51- Storia di un po' di gelosia (p.1)

Appena entrarono nel jingshi, Wei Wuxian si voltò verso Lan WangJi con un sospiro, abbassando il capo:«Lan Zhan, mi dispiace.» si scusò, per cosa non lo sapeva nemmeno lui.

«Lo hai baciato?» gli chiese Lan WangJi, le parole che avevano lottato per uscire fuori dalle sue labbra.
L'idea di un'altra persona che toccava il suo Wei Ying, che lo baciava e che faceva passare le mani sul suo corpo gli stava facendo bollire il sangue nelle vene.

«Certo che no!» esclamò subito l'altro, ad occhi sgranati, alzando di scatto la testa:«Lan Zhan, devi credermi: non potrei mai baciare qualcuno che non sia tu!» si affrettò a dire.

Quelle parole fecero avvampare il compagno, che però rimase immobile a fissare attentamente Wei Wuxian: le sue labbra erano ancora rosse, e quel taglio ancora le tingeva di scarlatto.

«Wei Ying.» quel nome gli rotolò fuori dalle labbra prima che potesse trattenerlo.
«Lan Zhan, davvero, te lo giuro, non potrei mai! Sei stato il mio primo bacio e anche l'unico, perché all'improvviso dovrei baciare un moccioso che non è nemmeno un minimo paragonabile a te!» insistette Wei Wuxian.

Appena smise di parlare, Lan WangJi si fiondò su di lui, spingendolo contro il muro.
«Aish...!» si lamentò l'altro, quando le scapole ancora doloranti sbatterono nuovamente.
«Cosa c'è?» gli chiese Lan WangJi, immobilizzandosi a pochi centimetri dal suo viso.
«Nulla, nulla. Baciami, Lan Zhan.» lo pregò, tendendosi verso di lui.

Ma HanGuang-Jun gli aveva già afferrato le vesti, tirandole giù per scoprigli le spalle e la schiena.
Wei Wuxian provò a liberarsi dalla sua presa senza successo: gli occhi del compagno stavano fissando con rabbia i lividi sulla sua pelle. Allungò una mano per sfiorarli delicatamente, una leggera carezza che non era affatto dolorosa.

«Lan Zhan...» ansimò Wei Wuxian vicino al suo orecchio, stringendo i vestiti candidi tra le dita:«Lan Er-gege, lascia perdere questa sciocchezza. Non farà male, se mi sbatti tu...»
«Lui ti ha sbattuto?» ringhiò Lan WangJi, e Wei Wuxian era sicuro di non immaginarsi le sue dita stringersi sul tessuto delle vesti nere.
«No! Cioè, non in quel senso, solo in senso letterale!» non sapeva se ciò che aveva detto fosse d'aiuto o meno.
Sapeva solo che il candido e perfetto viso di HanGuang-Jun si stava incupendo sempre di più.

«Lan Zhan, i-io sono...» balbettò Wei Wuxian, cercando qualcosa da dire per aggiustare la situazione.
«Mio.» ringhiò l'altro, interrompendolo.
«Cosa?!»
«Sei mio. Solo io posso sbatterti...» e con questo, Lan WangJi lo spinse nuovamente contro la parete, stando attento a non colpirgli il lividi:«...solo io posso morderti...» e con delicatezza affondò i denti nella carne candida del suo collo, succhiando la sua pelle e lasciandoci un marchio rosso, mentre gli tirava giù le vesti:«...e solo io posso baciarti.» concluse, tornando a fronteggiarlo ed infine posando le labbra sulle sue.

Wei Wuxian si sciolse come burro tra le sue mani, allungandosi verso l'alto ed agganciandogli le braccia al collo, gemendo sommessamente.
Gli saltò in braccio, e HanGuang-Jun fu costretto a sbatterlo di nuovo contro il muro per tenersi in equilibrio:«HanGuang-Jun, Lan WangJi, Lan Zhan, Lan Er-gege, hai ragione, hai ragione, sono tuo, tuo, tuo, tuo...»

Lan WangJi sciolse in fretta il nodo che teneva chiuse le vesti esterne del compagno, e gliele fece scivolare giù dalle spalle.
Quel reticolo nero era ancora lì, a segnargli la carnagione chiara, e HanGuang-Jun percorse con le dita tutte quelle linee, seguendo il loro tracciato lungo il corpo del compagno, facendolo ansimare:«Lan Er-gege, perché sei così delicato oggi?» si lamentò Wei Wuxian.

HanGuang-Jun si allontanò dal muro e si diresse verso il letto, depositandolo sul materasso e salendo sopra di lui:«Solo io posso contemplarti» disse come risposta, togliendogli lentamente le scarpe. Si fermò un attimo:«Cos'é successo qui?» chiese ad un tratto, notando solo in quel momento una cicatrice irregolare sul polpaccio dell'altro.

Wei Wuxian avvampò, distogliendo lo sguardo:«Mmmmh, nulla, nulla! E ormai è storia vecchia.» rispose, mettendosi seduto e salendo in braccio ad HanGuang-Jun, le mani sulle sue spalle e le ciglia lunghe.

«Wei Ying.»
«Lan Er-gege...» cantilenò l'altro, cominciando a strusciarsi contro di lui.
Quasi inconsapevolmente, le mani di Lan WangJi si posarono su suoi fianchi nudi, guidandolo nei movimenti.
Le dita di Wei Wuxian presero ad accarezzare con una sensualità impareggiabile i risvolti delle vesti dell'altro, seguendo tutte le pieghe, arrivando fino a dove poteva, senza esitare mai, e senza smettere di muoversi.

HanGuang-Jun gli artigliò i fianchi, ansimando:«Wei Ying...» esalò, decidendo di mettere sa parte la delicatezza e sbatterlo nuovamente sul letto.
L'altro rise, gambe all'aria, i capelli a malapena tenuti dal nastro rosso:«Lan Zhan! Devi decidere se vuoi sbattermi con violenza o se vuoi scoparmi lentamente!» lo prese in giro, slacciandogli i vestiti candidi e buttandoli per terra, facendo poi passare con reverenza e al tempo stesso lussuria le mani sui muscoli forti del compagno.

Le orecchie di HanGuang-Jun erano rosse, mentre lasciava che l'altro lo liberasse di tutti i vestiti di cui poteva spogliarlo e facendo lo stesso, ritrovandosi con gioia a toccare la sua pelle bollente, su cui lasciava baci, morsi e pizzichi.

Ogni volta, Lan WangJi amava suonare Wei Wuxian, che si trasformava in uno strumento tra le sue mani, a sua completa disposizione, e l'unico che potesse tirare fuori da lui suoni talmente belli e sensuali da far girare la testa, era lui.

«Lan Z-Zhan!» esclamò Wei Wuxian aggrappandosi a lui come se ne dipendesse la sua vita, mentre l'altro affondava nel suo corpo come un pesce tra le onde.
«Mh.»
«Lan Zhan, qu-quello...ah!...che hai detto prima...»
«Mh.»
«É vero. Veri...ah!...verissimo. Sono tuo. Tuo da sbattere, tuo da mordere, e baciare. Sono tuo da amare proprio come...ah!
...proprio come tu sei mio. Lan Er-gege!»

HanGuang-Jun non era un tipo delicato, quando veniva provocato.
E Wei Wuxian era il più bravo a provocarlo.
Sapeva che forse si stava spingendo troppo in giù, sapeva che il giorno dopo, o anche il giorno stesso, l'altro si sarebbe lamentato.
Eppure, al tempo stesso, non pensò nemmeno per un istante di fermarsi, o di fare più piano.

«Il mio nome.» disse ad un tratto, quasi ringhiando.
«Eh? Ah!»
«Dillo.» ordinò soltanto.

La consapevolezza che Wei Ying avrebbe gridato solo il suo nome in quel modo, in quella situazione, in quella posizione, avrebbe calmato la gelosia e la rabbia che da quella mattina si erano impossessate si lui.

«Lan Zhan!» gemette allora subito l'altro, che da sempre, e per sempre, era l'unico a chiamarlo con quel nome.

E dopo, lo ripeté altre milioni, miliardi di volte.

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