30 - 29 giugno 1997
Hogwarts
Studio privato di Severus Piton
29 giugno 1997, ore 8,30 P.M.
•• Sette mesi dopo ••
Stiamo aspettando.
Ormai tutto si è tramutato in un'attesa afona.
Carica di tensione.
Immobile.
Ed infinita.
Harry è partito con Silente.
Alla ricerca di un qualche manufatto incantato.
Di una qualche nuova agonia da potersi infliggere.
Perché è tutto finto.
È solo fumo.
Anche se lui non lo sa.
Gettato negli occhi ad un branco di assassini.
E ad un demone marcio.
Perché continuino ad inseguire una profezia fasulla.
Perché continuino a brancolare in un buio studiato ad arte.
A bruciare energie inutili.
E Silente ormai è stanco.
Sa che la sua vita finirà questa notte.
Così come lo sai tu, Severus.
E io ti guardo impotente mentre fai fatica a respirare.
Cercando di lasciarti tutto intrappolato dentro.
Come sempre.
Come sei abituato a fare.
E vorrei solo poterti accarezzare la guancia.
Sorriderti.
Dirti che andrà tutto bene.
Ma odora così tanto di bugia, Severus.
E io non voglio dirtele, delle bugie.
Perché ne abbiamo tutti abbastanza.
Soprattutto tu.
E allora ti tengo la mano.
Ti accarezzo la pelle con i polpastrelli doloranti.
Martoriati dai miei denti terrorizzati.
Così, come lo sono io.
Abbiamo passato mesi bellissimi.
In cui sembrava quasi che la realtà fosse scomparsa.
Come per magia.
Mesi in cui abbiamo lavorato.
Studiato.
Fatto ricerche.
E fatto l'amore.
Hai distillato la pozione che avevi scritto frettolosamente sul tuo vecchio libro.
Con una facilità quasi imbarazzante.
Ti ricordo con le mani sicure, a sminuzzare ingredienti, con la maestria di chi non fatto altro per tutta la vita.
Hai chiesto a Silente una piuma di Fanny.
L'hai aggiunta ad un intruglio viscido.
Lo hai lasciato sobbollire per qualche minuto.
Poi hai spento il fuoco.
Mi hai sorriso.
Hai suddiviso il liquido in tante piccole ampolle.
Le hai etichettate.
Con la perfezione maniacale che ti caratterizza da sempre.
Le hai riposte sulla mensola.
E hai lasciato riemergere dal tempo il personaggio dietro cui hai difeso la tua gioventù.
Il principe mezzo sangue.
Il tuo scudo dal mondo.
Gli hai affidato le sorti del nostro futuro.
Il tempo è passato lentamente da quella notte.
Un Natale che profumava di pino e cannella ha bussato alle porte di una scuola ormai gelida, inondandola con la sua festosità immacolata.
In mezzo alla paura.
E alla speranza.
Hogwarts si è svuotata.
Ci ha lasciati soli in un castello deserto.
In un'agognata intimità.
Ho inventato una scusa pensata di fretta.
E non sono tornata a casa per le vacanze.
Perché avevo bisogno di te.
Di tenerti al mio fianco senza una finzione imposta dalle maschere.
Dalle differenze.
E dal tuo ruolo.
Abbiamo passato due settimane a leggere davanti al camino.
A passeggiare su un lago gelato.
A giocare con la neve.
Eri così impacciato quando hai ricevuto in faccia il mio primo proiettile gelato.
Così immobile.
Come la coperta candida che avvolgeva il mondo.
Poi ti sei lasciato andare.
Nel tuo modo sempre tagliente.
Quasi rigido.
Con la tua ironia solo accennata.
Mai lasciata uscire del tutto.
Sono stati giorni di cioccolate calde.
Di morbidi divani.
Di coperte a scacchi.
Sono stati giorni pieni di te.
A fare l'amore in ogni angolo.
In ogni stanza vuota.
Ad ogni ora.
E sembrava quasi che fossimo due persone normali, Severus.
Con sogni normali.
Con un futuro normale.
E senza un mostro assassino a cui dover dare la caccia.
Senza una guerra incombente da dover combattere.
Ogni tanto, mentre eravamo distratti, la nostra realtà scomoda tornava a farci visita.
Poi tutto tornava come prima.
Nella sua tranquillità misericordiosa.
Ogni tanto Silente ci trascinava nel suo studio.
Sempre con le sue idee folli.
Con i suoi piani assurdi.
Uno di quei piani che adesso si sta consumendo in una grotta nascosta su una scogliera lontana.
Laggiù, dove si sta consumando anche lui.
Il tuo unico amico.
L'ultimo baluardo della pace.
Non so se Harry reggerà anche questo.
Così come non so se lo reggerai tu.
Perché sai cosa devi fare.
E mancano solo poche ore.
Ieri sera mi hai chiesto di non venire nello studio di Albus.
Di rimanere quaggiù.
In questi sotterranei gelati che portano impresso il peso della tua condanna.
Forse volevi salutarlo un'ultima volta.
O forse volevi maledirlo, ancora.
Con tutte le parole che eri in grado di trovare.
Per quello che ti ha chiesto di fare.
Per l'ennesimo incubo a cui ti ha costretto.
Non lo so.
Non voglio chiedertelo.
So solo che, da quando sei tornato, i tuoi occhi sono spenti.
Sembra che abbiano perso la voglia di combattere.
E io resto in quest'incertezza logorante.
A guardarti soffrire.
In silenzio.
Come sempre.
In questi mesi mi hai parlato di voti infrangibili.
Di promesse.
Di Draco.
Di madri disperate.
Di case polverose.
E di mangiamorte violenti.
Che lasciati uscire dalle tue labbra sanno fare ancora più paura.
Perché nei tuoi occhi riemerge lo scempio, quando ti abbandoni a raccontare le pagine strappate della tua vita.
Mi hai parlato di tutto.
Ma non mi hai mai parlato di te.
E io non sono sicura di saperti stare accanto, Severus.
Non nel modo di cui avresti bisogno.
Perché avrò pure nel sangue qualcosa che dicono essere grande.
Ma in fondo mi sento sempre solo una ragazzina.
Davanti ai tuoi occhi che hanno visto il peggio del mondo.
E degli uomini.
E vorrei saperti aiutare.
Vorrei prendere questo tuo eterno dolore e scioglierlo come burro tra le dita.
Vorrei vederlo volare via dai tuoi occhi.
Vorrei poterti risparmiare lo strazio di vedere la tua bacchetta lanciare l'ennesima sentenza di morte, sul corpo ormai stanco del tuo unico amico.
Sei l'uomo più forte che io abbia mai conosciuto, Severus.
Ma questa volta ho paura che non basterà.
Perché, anche quando me lo nascondi.
Quando cerchi di camuffare dietro sorrisi magistralmente costruiti la tua paura troppo grande e il tuo tormento, io riesco a vederli.
Intuisco la desolazione del tuo cuore.
E il terrore nelle tue mani.
Ogni tanto vorrei che mi parlassi.
Che ti abbandonassi nelle mie braccia come hai fatto in una notte lontana.
Quando hai nascosto malamente le tue lacrime disperate nella mia camicia da notte stropicciata.
E vorrei urlare a questo stupido mondo sordo chi sei veramente.
Perché sembra che solo io e un vecchio mago folle siamo riusciti ad accorgercene.
E non riesco a capire come sia possibile.
Perché la tua maschera è spessa, Severus.
Ma non riesce ad annebbiare i tuoi occhi.
Basterebbe fermarsi un istante.
E trovare il coraggio di guardare le tue iridi nere.
Con quelle non sei mai stato bravo.
Almeno non lo sei stato con me.
Che le ho riconosciute sotto un mantello scuro, sotto una casacca dal taglio perfetto e sotto un gelo edificato negli anni, in modo impeccabile.
E forse, dopo tutto questo dolore, il mondo rinascerà.
Dopo la morte di Silente le cose andranno avanti.
E il male soccomberà.
E tu Severus?
Tu rinascerai, dopo aver fatto a brandelli fino all'ultimo centimetro della tua anima?
Ti rialzerai ancora?
Come hai sempre fatto?
Oppure di te non rimarrà più niente?
Di tutta la meraviglia che ti porti nascosta dentro.
Di tutto il mistero che ti trascini addosso.
Di tutte le parole che hai sempre fatto fatica a dire.
E dei sentimenti che hai fatto fatica ad ammettere.
Cosa resterà di te amore mio?
Ho paura, Severus.
E vorrei tanto potertelo dire.
Poterti chiedere a cosa serve salvare tutto questo.
Se non posso salvare te.
Il tramonto sta scendendo dietro al lago.
È da ieri sera che non dici una parola.
Ogni tanto mi guardi negli occhi.
Mi sorridi.
Poi torni a nasconderti.
Dietro una maschera che vorrei poterti strappare.
E il castello ormai è pieno di rumori sinistri.
Loro sono qui.
Con la loro fame di morte.
Con le loro mani sudice.
Drago li ha fatti entrare pochi minuti fa.
E tu lo sai.
Così, come lo so io.
Tra poco una battaglia inutile si consumerà tra le pietre.
E tu, il protagonista triste di questa favola triste, dovrai fare il tuo ingresso su un palco senza applausi.
Dovrai recitare la tua parte.
E poi scappare via.
Lontano da questa scuola.
Lontano dai ricordi.
Lontano da me.
E ho paura, Severus.
Ho tanta paura.
Perché non posso vivere senza di te.
Anche se non posso dirtelo.
Dove ti sveglierai domani?
Chi ti terrà la mano quando la vergogna ti impedirà di guardarti le dita?
Quando il dolore non ti farà prendere fiato?
E saremo lontani.
Per un tempo a cui non sai dare un nome.
Aspettando che il giorno della profezia giunga.
E che tu possa affrontare il male.
Distruggendolo per sempre.
Ma manca tanto tempo, Severus.
E l'idea di vederti sparire nella notte mi martoria il petto fino a farmi male.
Dovranno passare i mesi.
E io sarò sola.
Come lo sarai tu.
A ricordare un amore nato dalle ceneri di due maschere scomode.
Da un segreto inconfessato.
E da una magia vecchia di secoli.
Dovrò cercare gli inutili brandelli dell'anima di un pazzo assassino.
Dovrò fargli credere che siano importanti.
Così come dovrò farlo credere al mondo.
Dandoti il tempo di fargli credere in te.
Ancora un po' di più.
Dandoti il tempo di distruggere le sue difese.
E verrà il giorno cantato dal mio popolo.
E in una catapecchia abbandonata, finalmente potrai ucciderlo.
Ma nel frattempo, Severus?
Cosa devo fare?
Devo continuare a sognare le tue mani?
A ricordare i tuoi occhi illuminati da un fuoco che ci ha scoperti amanti?
Ti saprò al cospetto del male.
Ogni giorno.
Ti immaginerò qui, tra queste mura crepate.
Ad occupare il posto di chi hai dovuto uccidere.
Perché le pedine vadano al loro posto.
Perché i tasselli si incastrino.
E non so se sono così forte.
Manca ancora un anno.
Poi ti rivedrò di nuovo.
Il preside di Hogwarts.
L'assassino di Silente.
Il finto servo del male.
Riuscirai a farti odiare ancora.
Sempre di più.
Mentre io continuerò ad amarti.
Senza mai poterlo confessare.
I rumori si fanno più acerbi.
Più vicini.
Ti alzi.
Inforchi il mantello.
Non dici una parola.
Ti avvicini alla porta.
Fai per aprirla.
Poi ti fermi.
Ti volti.
Mi guardi.
I tuoi occhi sono lucidi.
E vuoti.
Forse non vorresti che vedessi le tue lacrime asciutte.
Forse vorresti provare a nascondermele.
Sorridi.
- "Arrivederci, Hermione..."
Sento il pianto salire nella gola.
Vorrei correrti incontro.
Implorarti di non andare.
Di fuggire con me, lontano da tutto, in questa notte in cui anche la luna sembra vergognarsi.
- "Severus..."
Lo sussurro tra i singhiozzi.
Perché vorrei urlare.
Ma mi rendo conto di non essere capace di farlo.
- "Devo farlo ragazzina... devo..."
Non finisci la frase.
Ti manca il coraggio.
O forse ti mancano le forze.
Non lo so.
So solo che mi sembra di morire.
Ti avvicini.
Mi carezzi una guancia.
Con le dita asciughi le lacrime che mi scappano dagli occhi.
Mi guardi.
- "Resta viva Hermione...e torna da me!"
Lo dici piano.
Con paura.
Perché anche adesso, davanti ad una morte imminente, ad un terrore soffocante, ad uno strazio senza nome, non riesci a concederti il lusso di palesare a voce alta questo sentimento così assurdo.
Così irrazionale.
Per me, la ragazzina che ti guarda pregandoti di non abbandonarla.
Di non sparire nell'ombra.
Inghiottito da un'ingiustizia che ti soffoca.
Non andartene Severus.
Non andartene...
Ti giri verso il corridoio.
Due passi veloci.
E la porta si chiude.
E io resto sola.
Con un silenzio scomodo.
Con una paura che mi soffoca.
E con la tua mancanza che mi strazia l'anima.
Nota dell'autrice: lo so, ancora una volta mi sono presa qualche libertà con la linea temporale effettiva della storia, piegandola a mio vantaggio.
Spero vorrete perdonarmi.
E spero anche che siate così clementi da giustificare il mio ritardo nelle pubblicazioni dei prossimi giorni.
La storia sta volgendo al termine ma sto viaggiando molto e passo la grande maggioranza del mio tempo tra un aeroporto e l'altro.
Un po' di stanchezza, un po' di fuso orario e non sono riuscita a mettere in ordine gli ultimi capitoli.
Come sempre cercherò di fare del mio meglio per pubblicare il seguito il prima possibile, però questa volta non posso garantirvi la solita puntualità.
Vi ringrazio tantissimo per il sostegno e l'affetto che mi dimostrate ogni giorno.
State rendendo questa storia un'avventura meravigliosa.
Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top