Capitolo 5
Erano passati giorni. Giorni in cui nel silenzio più totale, Ham si era rinchiuso nel suo laboratorio e da lì per un po’ non era più uscito. Tutti notarono il suo cambiamento. Compreso quell’uomo cuore di ghiaccio. Ma non andò mai a bussargli alla porta. Ogni volta, con braccia dietro la schiena, si fermava lì davanti e guardava. Poi se ne andava.
Con la mummia le cose procedevano, se ne stava sempre nello stanzino in cui lo avevano insidiato. Seduto a terra e con i gessetti colorati, che aveva trovato dentro un cassetto, di giorno in giorno aveva disegnava qualcosa sul muro. A testa inclinata, alla fine, ci appoggiava un palmo.
***
Se prima aveva un po’ di disperazione, adesso questa aveva lasciato spazio a un’illuminazione. Si stava scervellando. Gli era venuta in testa quella malsana idea di creare qualcosa alla mummia. Qualcosa che riguardasse il suo antico Egitto, ma ancora non aveva messo in atto nulla. A testa china sui libri, le dita scorrevano tra quelle pagine, per poi voltarle pian piano. Alla ricerca di chissà che. Finché poi non trovò ciò che facesse a caso suo. Era sicuro che quella fosse la cosa giusta, forse un po’ complicata sì. Però, ne sarebbe valsa la pena e al quel punto sarebbe stato un aiuto anche per la mummia stessa. Con un sorriso, lasciando la sedia su cui era seduto, si rimboccò le maniche e si diresse a prendere tutto l’occorrente.
***
Ci impiegò almeno due ore a portarla al termine. Aveva cercato di renderla più simile che potesse all’originale e ora sotto agli occhi dei suoi curiosi colleghi, alcuni scioccati, altri invece più rasserenati, si diresse dal suo esperimento. Il regalo nascosto dietro la schiena.
« Ham Kun ! Che sollievo. Ero preoccupatissimo. Ti avevo visto l’ultima volta così… scoraggiato. Volevo venire da te. Ma non me ne hai dato il tempo. Quando sei rientrato dalla passeggiata, ti sei rinchiuso nella stanza e non ti sei più fatto vedere. Non mi hai nemmeno risposto quando venni a bussarti » lo fermò Shouji. Suo collega, nonché anche suo migliore amico dalle elementari.
Shouji era un bel ragazzo : sempre solare e premuroso. Aveva dei corti capelli scuri; occhi castani. Ed era alto; Emetteva carisma quando lo si guardava; E quel lungo camicie bianco, lo rendevano solo più che affascinante. Aveva una cotta, che a detta di Ham molto probabilmente era pure ricambiata. Ma il suo amico non aveva mai avuto coraggio di affrontarla. Anzi, andava nel panico quando l’aveva avanti. Aveva cercato più volte di correre in suo aiuto, ma come ogni volta, Shouji preferiva farsi sfuggire le possibilità dalle mani. Era molto bravo in quello. Era senza speranze.
Ham scosse la testa, e gli sorrise « Mi dispiace di averti fatto preoccupare. Di avervi fatto preoccupare. Ma, avevo bisogno tempo per me stesso. Per pensare e ragionare. Vedi…» era sul punto di continuare, ma la sua parola venne messa a tacere sul fatto che era una cosa sola sua quella. Richiuse di nuovo la bocca.
« No. Non importa. Era un momento così. Ma, adesso va meglio Shouji ».
« D’accordo. Ma se hai bisogno di parlare. Di qualsiasi cosa, puoi farlo. Anche se con i lavori che abbiamo, ci riesce difficile incontrarci » mormorò dispiaciuto, e abbassando la testa. Ma decise subito di scacciare via il senso di colpa. Riaccese quel sorriso che aveva spento, per poi ritornare a guardarlo negli occhi.
«Piuttosto, cosa fai ora ? » gli chiese.
Di certo, ad Ham, non gli era sfuggito quello stesso sentimento che provava anche lui. Era rammarico. Per via delle diverse sezioni che avevano preso parte, era rarissimo che si incrociassero. Gli mancava ritagliare un po’ di tempo per passarlo con Shouji. Ma, anche i continui lavori non aiutavano. Però…però entrambi c’erano sempre stati, c’erano tutt’ora l’uno per l’altro e anche solo questo bastava.
« Adesso vado a fare una visita al mio esperimento. Sai . Mi sento in colpa nell’averlo messo in disparte in questi giorni. Il mio comportamento non ha ragioni. L’ho creato io, ed è mia responsabilità prendermene in carico. Tra l’altro ho creato qualcosa per lui ».
« Ah e cosa ? »
Lo guardò con un sopracciglio alzato e nel viso, un espressione dubbiosa. Si mise per sino a braccia incrociate.
« Poi ti dirò. Adesso vado, ci vediamo Shouji. Ah! E missá che la tua cotta ti sta pure cercando » rispose ghignando, schiacciandoli un occhiolino.
« Ee…eh ! Cosa ? Higuchi è qui ? Oh no. Oh no. » esplose gesticolando. Il viso tutto arrossato. Sembrava quasi una teiera pronta per esplodere.
Ham non poté che ridere davanti a quel comportamento. Con lo sguardo puntato dietro la schiena dell’amico, portò il dito a indicare la direzione.
« Buona fortuna! »
Poi gli diede le spalle. Ma l’amico lo fermò da una spalla, azzerando qualunque movimento avesse il mente di fare. Si era voltato di nuovo.
« Aspetta Ham Kun . Andiamo a pranzo insieme oggi ».
« Shouji, finalmente. Era da tanto che ti stavo cercando. Ma, sembra che mi scappi ogni volta » interruppe una voce a fiatone.
Shouji sussultò e si rigidì quando una mano, gli toccò la spalla. Prese a boccheggiare in cerca di aria.
Meno evidente no, eh ? Aveva pensato Ham, con un’espressione rassegnata. Mentre gli occhi rimasero incrociati in quelli dell’amico.
« Buon giorno Ham Kun ».
Lo salutò Higuchi Sempai, sorridendogli.
Anche Ham lo salutò poi a sua volta.
« Va bene Shouji. A più tardi allora » rispose alla sua richiesta, per poi andarsene definitivamente.
***
Aveva appena varcato la soglia della porta, quando rimase sbalordito da ciò che i suoi occhi videro. La mummia li dava le spalle, seduto a terra e la parete a cui prestava attenzione era piena di disegni. Per lo più raffigurazioni, identica ai libri di storia di cui era abituato. C’è ne era una in particolare che lo colpì un po’ più di tutte. Ed era quella in cui vi erano, tre uomini tutti affianco : Il primo a sinistra aveva la testa ricoperta da un cinghiale; teneva una mano, a cui al polso aveva una polsiera lunga i fianchi e in questa vi era una specie di piccolo cerchio, con una croce a pendente e l’altra a quasi toccare l’uomo di fianco. Era quasi del tutto rivolto a lui in direzione del corpo ; coperto da un gonnellino blu in vita; giallo a righe il pezzo di sotto sino a toccare l’angolo finale. Poi da lì partiva il bianco. Al collo un pettorale bianco, ma si divideva tra rosso e blu, sul pezzo finale, invece, c’erano disegnati tanti piccoli trattini.
Quello centrale rivolto a quello davanti a lui, a coprire i capelli vi era uno specie di velo a cui sull’orlo davanti era abbellito da un cinturino in oro; anche egli portava il pettorale ; Addosso solo un perizoma, al quale era aggiunta una sottana a righe bianca, sempre allacciata intorno alla vita da un cinturino. Ai piedi dei sandali bianchi; Le mani, entrambe lunghe intorno ai fianchi; L’altra, invece era una donna dai semi lunghi lisci capelli neri; una fascia bianca che ricadeva in un fiocco dietro alla testa, e da questo nastro ne usciva un accessorio in legno, su cui sopra vi era un finto uccellino e intorno al collo un pettorale aveva , collegato a un vestito bianco che da sotto il seno, le arrivava alle caviglie; Ella come il primo, aveva dei braccialetti in oro ma decorati anche di rosso e blu, in ciascuna delle braccia. Le quali, una rivolta all’uomo centrale sempre con lo stesso oggetto del primo e l’altro lungo un fianco. La mano chiusa in un pugno, contenente un secondo oggetto.
Quella raffigurazione rappresentava la bellezza e la cosmesi degli antichi Egizi. Si sapeva di quanto tenessero a prendersi cura di sé. Per apparire più belli e con un fisico sano. Sia uomini che donne. Gli oggetti che portavano addosso venivano fatti usare lo stesso modo sia su bambini, che sugli animali.
Non sapeva su quale criterio la mummia ce l’avesse fatta a fare una cosa del genere. Possibile anche solo che gli fosse venuto spontaneo da fare, una volta preso quei gessetti in mano. In fondo, erano cose che facevano. Quindi, qualche vago ricordo ancora lo aveva. Ma quanto poteva essere brutto, avere queste immagini. Ma non riuscirle a dare un senso ? Angosciante.
« Sono bellissimi ».
Disse Ham, lasciando la porta dietro di sé a chiudersi.
La mummia sembrava non averlo sentito. Dacché non si era girato nemmeno. Allora Ham, gli si avvicinò e li sedette affianco, portando ciò che aveva creato sulle gambe incrociate.
Ham sospirò e spostò lo sguardo sulla persona affianco « Mi dispiace non essere venuto più. So, che avevo promesso che sarei stato sempre in prima linea, avendoti creato. Però, ti ho portato qualcosa. Una piccola sorpresa » sorrise.
A quel punto ogni movenza dell’ altro si ruppe. Presto due occhi azzurri affondarono in quelli calmi e sinceri dell’ altro. Ebbe un sussulto Ham, in quel contatto visivo. Così profondo e serio. Quasi indagatore. Solo allora spostò finalmente l’oggetto. Si rivelò essere una tavola da giochi. No una tavola dei nostri tempi. Ma un’antica tavola. Ma più corta dai lati. Questa, si rappresentava quasi a scacchi bianchi e marroni, sopra a quest’ ultimo vi erano raffigurati dei geroglifici, così come su tutto l’intorno esterno della scacchiera. Il Senet, era il gioco tradizionale dell’Antico Egitto.
Presto tutta l’attenzione della mummia, cui aveva lasciato i gessetti a terra, fu sopra quella scacchiera. Ne rimase ad ammirare la bellezza, per quelli che sembravano essere un paio di minuti. Lo scienziato ne fu felice. Così tanto che i suoi occhi luccicarono pure.
Forse sembrava che la mummia stesse ricordando qualcosa.
« Possiamo provarla, ma, dovrai insegnarmi » le sue mani ancora intorno al gioco furono toccate da quelle fredde della mummia. Il suo corpo sussultò e la bocca si spalancò dall'attimo non aspettato.
Era un calore rasserenante quello che provava, che lo faceva sentire in pace con se stesso. Stavolta, a differenza dell’ultima volta, non si scostò, lasciando che quel piccolo e dolce contatto rimanesse. Era come un calore rasserenante.
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