Capitolo 2

« Cosa non ti è chiaro delle parole dette ? È un pericolo e come tale va immediatamente abbattuto ».

« Io dico che non è assolutamente giusto. Ancora non sappiamo com'è » ringhiò la voce di Ham, con sul viso un espressione corrucciata e un cipiglio in mezzo la fronte. I capelli che scuotevano in ogni movenza.

In quel preciso momento in mezzo a tutto quel casino, tutta quell'aria tesa venne percepita anche da chi, invece doveva solo sentire calma. Tutto ciò, non fece che farlo agitare portando i parametri a schizzare come stelle. Come impazzito Mike iniziò a cercare di staccarsi tutti quei tubi da dosso, con nel petto e nella mente la furia di una tempesta che si è persa, perciò costretta a continuare per quella strada lasciando distruzione. Non capiva, ma quelle interazioni estranee le sentiva come proprie. Qualcosa di tangibile che la sentiva come una tesa corda, che tra poco si sarebbe spezzata a furia di tirare e tirare.

A sentire quei rumori e vedere la faccia del suo interlocutore cerea, la voce di Ham cessò e si voltò.

Intente a cadere come lacrime, ma anziché azzurre, scarlatte, la mummia ragazzo cercava di alzarsi da quella che per lui, sembrava essere un intoppo che lo teneva imprigionato come un topo attirato da del formaggio nella trappola. In testa non aveva pensieri. Ma solo un senso di oppressione ad attanagliarli il cuore contaminato già da emozioni negative. Dalla bocca completamente disconnessa da ogni cellulare malfunzionante che si doveva collegare al cervello, partivano solo dei suoni senza senso. Incomprensibili. Piccole vocali mischiate tutte insieme.

« M- mi... M-mi sentite qui è allarme. Ripeto. Qui nella stanza 102 dei sotterranei è allarme. Fate presto » irruppe la voce del sergente, tra le mani il Toki Woki nero da cui sul pezzo sopra iniziale, appariva un lunga antenna.

Preso dalla disperazione, Ham cercò di ignorare l'omone, avvicinandosi pian piano al ragazzo, per poi voltare per un momento la testa verso il sergente che a sua volta, lo aveva iniziato a guardare come se fosse stato un pazzo ingenuo. Voleva solo fare un piccolo tentativo. Voleva salvarlo e da qualche parte dentro di sé, sapeva che sarebbe successo. Ci sarebbe riuscito.

« Mi dia giusto pochi secondi, per piacere ».
Lo redarguì con negli occhi ancora con una piccola speranza.

Nel tempo di fare altri passi e con uno sguardo dolce fisso in quello della mummia, il quale sembrava essersi improvvisamente arrestato, con le mani sulla testa e con un piccolo brusio indistinguibile, all'improvviso, la porta della stanza segreta venne fatta aprire. Ne seguirono poi dei passi simili a una mandria di animali inferociti e delle armi che venivano tutte puntate intorno a loro. Ma ben mirate più all'esperimento ritenuto uno esponenziale, letale, pericolo. Come tutto si acquetò, ecco che il tentativo di Ham nel cercare di tranquillizzarlo per evitargli cose come quelle, se non peggio vacillò, dacché il bendato aveva preso nuovamente ad agitarsi, con passi rivolti a loro e con grida lancinanti che ti squarciavano l'animo. Ham lo percepì con un grande dolore, ricollegato a qualcosa che non ricordava niente, che non poteva fare alcunché. Che si sentiva imponente. Un angoscia straziante che strisciava come un verme nei meandri della sua carne. Nel suo animo. Era come se fossero in qualche modo collegati da qualcosa di strano. Che non aveva nome. Era tutto così sconosciuto.

« Calmo. Calmo ».
Gli sussurrò dopo aver portato le mani davanti a sé.

Nel incantesimo di quel calore, e specialmente dal tono utilizzato, come ipnotizzato da un canto di una sirena, le grida divennero pian piano come un piccolo e debole lamento e la testa che aveva preso a muoversi facendo su e giù si fermò, proprio in quel momento approfittando del momento, lo scienziato gli sorrise azzerando completamente gli ultimi passi che li separavano.

Dall'altro canto, il generale colpito dal saper fare dell'impiegato, rimase a bocca aperta e con un piccolo mezzo sorriso che lasciò posto a quella linea rigida che lo caratterizzava sempre. La mano con ancora in mano il Toki Woki, attivò l'altoparlante.

« Bravo. Così. Non aver paura ».
Gli continuava a sussurrare, mentre le ginocchia cedevano proprio quando, anche la mummia scivolò giù sul pavimento.

Come una mamma o un papà avrebbe fatto col proprio figlio, gli accarezzò una guancia, non perdendo comunque il contatto visivo creatogli. Gli occhi azzurri penetranti e così belli, fecero uno strano effetto allo scienziato, una scossa di brividi gli aveva trapassato alla schiena. Erano solo loro in quel momento, in un mondo a parte, mentre la mummia ragazzo avvicinava la testa a quello dello scienziato, sino a quando non toccò la sua fronte, era stato un gesto involontario e ingenuo e nel farlo si sentì dentro come un filo che si collegava da qualche parte a quello che percepiva come famiglia. A silenziare quella bomba che gli era esplosa dentro, era dunque stato il forte legame che lo scienziato gli aveva telepaticamente fatto trasmettere. Era buona quella persona. Aveva solo purezza come acqua santificata e specialmente buone intenzioni. Questo lo intuiva. Lo sapeva dentro di sé. Questa volta a scendere da solo un occhio, quello destro, era stata solo una goccia di lacrima quasi trasparente.

« Fermate tutto. Qui è il vostro sergente che vi parla. Ripeto alle unità di non intervenire. Codice rosso scaduto ».

Chiuso il Toki Woki l'uomo dai capelli neri e brizzolanti, viso squadrato quasi coperto del tutto alla mascella da una barba scura. Due occhi simili a un cielo ingrigito da una tempesta in avvicinamento, ma ora sembravano un po' rischiarito da un piccolo spiraglio di luce, si avvicinò alle spalle di Ham e poi gli appoggiò una mano sulla spalla. Ham si voltò con un espressione leggermente preoccupata e curiosa, aprendo la bocca che moriva dalla voglia di fargli rimangiare ciò che prima aveva avuto l'intenzione di fare.

« La prego non gli faccia del male. A solo bisogno del tempo. Me ne prenderò cura io stesso. Ma la prego.... Lui... Perché non facciamo un patto » si illuminò all'improvviso, con grandi occhi che sembravano quasi due biglie da tavola e luccicanti.

« Un patto dici ? »
Chiese l'omone, alzando leggermente la testa come in attesa di scoprire di cosa si trattasse, mentre con una mano prendeva a toccarsi la barba.

« Hm. Mi dia un paio di mesi nel quale gli dimostrerò che è innocuo. Mi assumo tutte le responsabilità ».

Quella supplica parve fare dondolare la severità del sergente, sospirò cercando di trovare le parole giuste e poi « Va bene così mio giovane scienziato. Non lo farò abbattere. Ti darò dieci mesi di tempo. Se non terrai parola al tuo patto o se solo ci sarà qualcosa che non va in lui, ritieni il tuo giocattolo finito. Ricorda solo dieci mesi di tempo. Ogni giorno voglio sapere qualsiasi cosa appuntata di lui. Ah ! E ricorda. Sei responsabile quanto noi figliolo mio » e detto ciò, allontanò la mano dalla spalla altrui e gli diede le spalle.

« Grazie per questa sua fiducia ripostami. Farò tutto quello che è in me per non deluderla sergente » disse Ham pieno di gratitudine, per poi vederlo andare via e la porta aprirsi e chiudersi alla sue spalle, e a ritrovarsi a guardare solo scie di vapore che si disperdevano in aria.

Solo dopo un po' di tempo, nel quale era caduto a ricordare in piccoli e remoti pezzettini di un puzzle, che se incastrato per bene andava a creare per intero il quadro del suo passato, presto qualcosa, lo portò alla realtà, qualcosa di freddo ma che sapeva riscaldargli con sorpresa l'animo. I suoi occhi ora poco inumiditi da un senso di nostalgia, si spostarono nuovamente sulla mummia che, non aveva mai smesso di guardarlo senza emozione e da lui poco più in giù dove una sua mano era in quella dell'altro. Era un modo per consolarlo ? Era stato un gesto molto dolce da parte sua, anche se fatto senza pensarci. Una cosa casuale diciamo.

Quando una lacrima finalmente cadde libera su quella pelle calda, un piccolo sorriso di dolcezza nacque sulla labbra di Ham, a guardarlo, la mummia con un strana sensazione addosso inclinò la testa di lato.
Come incuriosito e attratto da quella figura.

« Sei salvo. Ma ci aspetta un lungo lavoro mia cara mummia » sospirò, dopo appoggiò l'altra mano su quella che teneva ancora la propria.










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