32 - respiro
Hogsmade
Stamberga strillante
15 giugno 1998, ore 9,45 P.M.
Chiudo gli occhi.
Sento le lacrime scorrere sulle guance.
E mi rendo conto di non aver mai provato il dolore.
Quello vero.
Quello che ti lacera il petto come farebbe una lama.
Quello che ti impedisce di muovere le dita delle mani.
Di far affluire aria nei polmoni.
Penso di non aver mai conosciuto l'impotenza.
Quella che ti rende schiavo.
Che ti fa scorrere la vita davanti agli occhi.
Senza darti la possibilità di infilare le mani nei suoi ingranaggi perversi.
E di fermarli.
Sento la forza abbandonarmi le gambe.
Avverto le ginocchia urtare un pavimento di legno impolverato.
Le ossa scricchiolano.
E non sento dolore.
Non riesco più a sentire nulla.
Se non il vuoto.
Un vuoto tanto potente da risucchiare tutto il resto.
Intuisco il rumore secco della mia bacchetta che rovina tra le assi scheggiate.
Rotolando lontana.
Un inutile pezzo di legno che non è stato in grado di salvaguardare ciò che avevo di più caro al mondo.
Che è arrivata troppo tardi.
Con un incantesimo inutile.
A colpire il cuore di un mostro.
E a fermarlo per sempre.
Pensavo di aver sopportato tutto l'orrore possibile, nella mia vita sporca.
Ma mi sbagliavo.
Mi porto una mano sugli occhi.
Ho paura di poterli aprire.
Di poter rendere reale l'immagine del tuo corpo privo di vita.
Quel corpo che amo fino a farmi mancare il fiato.
Di poter vedere i tuoi occhi di bambina abbandonati nell'immobilita della morte.
Sento un urlo in lontananza.
Un ragazzino ingannato varca la porta che custodisce la mia tragedia.
Grida il tuo nome.
Sento alcuni passi concitati farsi strada tra le ragnatele e lo scempio.
Avverto la voce di Weasley squarciare l'aria della notte.
E io non sono più in grado di fare nulla.
Vorrei solo essere capace di raggiungere la mia bacchetta.
Di far saettare un incantesimo sul mio cuore.
E di distendermi al tuo fianco.
Con la mano stretta nella tua.
Lasciarmi avvolgere dalla morte che ti ha rapita.
E venire con te.
In un posto di cui non conosco il nome.
O in nessun posto.
Non ha importanza.
L'unica cosa che conta è starti ancora accanto.
Stringerti le dita.
E raggiungerti.
Ovunque tu sia.
Avverto altri passi veloci.
Si avvicinano.
Mi sento afferrare per la giacca.
Mi sento strattonare.
Apro gli occhi.
Succube di un maledetto istinto che avrei voluto saper sopire.
E ti vedo.
Sei distesa per terra.
I tuoi capelli castani ti ricadono ai lati del viso.
Si spargono sul pavimento incrostato come farebbe un pizzo prezioso.
Le tue labbra dischiuse.
Le tue mani abbandonate immobili, sature di un'eleganza che neppure la morte è riuscita a strapparti.
Harry Potter mi punta la bacchetta al petto.
Mi guarda con l'odio stampato negli occhi.
Sento nuove lacrime calde solcarmi la pelle del viso.
E non le sopporto.
Detesto la loro ridondanza di vita.
Il loro esistere ancora.
In contrasto con il freddo che sta saturando il tuo corpo.
Lo guardo negli occhi.
Come penso di non aver mai fatto.
I suoi occhi verdi.
Testimoni muti di un passato di distruzione che hai saputo farmi gettare al vento.
- "Uccidimi... ti prego!"
Glielo sussurro.
Incapace di piangere.
Incapace di muovere un passo, e di raggiungere la mia bacchetta.
Per farla finita io stesso.
Lui mi guarda.
Non capisce.
Poi segue i miei occhi sul tuo corpo.
I miei occhi che non sono più capaci di trasudare una finzione inutile.
E che ti guardano con tutto l'amore che non ho mai saputo dirti.
Forse capisce.
Forse no.
Non mi importa.
So solo che abbassa la bacchetta.
Che si sposta di lato.
Rivelandomi la figura immobile del mio finto padrone.
Quella che imputridisce nell'angolo lontano di una casa piena di dolore.
E tu sei lì.
A pochi passi da lui.
E non posso permetterlo.
Non posso abbandonarti a condividere la morte nella sua stessa stanza.
Perché ti meriti l'aria pulita.
I fiori.
La luce della luna.
E di tutte le stelle che il cielo vorrà concedermi questa notte.
Perché ti sei sempre meritata di più.
Sicuramente ti meritavi più di me.
Di un uomo che non ha saputo difenderti.
Che ha salvato un mondo che ha perso utilità nel momento esatto in cui il tuo cuore ha smesso di battere.
Così come l'ho persa io.
Utilità.
Come ho perso tutto.
Mi avvicino al tuo corpo.
Con una forza che non mi credevo in grado di trovare.
Non riesco a staccare gli occhi dal tuo viso.
Mentre l'immagine del tuo sorriso, il suono delle tue risate, della tua voce distrattamente saccente, mi colpiscono il viso come farebbero delle frustate.
Mi sembra di non sentire i rumori.
Di non sentire nemmeno più il mio respiro.
Quello stesso respiro che bramo di potermi strappare dall'anima, non appena ti avrò concesso un riposo meno sudicio.
Su un prato immacolato.
Baciato dal vento.
Faccio un passo.
Poi un altro.
- "Dovevi morire tu!"
Un grido rimbomba nella stanza.
Un giovane Weasley mi guarda con il volto deturpato dal dolore.
E dalla rabbia.
Socchiude gli occhi.
- "Perché si è buttata per salvarti? Perché?
Tu non vali nemmeno la metà di quello che valeva lei!
Tu!! Dovevi morire tu!"
Me lo urla in faccia.
Con le lacrime che gli scappano dagli occhi.
Con la saliva che gli bagna le labbra.
E il mento.
Con le guance arrossate dallo sdegno.
E da uno strazio che non riesce a sopportare.
- "Sì..."
È solo un sussurro.
Ma mi sfugge dalla labbra.
Perché forse a qualcuno devo dirlo.
E forse quel qualcuno è un ragazzino impacciato che condivide con me un sentimento devastante.
E magnifico.
Anche lui ti ama, Hermione.
Anche lui vorrebbe morire.
Come vorrei farlo io, in questo momento.
- "Lascia che la porti fuori di qui... lascia che la allontani da lui, ti prego!
E poi uccidimi..."
Come è diversa la mia voce.
Come è vicina a tutto quello che mi arde dentro.
In che modo perverso la vita ha deciso di farmi cadere la maschera!
Lui fa un passo verso di me.
Poi si ferma.
Io mi avvicino al tuo corpo.
Mi chino.
Raccolgo la mia bacchetta che è andata a lambire le tue dita.
- "No! Non devi toccarla!!"
Le sue urla sono piene di disperazione.
Mentre un ululato sordo sovrasta la polvere.
Avverto il ragazzino che ho protetto per tutta la vita trattenerlo lontano da me.
E da te.
Dandomi il tempo di raggiungerti.
Forse ha davvero capito.
Forse l'ho reputato un idiota per troppo tempo.
A torto.
Mi perdo un istante ad osservare le tue palpebre sottili.
Abbassate sui tuoi enormi occhi nocciola.
Le ciglia lunghe ti sfiorano la pelle del viso.
Come in tutte le notti che ho passato sveglio, a spiarti dormire.
Beandomi della tua presenza.
Del semplice fatto di esistere.
E di poter osservare nudo, sdraiato in un letto, al tuo fianco, tanta immacolata bellezza.
Di colpo il fiato mi si incastra nella gola.
Scuoto la testa.
Cerco di riprendere il possesso delle mie facoltà il più velocemente possibile.
Ti guardo ancora.
Le tue labbra si muovono.
Impercettibilmente.
Arricci il naso.
Nel modo che ho imparato a conoscere.
Quello che ti lasci scappare quando qualcosa ti da fastidio.
Quando avverti dolore.
Sembra che l'aria inondi i miei polmoni.
Che il sangue affluisca nelle mie vene come farebbe un fiume in piena.
Mi butto su di te.
Avvicino la bocca alla tua.
Un rumore a poca distanza mi rammenta la presenza di un ragazzo devastato dal dolore.
- "Non ti avvicinare a lei!"
Lo urla.
Con uno strattone si libera dalla presa del suo carceriere.
Mi raggiunge.
Mi sento afferrare la giacca.
Prova a trascinarmi lontano.
Mi libero con stizza.
Torno su di te.
Avvicino le labbra alle tue.
E lo sento.
Il tuo respiro.
È debole.
Irregolare.
Ma mi accarezza la bocca.
Sento nuove lacrime calde scivolarmi sulle guance.
Sono lacrime che sembrano scavarmi la pelle con la loro gioia bruciante.
Ti afferro la mano.
La stringo.
Una nuova furia mi colpisce le spalle.
Weasley mi afferra ancora per i vestiti.
Prova a trascinarmi lontano.
Cerco di liberarmi.
Un'altra volta.
Non ho tempo per questo.
Per parlare.
Per spiegargli.
Devo occuparmi di te.
Lui mi percuote.
In preda ad una follia cieca.
Mi riscuoto.
Afferro la bacchetta nella mano.
Gliela punto sulla gola.
Lui arretra di un passo.
Ha gli occhi pieni di terrore.
E di disperazione.
Anche Harry Potter mi guarda.
Non riesce a capire cosa gli stia succedendo intorno.
- "È viva! Maledizione Weasley... è viva!"
Lo urlo alle sue lacrime.
Lui si pietrifica.
Mi scruta cercando un inganno che non riesce a trovare.
Lascio cadere la bacchetta.
Mi chino ancora una volta sul tuo corpo.
Ti afferro una mano.
Di nuovo.
La stringo.
Lascio scivolare le mie dita ad accarezzarti il viso.
Le abbandono tra i tuoi capelli.
- "Devi aprire gli occhi, Hermione... Guardami, ti prego!"
Te lo sussurro sulle labbra.
Tu stringi le palpebre.
Arricci il naso.
Ancora una volta.
Ti bacio.
Sfiorando appena la tua pelle screpolata.
Sento la tua mano stringersi attorno alla mia.
E mi sembra di non essere mai stato tanto felice.
Nella stanza regna un silenzio surreale.
E tu sei viva.
Sei viva...
E lo sono anche io.
Per il semplice fatto di avvertire il tuo respiro.
Svegliati amore mio.
Guardami ancora.
Come lo hai fatto quando nessuno aveva il coraggio di farlo.
Ridi di me.
Con me.
Delle mie paure.
Del mio pessimo carattere.
Affrontami con la tua impertinenza immacolata.
E con la tua gioventù travolgente.
Prendi a schiaffi il mio orgoglio.
La mia finzione eterna.
Costringimi a baciarti.
Qui.
Davanti agli occhi della gente.
Straccia le mie paure.
Le mie vergogne.
I miei demoni.
E amami.
Ancora.
Amami come solo tu hai saputo amarmi.
E apri gli occhi.
Ti prego.
Imponimi di palesare questo mio sentimento incapace di soccombere.
Fallo qui.
In una catapecchia umida.
Ai piedi del cadavere di un mostro assassino.
La tua mano si stringe, ancora.
Le tue palpebre si muovono.
E poi la luce.
I tuoi occhi si aprono.
Vagano incerti sul mio volto.
Trovano il mio sguardo nero pieno di lacrime.
Sorridi.
Sorrido anche io.
Mentre mi perdo nelle tue iridi nocciola che sembrano necessarie come l'ossigeno.
Belle come una mattina d'estate.
Infinite come un mare in tempesta.
- "Severus..."
Sussurri il mio nome.
E piangi.
E ridi.
E lo faccio anche io.
Con te.
Davanti agli occhi di qualcuno che può guardarci.
E riconoscerci.
Come un noi.
Come Hermione e Severus.
Che si amano.
Senza una spiegazione.
Senza una ragione.
Senza confini.
E senza vergogna.
Ti scosto una ciocca di capelli dalla fronte.
Ti accarezzo la guancia.
- "Sei stata un'incosciente, ragazzina!"
Te lo dico prima di baciarti le labbra.
Di lasciar affondare la mia bocca nella tua.
Mentre avverto i sussurri concitati di due giovani uomini, sbalorditi e felici.
Nascosti alle mie spalle.
Incapaci di dare un contorno a quello che accade loro davanti.
Mentre intuisco la potenza prorompente della vita, e dell'amore, conquistare il mio petto rimasto arido per un'esistenza intera.
Prima di incontrarti.
Di scoprirti.
Di conoscerti.
E di innamorarmi di te.
Come non credevo fosse possibile amare.
Ti sollevo la testa.
Ti afferro le spalle.
Ti stringo nel mio abbraccio in cui ti rifugi.
E ti sento piangere.
Di gioia.
Con me a farlo al tuo fianco.
Ti bacio la fronte.
Disintegro la mia maschera con un respiro profondo.
Rinchiudo le mie paure eterne nell'anfratto più recondito del mio petto, squarciato dal dolore.
E dalla gioia.
Non mi importa più di nulla.
Se non di te.
E di noi.
Socchiudo le labbra.
E lo lascio uscire.
- "Ti amo, Hermione..."
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