45- Storia di un ricongiungimento (p.4)
Lan XiChen stava osservando le linee nere da qualche minuto, senza dire una parola.
Dietro di lui, Wei Wuxian poteva vedere Lan WangJi, con un'espressione tesa. Tentò di sorridergli, fallendo.
Zewu-Jun sospirò, allontanandosi dal suo paziente:«Non avevo mai visto una cosa simile. Non so neanche che cosa sia.» diede il suo responso.
Questa risposta non tranquillizzò affatto Lan WangJi.
«Si diffonderanno?» chiese.
«Non ne ho idea.»
«Ovviamente sì.» rispose Wei Wuxian nello stesso istante.
Gli occhi dei due fratelli Lan si fissarono su di lui. A vederli così, erano davvero simili.
«Wei gongzi, come fate a dirlo con tale sicurezza?» indagò Lan XiChen.
Wei Wuxian gli regalò un sorriso, riallacciandosi la veste e coprendo quella ramificazione.
«Zewu-Jun, il mio metodo di coltivazione non è ortodosso, né tantomeno salutare. È una vita, anzi due, che mi ripetono che ci saranno conseguenze: non sono forse queste?»
Lan WangJi drighignò i denti: era vero, in passato era stato lui stesso a dirgli di abbandonare la coltivazione demoniaca, minacciandolo con le terribili conseguenze che avrebbero intaccato la sua salute.
Wei Ying non aveva mai dato segni di un malessere eccessivo, durante gli anni passati, ma sembrava che ora quel momento fosse giunto.
«Wei gongzi, io...—
«Queste...» Wei Wuxian si tirò su la manica, mostrando il braccio dalla pelle liscia ora striato da venature nere:«...sono il marchio della corruzione. La mia anima è corrotta, il mio nucleo d'oro -se l'avessi ancora- sarebbe stato corrotto e marcio già da un po'. Era solo una questione di tempo prima che la corruzione si palesasse anche sul mio corpo.» spiegò, quasi con noncuranza.
«Wei Ying.» lo chiamò Lan WangJi.
Sentirgli dire quelle cose con una tale leggerezza lo stava facendo sentire male: Wei Wuxian stava accettando di essere rovinato con così tanta rassegnazione da farlo sembrare normale.
«Lan Zhan, non è nulla di sconvolgente. Lo sai anche tu. Forse passeranno tra qualche settimana, o forse si diffonderanno fino a farmi morire: dobbiamo comunque aspettare per scoprirlo. E fino ad allora, che ne dici se mi prendo una pausa?»
«Dammi il dizi.» ordinò allora HanGuang-Jun, il cuore oppresso da un pesante senso di impotenza.
Wei Wuxian estrasse il flauto, porgendolo al compagno senza fare storie.
Il temibile Patriarca di Yiling sorrise, incrociando le braccia dietro la schiena e inclinando la testa, i suoi lunghi capelli neri ondeggiarono:«Beh, a parte il mio destino oscuro, non abbiamo forse qualcosa a cui pensare?» disse poi, facendo l'occhiolino al compagno.
«Di cosa state parlando, Wei gongzi?» chiese Zewu-Jun, perplesso.
«Ma come, di cosa! Del matrimonio ovviamente: non intendo morire una seconda volta senza sposarmi, sarebbe ridicolo, no?»
Suo malgrado, Lan XiChen sorrise, adocchiando il rossore del fratello:«Come desiderate, Wei gongzi. Gli inviti sono pronti, dovrei inviarli?»
«Lo faremo noi.» rispose HanGuang-Jun, pacato.
La risatina di Wei Wuxian sciolse definitivamente la rimanente tensione:«É fantastico! Lan Zhan, ammettilo che vuoi andare in giro perché non ti va di badare a tutte le scartoffie dei Meandri delle Nuvole.» prese in giro Lan WangJi.
«Ridicolo.» replicò il compagno, voltando le spalle ed uscendo dalla stanza per primo.
Wei Wuxian lo seguì immediatamente, salutando Zewu-Jun con un lieve cenno del capo.
Lan XiChen osservò i due allontanarsi, HanGuang-Jun freddo e pacato come sempre, Wei Wuxian saltellando e scherzando: improvvisamente fu catapultato in tempi passati, a vedere quelle stesse due persone comportarsi allo stesso modo, camminando per le stesse vie, con meno problemi e meno responsabilità.
Sospirò pesantemente.
«Lan Zhan, Lan WangJi, credi che ci sposeremo sotto la neve? Qua a Gusu fa davvero freddo, non trovi? Forse dovrei attaccarmi a te per stare al caldo, Lan Er-gege...» bisbigliò Wei Wuxian l'ultima frase, afferrando il braccio del compagno e facendo aderire il suo corpo a quello dell'altro, lascivo.
Le orecchie di HanGuang-Jun si arrossarono, ma non diede altro segno di disagio.
I due continuarono a camminare, Wei Wuxian parlando a ruota libera - scandalizzando qualche discepolo della Scuola che passava accanto a lui- e Lan WangJi ascoltando pacatamente.
«Ah, Lan Zhan! Ti sono mancati i tuoi conigli, vero? È per questo che siamo qui?» rise Wei Wuxian quando giunsero al campo dei conigli.
Si separó dal compagno, fiondandosi da quelle palle di pelo e prendendone una in braccio, aspettando che HanGuang-Jun lo raggiungesse.
Ma Lan WangJi era rimasto indietro, fermo: Wei Ying in quel momento stava ridendo, quella tenera bestiola paffuta in braccio, il bianco del pelo in netto contrasto con le vesti scure del compagno.
Era una visione talmente adorabile da sciogliere il cuore.
Non portarmelo via. Ti prego, non portamelo via.
HanGuang-Jun non sapeva chi stesse pregando, o se qualcuno avrebbe ascoltato le sue preghiere.
Sentiva soltanto il bisogno spasmodico di sperare, di volere, di bramarlo.
Un coniglio si stava arrampicando sulla gamba di Wei Wuxian, che continuava a ridere, mentre osservava gli sforzi di quel piccolo testardo.
«Lan Zhan, i tuoi conigli hanno preso da te: guarda come mi sta palpando questo!» esclamò, voltandosi verso di lui e inclinando la testa, una luce maliziosa negli occhi.
Lan WangJi, finalmente, decise di avvicinarsi, prendendo il coniglio molesto.
Wei Wuxian lo guardò da sotto le lunghe ciglia, con quel sorriso in grado di illuminare il mondo.
Aprì bocca per dire qualcosa, ma Lan WangJi si era già chinato su di lui e gli aveva rubato un bacio, in una maniera così delicata che lo fece arrossire.
«Lan Er-gege, così scandalizzi i tuoi conigli.» replicò flebilmente.
Ma Lan WangJi non poteva resistere alla vista del rossore sulle guance del compagno e al suono di quel nomignolo smielato sulle sue labbra: in quel momento, non gli importó affatto dell'innocenza dei conigli.
Posò con decisione la mano sui fianchi del compagno, avvicinando il suo corpo, così sinuoso, aggraziato, al suo -nella sua vita precedente Wei Wuxian era stato alto e muscoloso, così sensuale e forte da poterne morire solo guardandolo: Lan WangJi non sapeva quale forma amare di più, se quella che aveva bramato all'inizio del suo amore, o quella che aveva reclamato e marchiato con un ardore logorante.
«Lan Er-gege, hai intenzione di...?»
Prima che Wei Wuxian potesse terminare la frase, HanGuang-Jun lo aveva baciato con foga, le mani strette attorno alla sua vita sottile, i conigli tra i loro piedi, che saltellavano indisturbati.
Non gli diede modo di respirare, di pensare, tantomeno di parlare: poteva solo gemere lentamente, ma anche quei suoni venivano attutiti.
Lo spinse giù, e Wei Ying si ritrovò con la schiena contro l'erba fresca, a corto di fiato, ma senza nessuna intenzione di riprenderlo, non se per farlo doveva separarsi dalle labbra di Lan Zhan.
«Lan Zhan, non è contro le regole della Scuola compiere atti osceni in pubblico?» gli sussurrò all'orecchio quando riuscì a racimolare un po' di respiro, nel momento in cui HanGuang-Jun era passato a mordicchiare il suo collo, scostandogli piano piano i vestiti.
A quelle parole, Lan WangJi si immobilizzò, tornando sopra di lui e fissandolo con i suoi occhi chiari. Wei Wuxian si lamentò non appena il compagno smise di prestargli attenzioni.
«È contro le regole della Scuola anche essere troppo adorabili.» commentò l'impeccabile HanGuang-Jun, come se stesse esponendo i fatti.
Wei Wuxian si ritrovò nuovamente senza fiato, a causa di quelle parole. Lan WangJi l'avrebbe ucciso, di questo passo.
«Allora puniscimi come vuoi, Lan Er-gege.» mormorò, una luce maliziosa nello sguardo.
E HanGuang-Jun, da corretto buon discepolo che era, lo puní severamente.
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