-Lo spillone-
(Sesta prova Wattpad. Traccia Horror)
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...A volte non credi ad una cosa nemmeno se la vedi con i tuoi occhi.
A volte credi anche a ciò che non vedi...
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Violet alzò i suoi scurissimi occhi a mandorla verso la luce filtrata dalla finestra che dava sul giardino. I suoi sogni quella notte si erano trasformati in inquietanti incubi e solo a ripensarci le si accapponava la pelle. Scacciò quelle immagini contorte e confuse e si alzò. A piedi scalzi poi si diresse verso la cucina dove ad attenderla c'era la sua adorata nonna. Erano anni che non la vedeva e che non andava a stare da lei nel piccolissimo paese di Hokeye, a pochi chilometri da Pechino e perciò per lei era una gioia essere lì.
La donna, dalla schiena incurvata, se ne stava di spalle con i suoi capelli bianchi avvolti in una cipolla, attraversata da uno spillone, lungo almeno venti centimetri.
-Buongiorno nonna. -disse Violet con un largo sorriso che sbocciò dalla sua bocca carnosa. La vecchia Ming non si mosse, piuttosto continuò ad armeggiare con qualcosa che si trovava nel lavandino, Violet pensò che si trattasse della colazione.
La ragazza, sbatté gli occhi stranita. Una sensazione assurda di paura s'impossessò di lei. Ebbe infatti un ricordo, piuttosto confuso che le apparve vedendo sua nonna in quella posizione e in quel punto della cucina. Non sapeva perché, ma le venne uno strano brivido che le partì dalla schiena, arrivandole fin dietro alla nuca e facendole drizzare il cuoio capelluto. In effetti l'ultima volta che era andata a stare da lei aveva solo cinque anni e forse era ancora troppo piccola per avere dei ricordi più chiari. Inoltre erano passati ben 13 anni da allora e il tempo le aveva fatto perdere sicuramente molti dettagli, proprio come stesse tentando di ricordare un sogno.
Eppure il terrore che provò era reale. Ricordava bene che la vecchia signora, muoveva le braccia come se stesse tenendo fermo qualcosa e poi erano schizzati verso tutte le direzioni, mille sprazzi di un liquido rosso. I mobili, il muro e la donna stessa erano invasi da tanti punti di quella sostanza che solo in quel momento Violet capì cosa fosse.
Un sussulto la fece indietreggiare mentre tenendo gli occhi fissi sulla nonna, temeva che da un momento all'altro potesse ripetersi ancora quella scena che solo allora, dopo tanti anni le si era presentata nitida come se fosse appena accaduta.
Ming restò immobile per un attimo, poi, alzò il braccio destro a cercare lo spillone che le attraversava i capelli privi di pigmentazione; se lo sfilò e lo portò davanti a sé mentre la giovane nipote aspettò pietrificata di vedere ancora tutti quegli schizzi esplodere per aria.
La donna si bloccò, restando ancora di spalle. Si era evidentemente accorta di non essere sola e, rimettendo lo spillone nei capelli si voltò, coprendo con il corpo esile e incurvato ciò che si trovava nel lavandino.
-Violet! -esclamò allargando sproporzionatamente il suo sorriso quasi sdentato. -Non ti avevo sentita arrivare, tesoro!
Con una mano prese il panno posato sulla cucina e facendolo svolazzare lo allargò e lo posò a coprire ciò che vi era lì.
Violet sorrise appena, scioccata da quel lontano e vago ricordo che aveva in qualche modo rivissuto. Per un attimo le parve di avere di fronte a sé una perfetta sconosciuta e ciò era assurdo.
Sì, assurdo, si disse. Probabilmente si sbagliava. Era solo uno scherzo che le aveva fatto la sua piccola mente di cinque anni.
-Buongiorno nonna. -ripeté la ragazza.
-Dormito bene? -fece la vecchina non spostandosi minimamente dal punto in cui si trovava.
-Insomma... sai il viaggio è stato piuttosto stressante e... quindi... E tu? Come hai dormito?
-Io... ehm... io? Bene...! -fece non troppo convinta.
Violet storse il naso. In effetti un'altra cosa che le venne in mente della sua lontana permanenza a casa della nonna, era il fatto che la vedeva sempre sveglia. Non l'aveva mai vista appisolarsi dopo pranzo o dopo cena. Al mattino la trovava già alle prese con le faccende e la notte, sua madre e suo padre borbottavano e si lamentavano perché la sentivano canticchiare e questo impediva loro di prender sonno.
-Tesoro nel frigorifero ci sono degli involtini speciali preparati da me. Se ti va puoi fare colazione.
-Certo. -rispose solamente. Una delle cose che temeva di sua nonna era quello che cucinava. Il cibo preparato da lei aveva sempre uno strano sapore.
La ragazza si voltò per prendere i famosi involtini della nonna di cui non aveva mai voluto svelare ricetta e ingredienti. In quel momento sentì alle sue spalle che la vecchia Ming velocemente era tornata a fare quello che faceva prima di essere interrotta da lei. Violet tornò a guardarla, increspando la fronte. Vide solo che rimetteva lo spillone al suo posto tra i capelli e poi usciva di fretta dalla stanza.
-Arrivo subito cara... Vado a prendere la marmellata di.. ehm... di ciliegie... che ho messo nello stanzino, insieme alle altre conserve.
La ragazza non disse niente. Si avvicinò solo al lavandino con occhi curiosi ed anche un po' spaventati, ma lo trovò vuoto e perfettamente pulito.
Violet sospirò pensando che la sua doveva essere una vacanza spensierata, invece aveva il presentimento che non sarebbe stata proprio così.
Dopo aver fatto colazione, Ming mandò sua nipote a comprare della soia e del riso e alcuni tipi di cerali.
Il ragazzo del negozietto la squadrò da capo a piedi.
-Non sei di queste parti, vero? -fece un sorriso sghembo.
-E da cosa lo capisci? -rispose lei notando i lineamenti delicati del bel tipo.
-Altrimenti sapresti che i cereali migliori li trovi solo dal vecchio Toshio.
-Non credi che fare pubblicità ad un tuo concorrente, sia controproducente per te e per il tuo negozio? -lo fissò con le sopracciglia sollevate.
-Mh... -ci pensò un attimo. -No, non consiglio a tutti di andare dal vecchio. Solo ai clienti migliori e tua nonna Ming lo è.
-Come fai a sapere che sono la nipote di Ming?
-Perché mi ha appena chiamato per dirmi che una ragazza bellissima dai lunghi capelli neri e con un fiocco blu in testa, sarebbe venuta da me a prendere i cereali, e mi ha detto di darle il meglio. Ed io ci tengo ancora ad avere quella donna come cliente.
-Ah... ecco svelato il trucco. -sorrise Violet affascinata dal tipo.
-Io sono Hosaky. Piacere, dolce Violet. -disse tendendole la mano.
-Vedo che sai proprio tutto...! -gliela strinse, iniziando a pensare che alla fine poi non aveva fatto così male a recarsi ad Hokeye.
-Ascolta che si fa... -interruppe lui i pensieri della ragazza mostrandole una dentatura invidiabile. -Lascio mio fratello qui al negozio ed io ti accompagno alla vecchia capanna del mio nonnetto. Che ne dici?
-Certo che sì. Sono d'accordo.
I due ragazzi si diressero al limite del paesotto dove abitava il nonno di Hosaky. La capanna fatiscente spiccava tra l'immensa campagna dove non vi era nemmeno un albero, o un cespuglio. Non c'era erba né alcun tipo di vegetazione. Pareva quasi che un'esplosione nucleare avesse raso ogni cosa al suolo, lasciandovi rimanere solo quella catapecchia.
-Non far caso all'aspetto esterno e quando entrerai, anche a quello interno. -tentò di rassicurarla lui perché non era difficile immaginare cosa si potesse pensare vedendo quell'abitazione cadere a pezzi. -I cereali sono i migliori. Non è questo che conta?
-Sì. Giusto.
Violet sobbalzò poi sentendo delle urla provenire dall'interno. Guardò immediatamente il ragazzo impaurita per il tono straziante di quella voce che pareva chiedere aiuto.
Hosaky la fece girare verso sé. Parve volerle dare un consiglio o meglio un avvertimento.
-Qualunque cosa vedrai o sentirai in quella casa, scordala, fa' finta di non aver visto o sentito nulla, ok? Credimi, è meglio così, lo dico per te.
Violet ebbe uno scossone che la fece tremare. D'un tratto si rese conto che si trovava in un posto sperduto con un perfetto sconosciuto e chissà cosa l'attendeva una volta entrata lì.
-Non avrai mica paura? -domandò il bel giovane vedendo l'espressione della ragazza.
-No... -scosse lei la testa non troppo convinta. Dopo aver guardato nuovamente la capanna, i due entrarono.
Il silenzio era assordante. Si udiva solamente lo scricchiolio delle loro scarpe sul pavimento di legno tarlato e scheggiato dall'usura.
Su una sedia a dondolo, un uomo.
-Lui è mio nonno. Nonno, ti presento Violet, è la nipote della vecchia Ming.
A quel nome, il vecchio prese a scuotersi in un movimento ripetuto. Avanti e indietro, avanti e indietro che pareva un pazzo.
Violet fissò Hosaky a bocca aperta. Lui arricciò il naso.
-Non farci caso. Ha perso qualche rotella anni fa. È stato esattamente quando è diventato cieco.
La ragazza guardò meglio gli occhi del vecchio e si rese conto che erano incavati. Si avvicinò ancora un po' all'uomo che continuava a sbattere su quella sedia di legno, follemente, come se dovesse da un momento all'altro, capovolgersi e nonostante fosse in movimento riuscì a vedere che non aveva occhi. Quello che si poteva vedere erano due incavi, chiusi dalla carne, come se fossero stati cuciti con ago e filo. Era impressionante e sobbalzò per il ribrezzo e al tempo stesso per la pena che trasmetteva quel vecchio.
-Aspetta qui. Vado a prendere riso, soia e tutto quelle prelibatezze ordinate da tua nonna. -fece in tempo a dire e sparì. Violet si voltò per replicare. Il timore si era impossessato di lei e tutto voleva in quel momento, tranne che rimanere sola con il pazzo che si scuoteva come un ossesso e che non aveva occhi!
-Tua nonna! È stata tua nonna! -urlò l'uomo ad un tratto.
Violet gridò stridulamente, indietreggiando e cadendo a terra dopo essere inciampata nelle sue stesse scarpe. Rimase così bloccata seduta su quelle tavole di legno consumate, a guardare l'uomo che nel frattempo si era fermato e pareva aver riacquistato le piene facoltà mentali.
-Non ho mai raccontato a nessuno la mia storia... -disse quella voce maschile roca e dal timbro basso. -Non l'ho mai detto. Ma tu sei sua nipote. Devi andare via! Devi scappare! Quella donna è il male! È stata lei...! È lei che mi ha cavato gli occhi! Ho visto cose che non dovevo vedere...! Ho visto il male all'opera...
-Nonno non dire cavolate! -spuntò da dietro alla ragazza Hosaky che teneva tra le braccia i sacchetti dei cereali. -Violet, non ascoltarlo. È pazzo! -disse sottovoce.
La ragazza si sollevò ancora scioccata poi lui le fece cenno di andare.
-Non sono pazzo! -si difese il vecchio arrabbiandosi. -Scappa ragazza... scappa!
Quando Hosaky la lasciò, ripetendole di non dare peso alle stupidaggini dette dal nonno, Violet aveva timore di tornare a casa. Non voleva lasciarsi suggestionare dalle parole di Toshio, però doveva ammettere che il cuore sembrava essere impazzito da quando era stata in quella maledetta capanna ai bordi del paese.
-Tesoro hai fatto prestissimo! -esclamò piuttosto a disagio sua nonna quando la colse nuovamente in cucina al solito posto. Violet guardò i suoi capelli. Tante forcine e ferretti a reggerle la cipolla, nessuna traccia però dello spillone. Le mani di Ming, erano dietro alla sua schiena.
-Come mai usi sempre uno spillone se a reggerti i capelli ci sono tutte quelle forcine? -chiese in tono inquisitorio, trovando chissà dove tutto quel coraggio.
-Perché lo spillone è... è una dono che mi ha fatto mia madre e che ha ricevuto a sua volta da mia nonna... -disse incespicando su qualche parola.
Frattanto riportò l'aggeggio appuntito tra i capelli come se niente fosse.
-Nonna... ho conosciuto Toshio. -volle metterla di spalle al muro.
-Oh, maledetto Hosaky! Gli avevo espressamente detto di non portarti a casa di quel matto senza cervello! Non ti avrà mica spaventata?
-Spaventata? È poco. Mi ha detto cose che...
-Devi prepararti, tesoro. -la interruppe Ming. -Il pranzo sarà pronto a breve.
La nonna si allontanò e Violet mordendosi un labbro la seguì con lo sguardo. Un forte dolore allo stomaco glielo rivoltò quando vide che lo spillone, aveva rilasciato la sostanza di cui era impregnato e che i capelli candidi della vecchia si erano colorati di rosso.
Le venne l'urto del vomito ma mai quando corse al lavandino e vide ciò che conteneva. Non si capiva cos'era esattamente perché era sommersa dal sangue ma si vedeva chiaramente una cosa orribile: era una testa, piuttosto piccola di dimensioni, e le erano stati cavati gli occhi!
La notte Violet non dormì. Finse di essere nella sua stanza per riposare ma in realtà stava solo aspettando che sua nonna andasse a dormire per scappare via da quella casa.
Erano le due e certamente, Ming doveva essere a letto. Violet scese senza preoccuparsi di portare niente con sé. La cosa più importante era fuggire da quel posto e da quella donna che faceva cose troppo strane per essere una semplice persona.
La stanza di sua nonna era chiusa. La ragazza attraversò il corridoio in silenzio e arrivò immediatamente alla porta.
-Andavi da qualche parte... tesoro!?
La voce secca e acerba di Ming, la colse alle spalle. Violet restò senza parole. La fissò irrigidita poi una forza interna la scosse e la spinse a correre verso la porta.
-È chiusa. -sentenziò la vecchietta senza espressione.
-Aprimi! Voglio andare via di qui! -gridò in preda al panico la ragazza tentando di uscire da quella maledetta porta benché fosse inutile tentare di forzarla.
-Perché vuoi andartene?
-Perché non sei chi credevo che fossi! Tu non sei mia nonna! -iniziò a piangere la nipote.
-Ok lo ammetto, ho dei gusti un po' strani nel mangiare ma... non puoi farmene una colpa!
-Non è solo per quello! Quando ero qui con i miei genitori ti sentivamo che non dormivi... Cosa facevi?! E cosa fai ancora sveglia?!
-Tesoro mio... ad una certa età si soffre d'insonnia sai? Ed io sono molto vecchia!
-E per questo che la notte compi degli strani rituali?!
-Certo che no! Canto. È questo che faccio. Amo cantare e perciò passo così la notte. Ti chiedo scusa se ti ho disturbata!
-Allora spiegami che fai con quello spillone. Perché lo usi? Che fai... con quell'aggeggio?!
-Va bene tesoro... -sospirò. È chiaro che tu l'abbia capito ormai... Non so usare nient'altro se non quello spillone.
-Che vuoi dire...
-Quando devo cucinare e quindi magari pulire il pesce, o qualche animale che compro sempre intero, non uso coltelli o altri attrezzi... riesco solo ad adoperare questo... -disse sfilandoselo. Violet sbarrò gli occhi tremante e premendo il suo corpo contro la porta. Si sentiva intrappolata, senza via di fuga. La sensazione che provò era terrore puro.
-Tentavo di non farmi vedere perché... insomma... chi mangerebbe qualcosa che è stato nei capelli di una povera vecchia?... Eppure è più forte di me.
-E quell'uomo? Toshio...? Cosa gli hai fatto!? -disse quelle che forse sarebbero state le sue ultime parole. Ming si avvicinava a lei con fare deciso e se doveva diventare una sua vittima, visto che non credeva a nulla di quello che le aveva spiegato, voleva almeno conoscere tutta la verità.
-Quello è pazzo. Non te l'ha detto Hosaky? Ha perso la lucidità e anche la vista, in guerra. Come ti viene di pensare che io possa avergli fatto del male!?
Ora Ming pareva proprio arrabbiata.
-Comunque se vuoi andare via... -alzò lo spillone puntandolo verso Violet. -...io non posso fare altro che...
-No...! -urlò la ragazza scaraventandosi verso la donna che perse l'equilibrio e cadde di schiena sul pavimento prendendo una forte botta e urlando di dolore.
Con un gesto dettato dal suo istinto di sopravvivenza, Violet strappò di mano alla donna il tanto temuto spillone e senza indugiare glielo infilzò dritto nel cuore. Un urlo atroce poi il silenzio.
-Perché ...l'hai ...fatto? -disse Ming con le ultime forze che le rimanevano.
Violet scoppiò in lacrime.
-Non volevo ma... o io... o te, nonna...
-Ma io... volevo solo... aprirti la po...
Ming non terminò la frase che spirò e la ragazza con le mani a coprirsi il viso tentò di realizzare cosa fosse accaduto. Gli eventi avevano preso il sopravvento e non era facile mantenere la lucidità dopo quello che era successo. Singhiozzando, cadde esanime sopra la nonna e perse anche lei i sensi.
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-Nonno, hai sentito cos' hanno detto alla televisione?
-No, Hosaky, che è successo? -disse l'uomo smettendo di dondolare sulla sua sedia di legno.
-Hanno parlato di una morte tragica... Non si sa, forse è un omicidio-suicidio. Pare che una ragazza abbia ucciso sua nonna con uno spillone dritto al cuore e poi si è gettata sopra di lei conficcandoselo anch'essa nel petto.
-Oh, questi giovani! Non hanno più rispetto per noi di una certa età! -esclamò l'uomo scuotendo il capo.
-Sai nonno, tu conoscevi queste due persone. ... Vediamo se ti ricordi... -aggiunse lui sperando che quello fosse uno dei pochi momenti di lucidità di nonno Toshio. -Quella ragazza che è venuta ieri a prendere i cereali, Violet, la nipote della vecchia Ming... e Ming stessa, la vecchia che si è sempre servita da noi.
-Ma no... -fece lui pensieroso strofinandosi gli incavi che aveva al posto degli occhi. -Non posso crederci...! Sembrava una ragazza così per bene!
-Non pensi che possa essere colpa tua!?
-Beh... non sarebbe la prima. Sai quante persone ho terrorizzato con quella storia!
-Nonno smettila di giocare così con la vita delle persone! Prima o poi toccherà a te fare i conti con la morte! -lo rimproverò severamente.
-Appunto. Lasciami divertire ancora un po'... non fare il guastafeste!
-L'importante è che tu non faccia il pazzo finché arrivi Tashuca. Vorrei fare per bene le presentazioni visto che diverrà mia moglie un giorno. E ti prego... resisti all'istinto di dare di matto, ok? Almeno con lei!
-Farò il possibile nipotino mio! -ghignò l'uomo divertito. La sua mente contorta stava già architettando un altro bello scherzo!
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...Nulla è come sembra e perciò state attenti ai vostri occhi perché potrebbero raccontarvi una finta verità...
-Luna
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