Capitolo 3

Giorno 1...

I timidi raggi solari lo accarezzarono dolcemente. Ham si costrinse ad aprire gli occhi. Una nuova giornata era pronta per iniziare. Anche se un po’ con controvoglia era obbligato ad alzarsi. Si stiracchiò un po’ e dopo essersi tipo, girato un paio di volte su quel divano su cui oramai le coperte erano sfatte e iniziavano a dare un po’ di fastidio, portò le piante dei piedi, avvolti ancora da corti calzini a stampe di tanti piccoli musetti di gattini a contatto con lo squallido pavimento color grigiastro sbadigliando sonoramente, accompagnato da una piccola lacrima.

I passi lo portarono di spontanea volontà alla finestra, dove quella mattinata che, sembrava essere perfetta per una passeggiata sembrava chiamarlo. Di conseguenza, le mani si appoggiarono sul freddo marmo e il suo sguardo andò subito ad appoggiarsi sulla natura che pian piano sembrava riprendere vita. Primavera era alle porte. Eppure, di punto in bianco, dal morto che il loro giardino era, ora, era rigoglioso di piante e rose. Tante rose. Il giardino pareva essere una raffigurazione di un libro illustrato di fiabe, da quanto ammaliante era. Un sorriso genuino illuminò quelle labbra ancora un po’ screpolate, al solo pensiero che sarebbe potuta essere già un qualcosa anche per il ragazzo mummia. Forse, a contatto con il mondo esterno e con un po’ di luce che questa volta, non aveva niente a che fare con una sbieca e fredda luce artificiale di sempre, gli avrebbe fatto un po’ del bene. Anche se al momento i contro sembravano essere più dei pro, preferì mettere per un momento da parte tutti i possibili “se” negativi. E cercare, insomma, di prendere appieno qualche lato possibilmente positivo.

Però prima sarebbe stato meglio prendere del buon caffè e latte, giusto per risvegliarsi un po’ per benino.

***

« Ma dove avete portato la mummia ragazzo ? Dove … » le parole gli morirono in gola nel momento in cui, uno dei suoi colleghi, gli fece un gesto di testa verso uno dei tavoli di una specie di sala pausa. Solo allora il suo cuore ritornò ad un ritmo regolare.

Doveva ammettere che quando era entrato nella stanza 102,  si era sentito come se… all’improvviso l’aria aveva smesso di esistere.  Sottrattagli. Nel non vederlo lì dentro. Subito, quindi, i suoi pensieri erano volati ai suoi colleghi e il sergente, iniziando a credere che era venuto a meno ai patti. Che si fosse mangiato quella piccola fiducia ripostagli. Ma aveva pensato male, perché, nessuno gli aveva fatto niente. Semplicemente, il nipote del re Tutankhamon, era seduto su uno di quei alti sgabelli situati intorno al grande tavolo di acciaio, a… Guardare intensamente uno dei tanti libri che avevano nel laboratorio.

Ham non riuscì a trattenere un piccolo buffo sorriso, quando all’improvviso il suo centro dell’attenzione, aveva iniziato a rovesciare in giù il libro, come se facendo così qualcosa da lì potesse scivolare fuori, perciò portò un pugno a coprirsi la bocca, appoggiando il gomito sul braccio che teneva ad abbracciarsi.

Nessuno sembrava fare caso a loro due, troppo concentrati con le loro cose. Ma per lui andava bene così. Quindi si avvicinò alla mummia, con l’intenzione di poter catturare almeno un poco della sua attenzione, per poi cercare almeno di instaurare un qualche tipo di conversazione.

Alla fine, prese posto nello sgabello vicino, poggiando le braccia sul tavolo e un piede sulla stanghetta  delle gambe, mentre i suoi occhi caddero su ciò, che l’altro teneva nelle mani, ancora troppo preso a rivoltare e scuotere il libro. Trovò che, il suo tesoro avesse curiosità infantili, parlando rispettamente e ciò non poté che causargli un moto di tenerezza crescente, credeva di stare guardando qualcosa di delicato, come una rosa ancora acerba per sbocciare – troppo piccola – chiusa per ripararla dai pericoli del mondo in una teca di vetro. Ma nella testa c’era anche un tarlo che, continuava a tormentarlo. Una volta conosciuto e forse ricordato il mondo la fuori, sarebbe sopravvissuto o si sarebbe spezzato come un ramoscello da una forte scarica temporalesca? Ancora non conosceva bene quella creatura. Avrebbe dovuto studiare di più sulle sue origini. Fare ricerche su ricerche e guidarlo in ciò che sarebbe stato il suo nuovo volo da prendere.

Ma una volta realizzato tutto ciò,  cosa sarebbe successo dopo ? Sarebbe stato giusto  tenerlo egoisticamente chiuso lì ? Forse sì, se da una parte comportava il tenerlo sicuro dai curiosoni o dai possibili rivali. Ma dall’altro, sarebbe stato come chiudere un uccellino in gabbia. In quel piccolo e stretto spazio dove non poteva nemmeno spiccare le sue meravigliose ali donateli per sferzare l’aria in volo. Per poter viaggiare oltre i confini dei posti, forse anche quelli più a noi sconosciuti. Stupendi.

Un sospiro lasciò le labbra del giovane, sognante, nel viso aveva un’aria rilassata e gli occhi luminosi più del sole stesso. Ritornò nel suo attuale mondo, proprio quando i suoi occhi videro il libro piombare a terra e due ghiacciai inchiodarlo sul posto. Sollo allora si accorse di come sembrassero molto più chiari, quasi trasparenti come la schiuma delle onde che sbattevano a riva, costringendosi a mandare giù il gruppo che gli si era formato in gola. Si sentiva come fosse il pieno di uno studio intenso. Sentiva un po’ di soggezione. Ma finalmente era riuscito a scorgere qualcosa in quello sguardo. Qualche piccola e veloce emozione che però non seppe dare un nome.

Gli sorrise e poi si chinò appena per raccogliere l’oggetto ancora a terra, ritornandolo al proprietario momentaneo.
« Tieni ».
Gli disse dolcemente.

La mummia allora inclinò la testa e Ham  in quel momento, si sentì come un qualche essere strano per lui. Forse ai suoi occhi appariva davvero così.

« Grazie ».
Rispose sorprendentemente la mummia, con voce quasi meccanica più che vera.

Ma al momento, questo, era l’ultimo dei pensieri di Ham. Sì. Perché fu così tanto sorpreso che la sua mascella quasi toccò a terra da quanto era aperta e gli occhi  sgranati per la sorpresa. Il cuore nel petto a fare una capriola.  Lo sentì come un dono e non perché vedesse la mummia come un fenomeno da baraccone. No. Piuttosto perché proprio non si aspettava che lo avrebbe sentito parlare e ne tantomeno, diretto a lui. Era arrivato a pensare, che prima che l’altro avrebbe preso parola, di tempo c’è ne sarebbe voluto. Era un qualcosa di più. E una cosa buona.

Era deciso di appuntare quel dettaglio, ma solo troppo tardi, si accorse di aver lasciato l’agenda nella sua confort notte. Con se, nel taschino del lungo camice bianco, aveva solo la penna. Preferì lasciare perdere e di segnare i miglioramenti solo più tardi. Successivamente, d ‘improvviso Ham lasciò la sgabello e gli si avvicinò molto di più. La distanza tra loro due era ridotta a due centimetri quasi. Tanto da sembrare di potersi tuffare nel colore di chi lo stava ancora guardando senza nessun modo particolare.

« Vieni con me ».
Disse, sperando di essere capito.

Ma non vedendo alcun segno da parte della mummia, lo prese da una mano fredda e lo fece alzare. Solo ora si accorse perfettamente della loro differenza di altezza. La mummia era alta. Doveva guardarlo col mento alzato. E la cosa era anche un po’ intimidatoria. Non perché lo temesse, altroché. Ma perché in mente gli vennero dei ricordi spiacevoli, dovuti sempre per la sua infanzia. Ma non era il momento di sentirsi così, inconsciamente non si era reso conto di avere abbassato lo sguardo, persosi nei pensieri, sino a quando un tocco gentile, delicatamente non lo prese dal mento. La sua bocca si dischiuse dallo stupore, ma subito dopo,  ritornò a sorridergli. Solo allora il tocco veloce si dissolse. Era stato così confortevole, che un po’ gli dispiacque non sentirlo più. Fu qualcosa di forte a spingere una sua mano a prendere quella grande e ad riappropriarsi nuovamente di quella carezza, chiudendo gli occhi e poggiandosi con la guancia su quel palmo. Come un cucciolo avrebbe fatto con una figura protettiva.

Era stano ? Sì. Specialmente sotto gli occhi di chi avrebbe potuto vedergli. Ma in quel momento non gliene importò.

« Voglio portarti nel mondo esterno. Sai…la bella stagione finalmente è arrivata e devi vedere come la natura è rinata » disse, sotto lo sguardo della mummia. Aveva capito che lo stava ascoltando, anche se ancora gli privava di poter sentire nuovamente qualche parola.

Ma al momento andava bene così. Era sicuro che prima o poi quella conversazione, che sperava ci sarebbe stata. Era già tanto che avesse sentito quel "grazie " e non voleva sforzarlo più di così. Avrebbe aspettato e gli avrebbe dato il suo giusto tempo. Aveva avuto così tanta pazienza per aspettare un suo ipotetico risveglio, e ancora ne poteva avere.

Nota autrice : troppo dolci loro, che io...buh ! Me li spupazzerei🥺




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