48- Storia di nuovi ospiti (p.3)
Colui che aveva gridato era, ovviamente, Wei Wuxian, che non aveva mai badato molto alle regole.
Aveva intravisto solo di sfuggita HanGuang-Jun - il suo Lan Zhan- salire le scale, candido, stoico, bello come sempre.
E, inconsapevolmente, un sorriso luminoso si era aperto sul suo viso:«Lan Zhan!» gridò.
Senza starci a pensare troppo, gli corse incontro, gettandogli le braccia al collo, gioiso, euforico, ridendo.
I discepoli rimasero pietrificati: quello era HanGuang-Jun, la seconda Giada del Clan, un modello di virtù da seguire ed emulare, perfetto, intoccabile.
E quel ragazzo vestito di nero aveva appena gridato il suo nome di nascita e gli si era buttato addosso come se fosse un uomo fatto di carne e ossa, come se potesse essere toccato, come se fosse un essere umano normale, avvicinabile.
I giovani del Clan Lan sorrisero con affetto, nel vedere finalmente Wei Wuxian tra le braccia del compagno.
JingYi diede una pacca a SiZhui, soddisfatto.
Ciò che atterrì ancora di più gli altri discepoli, poi, fu il fatto che il candido, perfetto, freddo HanGuang-Jun ricambió l'abbraccio.
Le sua braccia forti si strinsero attorno al corpo del più esile, stringendolo a sé.
Sembrava non volesse lasciarlo andare più.
Wei Wuxian affondó il viso nella spalla dell'altro, inspirando quell'odore di sandalo che gli era mancato da morire, il suo cuore che martellava forsennatamente contro quello di Lan WangJi.
Dal canto suo, HanGuang-Jun, artigliando con più forza il corpo dell'altro, ficcandogli le dita nella pelle oltre i vestiti, sorrise.
Quel sorriso che sbocciava come un fiore d'inverno ed era capace di fare risplendere di vita anche il paesaggio più innevato.
«Wei Ying.» lo chiamò, un nome che per settimane non aveva potuto pronunciare.
«Ti avevo detto che ti avrei aspettato.» gli sussurrò Wei Wuxian all'orecchio, senza lasciarlo andare.
«Mh.» replicò l'altro, mettendolo giù e ispezionando il suo aspetto.
Da quando se n'era andato, Wei Wuxian era dimagrito, cosa che Lan WangJi aveva potuto percepire anche dall'abbraccio, e sotto gli occhi aveva due borse come se non dormisse da mesi, più pallido del normale.
In ogni caso, il sorriso che gli stava rivolgendo brillava talmente tanto da mette in ombra tutti i segni di malessere.
«Lan Zhan, spero che tu ti sia divertito con quei marmocchi. Io mi sono divertito con i tuoi: non sapevo fossero così scarsi con l'arco! Ho dovuto fargli un corso accelerato! Ah!, ho fatto visita ai tuoi conigli, ma credo che tu li abbia influenzati troppo: sono molesti, mi salgono addosso, e sono gelosi quando ne prendo uno solo in braccio. Devi stare attento alla concorrenza, HanGuang-Jun! Oh!, ho una notizia splendida: sono riuscito a fare aggiungere un po' di pepe ai brodini insipidi, non è una vittoria? E credo che...—
Ma HanGuang-Jun gli impedì di proseguire oltre: si chinò su di lui, afferrandogli il mento e baciandolo, lì, davanti a tutti, interrompendolo nel bel mezzo della frase.
I discepoli, che avevano affrontato un intero viaggio con HanGuang-Jun senza vedergli fare nient'altro se non camminare, scambiando con loro qualche "mh" solo se strettamente necessario, e che non l'avrebbero mai creduto capace di una cosa del genere, collassarono.
Il perfetto, intoccabile, divino HanGuang-Jun stava baciando una persona!
Separandosi per primo, Wei Wuxian avvampò, colto alla sprovvista:«Lan Zhan, perché non mi avvisi quando fai queste...—
Ma anche stavolta, Lan WangJi tagliò la sua frase con un altro bacio.
«Direi che è arrivato il momento di andarcene!» squittì JingYi, cominciando a spingere tutti i discepoli lontano da quella zona, imitato da un sorridente SiZhui.
«Lan Er-gege, abbi pietà di me! Se continui così, sverró!» protestò Wei Wuxian, ridendo, scostandosi di nuovo.
Lan WangJi gli stava sorridendo, e alzò una mano per accarezzargli la guancia:«Mi sei mancato.» gli confidò, a bassa voce.
«Anche tu.» ridacchiò Wei Wuxian, beandosi di quel tocco tanto amato.
«Wei qianbei, Lan Er-gongzi, il Maestro Lan ha detto che dovete presenziare al banchetto di benvenuto, quindi...» la voce di SiZhui costrinse i due a voltarsi, separandosi dal loro abbracciando.
«Andiamo, allora!» esclamò Wei Wuxian, aggrappandosi al braccio del compagno e seguendo il giovane verso la sala del banchetto, nella quale erano già presenti tutti i discepoli più i qianbei del Clan Lan.
All'ingresso di quel trio, si voltarono tutti a guardarli, perplessi, quella figura in nero stava confondendo molti giovani: cosa ci faceva quella persona aggrappata così platealmente e comodamente al braccio dell'intoccabile HanGuang-Jun?
SiZhui raggiunse i suoi compagni, sorridendo a JingYi, mentre Lan WangJi e Wei Wuxian si sedettero accanto a Lan XiChen.
I discepoli si guardarono tra loro, sorpresi: quindi quella figura in nero aveva abbastanza potere per sedersi accanto al Gran Maestro Lan? Chi era?
Wei Wuxian si sentiva addosso gli occhi di tutti quei giovani, e per questo mantenne un comportamento impeccabile, non si avvicinò a Lan Zhan nemmeno di un millimetro, ma rimase composto e fermo.
Lan QiRen, seduto poco distante da lui, lo osservava di sottecchi con una malcelato orgoglio.
Fu Lan WangJi, che aveva sentito profondamente la mancanza del compagno, ad avvicinarsi discretamente, porgendogli una giara di vino e rimediando un sorriso splendente accompagnato da un' occhiolino.
Durante il banchetto si diffusero bisbigli e pettegolezzi: i discepoli erano arrivati alla pericolosa conclusione che quel ragazzo in nero fosse una sorta di concubina.
D'altronde, sapevano che HanGuang-Jun si sarebbe spostato col Patriarca di Yiling, e quel figurino grazioso e malizioso di certo non poteva essere l'uomo che aveva infestato gli incubi dell'intero mondo della coltivazione.
In molti storsero il naso, nel vedere quella persona di così basso rango sedere in una posizione più privilegiata della loro.
Arrivista, arrampicatore, vergognoso.
Terminato il banchetto, uscirono tutti fuori, il sorriso di Wei Wuxian era talmente felice da destabilizzare i presenti: non sembrava una persona cattiva o superficiale, sembrava sinceramente contento.
«Lan Zhan, dove stiamo andando?» chiese al compagno, che lo aveva preso per mano e si stava addentrando nei recessi dei Meandri delle Nuvole.
Lan WangJi non rispose, si limitò a spingerlo contro l'albero più vicino, in modo che fossero nascosti da occhiate indiscrete, e ad appropriarsi delle sue labbra.
Wei Wuxian ridacchiò, incrociando le braccia dietro al collo di HanGuang-Jun, tirandolo più vicino a sé. In risposta, Lan WangJi lo sbatté con più forza contro l'albero, ringhiando sommessamente e mordendogli il labbro inferiore.
«Lan Zhan, Lan Er-gege, questo albero è duro quasi quanto te...» mormorò Wei Wuxian, senza vergogna, facendo scivolare le mani dentro le vesti del compagno.
A quella frase, Lan WangJi gli artigliò i vestiti, sbattendolo di nuovo e scoprendo la pelle candida, sulla quale erano scomparsi i marchi e i segni dei morsi, dopo tutto quel tempo, ma sulla quale ancora c'era quella inquietante ramificazione.
HanGuang-Jun morse, leccò e pizzicò ogni zona che riuscisse a raggiungere, ricoprendola coi segni delle sue labbra e delle sue dita, le orecchie riempite dal suono dei gemiti-non-così-sommessi del compagno: Wei Wuxian era sempre così rumoroso.
«Ti è mancato così tanto sbattermi, vero, Lan Er-gege?»
«Mh.»
«Sei cambiato, HanGuang-Jun: ammettere così spudoratamente che vuoi il mio corpo.»
«Wei Ying.» ansimò Lan WangJi, stringendolo la presa su di lui.
«Lan Er-gege, puoi fare del mio corpo ciò che vuoi. Puoi farmi gridare il tuo nome finché non avrò più voce, puoi affondare così tanto in me da non trovare più te stesso, puoi scoparmi così forte da spaccarmi...» gli stava sussurrando oscenità all'orecchio, con quel tono malizioso, lussurioso, lento, assaporando ogni parola.
«Wei Ying!» gli occhi di HanGuang-Jun brillavano di una luce pericolosa, erano quasi in fiamme, si stava trattenendo così tanto che stava quasi tremando.
Wei Wuxian sorrise: sapeva che avrebbe fatto male, dopo tutto quel tempo, ma gli piaceva troppo quel modo di soffrire.
«Ti voglio.» diede il colpo finale, poggiandosi più comodamente contro l'albero, godendo alla vista dell'ultima traccia di autocontrollo sparire dallo sguardo del compagno, e aspettando che lo divorasse.
E HanGuang-Jun lo divorò davvero.
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