64- Il sapore dell'oscurità ( EXTRA)

Guess who's back ~ 👀💕
- B.B. 💅🏼


















Wei Wuxian si svegliò a causa della brezza fredda che gli sfiorava la pelle.

Mugugnò un po', tentando di avvicinarsi alla sua fonte di calore.
Rimase immobile per qualche minuto, sperando di riaddormentarsi, ma quando non ebbe successo, decise di aprire gli occhi.

La prima cosa ad apparirgli davanti fu il cielo.
Una distesa infinita di stelle, la loro luce sfumata dal chiarore dell'alba.
Forse stava ancora sognando.
Non gli sembrava un cielo reale.

«Sei sveglio?» gli chiese una voce.
Un sorriso istintivo gli curvò le labbra.
Spostò lo sguardo, distogliendolo da quel cielo bellissimo, per posarlo su un soggetto che - a suo parere- era ancora più splendido.
Più splendido di qualsiasi stella, più luminoso di qualsiasi alba.

Lan WangJi aveva i suoi occhi chiari posati su di lui, una mano che gli accarezzava con dolcezza i capelli.

«Sei una meraviglia, HanGuang-Jun.» furono le parole che gli disse in risposta, compiacendosi di vedere arrossire le orecchie del marito.

Non era la prima volta che dormivano sotto le stelle.
Era una promessa che Lan WangJi gli aveva fatto in passato, e l'aveva mantenuta.
La notte prima avevano trovato uno spiazzo, e avevano deciso, così su due piedi, di dormire lì.
Wei Wuxian adorava la sua vita.

Tempo prima, non avrebbe mai creduto di potersi trovare in quella situazione: tra le braccia della persona che più amava al mondo, sotto un cielo infinito che aveva l'aspetto della libertà.
E Piccolo Melo legato ad un albero, intento a spiluccare l'erbetta limitrofa con un'espressione disgustata. Quell'asinello era troppo viziato.

Lan WangJi voltò il viso, sfregiandogli le labbra contro la tempia e stringendolo appena a sé, le dita forti serrate attorno alla sua spalla nuda.

I vestiti del giorno prima si trovavano appesi da qualche parte vicino a Piccolo Melo, e i due erano sdraiati e terra sopra un telo con solo i pantaloni addosso, giusto per dare una parvenza di decenza in caso qualcuno fosse incappato nella coppia.

«Cosa vuoi fare oggi?» gli chiese HanGuang-Jun, articolando la frase contro la sua pelle.
Un sorriso malizioso gli piegò le labbra.
Sì tirò su, facendo leva su un gomito, i capelli gli ricaddero, arruffati, sulla schiena e sulle spalle, coprendolo appena dalla brezza.

Era estate, e faceva caldo, ma alle prime luci dell'alba l'aria era comunque abbastanza fredda da fargli coprire la belle di brividi.

«Perché non ci inoltriamo nel bosco, Lan Zhan? Nell'ultima locanda hanno detto che dei Giovani Maestri, della classe più piccola di quella di SiZhui, sono partiti per una caccia notturna qualche sera fa. Voglio vedere cosa combinano i mocciosi.» propose.
«Mh.» annuì HanGuang-Jun, per poi allungare una mano e scostargli i capelli dal viso, accarezzandogli lo zigomo col pollice.

«Lan Er-gege, se continui così non so quanto a lungo potrò resistere alle tue avances» mormorò malizioso Wei Wuxian, crogiolandosi nel calore di quella presa, e leccandosi poi le labbra.

HanGuang-Jun seguì il movimento con molta attenzione.
Poi, apparentemente arrivato al limite della sopportazione, lo attirò a sé, baciandolo con morbidezza.
Sì, Wei Wuxian era certo di adorare la sua vita.

Dopo qualche tempo, i due si separarono, e Wei Wuxian, con altri segni sul corpo e un dolore familiare al fondoschiena, saltellò verso le sue vesti, infilandole in fretta, imitato da HanGuang-Jun.

«Ahi, ahi, Lan Zhan, perché sei sempre così feroce con me, mh? Non pensi che questo povero corpo possa spezzarsi prima o poi? Mi stavi per aprire a metà, davvero! Sei senza alcuna pietà, HanGuang-Jun, se solo il mondo sapesse quanto sei cattivo con me, il tuo povero marito! Mi devi trattare bene, sai? Dove lo trovi un altro che ti permette di fare le cose che fai a me, mh? Da nessuna parte, ecco dove.»
«Mh.»
«Quindi, Lan Zhan, sei costretto a stare con me per il resto della vita. Mi dispiace per te. Ma meglio per me, devo dire: nessuno mi scoperebbe bene quanto te.»
«Mh.» c'era un malcelato orgoglio nel monosillabo di Lan WangJi.
«Ahi, cos'è quella faccia compiaciuta, eh? È proibito essere compiaciuti di sé, HanGuang-Jun! Non lo dice una delle tue quattromila regole?» lo pizzicò Wei Wuxian, ridendo allegramente mentre ciarlava, aggrappato al braccio di Lan WangJi che non teneva le redini di Piccolo Melo.

«Non sono compiaciuto.» provò a protestare l'altro.
«HanGuang-Jun! È vietato mentire! Cosa faresti senza di me, che ti ricordo perfino le regole della tua stessa Scuola, eh?»
«Non posso vivere senza Wei Ying.» e stavolta, non c'era traccia di menzogna nelle sue parole.

La presa di Wei Wuxian si serrò sul braccio dell'altro, e si sporse per lasciargli un bacio sulla guancia:«Neanch'io posso vivere senza di te, Lan Zhan.» ricambiò, ogni traccia di malizia sparita.

I due continuarono ad addentrarsi nel bosco in tranquillità - il Patriarca di Yiling straparlando, e la Seconda Giada del Clan Lan ascoltando-, finché l'aria non cominciò a diventare più pesante.

Il primo a rendersene conto fu Wei Wuxian: era da qualche tempo, ormai, che ogni volta che c'era qualche energia demoniaca in circolazione, la ramificazione sulla sua spalla tirava, come se volesse uscire dalla sua pelle e ricongiungersi con l'oscurità.

«Lan Zhan, fermati un attimo. C'è qualcosa che non va.» si interruppe a metà frase, voltandosi di scatto.
Lan WangJi non esitò, ed eseguì immediatamente.
«Dove?» chiese poi, la mano che si spostava su bichen.
«Laggiù.» Wei Wuxian indicò un punto imprecisato in mezzo al bosco.

HanGuang-Jun legò nuovamente Piccolo Melo, che lanciò un'occhiataccia a Wei Wuxian, ritenendolo responsabile - l'asino non aveva il coraggio di guardare male Lan WangJi.

La coppia continuò il suo cammino verso la direzione indicata da Wei Wuxian: più si avvicinavano, più le linee nere sul suo corpo tiravano, gli sembrava di avere serpenti vivi sotto la pelle.
Ancora non aveva capito cosa farsene di quella sensazione, se si fosse abituato o meno, ma finché lo avvisava del pericolo, avrebbe sopportato.

«Jiejie, allontanati da lì!»
«Yichen, non devi dirmi tu cosa fare! Spostati tu, piuttosto, se è pericoloso.»
Due voci - giovani voci- fermarono l'avanzata della coppia.

Si scambiarono un'occhiata, e poi si affrettarono nella loro direzione.

A dargli il ben venuto fu un gruppo non troppo numeroso di giovani cultori, con le vesti bianche del Clan Lan.
Non potevano avere più di quattordici anni.

«Lan Zhan! Mandano dei bambini a fare cacce notturne?! Sono fin troppo piccoli!» esordì Wei Wuxian, orripilato.

Lan WangJi gli lanciò un'occhiata: alla loro età, era sicuro che Wei Wuxian non si considerasse affatto un bambino, e, anzi, era quasi convinto che Wei Ying credesse fermamente di essere un uomo vissuto.
Eppure, ultimamente, Wei Ying riteneva che ogni ragazzo più giovane di venticinque anni fosse un pargolo da accudire.
Lan Wangji lo trovava estremamente adorabile.

Lo strillo di Wei Wuxian aveva attirato all'attenzione del gruppetto, che si voltò di scatto, alcuni con espressione di puro terrore.
Forse era la loro prima caccia notturna, o una delle prime.

Riconobbero immediatamente HanGuang-Jun: tutti conoscevano HanGuang-Jun, sebbene molti di loro non l'avessero mai visto con i loro stessi occhi.

«Ha-HanGuang-Jun!» balbettarono, sorpresi, inchinandosi in fretta, arrossendo, imbarazzati ed emozionati.

Troppo presi ad abbassare lo sguardo, timidi, non si accorsero della seconda figura, vestita di nero, che si affacciò da dietro Lan WangJi, i capelli negati con il nastro rosso che ondeggiava nell'aria.

«Ah, è così, quindi? Vedete HanGuang-Jun e io non valgo più nulla?» li prese in giro.

I giovani, riconoscendo la voce, alzarono nuovamente lo sguardo.
E poi, ogni traccia di incertezza scomparsa, sorrisero apertamente.

«Wei xiong!»
«Xian gege!»
«Wei gon—
«Ah, non ci provare, Lan Yichen, ti ho già detto che mi fai sentire vecchio se mi chiami "gongzi".»

Se i giovani discepoli avevano visto HanGuang-Jun solo una manciata di volte, e dalla distanza, lo stesso non si poteva dire per Wei Wuxian.

Il Patriarca di Yiling, infatti, quando tornava ai Meandri delle Nuvole e non aveva niente da fare, si divertita ad incontrare quanta più gioventù possibile.
Non erano state rare le volte in cui era stato lui stesso a fare lezione per le nuove generazioni, sostituendo Zewu-Jun, e perfino Lan Qiren.

E i giovani, ovviamente, lo adoravano: aveva impedito ad ognuno di loro di dargli un titolo altisonante, e li aveva spronati.
Aveva insegno, nel dettaglio, ogni tecnica di cui era a conoscenza che fosse giusta e onesta.
Li aveva fatti ridere, e, in qualche modo, li aveva fatti anche avvicinare.
Aveva insegnato loro cosa fossero la famiglia, e l'amicizia, e il dovere.

Lan WangJi osservò il marito avvicinarsi a loro, e venire presto circondato dal bianco delle loro vesti.
Allungava le mani per sfiorare uno ad uno i discepoli, accertandosi che stessero bene e salutandoli con sincerità.

«Vi hanno mandato in mezzo ai boschi, eh? Trovato qualcosa di interessante?»
«Non ancora, Wei xiong, ma siamo venuti da questa parte perché abbiamo sentito dire che qualcosa non andava.»
«Avete mangiato?»
«Mh-mh, jiejie ha portato la colazione, stamattina.»
«Huiying? Brava ragazza. Come va con l'arco? »
«Molto meglio, Xian gege»
«Stai facendo pratica come ti ho detto?»
«Mh-mh.»
«Splendido.»
«Che ci fai qui, Wei Xiong?»
«Sono in luna di miele, no?»
«Non è vero, Wei Xiong, sono tre anni ormai che sei sposato!»
«Ah! Ogni giorno è una luna di miele con HanGuang-Jun, a prescindere da quanto tempo sia passato! Chiedilo a lui, se non mi credi. È il primo che dice "ogni giorno significa ogni giorno"!»

«Wei Ying.» prima che Wei Wuxian potesse dare ai giovani informazioni che le loro innocenti orecchie non erano ancora abbastanza mature per sentire, Lan WangJi richiamò il marito.

Erano giunti lì a causa di un'energia oscura, non era il momento di stare a schiamazzare.

«Hai ragione, hai ragione, Lan Zhan. Colpa mia. Bene, marmocchi, direi che la vostra gita è finita. È giunto il tempo di tornarsene a casa e mangiare un po' di brodino insipido. Sciò sciò, via di qui.»
«Ma, Wei Xiong, siamo qui perché c'è qualcosa che non va: dei bravi cultori non dovrebbero risolvere problemi?»
«Ben detto, Yichen. Purtroppo per voi, siete ancora troppo piccoli per occuparvi di questo problema.»
«Abbiamo quindi anni, Xian gege!» a protestare fu una delle poche ragazze del gruppo.

Wei Wuxian sorrise, allungando una mano e schioccandole un dito contro la fronte, giocosamente.
La ragazzina si portò la mano al punto leso, sporgendo il labbro, indignata:«Xian gege!» di lamentò.
«Huiying, non dubito delle vostre capacità. Sono sicuro che vi siete esercitati e che siete in grado di affrontare una caccia notturna, ma non voglio che vi troviate in mezzo a qualcosa che ancora non siete pronti a fronteggiare. Avete tempo, ancora, per crescere ed imparare. Non essere arrogante e ascolta il tuo gege. È vietato mancare di rispetto ad un superiore, ed infrangere i suoi ordini.»

La ragazzina abbassò il capo, vagamente imbarazzata per essere stata rimproverata, mentre attorno a lei anche gli altri discepoli si facevano più silenziosi.

Non era facile mantenere l'equilibrio tra familiarità e superiorità: se si concedeva troppo, nessuno avrebbe mai rispettato le regole. E, dall'altra parte, se si era troppo severi nessuno si sarebbe mai sentito pienamente a suo agio.
La Scuola Lan era famosa per la sua rigidità ed il suo distacco, diffuso perfino tra le famiglie.
Ma poi Wei Wuxian era arrivato a Gusu, aveva sposato l'algido HanGuang-Jun, e aveva insegnato ai piccoli Lan cosa significava famiglia.

Sapeva farsi adorare, e rispettare.
Nessuno dei giovani dubitava mai di lui, e, se esitava, Wei Wuxian era svelto a dimostrare di meritarsi la fiducia.

Ciò che aveva detto SiZhui tempo prima era vero: nessuno era più bravo di lui a gestire una Scuola.
Il passato aveva limato tutti gli angoli spigolosi della sua personalità - quelli che lo portavano a compiere scelte sbagliate senza curarsi delle conseguenze, quelli che lo portavano a cacciarsi nei guai.
Ora, era affidabile.

Affidabile quasi quanto HanGuang-Jun, che osservava la scena con una morbidezza nello sguardo che i giovani non avevano mai potuto nemmeno intravedere.

Senza più ribattere, i discepoli ordinarono le fila, e cominciarono a marciare lontano, Yichen a capo del gruppo, e Huiying a chiuderla.

Wei Wuxian, ricomparendo al fianco di Lan WangJi con un sorriso sereno sul viso, li osservò trotterellare via.

«C'é qualcosa che non va.» la voce grave del marito costrinse Wei Wuxian a distogliere lo sguardo.
HanGuang-Jun stava scrutando il territorio, il corpo teso, come se fosse pronto a scattare.
Anche Wei Wuxian si mise in ascolto, chiudendo le palpebre.

Il vento sibilava tra il fogliame del bosco, generando un eco distorto e vagamente inquietante.
Il cielo, che quella mattina era stato limpido, si era annuvolato nel corso della giornata, e, in lontananza, il sole stava tramontando in fretta.
Probabilmente quella notte avrebbe piovuto.
Il rumore dei passi dei giovani del Clan Lan era ancora abbastanza vicino, spaventando gli animali che di solito si aggiravano in quelle zone.
Erano solo loro e il bosco.

E ciò era strano.

Wei Wuxian aprì gli occhi di scatto, voltandosi repentinamente e schivando con grazia un colpo fatale.

Una spada si conficcò, ondeggiando, in un tronco dietro di lui.

«Sono fantasmi. Fantasmi della guerra.» stabilì HanGuang-Jun, che aveva sguainato bichen e si era posizionato davanti a lui, e che ora osservava con sguardo critico l'elsa della spada.
Il ricordo di un odio antico sembrava essersi impossessato del suo sguardo.
Un odio viscerale, che non si dimenticava mai.

«I bambini.» fu il primo pensiero di Wei Wuxian, prima di partire alla rincorsa dei discepoli che aveva mandato via neanche cinque minuti prima.

Li trovò immediatamente, circondati da fantasmi che avevano ancora indosso qualche straccio di veste, l'immagine del sole dei Wen stampata addosso.
Erano secoli che non vedeva quel sole.

I discepoli, spade alla mano, stavano tentando di respingere l'attacco, ma rispetto a dei soldati Wen che erano morti gloriosamente in guerra per mano di cultori con molta più esperienza, stavano venendo velocemente sopraffatti.

Le dita del Patriarca di Yiling prudevano dal desiderio che aveva di prendere in mano il flauto e unirsi ai giovani.

Ma il suo dizi era riposto nelle maniche ampie di HanGuang-Jun, e la ramificazione che aveva sul corpo gli stava suggerendo di non mettere mano al suo strumento demoniaco.
Non sapeva cosa sarebbe successo se avesse richiamato gli spiriti.
Forse sarebbe stata la volta buona che l'avrebbero trascinato via con loro.

Nonostante ciò, non poteva stare inerme a guardare i suoi marmocchi venir massacrati, e, senza troppe cerimonie, si buttò nella mischia.

«Wei gongzi!»
«Non chiamarmi così, Yichen!» il Patriarca di Yiling fu dietro al giovane in un istante, la braccia tese.

Lo avvolse nella sua presa, la mano che scivolava sopra la sua, e che guidava la sua spada contro un qualche fantasma Wen.

Il corpo di Mo Xuanyu non aveva un nucleo d'oro nemmeno lontanamente sufficente a sollevare una spada spirituale in un combattimento, ma ciò non significava che i suoi ragazzi non potevano combattere come se fosse lui ad impugnare le loro else.

Quando Lan WangJi giunse sul posto, preceduto da bichen, notò Wei Wuxian con un moto di orgoglio, e nostalgia, ed estrema, profonda, ammirazione.

Sembrava che danzasse, muovendosi leggiadro tra i giovani vestiti di bianco come una delle ballerine nelle case di piacere.
Flessuoso, seducente, e al tempo stesso estremamente forte, deciso.

Una mano su quella di Yichen per un colpo particolarmente forte di lama, e poi era sparito e si trovava dietro Huiying, afferrandola per il gomito e facendola volteggiare insieme a lui, in modo che la spada tagliasse di piatto la testa di un nuovo fantasma.

Erano, forse, gli stessi passi che gli aveva visto fare molto, molto tempo prima, con in mano due giare del Sorriso dell'Imperatore, sulle tegole degli appartamenti dei Meandri delle Nuvole.
I suoi occhi scintillavano allo stesso modo, e anche il suo nastro rosso guizzava nella stessa maniera, lingua di fuoco nel vento, e nel buio.

Lan WangJi avrebbe voluto prenderlo, e immobilizzarlo.
Legarlo col suo nastro frontale per impedirgli di muoversi, e avere la consapevolezza che tutta quella forza, quell'energia, quella sensualità, fosse in mano sua e a sua disposizione.
Se fossero usciti vivi di lì, non avrebbe esitato nemmeno un istante.

L'energia demoniaca impazzava e opprimeva i giovani, rendendo le loro mosse pesanti e le loro prese scivolose per il sudore, ma Wei Wuxian non si fermava.
Non poteva suonare il suo dizi, quindi stava usando quei giovani come il suo strumento, proteggendoli e al tempo stesso attaccando.

Con un sorriso, notò il lampo argentato di bichen, e il suo sguardo volò su HanGuang-Jun, splendido, luminoso, le vesti candide sporche di sangue, terra e i resti dei fantasmi.
Eppure, anche così, era sicuramente la persona più bella che Wei Ying avesse mai visto.

«Allarga i piedi, Yichen. Devi restare saldo.» sussurrò all'orecchio del giovane mentre gli passava accanto, dandogli un colpetto con la punta del piede per fargli tenere la posizione.
Raggiunse un nuovo discepolo, toccandogli la spalla e attirando la sua attenzione.
Lui si voltò, opportunamente, e il colpo del fantasma lo mancò per un pelo.
Wei Wuxian gli diede una spintarella al gomito , e la spada si conficcò con un rumore agghiacciante nella trachea del fantasma, che emise un gorgoglio terrificante.

«Ben fatto.» si complimentò, prima di dissolversi di nuovo.
Sembrava inafferrabile.

Eppure, nonostante ciò, i fantasmi erano molti, mentre il Patriarca di Yiling era soltanto uno.
A livello numerico, non c'era granché che potesse fare.

I discepoli fecero del loro meglio: non si erano mai trovati alle prese con una situazione simile, la loro vita non era mai stata così in pericolo.
Avevano paura, ma la presenza di Wei Wuxian li stava, in ogni caso, rassicurando un poco.

«LAN ZHAN!»

I giovani si immobilizzarono, le spade sguainate ancora in mano, i fantasmi che ancora avanzavano, inesorabilmente ,verso di loro, accerchiandoli.

E come se quello non fosse bastato a spaventarli, il grido lanciato da Wei Wuxian fece perdere loro ogni briciolo di coraggio.

Non era un suono che gli avevano mai sentito produrre.
E Wei Wuxian era famoso per avere un'ampia gamma di suoni: risate, schiamazzi, sussurri, parole che scorrevano come un fiume in piena, ininterrotte. Anche il silenzio, in rare, rarissime, occasioni.

I discepoli si voltarono, istintivamente, i peli rizzati sulle braccia, le mani tremanti.

Quello era un grido di puro terrore.

Individuarono subito la figura di Wei Wuxian, vestito di nero, sporco di fango e sostanze non identificabili: attirava la loro attenzione come una calamita.
Lo aveva sempre fatto.

Stava correndo, adesso, in faccia l'espressione più spaventata che gli avessero mai visto.
Raggiunse il fianco di HanGuang-Jun in quelli che parvero attimi.
Solo allora i giovani capirono il motivo di quel grido disperato.

Le vesti candide di Lan WangJi erano macchiate di sangue.
E, per una delle poche volte in vita sua, quel sangue sembrava il suo: era possibile individuare, anche dalla distanza, una ferita all'altezza del costato, profonda e all'apparenza anche dolorosa.

Il viso di HanGuang-Jun si distorse in una smorfia di fastidio, come se non fosse niente più di un misero taglietto.
Ma dall'espressione di Wei Wuxian, i giovani capivano che si trattava di molto più di quello.

E poi, come un fiocco di neve, non senza una certa eleganza, l'intoccabile HanGuang-Jun si accasciò a terra.

Fortunatamente, Wei Wuxian era già arrivato lì, e lo afferrò in modo tale da impedirgli di sbattere la testa, adagiandolo per terra, sulle sue ginocchia.

Il panico si diffuse a macchia d'olio tra i ragazzi: non avevano mai visto HanGuang-Jun crollare.

«No, no, no! Lan Zhan! LAN ZHAN!» i lamenti di Wei Wuxian erano più simili agli ululati degli spiriti di quanto fossero disposti ad ascoltare.

«Wei Ying.» eppure, la voce di Lan WangJi era ferma quando chiamò il nome del marito, la sua presa salda, quando allungò una mano per accarezzargli la guancia, e anche il suo sguardo, continuava ad essere determinato e stracolmo di una cura impossibile da sopportare.

«Sto bene.»
«No, no, Lan Zhan...Lan Zhan, s-sei...sei ferito...» Wei Wuxian stava respirando furiosamente, come se l'aria non gli bastasse per formulare un pensiero, nonostante ci stesse provando in tutti i modi.
«Va tutto bene.» annunciò Lan WangJi, ma come poteva stare bene? Il sangue gli imbrattava i vestiti, e ora aveva cominciato a sporcare anche quelli di Wei Wuxian. E la ferita sembrava profonda, fin troppo profonda, e Lan Zhan stava diventando sempre più pallido, e se lui fosse stato in grado di trasmettergli energia spirituale, avrebbe già cominciato a farlo, ma non poteva, perché era inutile, inutile, inutile, inutile...

«Wei Ying.»
«Lan Zhan, dammi il dizi.» non c'era altra soluzione.
Doveva portare Lan Zhan - e i giovani - lontano di lì, occuparsi di lui, curarlo, e assicurasi che stesse bene.
«No.» la voce di Lan WangJi era risoluta, senza la minima esitazione.
«Dammi il dizi, Lan Zhan. Non osare rifiutarmelo. Non osare. Non morirai qui fra le mie braccia, mi hai capito? Dammi quel maledettissimo flauto.» la sua voce era acuta, si spezzava tra un respiro e l'altro. Forse stava iperventilando.

«No.» ripeté nuovamente HanGuang-Jun, testardo anche nei momenti meno opportuni.
Wei Wuxian era pronto a mettergli le mani sotto le vesti e strappargli a forza il dizi, ma uno sfarfallio delle palpebre del marito, un respiro leggermente più pesante, ed ogni briciolo di razionalità sembrò uscirgli fuori dal corpo.

«NO! LAN ZHAN! No, no, Lan Zhan, ti prego, ti prego, non morirmi, Lan Zhan, Lan WangJi, dammi il dizi, Lan Er-gege...»

I fantasmi del passato gli affollavano la mente.
Il viso della sua shijie sempre più pallido.
I visi dei Wen - i suoi Wen- ridotti in cenere e polvere e maledizioni.
Il suono agghiacciante della solitudine, e, ancora più in lontananza, il sapore acido dell'oscurità.
Stava perdendo il controllo.
Lo sentiva sfumare ai confini della sua coscienza.

«Wei Ying.»
«Lan Zhan, non puoi, non puoi, non mi resti che tu, ti prego, non lasciarmi, ti prego, no...»

Doveva trovare il modo di salvarlo.
Non poteva perderlo, non lui, non Lan Zhan.

Non sapeva quando aveva cominciato a piangere, sapeva soltanto che aveva cominciato a strozzarsi con le lacrime.
Lacrime, e l'odore del sangue, e la consistenza della polvere, e il suono delle urla, e l'aria che non gli era sufficiente per respirare.

Le palpebre di Lan WangJi sfarfallarono di nuovo.
E poi, con suo profondo orrore un rivolo di sangue gli imbrattò le labbra.

La ramificazione sotto la sua pelle non aveva mai fatto tanto male.

«Lan Zhan, Lan Zhan, ti prego, ti prego, no!» sentiva le dita del marito, che stringeva tra la mani, diventare sempre più fredde.
E anche il suo viso stava diventando sempre più pallido.
A breve, avrebbe assunto le sembianze di una vera statua di giada.
A breve, sarebbe morto.

Dietro di lui, i giovani cominciarono ad urlare.
Cosa stessero gridando, non sapeva dirlo: erano feriti? Stavano gridando il suo nome, forse? Ma avrebbe avuto ancora un senso, il suo nome, senza Lan Zhan a pronunciarlo? No.
E i fantasmi, anche loro urlavano, vedendo l'occasione per vendicarsi dei forti subiti, scagliandosi con maggiore violenza contro i discepoli.
Anche il bosco sembrava urlare, il vento si era fatto più forte.
E la polvere, i frammenti di anime spezzate, volteggiavano nell'aria con un suono altrettanto lugubre.

Eppure, nonostante tutto il mondo sembrasse urlare, nulla gridava più forte delle voci nella testa di Wei Wuxian.

Quelle erano le voci che lo avevano tenuto sveglio intere notti.
Quella era l'oscurità che aveva ingabbiato dentro di sé quando era stato gettato nei Colli dei Sepolcri.
Quella era l'energia che lo aveva tenuto in piedi, che lo divorava dall'interno da due vite.

«Lan Zhan... ti prego...» non sapeva nemmeno più per cosa stesse supplicando, perché stesse supplicando.
L'unica cosa che sapeva era che Lan Zhan gli stava morendo fra le braccia.

I discepoli urlavano, i fantasmi urlavano, il bosco urlava, la polvere urlava, le voci urlavano, il suo intero universo urlava.
E Lan Zhan stava morendo.
In un silenzio più rumoroso e terrificante di qualsiasi grido.

E poi, come una corda tesa fin troppo, il suo autocontrollo si spezzò.
L'oscurità esplose.

Non aveva una forma, non aveva una consistenza, non aveva un odore. Non era niente, se non buio, e terrore, e orrore.

Spazzò via i fantasmi nel momento stesso in cui apparve.
Non rimase nulla neanche di loro.
E poi si estese, letale, avvolgendo in bosco e riducendolo in cenere.
Avvolgendo l'aria - come se l'aria si potesse avvolgere, come se l'aria avesse una consistenza solida- e riducendo al silenzio anche quella.

E poi, così come era esplosa, tornò indietro.
In uno schiocco di dita, in un battito di ciglia, quel buio era scomparso, racchiuso di nuovo nel corpo di Wei Wuxian.
Il Patriarca di Yiling.

I giovani si guardarono attorno.
Tremavano, e avevano i visi rigati dalle lacrime.
Qualcuno di loro era ferito, ma nessuno in maniera grave.
Erano illesi.

Il fitto bosco in cui si trovavano fino a tre secondi prima non c'era più: ogni cosa, attorno a loro, era morta.
E al centro della devastazione, al centro di quel caos, c'era Wei Ying, la presa serrata attorno ad una mano di Lan Zhan, il corpo scosso dai singhiozzi.

«Y-yichen, i-il r-r-razzo. O-ora.» balbettò Huiying, facendo un cenno al ragazzino, che di sbrigò a sparare un razzo segnaletico nel cielo.
Se solo avessero avuto tempo, se solo non fossero stati attaccati così improvvisamente, l'avrebbero fatto prima.

«Lan Zhan, resta sveglio. Lan Zhan, ti prego, ti prego, sei tutto ciò che ho. Ti prego.» Wei Wuxian non aveva smesso di parlare, di pregare il marito.
Ma HanGuang-Jun aveva chiuso gli occhi già da un po', e sebbene il suo polso ancora avesse un flebile battito, non sapeva quanto a lungo sarebbe durato.

«Lan Yichen! Cosa...cosa è successo qua?!»
«Giovane Maestro! Aiutate HanGuang-Jun, vi prego!»
«HanGuang-Jun? Cosa stai dicendo, Yichen—
«Wei qianbei.»

L'attenzione di Lan JingYi, che stava discutendo con Yichen, fu presto attirata dalla voce di SiZhui.
Voltò la testa, posando lo sguardo sull'amico: SiZhui era immobile, gli occhi sgranati, osservando in lontananza.
JingYi seguì la direzione del suo sguardo, e ciò che vide lo fece trasalire.

Wei Wuxian - che sembrava non aver sentito il richiamo di SiZhui- stava piangendo l'anima sul corpo di HanGuang-Jun.
Era chino su di lui e gli faceva passare le mani, tremanti, sul corpo con estrema dolcezza, scostandogli i capelli dal viso, addrizzandogli il nastro frontale, e mormorandogli preghiere che, dalla distanza, era impossibile distinguere.

«Huiying. Cosa è successo. In breve.»
«Eravamo a caccia. Poi abbiamo incontrato Xian gege e HanGuang-Jun, e ci hanno detto che c'era qualcosa che non andava, e che dovevamo andarcene. Quando ci siamo incamminati, siamo stati attaccati da dei fantasmi, ma erano troppi. Xian gege e HanGuang-Jun sono venuti in nostro soccorso, ma non potevamo fare nulla contro i numeri. E poi... e p-poi...» la voce della ragazza cominciò a tremare.

In lontananza, i singhiozzi di Wei Wuxian si spezzavano con più frequenza.

«E poi?»
«HanGuang-Jun è stato ferito, e Xian gege è corso al suo fianco, e noi non potevamo fare nulla, perché i fantasmi avanzavano sempre di più. Ho pensato di morire. Ho pensato che saremmo morti tutti. Ma Xian gege... lui... n-non so cosa sia successo. So solo che un'energia oscura è esplosa da lui, e ha ucciso...tutto. I fantasmi sono stati disintegrati. Ed il bosco, anche. Ma noi no. Stiamo bene. Ora però...»
«Salvate HanGuang-Jun, gongzi! Torniamo a Gusu!» insistette Yichen.

JingYi annuì, risoluto, voltandosi per raggiungere Wei Wuxian.
«Wei gongzi, dobbiamo prendere HanGuang-Jun.» lo avvisò il giovane, chinandosi per tirare su Lan WangJi.
Prima che si potesse muovere però, Wei Wuxian scattò in avanti, parandosi di fronte al marito.
Alzò lo sguardo su JingYi, senza vederlo davvero:«No!» gridò, la voce roca per il troppo piangere.

«Wei xiong, dobbiamo portarlo via...» provò, più dolcemente Yichen.
«No, no!»

JingYi non voleva usare la forza, ma se non si fossero mossi in fretta non sapeva quanto HanGuang-Jun avrebbe resistito.
«Wei gongzi, ti prego, sii ragionevole.» lo spronò, posando con fermezza una mano sulla spalla di Lan WangJi, pronto per caricarlo in spalla e portarlo via.
«No! Lan Zhan!»

«Wei qianbei.» SiZhui sembrava essere uscito dal suo stato di trance, e, sebbene una profonda preoccupazione gli segnasse lo sguardo, si inchinò al fianco di Wei Wuxian, posandogli una mano sulla spalla.

«No, no, no!»
«Xian gege, lasciatelo andare!»
«Wei xiong!»
«Wei gongzi.»

Alla fine, fu SiZhui a prendere in mano la situazione: avvolse con le braccia Wei Wuxian, tirandolo indietro e impedendogli di trattenere HanGuang-Jun nonostante l'altro di dimenasse.

JingYi, aiutato da Yichen e Huiying, fu svelto a prendere HanGuang-Jun in spalla, e ad andarsene.

«Andrà tutto bene.» mormorava SiZhui alle orecchie di Wei Ying, mentre lo tratteneva.
«No! Lan Zhan! LAN ZHAN!»
«Andrà tutto bene.»
«Ti prego, Lan Zhan, non puoi lasciarmi...»
«Andrà tutto bene.»
«Sei la mia vita, Lan Zhan! Hai promesso di rimanere con me!»
«Andrà tutto bene, bàba

Wei Ying smise di dimenarsi.
Si accasciò stancamente contro SiZhui, senza più foce, senza più forza.
E poi, sopraffatto, svenne.

Quando riaprì gli occhi, non fu accolto da una vasta distesa di stelle.
Al suo fianco, non c'era il confortevole calore di sempre.
Eppure, l'odore che permeava l'aria era quello del sandalo.

Scattò a sedere, ignorando i capogiri: si trovava nel jingshi, in quelle stanze che gli erano familiari come una seconda casa.

Individuò, accanto a sé, una sedia e, a terra, una ciotola d'acqua, con una pezza bagnata riposta ordinatamente accanto: doveva aver avuto la febbre.

Era nudo dalla vita in sù, e ogni muscolo gli doleva, ma questo non gli impedì di trascinarsi in piedi: aveva un unico pensiero, e quel pensiero era Lan Zhan.

Trovò, riposte in un armadio che Lan WangJi teneva specificatamente per lui, le sue vesti nere, e, senza nemmeno lavarsi, se le infilò.
Lanciò un'occhiata distratta allo specchio mentre lo faceva, e notò che la scura ramificazione adesso si era estesa anche alla sua schiena, e gli segnava la pelle chiara di linee nere.

Finito di vestirsi, uscì fuori dal jingshi col cuore in gola: non incontrò nessuno a rallentarlo o trattenerlo, fortunatamente, ma aveva bisogno che qualcuno gli indicasse dove tenevano suo marito.

Proprio allora, incappò in un gruppetto di Lan: Yichen e Huiying erano seduti per terra lo sguardo basso, intenti a strappare i fili d'erba.
Sopra di loro, seduto su un masso c'era JingYi, le braccia incrociate al petto, che osservava con occhio da falco un pallido SiZhui, che si portava mestamente alla bocca cucchiaiate di brodino.
JingYi aveva l'espressione di uno che avrebbe imboccato a forza SiZhui, se l'altro si fosse fermato.

La prima persona a notare Wei Wuxian fu Huiying, che diede una gomitata al suo amico let richiamare la sua attenzione:«Xian gege!» lo chiamò.

La testa di SiZhui si alzò di scatto, e mollò, senza starci troppo a pensare, il piatto in mano a JingYi, correndo verso Wei Wuxian.

«A-Yuan.» lo salutò l'altro, avvolgendolo un un abbraccio debole - non era abbastanza forte per uscire dal jingshi, ma doveva vedere Lan Zhan.
«Wei gongzi, sei sveglio! Che sollievo! SiZhui era preoccupatissimo.» lo informò JingYi, raggiungendo i due.

«Dov'é Lan Zhan?» si affrettò a chiedere Wei Wuxian, facendo passare lo sguardo sui due e tentando di intravedere anche la minima esitazione.
Se gli avessero detto che era morto, non sapeva cosa avrebbe fatto.
Non sapeva se era pronto a sentire quelle parole.

«L-lui...» JingYi balbettò, scambiando uno sguardo con Yichen, che si era alzato in piedi e li aveva raggiunti.
Ogni colore - quel poco che aveva ripreso - scivolò via dal viso di Wei Ying.
«Lui cosa? Dov'è? Dov'è Lan Zhan?» il panico stava di nuovo salendo.

«É nell'infermeria, Xian gege. Ma hanno detto che non si può andare lì, quindi...» Huiying non aveva neanche finito di parlare, che Wei Wuxian era già sparito.
JingYi le lanciò un'occhiataccia:«É per questo che non volevo dirglielo.» commentò.

SiZhui sospirò, lasciandosi cadere per terra.
Erano stati giorni di puro terrore per lui.
La possibilità di perdere non solo uno, ma entrambi i suoi genitori lo aveva dilaniato, impedendogli di dormire.
Essendogli stato proibito l'accesso all'infermeria, si era chiuso nel jingshi e aveva assistito Wei Wuxian quando gli era salita la febbre, e aveva vegliato su di lui quando aveva delirato a causa degli incubi.
Ora, forse poteva risposarsi.

Wei Wuxian scattò in direzione dell'infermeria così velocemente che i piedi neanche toccavano terra.
Sapeva che era vietato correre ai Meandri delle Nuvole, ma non aveva tempo per pensare a quattromila stupidissime regole.

Entrò nell'infermeria col fiatone e la testa che gli girava.
Gli anziani che erano lì lo guardarono male e lo approcciarono, forse per mandarlo di nuovo fuori.
Wei Wuxian li sorpassò senza neanche voltarsi indietro, o riconoscere la loro presenza.

In lontananza, riusciva a sentire un mormorio lontano, e si diresse in quella direzione senza esitazione.

«WangJi, non guardarmi così: sai benissimo che non posso farti uscire di qui. Ti assicuro che Wei gongzi si trova ora nel jingshi e...—
Wei Wuxian irruppe nella stanza.

Zewu-Jun, in piedi, accanto ad un letto, gli lanciò un'occhiata vagamente sorpresa, che poi si trasformò in uno sguardo di pacata e serena rassegnazione.

L'attenzione di Wei Ying, però, era stata immediatamente catturata dall'uomo sul letto.

HanGuang-Jun aveva addosso le vesti interne, decorso come sempre. Anche se i suoi capelli erano sciolti, il nastro frontale era al suo posto.
Era pallido, sì, ed era possibile intravedere delle spesse fasciature sotto le vesti candide ma era vivo.
E questo bastava a far sciogliere Wei Wuxian in lacrime.

«Wei Ying.» la voce di Lan WangJi era morbida, morbida come il suo sguardo, morbida come la curva delle sue labbra quando allungò le braccia verso il marito.
Wei Wuxian si lanciò su di lui con la stessa rapidità con cui era entrato nella stanza, scoppiando a piangere.

Zewu-Jun si volatizzò, ritenendo opportuno concedere ai due un po' di privacy.

«Lan Zhan! Come hai potuto farmi preoccupare così! Non osare mai più, mai più, mi hai capito? Cosa faccio senza di te, eh? Come sopravvivo senza di te? Sei tutto ciò che ho, Lan Zhan, ti amo alla follia, sei la mia vita, la mia anima, la mia gioia più grande. Non osare mai più.»

Le mani di Lan WangJi accarezzavano con dolcezza la sua schiena, mentre Wei Wuxian, la testa nell'incavo della sua spalla, singhiozzava.

«Va tutto bene, ora. Sono qui.» lo rassicurò Lan WangJi, mormorando appena.
Wei Wuxian si arrampicò sul letto, ed entrambi vi si stessero sopra, l'uno addosso all'altro, evitando di farsi male.

Lan WangJi giudicò con sguardo grave le ramificazione che ora era anche sulla schiena del compagno.

«Ho rischiato di fare un danno ben peggiore, Lan Zhan.» gli confidò Wei Wuxian.
Allungò una mano, gesticolando nell'aria:«Stavano tutti urlando. Ed io volevo solo silenzio. Avrei potuto ferite i giovani. O te.»
«Non l'hai fatto. Wei Ying ha saputo controllarsi.» lo rassicurò subito l'altro, fermamente, accarezzandogli la guancia.

Wei Wuxian sospirò, socchiudendo gli occhi:«Non mi avrà mai. L'oscurità. Sai perché?»
«Mh?»
«Perché io appartengo, anima e corpo, totalmente, ad HanGuang-Jun*.»

Lan WangJi strinse a sé il corpo del marito, sorridendo appena.
E poi, entrambi si lasciarono cadere in un sonno profondo, e sereno.

Chissà se, ancora una volta, al loro risveglio, li avrebbe attesi un cielo infinito di stelle.









*Hanguang Jun (含光君):
può significare sia "signore portatore di luce" ( se si traduce parola per parola, con = portatore; = di luce; e = signore),
che "signore dalla radiosità interiore" (con 含+光 insieme, e separato).

In ogni caso, entrambe le traduzioni riportano ad un significato di "luce".

Ecco perché l'oscurità non potrà mai avere Wei Wuxian, fintanto che ha al suo fianco HanGuang-Jun.

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