21 - tutto...
Hogwarts
Ufficio di Albus Silente
23 novembre 1996, ore 11,30 A.M.
- "Ami Hermione Granger, Severus?"
Non mi aspettavo questa domanda.
Albus ti ha appena chiesto di poter parlare con me in privato.
E tu hai inforcato la porta.
Hai abbandonato la stanza.
Lasciandoti dietro tutto il tuo frastornamento, tutte le tue incertezze.
E io avrei solo voluto poterti seguire.
Poterti aiutare a metabolizzare questa tua capacità assurda, di cui nessuno riesce a spiegarsi il significato.
Siamo nel bel mezzo di una scoperta che probabilmente porrà fine per sempre alla paura.
Ci ritroviamo improvvisamente nelle mani quella che sembra essere la risposta ad ogni nostra preghiera.
E lui mi rivolge l'unica domanda che mai, in questo momento, mi sarei aspettato.
- "Te ne parlerò Albus, ma adesso dobbiamo affron..."
- "Severus Piton!"
La voce di Silente abbandona i toni pacati a cui ha abituato tutti, durante i suoi lunghi anni di vita.
E adesso vibra di un'impazienza d'accusa che mi sembra sconosciuta.
- "Ti ho chiesto se sei innamorato di Hermione Granger!"
Faccio per parlare.
Poi mi fermo.
Incrocio le braccia al petto, in quel modo capace di tenere lontano il mondo che mi è sempre sembrato infallibile.
Gli rivolgo uno dei miei sguardi glaciali.
Ma lui non abbandona la sua risolutezza.
Nemmeno per un istante.
Fa un passo verso di me, con tutta l'imponenza che il suo vecchio corpo ancora può concedergli.
E mi urla in faccia.
- "Ti ho fatto una domanda, Severus!"
Alzo lo sguardo.
Gli occhi azzurri del preside non sembrano concedermi alcuna via di fuga.
Mi lascio scappare un sospiro esasperato.
- "Sì... maledizione! Sì..."
Sento la mia stessa voce dar vita a questo sentimento che non avrei mai pensato di far uscire ad alta voce.
Non così, non alla luce del giorno.
Ho fatto fatica persino ad ammetterlo a me stesso.
Albus sorride.
E io continuo a guardarlo.
Senza capire.
Si volta con uno dei suoi gesti eleganti, facendo ondeggiare la tunica grigia che sembra riflettere i raggi del sole.
Si dirige verso la scrivania.
Si lascia cadere pesantemente sul suo trono intarsiato d'oro e velluto color porpora.
Poi alza lo sguardo.
- "Allora abbiamo un piano da seguire, Severus!"
Non capisco.
Mi ritrovo incredulo, davanti agli atteggiamenti di questo vecchio folle che ho passato la vita a servire.
I suoi occhi sono cambiati.
Adesso scintillano di una strana luce.
Una luce che sembra portare in se la dolcezza della speranza.
Faccio un passo verso l'enorme scrivania.
Faccio per formulare una qualsiasi domanda che mi permetta di mettere ordine in questa situazione surreale.
Albus mi anticipa.
- "Sei sempre stato un uomo intelligente Severus, forse il più intelligente che io abbia mai conosciuto."
Fa una pausa.
Prende la pergamena, la gira nella mia direzione.
Come se io potessi leggerla.
- "Ti ricordi le parole che Hermione ha letto poco fa?
Hai sempre avuto una memoria eccezionale, hai sempre ricordato qualsiasi cosa leggessi anche per una sola volta. Fin da ragazzino.
Non penso che tu abbia problemi a ricordare quello che ha letto Hermi..."
- "Me lo ricordo perfettamente, Albus!"
Taglio corto.
Comincio a sentire il mio famigerato carattere spingermi su dallo stomaco un'aggressività pericolosa.
- "Potrei recitartelo a memoria! Ma cosa diavolo c'entra adesso?"
Sbotto.
Abbandono la calma a cui spesso sono obbligato a costringermi.
Il vecchio preside sorride, ancora.
Con un misto di amarezza ed entusiasmo.
- "Allora pensa alle parole, Severus.
Ci ritroviamo una ragazzina con un simbolo elfico a luccicarle sulla scapola.
Un simbolo che nessuno avrebbe mai potuto riconoscere.
Nessuno, tranne un esperto di simboli e di alchimia.
Il più grande esperto vivente di simboli e di alchimia, per la precisione.
E, in un modo che nessuno avrebbe mai creduto possibile, ad un certo punto, quella stessa ragazzina si ritrova nuda davanti agli occhi proprio di quell'esperto."
Stringo le palpebre.
Un accenno di imbarazzo vela il mio sguardo.
In una sensazione che fatico a riconoscere.
Comincio a capire.
E ho paura.
Silente prosegue il suo lungo monologo.
Appoggia la schiena alla sua seduta elegante.
Incrocia le mani sulla barba argentata.
- "E il nostro stesso esperto di simboli e alchimia, guarda un po', è anche un servo con due facce..."
Silente soppesa le parole.
Come se nascondesse un segreto che ho il terrore di scoprire.
Che devo scoprire.
- "Smettila con i preamboli Albus.
Ho capito benissimo chi è il servo con due facce.
E sappiamo entrambi dove vuoi arrivare.
Dimmi quale sarebbe la follia del vecchio mago citata sullo scritto.
E facciamola finita!"
La mia voce è attraversata dalla rabbia.
Ho passato una vita a sottostare ai suoi piani assurdi.
Ad obbedire ad ogni suo ordine.
Per quanto mi sia sembrato pazzesco, per quanto mi sia sembrato insensato, l'ho sempre assecondato.
Perché, malgrado tutto, mi fido di lui.
Del suo istinto.
Del suo intuito.
E adesso, in queste righe si nasconde una nuova richiesta di obbedienza.
E devo sapere cos'è.
Devo saperlo subito.
Anche se tremo alla sola idea di scoprirlo.
Sono io il prescelto.
Il servo con due facce, colui che possiede la conoscenza.
L'ho capito appena Albus ha cominciato a snocciolarmi quell'assurda tiritera di cui ha blaterato fino a poco fa.
Ma adesso questo non mi importa.
Devo conoscere qual'è la follia del vecchio mago.
Insita in quella frase che ha conquistato a spallate una priorità indiscussa tra i miei pensieri.
Perché so che a breve una richiesta assurda rotolerà fuori dalle sue labbra.
Con tutta la noncuranza che ha sempre riservato alla pazzia.
Perché lo scritto elfico parla di tormento, e di tornare ad essere ciò che sono stato.
E io conosco bene il tormento e, soprattutto, conosco bene quello che sono stato.
Un assassino.
E sono stanco.
E logoro.
Socchiudo gli occhi.
- "Che cosa diavolo vuoi ancora da me, Albus?"
Lo sussurro con un disgusto che mi lambisce l'anima.
Silente si alza dalla scrivania.
Comincia a percorrere a grandi passi la stanza.
E la paura che si è impadronita di me pochi istanti fa, si trasforma in sordido terrore.
- "Io sto morendo Severus..."
Sussurra.
Poi mi guarda negli occhi.
- "Le tue pozioni rallentano l'inevitabile, ma non possono fermarlo.
Mi resta poco meno di un anno.
Lo sai tu come lo so io..."
Ho smesso di respirare.
- "E vorrei salutare il mondo facendo qualcosa di buono."
Albus torna a camminare in cerchio.
E le mie gambe sembrano in procinto di abbandonarmi.
- "Il signore oscuro ha sempre avuto qualche dubbio sulla tua lealtà. Me lo hai detto tu stesso.
E noi invece abbiamo bisogno che si fidi ciecamente di te.
Che sia disarmato alla tua presenza.
Hai sentito cosa recita la pergamena elfica, giusto?"
Faccio scorrere le mani sull'attaccatura dei capelli.
- "E se vogliamo che lui ti creda incondizionatamente dalla sua parte, allora dovremo convincerlo.
Sappiamo che ha chiesto al giovane Malfoy di uccidermi... ma questo non ci servirebbe a niente."
Fa una pausa.
E io mi stringo le dita sulle tempie, fino a farmi male.
Cerco di non concedere a quest'idea la possibilità di impadronirsi della mia mente.
La voce di Albus continua a percorrere l'aria, a raggiungermi.
E io vorrei solo poter smettere di ascoltare.
Poter scappare da questa stanza e non tornarci mai più.
- "Dovrai essere tu a farlo Severus, solo così lui potrà fidarsi ciecame..."
- "No!"
Un urlo mi sfugge dalle labbra.
Un urlo che ha fatto tremare ogni cosa intorno.
Sento una lacrima scapparmi dalle palpebre serrate.
E il cuore disintegrarsi.
- "Severus..."
- "No Albus! Questo no!"
Riapro gli occhi.
Ho ricacciato indietro le lacrime con tutta l'abilità conquistata nella mia vita passata sul baratro tra la giustizia e l'orrore.
Lo guardo dritto nelle sue iridi liquide.
- "Mi hai costretto a sopportare pesi che mi hanno distrutto, per tutta la vita.
Adesso non puoi chiedermi questo!
Con che diritto mi chiedi anche questo?"
Sibilo.
Ho gli occhi che bruciano.
La gola secca.
E mi sento soffocare.
- "Severus, io morirei comunque..."
Fa un passo nella mia direzione.
Prova a poggiarmi una mano sulla spalla.
Mi ritraggo di scatto.
- "Vaffanculo Albus!
Non mi macchierò anche di questo!
Se Voldemort deve vincere, che vinca.
Che si trascini nell'ombra questo fottuto mondo.
Che muoiano!
Che muoiano tutti.
Io non punterò la bacchetta su nessun altro.
Sicuramente non la punterò su di te!"
Mi volto di scatto.
Faccio un passo veloce verso la porta.
Afferro la maniglia con forza.
La spalanco rabbiosamente.
- "In questo fottuto mondo vive anche lei Severus... ci vive anche Hermione!"
Chiudo gli occhi.
Mi pietrifico.
Le parole di Albus mi stanno facendo a brandelli la carne.
- "...E tu la ami... Cosa sei disposto a fare per salvarla?"
Mi volto.
Lo guardo.
E ho gli occhi pieni di lacrime.
Allo scoperto, in mezzo al chiarore del mattino.
Lacrime che per la prima volta si stanno facendo vedere da qualcuno che non sia il fondo di una bottiglia di whisky.
Ingoio una saliva che sembra bruciarmi la trachea, come se fosse acido.
Poi sento la mia voce attraversare la stanza.
- "Tutto..."
Nota dell'autrice: ancora una volta, in questo capitolo, mi sono permessa di piegare la linea del tempo a mio vantaggio.
So perfettamente che la richiesta di Silente a Severus è avvenuta ben prima del punto della storia in cui ci troviamo, ma mi serviva spostarla un po' avanti, per la coerenza con lo stato d'animo di Piton che, nel mio testo, non doveva sapere prima di questo momento cosa Silente gli avrebbe chiesto di fare.
Spero possiate perdonare la mia piccola arroganza temporale.
Come sempre vi ringrazio per l'affetto che state riservando alle mie parole.
Trovare le vostre stelline e i vostri messaggi sotto ogni capitolo è diventata una piacevolissima abitudine!
Alla prossima puntata...
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