppellivano in un mare di angoscia ma... Marie doveva sapere.
-L'avresti fatto veramente? ...mi avresti sacrificata...? -bisbigliò senza forza.
-Sì l'avrei fatto. -fu sincero. Quelle parole furono l'ennesima coltellata in una schiena troppo fragile che ormai sopportava da anni il peso della continua sofferenza.
-Apri gli occhi, guardami. -continuò lui sottovoce, prendendole il viso tra le mani. -Non l'ho fatto. So che non basta questo a farmi perdonare ma... -si alzò turbato e passeggiò sfiorando il bordo del tavolo. -Ho passato anni a studiare gli appunti di mio padre oltre ai testi scientifici e altro ancora... tutto era pronto... c'era pure l'eclissi... Mi mancava solo... il coraggio! La forza, la freddezza, la crudeltà... che quella specie di padre adottivo aveva cercato di insegnarmi. -fece una pausa poi la guardò.
-Quello che provo per te Marie... ha vinto su tutto. L'amore ha vinto.
Marie sbarrò gli occhi. Glielo aveva già detto che le voleva bene, che l'amava... ma sentirselo ripetere in quel momento e sapere che quel sentimento era così forte da superare qualsiasi altra cosa le fece quasi implodere il cuore. Sì implodere. Perché trattenne tutto dentro di sé fino a quando non fu più in grado di farlo e qualcosa di assurdamente tangibile venne fuori come erutterebbe un vulcano rimasto secoli inattivo.
Era tutto dannatamente inquietante e dannatamente bello nel contempo. Era come una spada che le trafiggeva l'anima ma che nello stesso tempo la faceva sentire viva. Era freddo e caldo. Dolore e piacere. Era male e bene, l'emozione.
Non era affatto vero che ormai non amava più Frank. Lo amava. Lo amava con tutto il suo essere. Con ogni sua fibra.
E lasciò fuggire via ciò che aveva trattenuto con le unghie. Se ne liberò. Non tentò di nascondersi ancora agli occhi di Frank che rappresentava ed era sempre stato il suo tutto.
Il suo corpo sprigionò energia, vibrazioni, mentre il suo viso si illuminava di nuova luce. E avvolse quell'uomo, lo travolse... lo stravolse.
Immobile Frank puntò gli occhi su lei, sorprendendosi di sentire il marchio di quelle strane scosse elettriche sulla pelle che lei emanava e che l'avevano prepotentemente accerchiato.
Provò a parlare, scioccato e confuso ma uscì solo un sussulto soffocato dal respiro corto. Restò piantato lì, come un tronco, rigido, stretto nella morsa. Incapace di muoversi o di aprir bocca.
Tutto si esaurì in un momento quando Marie tornò con i piedi per terra e si accorse che la realtà era tutt'altro che provare forti emozioni. La realtà era diversa, e quello che aveva di fronte era l'esatta rappresentazione di Drave.
Nient'altro.
Si alzò e gli andò vicino, di fronte, ad un palmo di distanza. La sua mano partì da sola, senza che lei se ne rendesse conto.
-Che mi hai fatto...?! -disse lui sbigottito sentendo la guancia in fiamme in seguito allo schiaffo.
-Non puoi parlarmi d'amore! -urlò lei in una crisi di nervi. -Non posso accettarlo! No! Non posso! Tu sei uguale a Drave! Sei come mio nonno!
Lui le afferrò le mani che si dimenavano vicino al suo viso come se volesse ancora schiaffeggiarlo.
-Non sono uguale a lui! -scandì parola per parola.
-Allora cosa sei?! -si dimenò per liberarsi. -Hai riesumato un corpo... l'hai nascosto per dieci anni nella calzoleria...! Hai giocato a fare Dio... COSA SEI?!
-Sono Frank! -la zittì lui sovrastando la sua voce. Sciolse la presa e con calma le sfiorò il viso emaciato dalla delusione, con il dorso della mano, mentre lei con il fiatone, tentava di rallentare il respiro. -Sono sempre Frank... quella persona a cui sei legata, quella persona che tu ami da impazzire...
Il viso di lei si contrasse in una smorfia di dolore.
-...E quella persona che ti ama da impazzire...!
Marie lasciò che lacrime amare si riversassero infinite dalle guance, fino a staccarsi al mento e raggiungere, per poi squarciarsi, in minuscoli schizzi sul pavimento. Lui gliele asciugò.
-Per me non conta altro. -continuò sfiorandole ancora le gote fredde. -E in fondo tu l'hai sempre saputo. Cosa ti dice il cuore? Cosa senti? ...Lui ti ha sempre detto che non sono un santo... che ho fatto tanti errori e chissà quanti ancora ne farò... che ho sbagliato... Che non sono... normale... Ma in fondo l'hai sempre saputo che non ti avrei fatto mai nulla di male. No, a te no, Marie.
Dopo quella frase, le prese la testa che profumava di lampone e che era liscia come la seta. L'accostò al suo petto. Lei tenne gli occhi serrati e si lasciò stringere. Alzò poi le braccia pesanti, stremate che sentiva sbriciolarsi; ma ebbe comunque la forza di adoperarle per circondare Frank in un abbraccio infinito.
Erano entrati in una nuova dimensione in cui il resto non contava e non aveva senso.
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( Questo è un estratto del mio terzo libro, 《La ragazza perfetta》, della mini saga: "I Misteri di Falldown". Ho voluto inserirlo perché è una delle parti a cui sono legata e volevo condividerlo.
Dedico questa parte del capitolo a chi non ha più la mamma, conoscendo appieno quale sofferenza si provi.
Un abbraccio.
LunaBat "♥")
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