-Con gli occhi di Marina-
(Basato su una storia vera- tranne le ultimissime frasi)
In quale continente si possono trovare le api assassine? In Africa? In America?
Io sinceramente non lo so. Sono una donna non molto istruita. Una storia però ve la so raccontare. Una storia vera, accaduta in Italia, qualche anno fa.
I protagonisti sono: Marina, cioè io, Enrico mio marito, un'ape assassina, uno stendi panni e... un canovaccio a fiorellini bianchi e rossi.
...Tutto iniziò quando arrivò la bella stagione. Ero fuori a stendere. La mia famiglia è molto numerosa, avendo io cinque figli e mio padre che vive in casa con noi, perciò oltre alle innumerevoli faccende domestiche, passo gran parte del tempo a lavare roba di tutte le misure e colori. Il mio stendi panni è sempre carico, tanto che pare non farcela più.
Un giorno appunto, mentre stendevo, vidi che da un foro dello stendi panni, usciva un'ape. Terrorizzata, perché avevo paura di quegli insetti, chiamai mio marito con una voce stridula che quel pover'uomo corse pensando a chissà cosa. Quando gli spiegai cos'era successo Enrico mi rimproverò.
-Non farmi prendere più colpi! -esclamò ancora spaventato. -Quando vedi un'ape, non fare movimenti bruschi, non tentare di cacciarla, e cerca di stare ferma il più possibile, ok? Vedrai che non ti farà niente se la ignori. Io ora devo scendere... mi raccomando, segui i miei consigli e vedrai che andrà tutto bene.
Con il cuore ancora in gola, mi chiedevo come mai quegli odiosi insetti uscivano allo scoperto quando ero sola e appena chiamavo mio marito scomparissero nel nulla. Mi feci coraggio. I panni non si stendevano da soli ed era un peccato sprecare quella mattinata fresca. Il sole ben presto sarebbe salito più su e stare sul balcone con il caldo non era il massimo della piacevolezza! Dalla tenda spiai fuori. L'ape pareva non esserci. Lentamente uscii, mi avvicinai con cautela a quel forellino da cui prima ero fuggita perché era spuntata l'ape e lo fissai, sperando che quella creaturina fosse andata via per davvero.
Tutto pareva tranquillo. Mi ero calmata, e spedita mi apprestavo a mettere la roba al sole.
Vidi una piccola ombra spuntare alla mia destra, come un lampo. Non riuscii a capire cosa fosse ma il mio cuore sussultò. Seguii prontamente il consiglio di mio marito e restai impalata. Solo i miei occhi dall'iride marrone scuro, scrutarono lo spazio circostante in cerca di quello che per me era un piccolo, spaventoso mostro. Non vidi nulla. Ripresi quindi a fare il mio lavoro, solo più frettolosamente, in modo da entrare presto in casa.
Sporgendomi, fissai ancora quel piccolo foro, di fronte a me. Mi parve di vedere delle minuscole zampette nere muoversi dentro. Qualche goccia di sudore mi scese dalla fronte. Tentai di stare calma ripensando alle parole di Enrico. Se fossi stata ferma e non avessi fatto spaventare l'ape, non sarei stata attaccata da quest'ultima. Feci il possibile per convincermene, intanto continuai a stendere, ma con movimenti fluidi e non troppo veloci.
Seguii gli spostamenti dell'ape. Faceva sempre lo stesso percorso: veniva da sinistra, si infilava ronzando nel foro, dopo una trentina di secondi usciva e ritornava per la sua strada. Forse quel posto gli piaceva perché era attratta dal profumo di fiori che emanavano i miei freschi panni, pensai. Il consiglio di mio marito comunque, aveva funzionato e mi apprestavo a stendere l'ultimo paio di calzini, proprio vicino al forellino di cui ormai era divenuta proprietaria l'ape.
Fu lì che qualcosa andò storto. Allungai le braccia e mi parve che l'insetto uscisse dal buco un po' più velocemente, come se qualcosa l'avesse infastidita. Sentii persino il ronzio farsi più forte mentre quell'essere si avvicinava pericolosamente a me e mi zigzagava intorno.
In quel momento ebbi davvero paura. Ero sicura che sarei stata punta e fui scossa da un brivido fortissimo che mi rizzò pelle, peli e capelli. Restai ferma, questa volta non per seguire il consiglio di Enrico ma dalla paura.
L'ape parve infuriata, facendo il giro intorno al mio corpo, come se stesse cercando il punto ideale in cui piantarmi il suo pungiglione.
Il ronzio era frenetico, il volo aggressivo, io, anche se non potevo vedermi, ero bianca cadavere.
Stranamente l'ape si allontanò e quindi entrai immediatamente. Il messaggio lasciatomi dall'insetto era chiaro: "Sta' lontana dal mio foro!", o qualcosa del genere. Guardai i calzini che avevo in mano e mi venne una gran rabbia!
"Se vogliamo dirla tutta, mia cara, lo stendi panni è mio! Quindi quel foro appartiene a me!"
Sì, è vero, mi sentii un po' stupida a pronunciare quelle parole ma nello stesso tempo servirono a darmi coraggio.
Uscii fuori decisa a stendere quel paio di calze. Se l'ape fosse tornata, il canovaccio che avevo in mano le avrebbe fatto vedere le stelle!
Avvicinai le mani all'unico spazio libero su quello stendi panni strapieno e l'ape, infuriata più che mai sbucò dal foro e mi si scagliò contro.
Un urlo riecheggiò nella strada. Per lo spavento corsi dentro sbattendo letteralmente la zanzariera in faccia all'ape che per nulla scoraggiata, continuava a colpire quella rete dalla trama fitta, come a sfondarla. Prendeva la rincorsa e vi sbatteva contro, ripetendo l'assurdo movimento più e più volte.
"Che strano comportamento..." dissi ancora scioccata e fissandola perplessa, fino a quando volò via.
Da dietro alla zanzariera, la vidi tornare. Prima si avvicinò arrivando di fronte al mio viso. Era assurdo ma il suo era un atteggiamento di sfida. Pareva intimarmi di stare lontana da ciò di cui lei ora era la legittima proprietaria!
Si infilò nuovamente nel foro poi ne uscì, ritornò e rientrò.
Capii che avevo poco tempo per agire. Non per stendere i calzini. La guerra era tra me e quella bestiolina prepotente!
Presi un pezzetto di nastro adesivo, attesi che l'ape si allontanasse e fulmineamente sigillai quel maledetto buco.
Rientrai in casa col fiatone e subito dopo lei arrivò. Trovò le "porte" chiuse, serrate. Volò su tutto lo stendi panni, veloce, sempre più veloce. Restò ferma a mezz'aria nella mia direzione. Mi si scagliò di nuovo contro, bloccata solo dalla zanzariera che si frapponeva tra me e lei.
Rimasi stupita. Possibile che l'ape capisse che fossi stata io? Come poteva un animaletto avere quella reazione!
Dopo molti colpi all'unica cosa che mi impediva di essere punta, l'insetto volò via nervosamente e per quel giorno non tornò.
-Ma che dici? Cosa vuoi che ne capisca un'apetta?!
-Enrico, ne sono sicura! Quella è arrabbiata con me e domani tornerà.
-Smettila di dire sciocchezze. È un'ape. Solo un'ape. Capito? Non farti prendere dalla paranoia. -disse mettendosi steso sul materasso.
-Parli così perché non l'hai vista! Mi guardava come se volesse sfidarmi! Mi veniva addosso... mi avrebbe anche punta se non fossi stata dentro casa!
Pronunciando quelle parole, anche io quasi non ci credevo. Lo sguardo sarcastico di mio marito mi zittì.
-Ok! Buonanotte! -mi girai dall'altro lato offesa.
L'indomani, preso un cesto pieno di panni sporchi, mi apprestai a fare il bucato. Mentre la lavatrice era in moto, mi feci coraggio ed uscii sul balcone a ritirare la roba stesa la mattina prima.
Nemmeno l'ombra del piccolo mostro. Sarebbe stato meglio però non abituarsi alla tranquillità e stare all'erta, visto che quell'animale poteva uscire di sorpresa.
Il foro era ancora ben sigillato.
"Non pagavi l'affitto e ho dovuto sfrattarti!" ridacchiai come una bambina. Intanto tolsi tutti i panni asciutti.
Quando ormai mi sentivo sicura perché quella piccola assassina a strisce gialle e nere non si era vista, notai dietro di me, sul muro, un punto scuro.
Era tornata! Se ne stava posata, in silenzio, come se fosse lì chissà da quanto tempo, ad osservarmi, a fissarmi. Forse mi tendeva un agguato. Forse stava pensando a come farmela pagare!
Strinsi le labbra nervosamente. I pensieri che mi ero fatta parevano esagerati alla luce della ragione. Era praticamente incredibile che un'ape avesse una reazione simile.
Eppure lei era lì, e mi aspettava. Il canovaccio, portato qualora ce ne fosse stato bisogno e posato sulla ringhiera, era a portata di mano. Ebbi l'idea di liberarmi per sempre di quella seccatrice. Allungai il braccio con fare deciso anche se lentamente, per non farmi scoprire. Diressi i miei occhi da quella parte, per afferrarlo e restai di ghiaccio quando guardando nuovamente sul muro l'ape era sparita! Mi girai, scrutando ogni angolo del balcone.
Niente. Non c'era più.
E solo quando riguardai lo straccio, la vidi. Era posata sui fiorellini. A beffeggiarmi, a prendersi gioco di me.
Fuggii nuovamente in casa e l'ape mi seguì volteggiando in modo aggressivo. Si preparava ad attaccarmi!
La zanzariera era lì a proteggermi, meno male. Quella storia però doveva finire!
-Tesoro... non trovo la camicia azzurra.
-È ancora fuori, stesa.
-E come mai è ancora fuori?
-Perché... mio caro maritino... quella cosetta a fasce mi perseguita ancora! Io te l'avevo detto e tu non hai voluto credermi! Allora sai cosa ti dico?! La camicia te la prendi da solo! E anche tutto il resto! -urlai tutto d'un fiato sfogandomi.
-Come? Che stai dicendo?
-Quella è tornata e si è messa prima ad osservarmi e poi quando ho tentato di farla fuori, lei l'ha capito e prima mi ha preso in giro... poi mi ha aggredita!
-Senti tesoro... -disse lui pensieroso. -Se proprio quell'ape ti da fastidio... ci penso io a liberartene... ok? -mi disse più per rassicurarmi che perché mi credesse.
-Ok. -mi calmai.
Il pomeriggio seguente, Enrico tornò prima dal lavoro. Si armò del canovaccio a fiorellini rimasto fuori, adagiato alla ringhiera, e aspettò che lei arrivasse.
Quel giorno, quasi a dispetto, l'ape non si fece vedere.
-Visto? Non torna più.
-Tornerà... quando tu non ci sarai... tornerà!
Enrico mi prese per le spalle.
-Marina... credimi... non tornerà più.
Sollevai lo sguardo verso gli occhi di mio marito. Mi sentii rassicurata ascoltando quelle parole... poi lanciai un urlo di terrore.
-In testa! Enrico... ce l'hai in testa!
-Tu va' dentro! -esclamò lui agitando le mani vicino ai suoi capelli.
L'ape incredibilmente mi seguì, tanto che non feci in tempo a chiudere la zanzariera e senza volerlo gli permisi di entrare in casa.
Mio marito entrò quasi scioccato dal comportamento assurdo dell'animale.
Seguì l'ape mentre a sua volta quel mostriciattolo inseguiva imperterrito me!
La scena era buffa se non avessi rischiato una bella puntura gratuita!
Le mie urla si sentivano da fuori, tanto che i vicini pensavano che io ed Enrico stessimo litigando.
Rumori di piatti rotti, sedie trascinate... grida acute. Qualcuno chiamò persino i carabinieri.
Infine Enrico, dopo aver congedato i due uomini, tornò da me.
-Dov'è l'assassina?! Dov'è?! -dissi in preda al panico.
-Non lo so cara... è sparita.
-Adesso mi credi?
-Sì... sì ti credo... -si portò lui una mano tra i capelli miele. -Oddio... quella seguiva te... ce l'aveva proprio con te...!
-Forse dovrei togliere quel nastro e permetterle di usare il foro per fare i suoi comodi... forse così mi lascerà perdere...!
-Aspetta un attimo... Quale foro?
Uscimmo sul balcone e gli mostrai il punto dello stendi panni in cui l'ape si infilava e usciva prima che lo sigillassi.
Enrico con un legnetto provò a capire cosa fosse stato messo in quel foro dall'ape. Quando lo estrasse, si era impregnato di una sostanza che pareva cipria color oro.
-Sembrano tanti granellini impalpabili di sabbia dorata. Cos'è? -mi chiese Enrico con la fronte aggrottata.
-Sarà polline... non so.
In quel momento sentimmo il ronzio provenire dalle nostre spalle. Io come sempre urlai, ma forse quella sarebbe stata l'ultima volta.
-Prendi questo! -urlò Enrico spazientito.
E... fine. Ape spiaccicata!
-Oh poverina... -mi venne da dire nonostante tutto.
-Ha avuto quel che si merita. Ora nessuno ti farà più spaventare cara...
Finalmente tirai un sospiro di sollievo.
Il giorno dopo Enrico tornò a casa scioccato.
-Tesoro... perché quella faccia?
-Ricordi che volevo far vedere ad un esperto quella polverina accumulata dall'ape nel nostro stendi panni?
-Sì, e allora? Cos'è?
-È ORO...
-Oh cavolo...
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