Capitolo 4
Gli insegnamenti dei piccoli valori
Si fermarono presso un cipresso fiorito che inondava un odore di natura, le loro mani ancora unite come una calamita difficile da staccarsi, con Ham che camminava avanti e dietro di lui, una mummia, che guardava perso dritto avanti a sé. Ognuno rinchiuso nel loro silenzio, solo il vento a smuovere le foglie, dando vita al vialetto un gioco di ombre danzatrici. Più le si guardava e più si intravedeva quelle che, parevano essere forme indistinte, altri, invece, se ci si sforzava a osare di immaginare di più, delle ballerine in movimento sulle punte e con le braccia alzate, la testa chinata in avanti, mentre il corpo sinuoso era arcuato come un cigno.
« Guarda. Questi si chiamano fiori di Sakura. C'è una leggenda riguardanti questi... » disse Ham, mentre sorrideva, gli occhi rivolti tra quei petali che come vortici gli piovevano addosso. Una dolce e fitta grandine di fiori rosa. Fiori di Sakura, presto un petalo gli finì pure tra i capelli castani, mossi dal gentile e soave vento.
Una dolce carezza che ti coccola col suo alito fresco.
Dall'altro canto, la creazione guardava : ma stava davvero ascoltando? Ham si girò, lo guardò dritto nel viso e ci fu una sequela di secondi in cui, il loro sguardo si incrociò, poi Ham gli si avvicinò di un passo sino a fare toccare la punta dei loro piedi. Lo guardò, e in lui notò una sempre più un enigmatica, profonda bellezza : Quanto interesse poteva scaturire una creazione ?
« Hanno dietro una leggenda si narra, che esisteva un bosco dove la guerra non aveva toccato nulla, c'erano alberi, profumi e animali. Nessun guerriero osava entrarci per rovinare la natura. Proprio qui, c'era un albero che non fioriva mai e sembrava morto. In realtà non lo era, ma era molto triste e solitario perché non poteva mai godere della bellezza dei colori dei fiori. Gli animali per paura non si avvicinavano, l'erba attorno non cresceva. Ma un giorno, la fata dei boschi vedendo tanta solitudine si commosse, si avvicinò a lui e disse che, avrebbe lanciato un incantesimo che sarebbe durato 20 anni. Durante questo lasso di tempo, l'albero avrebbe provato quello che prova il cuore umano. Forse così, si sarebbe emozionato e avrebbe trovato la fioritura. La fata gli disse ancora che si sarebbe potuto trasformare in essere umano e poi di nuovo in pianta, ma se al suo scadere del tempo, non fosse riuscito a diventare vitale, sarebbe morto per sempre. L'albero si trasformò in umano, ma all'inizio trovò solo odio e guerra. Per questo tornava spesso ad essere una pianta, fino a quando da uomo, camminando vide una bellissima ragazza. Era Sakura che si mostrò gentile: parlarono a lungo condividendo sogni e speranze. Quando Sakura gli chiese quale era il suo nome, all'albero venne in mente una sola parola: "Yohiro", che significa speranza. Tra i due nacque una profonda amicizia e in breve tempo sbocciò l'amore. Un giorno Yohiro confessò a Sakura tutto il suo amore e la sua vera natura. Sakura rimase impressionata e restò in silenzio. Il tempo era passato e la scadenza dei 20 anni stava per avvicinarsi. Yohiro, che tornò ad assumere le sembianze di un albero, si sentiva molto triste. Ma Sakura confessò all'albero tutto il suo amore. Fu allora che apparve nuovamente la fata e chiese a Sakura di scegliere: rimanere umana o fondersi con Yohiro sotto forma di albero.
Lei pensò all'odio e alla guerra e decise di fondersi con Yohiro. Ed ecco che i due si fusero e divennero uno solo, e come per miracolo, l'alberò fiorì. La parola Sakura significa "fiore di ciliegio. Oggi il loro amore fiorisce in Giappone » prese una pausa e chiuse gli occhi, restando in ascolto del rumore dei rami che, venivano fatti sfrusciare dalla corrente.
Si voltò, i suoi occhi si inchiodarono in quelli della mummia, vide questa a muovere dei passi, incuriosito lo lasciò fare. Voleva vedere cosa volesse fare, se la leggenda appena narrata lo avesse un poco svegliato. Lo avrebbe tenuto d'occhio. Lo avrebbe seguito dappertutto. Dopotutto gli voleva bene. Lo avrebbe protetto e se sarebbe caduto, lo avrebbe curato, avrebbe fatto sì, che sarebbe poi andato comunque dritto per la sua strada.
La mummia non guardando dove metteva i piedi, inciampò in una rientranza sottotterrena di una grossa radice. Lo scienziato fu molto più svelto. Si mosse con le braccia pronte in avanti, presto la mummia gli atterrò addosso, in quello che pareva essere quasi un abbraccio. Per quanto la mummia fosse alta e poco più pesante, tutto quel peso costrinse Ham a andare leggermente indietro con la schiena, le mani adesso intorno la schiena della mummia. Ma il contatto gli causò come un déjà-vu. Ma non suo. Proprio di chi ancora gli era addosso. Una scossa di brividi gli attraversò la schiena e un moto di turbamento lo stranì. Aveva sentito come se avesse vissuto in prima persona una visione tutta fuorché felice.
Un mento gli carezzò i capelli, proprio come avrebbe fatto una mamma lupa con il suo cucciolo, rise genuinamente .
«C -Chukran » .
Disse la mummia.
Il cuore del giovane ragazzo tiepido di calore, scoppiò in un leggero battito cardiaco aumentato. Sapeva cosa significasse quella parola. Era semplicemente il "grazie" Egiziano.
« Va bene così. L'importante è che tu stia bene. Avresti potuto almeno slogarti un piede » sospirò.
Presto la mummia si separò, e sedette ai piedi dell'albero, sempre con quello sguardo... Sperava di non vedere cose dove non c'è ne erano, ma giurò di poterci vedere il luccichio che prima non c'era ! Quindi il portalo fuori, alla fine non era stata una così cattiva idea ? In fondo, chi piaceva rimanere rinchiuso in un posto che odorava sempre di disinfettante e dove tutto era grigio?
« Forse sono sciocco. Forse sarà inutile chiedertelo. Ma proverò lo stesso. Hai qualche ricordo della tua vecchia vita passata? Cosa facevi? Com'era il mondo a quei tempi? Come vivevate tu e la tua famiglia ? »
Ham scosse la testa dopo aver tirato fuori i suoi pensieri, era sicuro che non fosse ancora il momento. Ma almeno...
La mummia dopo un momento di trance nel vuoto, posò gli occhi dalle foglie a un tronco lì davanti: sembrava una faccia umana. Inquietante ! E lo indicò con il dito. Ham ne aveva seguito la traiettoria, ma non riusciva a capire cosa volesse fargli capire. Forse niente. Forse sì. Chi lo sapeva ?
Ma poi un nome risuonò insieme al rumore più forte del vento, come da farne da trasportatore. Come se, quel nome, fosse stato portato dal legittimo proprietario.
« Yo... Yohiro ».
La bocca di Ham si spalancò e il suo essere si tramutò in una vera quasi pioggia. Sentiva un inspiegabile sensazione di tristezza mista a colpevolezza. Sperava che il suo esperimento non si sentisse per davvero così. Vuoto. Solo. Abbandonato. Senza alcuno scopo. Triste. Morto dentro, come gli alberi spogli in autunno. Ma aveva paragonato bene quel nome a lui. La loro storia era un poco simile. Per certi aspetti. Forse aveva fatto male riportarlo in vita ? Forse sarebbe stato meglio avere lasciato stare tutto, anziché essere egoisti e fare rivivere ciò che non c'è più, solo per un' iniziale mera curiosità? Come aveva potuto ?
La mummia captando il suo cambiamento d'umore, portò il dito della mano appoggiata a terra, a toccare leggermente la punta delle dita vicinissime alle sue, stava quasi per intrecciare i loro mignoli. Ma, Ham allontanò la mano.
« Forse dovremmo rientrare, ci sono ancora tante cose che dobbiamo fare » lo disse gentilmente, e con voce leggermente incrinata. Un finto e falso sorriso in volto solo per rassicurare chi era con lui.
Nota Autrice : stavo pensando... Su come poter strutturare questi capitoli intermezzi, prima di arrivare al vero dunque 🤭
Perciò prima di arrivare già dove vorrei arrivare, ovvero nel pieno della storia, vorrei prima fare capire le piccole cose, gesti alla nostra mummia. Insomma tutto ciò che apprenderà da Ham. Perciò la sto strutturando a piccole puntate. Altrimenti sarebbe tutto, troppo affrettato e non vorrei...
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