65- La reliquia maledetta ( EXTRA )
«Lan Zhan, credo che ci stiano seguendo.»
«Mh.»
«Pensano di riuscire a nascondersi? Da noi? Loro?»
«Mh.»
«Ah, questi marmocchi!»
Wei Wuxian ridacchiò, stringendo il braccio di HanGuang-Jun, senza fermarsi.
Dopo più di un anno dal loro matrimonio, Lan WangJi e Wei Wuxian avevano deciso di fare una tappa a Caiyi, prima di riprendere il loro viaggio: un villaggio limitrofo richiedeva con insistenza la presenza di coltivatori che potessero aiutare i cittadini, alle prese con dei misteriosi incidenti.
I giovani discepoli del Clan Lan avevano colto l'occasione per incontrare i loro idoli, dopo quello che sembrava un secolo dalla loro ultima visita.
Si erano salutati: Wei Wuxian aveva strizzato le guance di SiZhui, che era cresciuto moltissimo in quell'anno di assenza, e aveva fatto i complimenti a JingYi per la massa muscolare che aveva messo su - anche se probabilmente era stata la conseguenza delle molteplici punizioni.
Anche Jin Ling, poi, li aveva raggiunti, fingendosi assolutamente disinteressato.
Si erano tutti separati poco dopo il calar del sole: i discepoli Lan erano tornati nei Meandri delle Nuvole, e i due sposi si erano incamminati verso il villaggio.
O almeno, questo era ciò che era accaduto finché JingYi e Jin Ling, trascinandosi appresso un non-così-riluttante SiZhui, non avevano deciso di seguire il divino HanGuang-Jun e il Patriarca di Yiling nella loro prossima impresa.
«Uscite fuori, criminali. Riconoscerei i vostri passi anche da sordo.» in quel momento, Wei Wuxian si fermò, costringendo il marito a fare lo stesso.
Dopo qualche istante di silenzio, da dietro una bancarella chiusa spuntarono i tre giovani.
«Wei qianbei, ci dispiace per avervi seguito.» fu la prima frase che pronunciò SiZhui, dato che né JingYi né Jin Ling sembravano inclini a spiccicare parola, infastiditi per essere stati scoperti quasi subito.
«Non vi dispiace neanche un po', invece. Ah, cosa devo fare con voi? È tardi per rimandarvi indietro da soli, ma da ciò che sappiamo io e Lan Zhan del villaggio in cui stiamo andando, non è un luogo dove vorrei portarvi.»
«Lasciateci venire, Wei gongzi, HanGuang-Jun! Sono poche le opportunità che abbiamo per fare pratica!» JingYi azzardò, senza vergogna.
Era stata una sua idea, d'altronde, seguirli, non voleva tirarsi indietro ora.
E poi, doveva ammettere di aver sentito la mancanza dei due.
Wei Wuxian sospirò, incrociando lo sguardo di Lan WangJi: le notizie che avevano ricevuto dal villaggio non erano buone, non erano rassicuranti, e li preoccupavano grandemente.
Ma sapevano entrambi che contro giovani era una battaglia persa.
Lan WangJi inclinò lievemente il capo, e tanto bastò a Wei Wuxian e ai giovani per accettare la cosa.
Nonostante tutto, SiZhui fu il primo a sorridere, e a raggiungere il duo.
Wei Wuxian gli circondò le spalle con un braccio, attendendo che anche gli altri due li raggiungessero, e poi riprendendo il loro cammino.
La luna brillava in cielo, e le vesti bianche dei Lan sembravano risplendere sotto il suo chiarore.
«Che notizie ci sono dal villaggio?» domandò Jin Ling, che tentava in tutti i modi di mostrare una parvenza di obiettività, per sembrare meno un disperato che voleva solo passare del tempo con suo zio, e più un competente Gran Maestro giunto in soccorso a dei cittadini in difficoltà.
Gli occhi di Wei Wuxian scintillarono alla domanda:«Non sono buone. Due mesi fa ,dei pellegrini sono passati al villaggio. Sono stati accolti, sono stati sfamati, hanno riposato in una delle locande. Prima di andarsene, per ringraziare per l'ospitalità ricevuta, hanno lasciato una reliquia. Apparentemente è una statuina di una qualche divinità. La statua è stata posta in un tempio, e ha raccolto un seguito sempre maggiore. Finché, un mese fa, ha cominciato a causare incidenti: si narra che chiunque entri nel tempio , sia costretto a rivivere le esperienze peggiori delle persone con lui presenti. Quando le voci si sono sparse, il villaggio è stato dichiarato maledetto, e da allora non ci si avvicina più nessuno.»
«Si tratta solo di ricordi, quindi? È così pericoloso?» chiese JingYi, perplesso.
«I ricordi possono essere molto pericolosi, Lan JingYi.» l'espressione di Wei Wuxian era grave, e i giovani non pensarono nemmeno per un istante che stesse scherzando.
«Cosa dovremmo fare, quindi, Wei qianbei?»
«Il nostro compito è quello di studiare la statua, scoprire lo spirito maligno che la abita, e perché, e disfarcene.»
«Capire perché la abita?» ripeté Jon Ling, scettico che uno spirito maligno avesse anche bisogno di motivazioni per essere, appunto, maligno.
«Certo che sì! Solo se scopriamo perché lo spirito maligno ha agito in quella maniera possiamo evitarlo. Vero, HanGuang-Jun?»
«Mh.»
Il resto del cammino proseguì tra chiacchere vuote e bisticci vari.
Il gruppetto si fermò solo alla soglia del villaggio.
C'era un'aria tetra: anche se era notte, le bancarelle erano aperte, eppure tutti i lumi erano spenti, e i venditori avevano un'aria ansiosa.
«Lan Zhan, laggiù c'è una locanda: riposiamo lì, per la notte, e domattina andiamo al tempio ad indagare.»
«Mh.»
Anche all'interno della locanda aleggiava un'aria inquieta: il posto era vuoto, e solo qualche mozzicone di candela permetteva di intravedere l'ambiente nella notte.
«Buonasera! Vorremo pernottare qui, stanotte. Abbiamo sentito della reliquia maledetta, e siamo venuti ad indagare.» trillò Wei Wuxian.
Ogni cosa, nel modo in cui si muoveva, nel sorriso splendente che stava rivolgendo alla propietaria della locanda, nel suo tono di voce, era in netto contrasto con l'atmosfera che lo circondava.
Eppure, per i giovani, era proprio quel suo atteggiamento a farli sentire sollevati e meno a disagio in quella situazione.
La locandiera scrutò il gruppetto, soppesando con un'espressione incerta i ragazzi, e studiando attentamente l'espressione immobile di HanGuang-Jun.
«Cinque stanze?» chiese poi.
Sembrava impaziente, come se non vedesse l'ora di sistemare gli ospiti, e di guadagnare quei soldi che aveva perso a causa dell'assenza di viaggiatori.
«Quattro.» a rispondere fu Lan WangJi.
Wei Wuxian inclinò la testa, il nastro rosso che ondeggiava, e un'espressione compiaciuta, maliziosa, piena di aspettative.
I giovani arrossirono.
«Abbiamo sufficenti camere a disposizione.» protestò la locandiera.
«Ah, non ne dubito! Ma credo di non riuscire a dormire senza mio marito, sa.» replicò Wei Wuxian, facendo l'occhiolino a Lan WangJi, e regalando un sorriso alla signora, che impallidì visibilmente.
Senza ulteriori discussioni, gli ospiti furono guidati nelle loro camere.
Dopo che Wei Wuxian ebbe chiuso la porta della stanza alle sue spalle, si voltò verso HanGuang-Jun.
«Lan Zhan, credi che sia pericoloso per i marmocchi?» la domanda gli salì alle labbra immediatamente.
Lan WangJi stava aspettando: non gli era passata inosservata la tensione nel suo corpo, nel suo sorriso, il forzato tono allegro con cui aveva parlato.
Raggiunse il marito in due veloci semplici passi.
Allungò le braccia, circondandogli la vita e avvicinando il corpo dell'altro al suo: Wei Ying aveva lo sguardo basso, l'espressione pensierosa.
Ciò che lo inquietava era la possibilità che i giovani dovessero vivere vecchi ricordi, vecchie vicende del passato, oggettivamente terrificanti, e che lo tenevano sveglio tutt'ora.
«Wei Ying. Andrà bene.» alle parole del marito, Wei Wuxian alzò lo sguardo, sorridendo flebilmente.
«Ovviamente, Lan Zhan. Finché c'è il divino HanGuang-Jun, nulla potrà andare male.» scherzò su, improvvisamente più malizioso.
Lan WangJi non credeva che si sarebbe mai abituato a quelle espressioni.
«É tardi, Lan Zhan. Dovremo andare a dormire.» la malizia non era sparita. I suoi occhi scintillavano.
«Mh.»
«Spogliami, allora, Lan Er-gege.»
E HanGuang-Jun, in fondo, era un uomo debole per suo marito.
Senza farsi pregare, sciolse il nodo che teneva chiuse le vesti scure dell'altro, e poi passò a disfarsi della veste interna.
Wei Wuxian aveva gli occhi chiusi, il capo lievemente reclinato all'indietro, e un sorriso sereno -e sincero, stavolta- in faccia.
Lan WangJi fece cadere le vesti a terra, sfiorando con le nocche la pelle del compagno, e poi percorrendogli la mascella, la linea sinuosa del collo, e delle clavicole, con le labbra. E con i denti.
Baciò con reverenza la scura ramificazione che ancora gli segnava la pelle.
Wei Ying si ridusse a gelatina fra le braccia del marito.
Ci sarebbero state notti in cui avrebbe lottato, in cui avrebbe infastidito e provocato il compagno, in cui si sarebbe fatto inseguire, ma quella non era una di quelle notti.
La preoccupazione gli aveva annodato lo stomaco, e non aveva voglia di pensare.
Voleva solo che Lan Zhan si occupasse di lui.
E Lan WangJi sapeva esattamente ciò che l'altro desiderava, anche senza parlare.
Quando si distesero nel letto, Lan Zhan avvolse il corpo del marito in una presa ferrea, forse un po' più serrata del solito.
E si addormentarono serenamente.
La mattina successiva, si ritrovarono con i giovani a colazione.
Avevano, tutti e tre, delle espressioni determinate, e addentarono il pasto con la stessa determinazione, facendo sghignazzare Wei Wuxian.
Si diressero verso il tempio subito dopo.
La determinazione, man mano che si avvicinavano, sembrava scemare dallo sguardo dei giovani, che ora, con la struttura all'orizzonte, avanzavano incerti e silenziosi.
Si fermarono davanti all'ingresso.
Lan WangJi aveva la mano posata sull'elsa di bichen, e l'espressione più seria del solito: lanciava continue occhiate al marito, e i giovani se ne erano accorti con uno strano senso di disagio, e ansia.
Wei Wuxian si schiarì la gola, attirando l'attenzione.
Regalò loro un sorriso.
«Sono ancora dell'opinione che sarebbe meglio che entrassimo solo io e HanGuang-Jun...» commentò, arricciando il naso.
Jin Ling sbuffò, incrociando le braccia al petto ed alzando gli occhi al cielo, ricordando la copia sputata di Jiang Cheng.
SiZhui tirò fuori il labbro, battendo le palpebre, in un'espressione adorabile.
JingYi guardò gli altri due, sconvolto dalle loro doti di persuasione, senza però avere la prontezza di tentare lui stesso a convincere il Patriarca di Yiling.
«Siete dei marmocchi malefici, davvero. Va bene allora, entreremo tutti quanti. Ma vi avverto: qualunque cosa vedremo là dentro, voglio che ricordiate che si tratta di memorie passate.» li avvisò Wei Wuxian.
I tre giovani annuirono, entusiasti.
Con un ultimo sospiro, il Patriarca di Yiling aprì la porta del tempio, entrando per primo, seguito dagli altri, e infine HanGuang-Jun.
«Wow!» esclamò JingYi, stupefatto, guardandosi attorno.
Il tempio sembrava essere scolpito nel marmo, rifinito nei dettagli. C'era una finestrella che illuminava la statua posta al centro del tempio.
Era una statuina di vetro colorato, che, colpita dalla luce, diffondeva nell'ambiente le sfumature dell'oro, del verde, del giallo, del rosso.
Era un effetto estremamente suggestivo da guardare, vagamente etereo.
Era facile capire perché avesse attirato tanti pellegrini.
«Non percepisco nessuna energia maligna.» commentò Jin Ling, che si stava guardando attorno circospetto.
Wei Wuxian annuì, distrattamente, anche lui scandagliando i suoi dintorni con criticità:«Hai ragione.» concordò infine.
«Quindi le voci non sono vere. Dicono che se entri nel tempio vieni assalito dalle memorie, ma noi siamo entrati e non è successo nulla.» constatò Jin Ling.
«Deve essere qualcos'altro a provocare lo spirito, quindi. Entrare non basta.» aggiunse SiZhui.
«Mh.» annuì HanGuang-Jun.
Lan WangJi continuava a muoversi silenziosamente, senza mai allontanarsi troppo dal marito, pronto a difenderlo se qualcosa fosse andato storto.
«SiZhui, cosa faresti se fossi un pellegrino?» domandò all'improvviso Wei Wuxian, lo sguardo puntato sulla statua.
Il giovane batté le palpebre, riflettendo:«Verrei a pregare la divinità della statua, Wei qianbei.»
«Giusto. Eppure non ci sono incensi, né cuscini, intorno alla statua.» fece notare Wei Wuxian.
Solo in quel momento JingYi notò che, effettivamente, quel tempio non assomigliava minimamente ad altri tempi che aveva visto.
Il suo sguardo tornò nuovamente alla statua, attratto dai suoi colori variopinti.
«Ti piace la reliquia, JingYi?» si interessò Wei Wuxian.
«Bhe... é bellissima, no?»
«E deve anche essere di buona qualità. A casa non abbiamo vetri che scintillano in questo modo.» aggiunse Jin Ling, avvicinandosi di un passo alla statua.
«Oh, sicuramente. Jin Ling ha ragione: il vetro dorato, soprattutto, non brilla così intensamente. A meno che, non sia oro vero.» le implicazioni di quell'affermazione sembrarono riecheggiare nel silenzio del tempio.
«Non sono pellegrini! Non sono mai stati pellegrini! Sono ladri! Vengono qui per tentare di rubare la reliquia!»
Le labbra di Wei Wuxian si piegarono in un sorriso pericoloso:«Ben detto, SiZhui.» confermò.
«Quindi, per scatenare lo spirito, dobbiamo provare a rubarla?»
«Mh.» fu Lan WangJi a rispondere, stavolta.
«L-lo facciamo?» balbettò JingYi, ora non più tanto convinto.
«É nostro dovere.» commentò SiZhui, mettendo mano alla sua spada.
«Prendiamo la statua, vediamo qualche brutto ricordo, combattiamo lo spirito, e finiamo così. Andata.» confermò Jin Ling, avventurandosi per primo.
Wei Wuxian sentì i peli sulla nuca rizzarsi.
Prima che però potesse impedire al giovane di agire, Jin Ling aveva già messo mano sulla statua.
Il suo grido di avvertimento fu inghiottito dal vuoto.
Fu come cadere.
Quella sensazione di vuoto gli era familiare in una maniera che ancora oggi gli faceva venire gli incubi.
Aspettò il brutale impatto col terreno, e invece, incredibilmente, atterrò in piedi.
Si guardò attorno, respirando affannosamente.
I giovani si erano già trovati l'un l'altro, e si tenevano stretti per le maniche delle vesti.
Jin Ling aveva la statua stretta in mano, e un'espressione vagamente nauseata.
In lontananza, un bagliore bianco, Wei Wuxian individuò Lan WangJi:«Lan Zhan!» chiamò, prima di raggiungere i giovani.
«Wei gongzi!»
«Wei qianbei!»
«Wei Wuxian!»
C'era sollievo nel loro tono di voce.
«State tutti bene? Siete feriti?» Wei Wuxian li toccò uno per uno, accertandosi delle loro condizioni, che sembravano del tutto normali.
«Wei Ying.»
«Lan Zhan! Sei ferito? Stai bene?» si appigliò alle vesti del marito senza vergogna, ispezionandolo attentamente, ma senza riscontrare ferite.
«Dove siamo, esattamente?» chiese JingYi, guardandosi attorno.
Si trovavano in uno spazio non identificato.
C'era una fitta nebbia, quasi grigia, quasi come fosse polvere, o cenere, e c'era una pesantezza nell'aria, che sembrava renderla quasi solida.
I tre giovani non riconoscevano il posto, e apparentemente neanche HanGuang-Jun.
Fu Wei Wuxian a sbiancare:«Oh no.» esalò.
«Dobbiamo andarcene di qui. Adesso.» la sua voce era tesa, il suo sguardo schizzava da una parte all'altra.
Stava scandagliando il cielo, come aspettando la pioggia.
«Dove siamo?»
«Che sta succedendo?»
«Non è importante, ora. Dobbiamo trovare il modo di andarcene. Il più in fretta possibile.»
Era chiaro a tutti, con una vaga ondata di terrore, che Wei Wuxian sapesse cosa stava succedendo, e che ne fosse estremamente orripilato.
Lan WangJi gli posò una mano sulla spalla, la sua stretta rassicurante, salda come sempre:«Lan Zhan, dobbiamo andarcene. Non voglio che... - non possiamo...-
«Wei Ying.»
«Lan Zhan!» si appigliò con tutte le sue forze alle maniche del marito.
Prima che potesse trascinarlo via, trascinare via tutti loro, in qualche modo, in qualunque modo, lontano di lì, però, sopra di loro apparve un'ombra.
Alzarono lo sguardo.
Erano lontani per individuarli, eppure non abbastanza distanti.
«Quello è... è... Wen Chao?» domandò SiZhui, esitante.
Wei Wuxian si cristallizzò, realizzando solo in quel momento che era troppo tardi.
«Dove siamo?» chiese nuovamente Jin Ling, con un'espressione di consapevolezza.
Persino Lan WangJi sembrava avere il viso deformato dal terrore.
In alto, si udirono degli schiamazzi.
Gente che rideva. Che parlava.
E poi, un urlo terrificante.
Wei Wuxian chiuse gli occhi, rassegnandosi.
Lan WangJi alzò una mano, racchiudendo il polso del compagno in una stretta ferrea.
I giovani si strinsero l'uno all'altro.
Tutti riconobbero quella voce.
E poi, solo qualche secondo dopo, l'urlo fu spezzato.
Un corpo cadde dal cielo.
L'impatto fu quasi assordante.
Il rumore di ossa rotte, in quel silenzio, si innalzò limpido, così come il lamento strozzato che lo seguì.
«Siamo ai Colli dei Sepolcri.» ammise infine Wei Wuxian, con un pesante sospiro.
Lui non aveva più paura di ciò che era successo.
Sapeva benissimo ciò che era stato, ciò che aveva visto e ciò che aveva fatto.
Eppure, mostrare quei momenti, gli attimi più bui della sua esistenza, alle persone che più amava, gli sembra un crudele scherzo del destino.
Non aveva mai davvero detto a nessuno ciò che era successo in quei tre mesi in cui era riuscito maneggiare la Coltivazione Demoniaca.
Quei tre mesi che gli avevano completamente travolto e stravolto la vita.
In lontananza, una figura vestita di nero si lasciò sfuggire un lamento.
Non sembrava un verso che un uomo vivo avrebbe potuto compiere. Era un lamento fin troppo saturo di dolore.
Un sottile nebbiolina nera cominciò ad innalzarsi attorno al corpo.
Era spessa, e sembrava sibilare, sussurrare.
Forse era davvero polvere, forse era davvero cenere.
Wei Wuxian si fece avanti, portando i giovani dietro di sé, e lanciando un'occhiata a Lan WangJi.
«Non guardate.» ordinò.
Eppure le sue furono parole vane: nessuno riusciva a distogliere lo sguardo.
La nebbiolina si avvicinò al corpo, i sussurri crebbero.
Avvolsero il corpo, e poi lo strinsero, in una presa mortale.
Il corpo cominciò di nuovo a gridare.
Erano i lamenti di un animale ferito, loro non avevano mai sentito nulla di più terribile nella loro intera vita.
«Wei qianbei...» la mano tremante di SiZhui si serrò lentamente attorno alla veste scura di Wei Wuxian.
«Non guardare.» ripeté nuovamente l'altro, allungando una mano e coprendo gli occhi del giovane.
Le urla, tuttavia, non facevano altro che peggiorare, agonizzanti, di pura tortura.
Un violento scricchiolio attirò nuovamente la loro attenzione: erano le ossa, quelle ancora intatte nel corpo, che si stavano rompendo.
Il corpo aveva cominciato a dimenarsi, tentando di liberarsi degli spiriti.
Senza risultati.
«Andate via!» cominciò a gridare, la voce roca.
«Lasciatemi in pace!» ora aveva cominciato a piangere.
Si era portato le mani alle orecchie, sperando forse che in quel modo avrebbe smesso di sentire quelle voci.
«Cosa stanno dicendo gli spiriti?» domandò JingYi, tremante.
Wei Wuxian fece spallucce, come se non fosse importante, con noncuranza:«Tante cose. Mi volevano. Morto, preferibilmente. Dovevano nutrirsi.»
«Ti stanno...mangiando?!» Jin Ling sembrava sul punto di vomitare.
«Mh. Non c'è molto cibo, qui intorno.» confermò Wei Wuxian.
«LASCIATEMI IN PACE!» quelle grida strozzate erano di pura agonia.
Le urla non cessavano, e le voci nemmeno.
«A-JIE! SHIJIE! SHIJIE! A-CHENG!» ora urlava i nomi della famiglia - quella che gli era rimasta.
La consapevolezza che nessuno sarebbe venuto scosse i giovani profondamente: che terribile senso di abbandono si poteva provare, in una situazione simile? Come aveva fatto Wei Wuxian ad uscirne vivo?
«P-per tre mesi... sei stato... qui?»
«Non è che potessi andare in giro chissà dove. Una caduta come quella provoca qualche ammaccatura qua e là.»
«E n-non avevi... non avevi neanche un nucleo d'oro...»
«Mh, no. Lo vedi quel sangue? È perché i punti che tenevano chiusa la ferita sono saltati.»
«Come...come hai...come hai fatto? A tornare indietro?»
Il sorriso di Wei Wuxian era pericoloso, letale -spaventoso, in un certo senso.
Nei suoi occhi si poteva intravedere il riflesso oscuro di quella stessa nebbia che, poco più in là, stava provando a cibarsi del suo vecchio corpo.
«Penso che avessi ogni osso rotto, in quel corpo. Le costole, sicuramente; le gambe, senza dubbio. Forse un braccio si è salvato. Le fratture interne avrebbero trafitto gli organi. E non avevo un nucleo d'oro per velocizzare il processo di guarigione. Ma, in fondo, il nucleo d'oro è energia. Io non ne avevo, eppure, anche quella che vedi è energia, sai?»
«Che vuol dire?»
«Perché pensi che la coltivazione demoniaca affligga anche il corpo? È perché ti entra dentro. Perché assorbi quell'energia. È stato l'unico metodo che ho pensato per sopravvivere: sfruttare quell'energia per saldare le ossa, per tenerle unite finché non si fossero stabilizzate da sole, almeno per non trapassare gli organi. Ho usato quell'energia per nutrirmi, per ricominciare a camminare e uscire da questo inferno. Dovevo tornare, avevo una vendetta da portare a compimento. E soprattutto una famiglia da proteggere.»
«Ma non... non faceva male?»
Wei Wuxian si lasciò sfuggire una risatina.
Indicò il corpo, che continuava a contorcersi, a gridare, a singhiozzare, a pochi passi da loro.
«Fare male? È una vera agonia.» rispose.
Gli spiriti, attratti dalle urla, da quel nefando sentore di morte, continuavano ad avvicinarsi al corpo, accalcandosi, sibilando, bisbigliando, urlando, allungando mani invisibili per artigliargli la carne e farla a brandelli, fare a brandelli anche la sua sanità mentale.
«ANDATE VIA! LASCIATEMI! TI PREGO, TI PREGO...» era uno spettacolo pietoso, e allo stesso modo terrificante.
Era questo ciò che aveva forgiato il Patriarca di Yiling, quindi?
Era nato da questo tormento?
E nonostante tutto, aveva continuato ad essere giusto, arrivando a proteggere i Wen.
A costo della vita.
«SHIJIE! JIANG CHENG!»
«Non guardate.» disse Wei Wuxian per la terza volta, flebilmente, mentre notava il sangue che si allargava sotto il corpo, le dita degli spiriti avvinghiate al nastro rosso che ancora tentava di tenergli i capelli legati.
«TI PREGO! LAN ZHAN!»
Quel nome sorprese Wei Ying più di chiunque altro.
Non ricordava di averlo pronunciato.
Non ricordava che, accanto ai nomi della sua famiglia, nel momento più vulnerabile della sia vita, aveva pronunciato anche quello di Lan WangJi.
«LAN ZHAN!» urlò di nuovo il corpo, scosso dai singhiozzi e stretto dalla presa dei spiriti.
Wei Wuxian sgranò gli occhi, voltandosi verso il marito.
Fino ad allora, non era stato in grado di incrociare il suo sguardo, eppure in quel momento fu del tutto istintivo.
Il bel viso di HanGuang-Jun era deformato in una maschera di completa sofferenza.
Forse , per una delle poche volte, anche uno sconosciuto avrebbe potuto riconoscere il dolore lampante nella sua espressione.
Quando il corpo pronunciò il suo nome, avanzò inconsciamente, come pronto a scagliarsi contro gli spiriti, pronto per fare ammenda, pronto per rimediare alla sua assenza.
Wei Ying era solo.
Aveva avuto bisogno di aiuto.
Lo aveva chiamato.
E lui non era lì.
«No! Lan Zhan. Lan Zhan, é successo una vita fa. » Wei Wuxian si mise in mezzo, senza allontanarsi troppo dai giovani, ma impedendo comunque a Lan WangJi di avvicinarsi ancora al corpo, e agli spiriti.
«Wei Ying.»
«Va tutto bene ora. Sono vivo. Sono qui.»
«Wei Ying.» le dita di HanGuang-Jun si fecero strada sul viso dell'altro, sfiorando con cura ogni suo centimetro, come per assicurarsi che fosse reale.
Wei Wuxian si lasciò toccare, allungando una mano per afferrare i polsi del compagno, e piantandogli addosso un sguardo di completa serietà, indissolubile certezza.
«Non c'è niente da vedere, qui. Non c'è nulla di esaltante: non ho fatto altro che contorcermi, all'inizio. » lo disse con tono leggero, come se il corpo dietro di lui non si stesse strozzando con le proprie lacrime e il proprio sangue, mangiato vivo dagli spiriti.
«Perché nessuno...nessuno ha mai pensato a questo? Perché nessuno lo sa?» la voce di Jin Ling tremava, forse per rabbia, forse per indignazione, forse per paura, o pietà.
«Sono tornato dopo tre mesi, dal nulla. E certo, non ero il massimo dello splendore, ma durante una guerra, nessuno è mai il massimo dello splendore. Hanno fatto domande, ma eravamo impegnati. Non potevamo soffermarci su ognuno di noi. Si sono accertati che fossi salvo, anche se non sano -perché sani, all'epoca, erano in pochi ad esserlo-, e che fossi ancora utile, e improvvisamente lo ero tantissimo. Non c'era il tempo di soffermarsi sui dettagli.» tagliò corto Wei Wuxian.
Si voltò verso Jin Ling, tendendo la mano:«Ora, direi che dobbiamo uscire di qui. Dammi la statua, Jin Ling.»
Ma il giovane la stringeva al petto, le nocche bianche, il viso pallido, le orecchie rosse, e gli occhi vacui, lucidi. Tremava.
A farsi avanti fu SiZhui, che allungò una mano, come per sfilargliela dolcemente.
«No! Aspetta, non-
Quando le dita del ragazzo entrarono in contatto con la statuina, però, furono nuovamente inghiottiti dal vuoto.
Wei Wuxian cadde ancora, e, proprio come la prima volta, atterrò in piedi.
Stavolta furono gli altri a raggiungerlo, mentre lui si guardava attorno: erano ancora ai Colli dei Sepolcri, eppure c'era qualcosa di diverso nell'aria.
La nebbiolina oscura di prima, che si era mossa in maniera confusa, disordinata, ora sembrava vorticare con precisione, in un caos splendidamente sotto controllo.
«Ogni volta che tocchiamo la statua, il ricordo cambia.» constatò JingYi, ottenendo un verso di assenso distratto da Wei Wuxian.
«Wei Ying.»
«Ah, Lan Zhan. Credo che dobbiamo creare una sorta di barriera. Non so se i ricordi possono affliggerci fisicamente, ma preferirei non rischiare, ora.» non si stava concentrando sul marito, ma sul paesaggio attorno, scandagliando l'aria come alla ricerca di qualcuno.
«Cosa sta succedendo, Wei qianbei?» domandò SiZhui.
«Un colpo di scena, Lan Yuan.» rispose cripticamente l'altro, estraendo dalla manica un talismano e attaccandolo con cura sul petto del giovane.
Fece lo stesso con tutti gli altri, con un'aria apparentemente disinteressata.
«Laggiù! Cos'è quello?» indicò JingYi.
«Lan Zhan, ora.» insistette Wei Wuxian, e Lan WangJi non poté fare altro che tirare fuori il qugin e suonare poche semplici note.
Immediatamente, il gruppetto fu avvolto da una bolla di protezione.
Wei Wuxian sospirò:«Speriamo che basti.» borbottò poi.
In lontananza, una figura stava strisciando.
Allungava prima le mani, artigliando il terreno, cercando un appiglio, e poi trascinandosi appresso il corpo, facendo leva sui gomiti. Si lasciava dietro una scia di sangue.
Ad artigliargli le caviglie, e le gambe, c'erano mani scheletriche,che si aggrappavano a lui, tirandolo indietro.
«Cos'é, Wei qianbei?»
«É la nascita del Patriarca di Yiling.» rispose Wei Wuxian.
«LASCIATEMI STARE BESTIE BASTARDE MALEDETTE!» ringhiò la figura.
Non c'era più paura nel suo sguardo, non c'era più dolore: c'era pura rabbia, e, in lontananza, anche un vago accenno di follia.
Una mano scheletrica riuscì a salire, arrampicandosi sulle altre: quell'arto apparteneva all'oscurità, e a nient'altro.
E poi, cedendo,la figura cominciò a ridere.
Era una risata fragorosa, rauca, eppure piena di vitalismo, di un'ironia così affilata da risultare terrificante.
Se prima la figura si era contorta, in preda al dolore, adesso erano le risate a farlo accartocciare su di sé.
«Sei... impazzito?» balbettò Jin Ling, gli occhi spalancati fissi sulla figura.
Wei Wuxian fece spallucce, prendendo Lan WangJi - che era immobile come una statua, orripilato da ciò che stava accadendo - a braccetto:«Eh, più o meno. Dopo due mesi qua, si comincia a perdere il senno.» rispose.
La figura, intanto, non aveva smesso di ridere:«È così, quindi? Mi volete così tanto?» chiedeva alle voci.
Il riflesso dell'oscurità brillava nei suoi occhi.
Un ghigno gli curvò le labbra.
I capelli, arruffati, sporchi, incrostati di sangue, polvere e cenere, gli ricadevano sulla schiena.
Le vesti, strappate, logore, a malapena si tenevano in piedi.
Eppure, in quel ghigno, c'era tutta la superbia di un uomo che non si dava per vinto.
Smise di ridere all'improvviso, e sembrò che le voci trattenessero il fiato, prese alla sprovvista.
E poi - quasi con delicatezza, con le stesse movenze lascive con cui sfiorava il dizi, con la stessa determinazione e la stessa sensualità - afferrò una delle mani.
Incrociò le loro dita - nel silenzio, in una carezza maliziosa, ripercorrendo il braccio scheletrico con le unghie-, e agguantó l'oscurità.
Ci fu un boato.
La terra tremó.
E la figura sorrise:«Mi vuoi?» esalò, un mormorio minaccioso, e allo stesso tempo quasi intimo.
Lan WangJi sentì i peli della sua nuca rizzarsi.
Non riusciva a distogliere lo sguardo: quello era suo marito, la sua essenza, il momento in cui era stato ridotto a cenere e disperazione. Non avrebbe dovuto esserne attratto.
Eppure lo era.
Avrebbe voluto avvicinarsi, separarlo da quella oscurità - di cui era geloso, che cosa ridicola!- , guardarlo negli occhi, e baciarlo, fino a perdere sé stesso.
Lo voleva, lo bramava.
Bramava quel buio, quella corruzione, perché quello era comunque Wei Ying.
E lui l'avrebbe amato in ogni circostanza.
Le ombre si agitavano, furiose, nella presa di Wei Wuxian.
Adesso, erano loro che tentavano di liberarsi da lui.
Ma la stretta di un uomo disperato è sempre più forte di qualsiasi male.
«Mi vuoi?» ringhiò di nuovo, brusco, e i suoi occhi si accesero.
Se prima sembravano brillare, adesso avevano letteralmente preso fuoco.
C'era un ardore, una convinzione, una fiamma che sembrava urlare molto più delle voci.
«Sono tuo.»
L'oscurità lo avvolse.
Inglobò la sua figura in un abbraccio fatale, stringendolo a sé.
Gli spiriti non tentavano più di mangiarlo: era lui, adesso, a volere loro.
Le ombre infuriavano, la polvere e la cenere cominciarono a vorticare, travolgendo ogni cosa, ogni residuo di anima, ogni frammento di vita.
Quella era la Morte, il Buio, il Male.
E Wei Wuxian, il Patriarca di Yiling, stava ridendo.
Si alzò in piedi - le ossa ora non gli facevano più male, sebbene il punto in cui il suo nucleo d'oro aveva vibrato, adesso bruciava terribilmente.
Si alzò in piedi, senza tremare, innalzandosi al di sopra del caos, governandolo, imponendosi su di esso come un monarca.
«Q-questo è terrificante...» balbettò JingYi, senza riuscire a distogliere lo sguardo.
«Lo spirito maligno che infesta la statua sarà sicuramente là in mezzo.» commentò ad un tratto Wei Wuxian, avanzando di un passo, e scrutando la coltre di Spiriti che girava attorno al Patriarca di Yiling.
«L-là in mezzo? Come dovremmo avvicinarci?» squittì JingYi, facendo saettare lo sguardo sul caos.
Wei Wuxian sorrise, avvicinandosi al giovane e posandogli un braccio sulla spalla:«Non eravate venuti per fare esperienza, voi mocciosi? Adesso vi tirate indietro?» lo prese in giro.
In verità, non aveva alcuna intenzione di fare muovere nessuno di loro verso quella massa di spiriti.
Scosse la testa, canzonatorio, e poi scambiò uno sguardo con Lan Zhan.
HanGuang-Jun serrò impercettibilmente la presa di bichen:«No.» si oppose, senza neanche il bisogno di parlare.
«Lan Zhan, sai benissimo che è l'unica soluzione.»
«No.»
«Lan Zhan.»
«Wei Ying.» le dita del marito gli si chiusero attorno all'avambraccio, ancorandolo a lui, dietro quella barriera protettiva.
I giovani osservavano la scena, confusi.
Wei Wuxian inclinò la testa, i capelli che ondeggiavano, e il nastro che svolazzava.
Sorrise - un sorriso dolce, rassicurante -, e allungò la mano per accarezzare la guancia di Lan WangJi.
Poteva sentire i muscoli forti, e rigidi sotto le sue dita.
«Andrà tutto bene, Lan Zhan. L'hai detto anche tu.» gli ricordó, alzandosi in punta di piedi per baciarlo delicatamente sulle labbra.
Lan WangJi, a malincuore, lo lasciò andare.
Wei Wuxian ridacchiò, gli fece l'occhiolino, e poi uscì dalla barriera protettiva.
All'interno di essa, i giovani trasalirono:«Wei qianbei!»
«Wei Wuxian!»
«Wei gongzi.»
Sembravano pronti per gettarsi all'inseguimento, ma una sola occhiati di HanGuang-Jun bastò a tenerli fermi.
Il Patriarca di Yiling era ancora al centro del caos, assorbendo quell'energia risentita e facendone il suo scheletro, e la sua forza portante.
E Wei Wuxian gli stava andando incontro come se quella tempesta di fantasmi altro non fosse che una leggera brezza.
«Sono troppi. Come farà a trovare quello giusto?» domandò Jin Ling, storcendo il naso, con una smorfia.
«Fidati di Wei qianbei. Conoscerà quegli spiriti come la sua stessa ombra.» rispose SiZhui, teso, le mani strette a pugno nascoste nelle maniche.
E Wei Wuxian, in effetti, che quei fantasmi li aveva dentro, e di cui conosceva le voci come se gli appartenessero, individuò subito l'intruso.
Si avvicinò al Patriarca di Yiling con nonchalance, allungando all'improvviso una mano.
E dal caos, afferrò un guizzo d'ombra, trascinandolo fuori.
Il fantasma gli si attaccò come una sanguisuga, la bocca spalancata e i denti aguzzi, gli occhi rovesciati all'indietro che mostravano solo il bianco.
«Lan Zhan!» chiamò Wei Wuxian, tentando di impedire al fantasma di affondargli i denti nella carne.
Al richiamo, bichen saettò nell'aria in un istante, e con eleganza trapassò lo spirito da parte a parte, distruggendolo.
Anche il mondo in cui si trovavano tutti loro si distrusse.
L'ambiente di cristallizzò, esplodendo in una miriade di scintille: quelli erano ricordi, o frammenti di essi.
E poi, proprio come tutto era cominciato, finì.
Il terreno sparì da sotto i loro piedi, e si ritrovarono a cadere per l'ennesima volta.
Questa volta, quando atterrarono, si trovavano di nuovo nel tempio.
La reliquia, che Jin Ling aveva tenuto in mano per tutto quel tempo, si era rotta: la testa dorata era separata dal corpo, e delle crepe si diramavano sul vetro.
Rimasero tutti in silenzio, spaesati.
Poi, i loro sguardi si posarono su Wei Wuxian.
Lui si trovava in piedi, le mani dietro la schiena, in una posa noncurante, con lo sguardo fisso sui resti della reliquia, e la testa lievemente inclinata.
SiZhui scoppiò in lacrime:«W-wei qianbei, c-come hai potuto sopportare t-tutto quello...e p-poi sopportare l-l-le maledizioni della gente...», si chinò a terra, aggrappandosi alla sua gamba come faceva quando era piccolo.
«Non è stato giusto, Wei gongzi! È stata la cosa p-p-piú terrificante che io a-abbia mai visto!» anche JingYi si unì al suo amico, gettandosi sulle ginocchia e gettando la testa all'indietro.
«Non p-posso credere che tu sia tornato vivo da lì.» commentò anche Jin Ling, imbronciato e con gli occhi pieni di lacrime.
Wei Wuxian sospirò, allungando una mano per accarezzare il capo dei suoi ragazzi:«Sono qui, ora.» li rassicurò.
Poi, alzò lo sguardo, incrociò gli occhi limpidi di HanGuang-Jun.
E gli sorrise.
Non sarebbe mai tornato in quell'inferno.
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