56- Storia di una rissa (p.2)

«Stento a credere che ci si possa divertire a Gusu

La persona che aveva parlato aveva il viso distorto in una smorfia di disprezzo, e uno sguardo pieni di invidia.
I suoi occhi erano puntati su Wei Wuxian, che non si lasciò intimorire.

«Incredibile, vero? Ma davvero, una volta che ci si abitua al freddo ci si diverte.» replicò il Patriarca di Yiling, alzando al suo indirizzo un bicchiere di vino e scolandoselo subito dopo.

«SiZhui, è successo qualcosa tra Wei Wuxian ed HanGuang-Jun?» sussurrò Jin Ling all'orecchio del giovane, dopo averli osservati per tutto il pranzo.
SiZhui scosse la testa, serrando le labbra, chiaramente confuso: nemmeno lui sapeva cosa fosse successo tra i due, ma di certo al momento c'era qualcosa che non andava.

«Voi siete un esperto ad abituarvi a vivere in condizioni terribili, non è vero, Wei gongzi? D'altronde, avete vissuto a lungo nei Colli dei Sepolcri, insieme a quei cani Wen. Ovviamente Gusu vi sembrerà un paradiso.»

La mano di SiZhui si serrò a pugno, mantenne un'espressione neutra, rilassandosi appena quando Jin Ling gli diede con discrezione una spallata rassicurante.

Wei Wuxian si irrigidì, scacciando dalla testa le immagini dei Clan Wen di cui si era preso cura.
Morti, tutti morti.

Distese le labbra in un sorriso:«Avete detto bene, gongzi. Gusu è davvero un paradiso, per un reietto come me.» concordò, gli occhi che scintillavano come miccia.

Aveva ormai capito da tempo che l'unico modo per evitare che gli altri lo insultassero fosse insultarsi prima da solo, sciorinare le proprie malefatte e disprezzare ogni cosa di sé.
L'odio che nutriva verso sé stesso sembrava placare quello degli altri.

Insoddisfatto per non essere riuscito ad offenderlo né a scalfire la sua facciata, il Gran Maestro agguantò il bicchiere pieno e si alzò, attirando su di sé l'attenzione di tutti gli ospiti.

Gli occhi di HanGuang-Jun lo stavano perforando come la punta di una spada, mentre i discepoli del Clan Lan sembravano pronti a mettere mano alle spade: quel muro compatto di vesti bianche bastava a mettere a disagio chiunque.
Ma l'indivia che l'uomo covava era più forte di qualsiasi timore.

Invidiava il carisma del Patriarca di Yiling, invidiava il suo sorriso, invidiava la sua posizione e persino la sua maturità.
Era riuscito a plasmare una generazione di discepoli in solo due mesi meglio di quanto lui avesse fatto in anni.
Invidiava il potere che il Patriarca di Yiling aveva nelle mani: potenzialmente, avrebbe potuto far inginocchiare tutte le Scuole al suo cospetto, e quel Gran Maestro lo voleva.
Voleva quel potere.
E se non poteva ottenerlo, allora l'avrebbe distrutto.

«Wei gongzi, vorrei farvi un brindisi: dovete essere fiero dei vostri traguardi. Figlio di un servo, allevato da una delle Scuole più potenti, che vi continua a rispettare nonostante voi l'abbiate tradita e abbiate ucciso i vostri stessi familiari, rispettato persino dal Clan Jin che avete privato di un vero Gran Maestro, e a breve sposo del grande HanGuang-Jun di Gusu. Nemmeno la morte ha fermato la vostra scalata. Vi offro i miei omaggi.»  con quelle parole aveva offeso almeno tre delle Scuole più potenti.

Jin Ling aveva la mano avvolta attorno al braccio di SiZhui, che stava stritolando.
Jiang Cheng stava accarezzando Zidian, adocchiando quello sfrontato.
HanGuang-Jun era immobile, il viso di giada, eppure il corpo rigido come una frusta, la mano serrata attorno a bichen.

Wei Wuxian si fece scivolare di dosso quelle accuse, scuotendo la testa per scacciare dalla mente il ricordo della sua Shijie morente, delle sue mani sporche di sangue, dell'agonia che gli stritolava gli organi ogni volta che metteva mano al suo dizi.

Si alzò, prendendo il bicchiere e ghignando: essere spudorato era ciò che gli riusciva meglio, così come accettare gli insulti e le maledizioni.
Era una vita - anzi due- che lo faceva.

«Grazie mille, Gran Maestro.» rispose allora, con un tono giocoso che non ingannò nessuno.
Ingoiò l'alcool, e gli altri commensali fecero lo stesso.

SiZhui si stava mordendo il labbro con rabbia, e scambiò distrattamente un'occhiata con JingYi, che sembrava altrettanto furioso, ma anche preoccupato: in un'altra situazione, HanGuang-Jun avrebbe già cacciato fuori quell'ospite indesiderato dalla sala, si sarebbe già gettato davanti al compagno per difenderlo dagli insulti, invece in quel momento era ancora seduto, ancora immobile, ancora senza intervenire.

Lan WangJi aveva davvero tanta, tanta voglia di mettere mano a bichen e trafiggere quel lurido verme.
Però temeva che agendo in maniera così diretta senza consultare l'altro, senza chiedere la sua approvazione, avrebbe solo peggiorato la situazione con Wei Ying, che era ancora arrabbiato con lui e ferito dalle sue parole.

Non averlo sentito ciarlare o bisbigliare commenti o frasi improprie durante tutto il banchetto lo aveva destabilizzato, e per nulla al mondo voleva che questo trattamento continuasse.

«Lan Er-gongzi non beve?» provocò ancora il Gran Maestro, intanto che Lan WangJi non aveva toccato bicchiere.
«L'alcool è vietato a Gusu.» replicò subito Wei Wuxian, che avrebbe permesso a chiunque di insultarlo o ferirlo o persino ucciderlo, ma non avrebbe mai permesso a nessuno di posare lo sguardo o insinuare qualcosa su HanGuang-Jun.

«Coraggio, Lan Er-gongzi, ho brindato anche al vostro matrimonio, d'altronde!» esclamò però il Gran Maestro, ghignando, finalmente felice di aver trovato il punto debole del Patriarca di Yiling.

Ma Lan WangJi non aveva la benché minima intenzione di brindare con un sorriso falso alle accuse mosse contro la persona che più amava al mondo.

«Cos'é quest'atmosfera cupa? Ah, Lan SiZhui! Ho sentito che siete stato cresciuto personalmente da HanGuang-Jun! Ciò che si dice è vero?» l'attenzione fu spostata sul giovane.
Le dita di Jin Ling gli stavano perforando la carne.

«É vero, gongzi.» rispose pacatamente, tirando fuori persino un sorriso.
Non si sarebbe fatto intimorire, avrebbe mantenuto la testa alta come i suoi genitori.

Le fiamme negli occhi di Wei Wuxian erano visibili per chiunque.
Le mani erano strette in due pugni talmente serrati fa fare diventare le nocche bianche.

«Splendido! Posso chiedervi com'è stato, Giovane Maestro? D'altronde, in realtà voi siete uno dei cani Wen, e inizialmente siete stato allevato da loro, no?» la sua attenzione e i suoi bersagli erano totalmente cambiati.

Jiang Cheng osservava pieno di orgoglio Wei Wuxian: da giovane era sempre stato una testa calda, sempre pronto a colpire chiunque fosse andato contro la sua famiglia, invece adesso tentava di mantenere la calma nonostante la sua ira fosse ben visibile.
Il Gran Maestro Jiang si alzò, scambiando un'occhiata con Zewu-Jun, che era altrettanto arrabbiato.

SiZhui non rispose, ma nemmeno distolse lo sguardo: la sua espressione era come una pizza d'acqua immobile, non mostrava nessun cenno di turbamento.
Non c'era alcun gusto nel provocarlo, ma il Gran Maestro non poteva farne a meno: quello era ancora un bambino, era certo che prima o poi sarebbe sbottato.

«Com'é stato, invece, essere cresciuto da HanGuang-Jun? Com'è stato essere cresciuto da una persona così fredda? Avrete sicuramente delle lacune e dei traumi a causa di ciò. Ditemi, com'è stato essere cresciuto da una deviata mezza manica?»

Quell'ultima provocazione generò il caos.

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