-L'attenuante 4-



Ultima parte

Mi svegliai di soprassalto. Era prestissimo e l'incubo, sempre lo stesso, che mi aveva perseguitato tutta la notte, mi aveva fatto schizzare in piedi come una molla.

Il mio pensiero andò immediatamente a Jess. Era già partito?

Non potevo permettere che andasse via, che mi abbandonasse così. Non volevo... non potevo vivere senza di lui!

Per distrarmi presi a pulire la casa. Passai l'aspirapolvere in tutte le stanze, pensando che sarebbe stato bello dimenticare velocemente tutta quella storia, proprio come la polvere veniva aspirata in un attimo da quell'aggeggio...

Impulsivamente lo gettai per terra. Mi diressi in camera e presi la valigia, quella che avevo usato quando mi ero trasferita dagli zii. Non capivo cosa stessi facendo, infilavo dentro vestiti alla rinfusa... scarpe...

Presi la macchina della zia e scesi al molo. Di fretta, correndo come una forsennata, cercando con gli occhi l'imbarcazione di Jess e trascinandomi la valigia.

D'un tratto anche quella mi sembrò di troppo e la lasciai a terra, continuando a correre a perdifiato.

Volevo solo una cosa: che Jess non fosse ancora partito!

La barca però non c'era. Dovevo rassegnarmi... Jess era andato via, forse per sempre.

Iniziai a piangere e a disperarmi. Forse se il giorno prima fossi stata un po' più decisa...

Mi lasciai cadere di ginocchia a terra, posai poi le mani sulla pavimentazione grezza e squadrata, mentre con lo sguardo appannato fissavo le lacrime schizzare sotto di me.

Il dolore era lo stesso di quel giorno. Quello in cui avevamo avuto l'incidente. Quel giorno che temevo di perderlo, che temevo morisse...

Ero lì, al molo. Non sapevo quanto tempo fosse passato. Non sapevo nemmeno dove fosse finita la mia valigia.

L'avevo lanciata chissà dove quando mi ero accorta che era troppo pesante da trascinare... ed io non avevo tempo.

Dovevo trovare Jess.

China, col viso a fissare le mie scarpe, sospirai comprendendo che avrei dovuto rassegnarmi.

Non avevo più nessuna scusa, nessuna attenuante per andare a sbirciare cosa facesse Jess nella cucina, solo perché desideravo vederlo...

Qualcuno mi si avvicinò. Vidi la valigia che veniva posata di fianco a me. Quella mano... la sua mano.

Balzai in piedi e mi gettai al suo collo. Iniziai a piangere, bagnandogli tutta la maglietta.

-Perciò... non sei ancora partito... -dissi tra i singhiozzi.

-Non parto più.

-Davvero...? -mi scostai per guardarlo in viso. Temevo che mi prendesse in giro, che mentisse.

Era serissimo. Mi abbracciò.

-Dovevo sapere... dovevo essere certo che davvero mi volessi... volevo essere sicuro che di Paul non ti importasse più niente.

-E adesso...? L'hai capito?

Jess guardò la valigia, a terra, di fianco a noi.

Non disse nulla. Mi strinse a sé quasi commosso.

-Mi sembrava di avere così tante cose da dirti... -riuscii a dire in mezzo ad un mare di lacrime. -e adesso che sei qui... mi sento solo svenire... -sorrisi.

-Se vuoi ho una caramella all'anice in tasca.

-Adesso... adesso mi andrebbe proprio! -esclamai in un misto di sentimenti ed emozioni.

-Ma credevo che non ti piacesse...

-Ho cambiato idea... ora mi piace...

-Bene, perché piace anche a me.

Fu lì che cominciò la nostra storia, una storia che durò solo un mese... ma vi assicuro che anche se breve, fu intenso!

Mai fidarsi degli uomini come Jess... mai pensare che possano cambiare o che si possa avere una storia normale con loro... perciò se siete indecisi tra un imprevedibile Jess e un normalissimo Paul... ascoltate il mio consiglio, scegliete Paul... forse la vostra vita non sarà sempre entusiasmante ma... avrete una vita.

Jess si è preso la mia per sempre...

...FINE

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